Antonio VicoCo.Ri.S.MaLa Maddalena AnticaRubricheSanta Maria Maddalena faro di fede tra Corsica e Sardegna

Antonio Vico

Nato a Calangianus il 27 novembre 1854. Ordinato sacerdote, fu subito mandato a Terranova (Olbia) come viceparroco nel 1880. Dopo pochi mesi arrivò a La Maddalena come coadiutore per ordine del vescovo Filippo preoccupato per la conduzione della parrocchia in cui Parroco e viceparroco erano ormai ultra settantenni; facente funzioni di parroco a La Maddalena dal 15 ottobre 1888, cappellano dell’ospedale militare con diritto a tre cordoni d’oro sul cappello dal 1892, croce di cavaliere conferitagli il 14 gennaio 1894, parroco perpetuo con bolla del vescovo Antonio Maria Contini del 24 giugno 1900. Il vescovo Giovanni Maria Sanna lo nominò canonico onorario della cattedrale di Tempio il 1 novembre 1916.
Così don Capula, al suo arrivo a La Maddalena nel 1933, descriveva il parroco Vico, nell’aspetto fisico, nel carattere e nelle azioni: “Era alto di statura, longilineo e di viso grosso e pieno. Si potevano intravedere i residui di una vigorosa bellezza giovanile e di una forte muscolatura. Aveva voce robusta ma non limpida e cantando non molto intonato. Ebbe un lungo governo, conobbe 12 sindaci, 24 ammiragli, 5 podestà. Fu cappellano della colonia penale, cappellano delle opere militari marittime per un tempo. Ebbe il titolo di cavaliere della corona d’Italia. Mons Sanna lo fece canonico onorario della cattedrale di Tempio. Lavorò sotto molti vescovi… Conobbe l’isola con 2.200 anime. Era dotato di buon senso e avvedutezza. Sapeva lottare e dati i tempi e gli avversari riuscì a contenere bene le prepotenze antireligiose e a conservare la fede nel popolo. Riuscì a superare momenti difficili quando l’isola era in mano alla massoneria. Sapeva molte cose del periodo in cui La Maddalena si ingrandì. Ma non lasciò alcuno scritto. Di lui si può ricordare: 1- l’interessamento per la fondazione dell’istituto San Vincenzo e il favore con cui in seguito lo seguì; 2- l’aver assecondato mons. Parodi arcivescovo di Sassari nella costruzione della cappella di Moneta e mons. Morera e la Marina Militare per la chiesa di Due Strade; 3- l’interessamento per la costruzione del secondo piano della ormai demolita casa parrocchiale; 4- il permesso dato per il collocamento dell’orologio nella facciata della chiesa; 5- l’aver fatto sostituire con l’attuale bussola un pesante drappo alla porta principale della chiesa; 6- l’arricchimento delle cappelle laterali della chiesa parrocchiale con balaustrate di marmo”. Durante il suo mandato “si rifece parte del campanile pericolante, si sopraelevò la casa parrocchiale di un piano, si aggiustò il tetto della chiesa, si fusero 2 campane, si vendette il terreno attiguo alla chiesa della Trinità, si cedette infitto perpetuo l’Isuleddu“.

Notizia di poco conto per la storia della Chiesa, ma importante per quest’uomo che amava la terra e il lavoro dei campi, Vico comprò nel 1889 una vigna a Murticciola da Luisa Montepagano e, quando ne aveva il tempo, la curava direttamente e con soddisfazione. Molti ricordavano la sua alta figura, resa ancora più alta dalla veste talare, percorrere a piedi la strada poco comoda che, lasciate le case a levante del paese, conduceva alle vigne di Barabò e di Moneta.
Visse il periodo di mutamenti straordinari per La Maddalena che, come piazzaforte marittima, sviluppò un potente apparato militare e conobbe una crescita di popolazione che la portò da circa 2.000 abitanti a 10.000 in pochi anni.
All’inizio del 1888 gli fu proposto l’incarico di cappellano della colonia penale presso l’Arsenale Militare, dove erano rinchiusi i forzati che dovevano lavorare alle strutture della base appena creata: incarico che prevedeva l’obbligo di dire messa tutte le domeniche, a Natale, Pasqua e alla festa dello Statuto, assistere convenientemente i condannati moribondi e somministrare loro i sacramenti. Avrebbe dovuto anche tenere delle conferenze settimanali per la spiegazione del vangelo e della dottrina cristiana, in un locale assegnato dalla direzione. Nella realtà, il direttore della colonia penale metteva le cose in chiaro dichiarando che non si poteva “in questo penale stabilimento conciliare per difetto di locale ad uso di chiesa e scuola la presenza di un cappellano governativo colle esigenze del servizio religioso che sarebbe destinato a prestare, riducendosi questo in tal caso alla semplice assistenza ai moribondi”; lo pregava, pertanto, di accettare ugualmente l’incarico per il quale sarebbe stata corrisposta una cifra mensile o caso per caso. Vico accettò e il 27 marzo 1888 fu nominato ufficialmente cappellano con “decreto del Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’interno”.

Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma