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Il bambino sfuggito al turco

Quello che sto per raccontare è frutto di ricerche e di conclusioni di Gianni Cesaraccio al quale, in questa ricorrenza, va il mio ricordo affettuoso.

Egli si era chiesto perché un tempo, a La Maddalena, il due novembre non era solo un giorno di malinconica commemorazione dei defunti, ma anche giorno di festa celebrata presso la chiesetta della Trinita. La visita dei fedeli alla loro prima chiesa poteva trovare giustificazione nella memoria dei primi seppellimenti della fine del Settecento, quando la giovane comunità ebbe la possibilità di onorare degnamente i propri morti; ma dai ricordi degli anziani veniva anche l’immagine di una festa in cui i bambini parevano avere un ruolo importante: la sera del primo novembre, godendo di una particolare libertà e indipendenza, essi andavano nei pressi della chiesa, fabbricavano o aiutavano a fabbricare piccole capanne in legno, o completavano anfratti rocciosi (i tafoni, chiamati anche sàpere) in modo da potervi trascorrere la notte o le ore di riposo della successiva giornata.

Cesaraccio era stato particolarmente colpito dal fatto che una bandiera fosse messa allegramente a sventolare sull’opera del tutto provvisoria del riparo improvvisato: aveva ipotizzato che tutto ciò fosse legato alla leggenda, raccontatagli dalla nonna, ambientata ai tempi in cui i barbareschi imperversavano sulle coste della Sardegna assalendo villaggi e portando via giovani, donne, uomini ancora validi destinati al mercato degli schiavi o al loro lucroso riscatto.

Una notte un veliero si era avvicinato silenziosamente alla costa: alcuni turchi, sbarcati con un canotto, avevano raggiunto la parte alta dell’isola Maddalena sorprendendo nel sonno gli abitanti di alcune povere case. Un bambino era sembrato una facile preda e un uomo lo aveva afferrato, lo aveva messo sulla spalla con la testa ciondoloni e lo teneva per le gambe per impedirgli di scappare. Il bambino si dimenava, senza però riuscire a vincere la forza del turco: sentiva lo strepito e i pianti intorno a lui e certamente aveva paura. Ma si ricordò di avere con sé un trincetto che aveva rubato al padre calzolaio: toltolo abilmente dalla tasca colpì con tutta l’energia di cui disponeva l’uomo che, ferito a morte, cadde a terra lasciando la sua presa. I turchi, spaventati dalle grida del loro compagno, pensando ad una reazione inaspettata da parte degli abitanti, scapparono. Il bambino fu festeggiato e il suo gesto divenne subito leggenda da raccontare vicino al camino nelle lunghe sere d’inverno. Da quel momento anche i piccoli fecero i loro turni di guardia sulle alture, riparandosi nei tafoni e segnalando con bandiere l’avvicinarsi di velieri sospetti.

Giovanna Sotgiu