CronologiaMillesettecento

Correva l’anno 1765

Correva l'anno 1765Il conte Rivarola (e non Rivarolo come spesso si legge confondendolo con il viceré Rivarolo, marchese) era figlio di Domenico Rivarola, un còrso bastiese fautore di re Teodoro, fuoriuscito dalla Corsica dopo i noti avvenimenti che coinvolsero quell’effimero re, messosi al servizio di casa Savoia. Per conto di Carlo Emanuele III, Domenico aveva comandato un corpo di spedizione militare sardo, che nel 1745 intervenne in Corsica con efficacia, a fianco degli indipendentisti corsi nella loro rivolta contro Genova. Anche il figlio era al servizio della corte torinese, e in quel periodo si trovava in Sardegna per una indagine commerciale. Impegnato sulla questione maddalenina mentre si trovava in queste acque, svolse le indagini attraverso un suo domestico, anch’egli còrso, raccogliendo importanti notizie tra cui quelle relative agli abitanti. Rivarola nella sua relazione ha documentato la presenza, nella primavera del 1765, di 19 famiglie alla Maddalena e di 15 famiglie a Caprera, per un totale di 34 nuclei familiari, che secondo gli standard demografici dell’epoca formavano una popolazione complessiva di 120/150 unità. Praticamente il doppio di quanto aveva registrato 30 anni prima il comandante Della Chiusa, e in coerenza alla crescita demografica rilevata a proposito dell’incremento delle nascite nelle isole. Questa rilevazione di dati relativi agli abitatori delle isole ha inoltre riconosciuto i nomi dei 34 capi famiglia, che possono essere così messi a raffronto con quelli conosciuti dagli atti di battesimo. L’elenco dei presenti nelle isole che se ne ricavò sotto il titolo “Nota delle famiglie che fanno la loro residenza nelle isole vicine a Bonifacio”, è stato riportato anche in allegato al progetto che l’intendente generale Vacha (una sorta di ministro dell’economia della Sardegna) presentò alla corte torinese nel marzo 1766. Entrambi i testi sembrano accorpare i nomi di appartenenti ad un stesso patronimico, anche se spesso esso non viene indicato, e tra di essi si riscontra qualche differenza di trascrizione dei nomi, frutto delle diverse e non insolite interpretazioni della scrittura da parte dei diversi scrivani di segreteria nella redazione di copie. La parte dell’elenco che si riferisce alla Maddalena è aperto da un gruppo di 5 nomi: Giuseppe di Salvadore, Francesco di Salvadore, Simon Gioanni di Salvadore, Gioanni Andrea di Simon Gioanni e Gio’ Batta di Francesco, che da quanto si sa dagli atti di battesimo potevano essere ricondotti molto verosimilmente al patronimico Ornano. Proseguendo nell’elenco si trova Pietro di Leone, che inequivocabilmente si riferiva a Pietro Millelilire che sappiamo essere stato figlio di Leone, e Gio’ Domenico Gambarella che troviamo indicato per la prima volta. Seguono i due Panzino, Nicolò e Silvestro, già conosciuti, e uno sconosciuto Pasquale Calidoro (ovvero “di Calidera”). Marco Polizza è un nome apparentemente sconosciuto, mentre molto noti sono i due Culiolo, Giacomo e Domenico. Per la prima volta erano registrati anche Pasquale Fiorino e Bacciuolo Cimputo, che era individuabile come un Ferracciolo, giacché di questa famiglia da altri documenti si conosce il soprannome appunto di Cimputo. Chiudono questo primo elenco 4 capi famiglia indicati come Colomello (ovvero del “Colomello”): Giuseppe, Francesco, Gio’ Batta e Antonio. L’elenco degli abitatori di Caprera era aperto da Matteo e Gio’ Andrea Culiolo, a significare che i pastori con questo patronimico e con la stessa provenienza si erano dislocati in entrambe le isole. Seguivano tre capifamiglia apparentemente collegati tra di loro: Baccircolo di Bianchinetta (ovvero Bacciuolo di Binghinetta), Gio’ di Baccircolo (ovvero Gioanni di Bacciuolo), Gio’ Batta di Gio’ (ovvero di Gioanni) e Natale di Gio’ (ovvero di Gioanni). Ad essi, per quanto si conosce dagli atti di battesimo, non appare facile attribuire un patronimico credibile. I successivi Francesca vedova di Michele fu Marco e Marco di Zicao sono chiaramente del clan dei zicavesi, cui possono essere aggiunti anche Domenico e Anton Gio’ di Domenico che seguivano. Giulio Polizza richiama quel Marco Polizza registrato alla Maddalena, ed entrambi, per i dati che conosciamo dai battesimi di Bonifacio e per documenti successivi, possono essere ricondotti al patronimico “geografico” di Zonza. Già parlando di questa famiglia abbiamo conosciuto, infatti, un Marco e un Giulio che, così appaiati, avvalorano l’ipotesi che Polizza sia un soprannome di quel nucleo familiare, o addirittura il proprio patronimico perso a favore del cognome mutuato dalla località di provenienza. L’elenco di Caprera proseguiva con Gio’ Batta Ornani, un dubbio Ignazio della Zonza e Pietro di Levia, con cui ritorna a 60 anni di distanza una presenza originaria di Levie. Chiudeva la lista un singolare N. N., probabilmente a significare che l’elenco di Caprera non sarebbe stato compilato in loco, ma indirettamente su indicazione dei pastori maddalenini, per cui si comprenderebbe la sua approssimazione complessiva. Molto verosimilmente avrebbe potuto trattarsi della recente immissione di un fuoriuscito per motivi politici o di giustizia di cui non si conosceva ancora il nome o non lo si voleva far conoscere. Vedi anche: I due elenchi dei presenti alle isole del 1765 e del 1767

Tre bonifacini, Filipo Cresci, Paschiani e Matrana decidono di consegnare la loro città ai nazionalisti e si incontrano con Ottavio Colonna d’Istria per finalizzare l’attacco che deve avvenire via mare. Ma i Pisani sono a conoscenza del progetto e gli attaccanti che si presentano davanti alla porta non trovano l’appoggio interno previsto e se ne vanno.

3 gennaio

L’apertura di un’università in Corsica è un’antica rivendicazione. I Corsi rimproveravano ai Genovesi di mantenerli nell’ignoranza per la mancanza di studi superiori. Mentre in Sardegna c’erano due università i giovani còrsi che volevano proseguire la propria istruzione dovevano partire per Pisa, Roma o Napoli. Così l’università è nelle rivendicazioni che portano alla rivoluzione: prima nel 1731, ripresa nel 1736 da Teodoro di Neuhoff, da Giovanni Pietro Gaffori nel 1749 e nel 1756,e ancora in una consulta del 1763. Sarà infine Pasquale Paoli a realizzarla. Gli statuti sono pubblicati nel 1764. Il governo della Repubblica Corsa di Paoli vuole dare alla gioventù locale uno strumento di istruzione superiore senza dover lasciare l’isola. E’ padre Francesco Antonio Mariani di Corbara (detto “U Rossu” per il colore dei suoi capelli) che viene affidata la responsabilità dell’università. Già rettore dell’università di Alcala, in Spagna, ha accettato la proposta di Paoli di trasferirsi a Corte. L’inaugurazione avviene il 3 gennaio 1765 con una messa a San Marcello in presenza di Pasquale Paoli. I corsi iniziano il 7 di gennaio, con sei indirizzi di studi : teologia dogmatica, teologia morale, diritto civile e canonico, etica naturale e filosofia (con la matematica), retorica (lettere), più tardi verrà aperta fisica. Le lezioni venivano svolte in lingua italiana, lingua scritta e colta dell’isola anche durante la Repubblica paolina. Gli insegnanti erano uomini del clero, come si usava all’epoca. A parte il rettore Mariani, c’era Bonfiglio Guelfucci, di Belgodere per teologia dogmatica, Angelo Stefani di Venaco e padre Morazzani di Rogliano per teologia morale. Filosofia e matematica erano insegnate da Leunardo Grimaldi (di Campoloro).Giovanbattista Ferdinandi (di Brando) e Antonio Vincenti (di Santa Lucia) erano incaricati di insegnare retorica. L’insegnamento è gratuito per gli studenti, poiché è pagato con i soldi della Chiesa e le rendite di un grande terreno agricolo ad Antisanti. Anche i più poveri possono studiare. Gli studenti saranno stati 300 nell’ultimo anno accademico, il 1767-1768, ma non ci sono arrivati documenti precisi dell’epoca, purtroppo. L’anno dopo i corsi si interrompono per la guerra contro i Francesi. L’università rimase aperta solo 3 anni, troppo poco per poterne dare un giudizio. Fu riaperta dai francesi solo due secoli dopo, nel 1981, con la lingua d’insegnamento chiaramente cambiata dall’italiano al francese. Certo è che la ricerca della libertà che passò anche da quella dell’istruzione influenzò molto i Corsi, e permise loro di “resistere” a lungo contro l’assimilazione culturale della lingua francese, che in Corsica non riuscì a imporsi come “lingua della libertà e della cultura” fino a tutto l’800, come descriveva un ispettore dell’Educazione nazionale dell’epoca.

23 gennaio

L’arcivescovo Delbecchi viene nominato visitatore apostolico e riformatore della Provincia degli Osservanti di Cagliari: la stretta collaborazione fra le autorità di Torino e di Roma conferisce nuova sistematicità all’intervento sul clero regolare.

4 luglio

Il sovrano approva la riforma dell’Università di Sassari.

6 agosto

Clemente XIII dispone che un terzo degli spogli dei vescovi defunti e delle rendite delle prelature vacanti sia devoluto a favore dei Seminari dell’isola.

22 novembre

Nasce Antonio Carlo Millelire; Fratello di Domenico, sarà Ammiraglio. Vedi anche: I Millelire colonizzatori delle Isole Intermedie nella prima metà del sec. XVIII