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Batteria Rubin Cervin (Isola Spargi)

Spargi è posta ad ovest rispetto a La Maddalena ed è raggiungibile solamente in barca, le semplici gite turistiche non portano alla visita delle batterie costiere ma solo alle spiagge con acqua limpidissima. Lasciato il mezzo a Cala Canniccio, dove è presente un molo con un sentiero che porta alla Casa Ferrigno, risalire verso la Batteria Pietrajaccio, superare le prime due caserme e prendere il sentiero pochi metri dopo a sinistra, proseguire e oltrepassare le mura della batteria Pietrajaccio, proseguire in quota fino ad un bivio sulla sinistra (proseguendo si raggiunge l’osservatorio Punta Banditi 126 m). Il sentiero continua nella vegetazione fino ad avere un caseggiato sulla destra, ora scollinate e scendete sino a raggiungere la batteria (circa 1 ora da Punta Banditi). Il sentiero a tratti è facilmente individuabile perché un tempo era una strada carrozzabile, infatti è possibile notare le lastre in granito che costituivano la carreggiata e un rialzo da terra di circa un metro.
La batteria fu costruita come altre della zona nei primi decenni ‘900 per sostituire o affiancare le opere ottocentesche ormai divenute vulnerabili, nonostante la loro forza. Il progresso tecnico nel campo dell’aviazione militare, nata con obiettivi di ricognizione e divenuta ben presto mezzo di bombardamento dall’alto (impiegata per la prima volta dall’italiano tenente Giulio Gavatti nel conflitto italo-turco del 1911-1912), rese indispensabile la creazione di un sistema difensivo con caratteristiche diverse da quello attuale; la Piazza Militare diventava estremamente vulnerabile ad un attacco aereo e quindi era indispensabile ricorrere a impianti costruttivi delle fortificazioni basati sul più rigoroso mimetismo. Nacquero così, fra la prima e la seconda guerra mondiale, le batterie periferiche, edificate in calcestruzzo e ricoperte poi da massi di granito disposti in modo da mimetizzare al massimo le opere di difesa. Anche le caserme furono addossate a formazioni rocciose o occultate alla perfezione. L’area denominata Punta Zanotto, ospitava una batteria antinave, armata dalla MILMART nella seconda guerra mondiale. Possiamo quindi notare lo spettacolo degli edifici mimetizzati: le caserme, i depositi munizioni, le postazioni delle armi, la cisterna, le riservette, le gallerie in caverna e una serie di sentieri, ricavati a tratti nel granito collegano le varie parti della fortificazione. Con gran cura, ogni blocco è identificato da una targa di marmo con la scritta in lettere di bronzo, che ancora oggi resistono alle intemperie.
Sulla sinistra della caserma comando, dove si trovano vari disegni, c’è su una roccia il motto della fortezza “Est fortium spectare fata silentes”. Dietro ad essa partono sentieri che portano al telemetro, collegato sia internamente che esternamente da scale ricavate in roccia e alle postazioni d’ artiglieria. Le due postazioni di grosso calibro da 203/45 per cannoni Amstrong navali modello 1897, recuperati dal relitto della corazzata Benedetto Brin (varata nel 1901 e affondata nel 1915). Nell’affondamento di questa nave da battaglia perse la vita anche il contrammiraglio Ernesto Rubin de Cervin, al quale fu dedicato il nome per questa stupenda batteria. I cannoni avevano gittata di 19 Km e sparavano proietti da 116 Kg con cadenza di tiro di tre colpi al minuto. Nelle vicinanze c’è una postazione per tiro illuminante da 120/40, si trova ancora il basamento e la stazione per il faro. Perimetralmente c’erano otto mitragliatrici Colt da 6,5 mm.
Sotto alla torre 2 scende una scala che in profondità si collega alla stazione elettrica e al deposito accumulatori, dove un tempo c’erano i grossi motori elettrici per il brandeggio delle installazioni. Tre motori a nafta rispettivamente da 25 e 18 Cv, più una batteria di accumulatori che poteva fornire 218 ampere/ora. L’opera fu completata nel 1934 ed è la prima fortezza di grosso calibro costruita in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale. C’è anche un approdo per la barca ma il mare è spesso agitato e rende inaccessibile l’attracco.