CronologiaMilleottocento

Correva l’anno 1819

Domenico Variano è sindaco di La Maddalena.

La chiesa parrocchiale è terminata, anche se restano da fare molte rifiniture interne e, in particolare, gli altari. Per l’intestazione di uno di questi, scoppia una lunga polemica fra il Consiglio comunitativo e il viceconsole di Marina, Pietro Azara Buccheri: questi, avendo donato un quadro rappresentante la Trinità dipinto dal frate Antonio Cano, pretendeva di apporvi una scritta, considerata dal Consiglio comunitativo lesiva dei diritti di proprietà pubblica dell’edificio. Il quadro è ora esposto nel Museo diocesano dell’isola.

26 febbraio

Gli abitanti di Santa Teresa sono 210, ai quali si aggiungono i 329 che vivono nelle campagne; le case edificate sono 41. Raimondo Conti è capitano del porto; Michele Giua deputato di sanità, Virgilio Spano ricevitore dei diritti di dogana.

27 febbraio

Un editto proibisce il «porto di armi da fuoco e da taglio lunghe».

Correva l'anno 181911 aprile

Nasce Antonio Susini Millelire figlio di Francesco e Anna Maria Millelire figlia di Domenico Millelire, prima medaglia d’oro della Marina Sarda per i noti fatti del 1793. E’ stato un generale italiano naturalizzato argentino.
Nel 1840 tenta la fortuna in Sud America arruolandosi come artigliere nella Repubblica uruguaiana. A Montevideo conosce Garibaldi mentre si arruolava nella Legione Italiana come luogotenente. Partecipa come comandante di goletta alla spedizione Garibaldi sul fiume Uruguay e alla battaglia di Colonia, al Passaggio Paysandú, a Martín García e alla battaglia di San Antonio contro le forze del generale Servando Gomez.
Nel 1848, quando Garibaldi torna in Italia, diventa comandante in carica della legione italiana, promossa da Garibaldi, che si distingue nella difesa della capitale Montevideo e che fu assediata dalle truppe bianche. Combatterà per la causa dei colorados fino alla resa di Manuel Oribe nel 1851.
Nel 1857 presta servizio nella Repubblica Argentina e diviene generale del comando della legione agricola di Bahia Blanca, partecipando alla campagna di Salina Grande contro gli indiani guidati da Calfucurá. Con il suo secondo, Giovanni Battista Chiarlone, i capitani Sagani, Zonza e Valerga e quaranta soldati, tutti reduci della Legione, attuarono una profonda riorganizzazione delle forze armate uruguaiane.
Nell’aprile 1859 fu nominato colonnello capo di stato maggiore, poi generale dell’esercito del sud, finché il governo non lo chiamò a Buenos Aires, dove ottenne il grado di comandante in capo della flotta argentina.
Nel 1861 Garibaldi lo chiamò in Italia per organizzare una missione sul Lago di Garda, tra il bacino di Salò e la fortezza di Peschiera. Quando i moti rivoluzionari fallirono, Susini, richiamato dal governo argentino a Buenos Aires, ricevette il comando del primo corpo di spedizione contro il Paraguay.
Nel 1862 tornò a Buenos Aires. Nel 1865, all’inizio della guerra contro il Paraguay, organizzò e comandò il 2° Battaglione della Legione dei Volontari.
Partecipò alle azioni del Paso de la Patria, alla Fortezza di Itapirú e alla Battaglia di Estero Bellaco. Assunse il comando della IV Divisione del 1° Corpo dell’Armata argentina che prese parte alla battaglia di Tuyutí per la quale fu decorato. Ha poi combattuto a Yatayty Cora, Boqueron e Sauce.
Comandante della IV Divisione, combatté nell’assalto a Curupaytí. Per questa azione ricevette lo Scudo d’Oro del Congresso e fu promosso colonnello il primo ottobre 1866.
Susini continuò a prestare servizio nell’esercito argentino fino al 1867. Tornò in Italia nel 1870 come console argentino a Genova, dove morì il 21 novembre 1900, all’età di 89 anni. Il Re d’Italia gli conferì il titolo di Cavaliere della Corona.

21  agosto

A Santa Teresa, il comandante Bosio riceve una dura reprimenda dalla Segreteria di Stato per aver punito a bastonate un invalido di marina. Gli si contesta l’abuso d’ufficio e la crudeltà.

31 agosto

Il viceré impegna le Giunte locali dei villaggi a promuovere la coltura del cotone.

26 ottobre

Muore in carcere, nella torre di Santo Stefano, Cadeddu Giovanni (Giovanni Battista); Patriota. Nato a Cagliari, si laureò in Giurisprudenza e si dedicò alla carriera amministrativa. Divenuto tesoriere dell’Università, raggiunse una posizione di prestigio nella vita cittadina. Nel 1812 prese parte alla cosiddetta congiura di Palabanda, di cui il fratello era uno dei capi. Arrestato, fu condannato al carcere a vita; morirà in carcere nella torre di Santo Stefano. Per lo stesso reato, andò meglio al nipote Luigi, condannato a vent’anni di carcere, trascorse gli anni della pena a la Maddalena, e solo nel 1830 ottenne la grazia dal re, ma gli fu vietato di lasciare l’isola, dove passò il resto dei suoi giorni. Il 6 novembre il governo di Cagliari comunica la notizia al cavalier Lomellini, ministro di Stato e primo segretario per gli Affari interni a Torino. Erroneamente Antonio Cabras lo indica come figlio di Salvatore, confondendolo con il nipote Giovanni Antonio Efisio.