AmbienteCo.Ri.S.MaCulturaTradizioni

Alloro

Alloro (nome scientifico, Larus nobilis, nome locale làuru). Articolo della ricercatrice e  scrittrice maddalenina Giovanna Sotgiu.

Presente in tutto il bacino del Mediterraneo, è il solo rappresentante europeo di una famiglia di piante tropicali, le Lauraceae. Il suo nome (nobilis) ci ricorda il segno di distinzione e di lode che la corona di rami di alloro assumeva per gli antichi: i vincitori nelle guerre e i poeti se ne fregiavano posandola sul capo; ancora ai giorni nostri, tutte le commemorazioni ufficiali la vedono protagonista.

Meno nobili, ma non meno utili gli usi della medicina popolare e della cucina. L’alloro è apprezzato aromatizzante degli arrosti in genere, delle carni di maiale e della selvaggina, probabilmente perché ne attutisce il sapore accentuato di selvatico (bistinu); aggiunto ai fichi secchi conferisce loro un gradevole profumo.

I fagioli secchi, fatti rinvenire in acqua per una notte prima di cucinarli, si corredavano, forse per renderli più digeribili, di una foglia di alloro. Ancora, una foglia in ogni barattolo di media grandezza insaporisce la salamoia con la quale vengono conservate le olive, l’olio di conserva dei carciofi e, in genere, i sottaceti.

Non dimentichiamo che l’arte del conservare era una necessità per non sprecare la sovrapproduzione degli ortaggi e per garantire varietà di nutrimento nei periodi invernali. Nella medicina popolare un infuso di tre foglie di alloro in mezzo litro d’acqua trovava, e ancora trova, applicazione come curativo del mal di stomaco e per aiutare la digestione: se la spiegazione del numero tre è legata al suo valore magico, si può ipotizzare, però, che le quantità sono, in genere, minime perché l’aroma troppo forte risulterebbe altrimenti sgradevole.

Penso che sia questo il motivo per cui, in alcune ricette della tisana, l’alloro si trova associato alla camomilla e al limone (in scorza, in foglie o in succo). Alcuni facevano, con le foglie macerate in alcool, un liquore (che però mantiene una forte connotazione di sapore simile a quello di certe medicine) e, meglio, il cent’erbe, molto usato a La Maddalena come apprezzato digestivo.

Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma