CronologiaMillenovecento

Correva l’anno 1927

Nel 1927 arrivava in Cava Francese, la locomotiva Jung acquistata in Germania, per la quale fu costruita una serie di binari in tutto il terreno della cava principale. Fra i conducenti della locomotiva Zucca Salvatore di Riola Sardo, in grado anche di fare manutenzione ai binari, in quanto ex dipendente delle Ferrovie Sarde, Palamidesi Arnaldo e Nativi Arnaldo. Fuochista del trenino è stato, per molto tempo, un tale Pacella, di Dorgali.

Si realizza, con il granito di Cala Francese, il monumento colossale di Ismailia nel canale di Suez, su progetto dell’architetto Michel Roux Spitz e dello scultore parigino Raymond Delamarre: committente è la Compagnia del Canale che voleva, così, ricordare i caduti durante la guerra combattuta da Francia e Inghilterra contro l’impero turco per il controllo dell’area (1914-1918).

Si alternano, come amministratori del Comune di La Maddalena, l’avvocato Nicolò Piredda (primo podestà), il professor Salvatore Brigaglia e il ragioniere capo della Prefettura Celestino Manca.

Parroco di Santa Teresa è Leonardo Ledda; ricoprirà l’ufficio fino al 1935. Vice parroci sono Francesco Marras e Vincenzo Sultana.

2 gennaio

Il R.D. n. 1 abolisce i circondari e istituisce nuove province: fra queste la provincia di Nuoro. Ora la Sardegna è divisa in tre province: Cagliari (189 comuni 9218 km2), Sassari (75 comuni 7519 km2) e Nuoro (100 comuni 7272 km2). Il primo regio decreto dell’anno crea la provincia di Nuoro, alla “nuova” provincia di Sassari resta un territorio di 7.519 kmq (quasi un terzo esatto dell’isola) con 263 mila abitanti (un po’ meno d’un terzo degli 885.737 sardi); dei 108 comuni che aveva alla fine del 1926 gliene rimangono 97. È una provincia di contadini e di pastori: il 56 per cento della popolazione attiva lavora nell’agricoltura, il 20 per cento nell’industria, il 6 nel commercio, il 4 nei trasporti, i 16,5 nell’amministrazione (in gran parte quella pubblica). Il reddito dipende dunque quasi tutto dai prodotti della terra, perché gran parte dell’industria trasforma i prodotti agricoli: il grano, il latte, il sughero, l’uva, le olive, le pelli e la lana del bestiame. Solo intorno alle città alcune colture specializzate (tabacco e carciofi a Sassari, oliveti nel Sassarese e nell’Algherese) danno respiro ad una cerealicoltura arcaicamente estensiva. E proprio il 1927 è un anno nero per l’agricoltura e la pastorizia. La “quota novanta” lanciata da Mussolini fa sentire i suoi effetti non solo sui pochi prodotti che la provincia esporta (i formaggi), ma praticamente su tutta l’economia: il prezzo del grano, coltivato su 34 mila dei 50 mila ettari seminati a cereali, cadere vertiginosamente passando dalle 208-210 lire a quintale del 1926 a punte minime anche di 129 lire già nel 1927. Contemporaneamente, la “quota novanta” e la “battaglia del grano” congiuravano insieme contro la pastorizia: la politica di deflazione metteva in crisi il “pecorino romano” sui mercati esteri, la battaglia del grano sottraeva terreni al pascolo. Così da una parte s’avviavano al fallimento le cooperative lattiero-casearie organizzate nella Fedlac (un coraggioso tentativo dell’ex-sardista Paolo Pili di mettere il fascismo dalla parte dei pastori produttori caseari: ma il fascismo finì per scegliere gli industriali) dall’altra diminuiva il patrimonio zootecnico: nel 1930 esso risultava costituito, in provincia, da 32 mila equini, 84.600 bovini, 31.300 suini, 625.700 ovini, 106.600 caprini. Col 1927 comincia così un periodo di crisi che dura, in forme diverse, sino al 1935. Questa crisi agisce nella provincia di Sassari e in Sardegna perfino più della stessa “grande crisi” internazionale che comincia col 1929: gli effetti di questa si sommano alle conseguenze di quella. Al malessere sociale si risponde con l’emigrazione, mentre la criminalità si diffonde nelle campagne, soprattutto in quei margini fra la provincia di Sassari e la nuova provincia di Nuoro (gli altopiani di Bitti e Buddusò, il Goceano) dove si muovono anche alcune bande temibili: l’evento più tragico è il sequestro e l’uccisione della figlia del podestà di Bono, nel luglio del 1933. Sulla criminalità e sull’emigrazione i dati non sono molti: quelli ufficiali, poi, pochissimi. I giornali non possono pubblicare le cronache dei processi (solo delle condanne a morte viene data notizia in un piccolo spazio a parte), gran parte dell’emigrazione è fatta, ora, di espatri clandestini, in genere verso la Corsica, con partenza da La Maddalena. Eppure è in questo settennio che sul territorio della provincia cominciano ad apparire alcuni segni importanti della vita moderna: si allarga la trama delle comunicazioni stradali e ferroviarie (nel 1929 la strada che congiunge Terranova ad Arzachena-Palau, nel 1931 la ferrovia a scartamento ridotto fra Tempio-Luras e Palau), s’inaugurano le prime comunicazioni aeree con la linea Roma-Olbia-Cagliari, servita da idrovolanti, sulle rotte marittime entrano in funzione navi più capaci. 111927 è anche l’anno dell’inaugurazione della grande diga e della centrale idroelettrica del Coghinas, destinata a fornire energia a gran parte della provincia e acqua all’irrigazione (a Oschiri nasce anche una fabbrica di ammonio).

19 gennaio

Nasce Franco Solinas, da Pietro colonnello dell’Esercito e da Maria Maddalena Casazza figlia di Ermenegildo, commerciante genovese installatosi sull’isola di La Maddalena nel 1880, Franco passò i suoi primi anni al seguito dei genitori, con la sorella Licia (1922-1989), nelle città dove il padre prestava servizio (Cagliari, Belluno, Roma, Taranto). A seguito della morte del padre (1932), la madre rientrò nella casa paterna sull’Isola della Maddalena, sino a quando, nel 1939, si trasferiva a Roma per seguire gli studi dei figli. Laureatosi a Sassari in Giurisprudenza, ma ormai residente a Roma, Solinas rimarrà sempre profondamente legato alla Sardegna, terra dei suoi avi, dove tornava appena poteva per scrivere e dedicarsi, con gli amici sardi, alla caccia e alla pesca. Dalla fine degli ’40, collabora a diversi quotidiani con racconti e brevi novelle, è vice-critico cinematografico de “L’Unità” e critico de “Il Paese Sera”. Dopo aver pubblicato il romanzo “Squarciò” (Feltrinelli 1956), da cui fu tratto il film di Gillo Pontecorvo La Grande strada azzurra (1957), inizia a collaborare alla stesura di sceneggiature cinematografiche con Mario Monicelli e Steno, e lavora nella bottega di Age e Scarpelli. Risale a quegli anni la sua collaborazione con Roberto Rossellini per il quale lavora al soggetto e alla sceneggiatura di Vanina Vanini (1961). Persiane chiuse (1951), soggetto scritto con Sergio Sollima, realizzato inseguito da Luigi Comencini, è uno dei suoi primi progetti firmati. Gli anni a seguire saranno caratterizzati dal proficuo sodalizio con Ugo Pirro, anche se le sceneggiature e i soggetti scritti assieme arriveranno sullo schermo senza le loro firme (vedi filmografia). La coppia si divise e i due autori presero strade diverse rimanendo amici e protagonisti europei dal cinema d’impegno sociale. Esordio di Gillo Pontecorvo (1914- 2006) nel cinema, l’episodio Giovanna (1956) del film di Joris Ivens La rosa dei venti, segna l’inizio del fertile sodalizio con Solinas. Nel 1957, Pontecorvo realizza La Grande strada azzurra tratto dal romanzo di Solinas “Squarciò”, cui segue Kapò (1960) che segna una svolta nella carriera di entrambi, il film viene infatti candidato all’Oscar come miglior film straniero ed ottiene un considerevole risalto internazionale. Nel 1960 con Francesco Rosi per Salvatore Giuliano firma la sceneggiatura insieme a Suso Cecchi D’Amico e Enzo Provenzale. Sono sempre di questi anni le sceneggiature di Quien sabe?, primo western politico, La resa dei conti per Sergio Sollima e il soggetto de Il mercenario per Sergio Corbucci. Ma è con La battaglia di Algeri, candidato all’ Oscar sia come miglior film straniero che come migliore sceneggiatura, che Solinas si afferma internazionalmente; da quel momento verrà riconosciuto come uno dei migliori scrittori per il cinema. Il film, lucido e spietato, fu osteggiato dal governo francese e uscirà in Francia molti anni dopo. L’interesse di Franco Solinas a rappresentare i temi del colonialismo e dell’imperalismo rimarrà costante nel tempo: sempre per Pontecorvo scrive Queimada insieme a Giorgio Arlorio. All’inizio degli anni Settanta Costa-Gravas lo contatta per scrivere L’Amerikano (Etat de siège), dal lungo lavoro di documentazione e di scrittura risultò un film che presenta una realtà delicata e complessa, come quella dei regimi sudamericani e il terrorismo, con una dialettica equilibrata che non rinuncia ad un intreccio narrativo serrato e pieno di suspence. Il sodalizio con Costa-Gravas continua con un progetto non realizzato, Il Cormorano, sul tema delle multinazionali. Nel 1975 scrive Il sospetto con Francesco Maselli, film che ripercorre gli anni dell’attività clandestina del partito comunista italiano durante il Fascismo. L’incontro con Joseph Losely (1909-1984) dà vita a Mr. Klein, storia di un personaggio e del suo “doppio” ambientata nella Parigi del 1942 prima della grande retata degli ebrei. Il progetto, passato per Costa-Gravas e Pontecorvo, troverà nel grande regista americano, europeo d’adozione, un interprete colto e sensibile che incoraggerà Solinas ad avvicinarsi all’intimità dei suoi protagonisti e a concentrarsi sullo scavo psicologico. La collaborazione con Losey continuò con un progetto sulla grande epopea storica dedicata alla riunificazione dell’Arabia Saudita ad opera di Ibn Saud, La battaglia sceneggiatura mai realizzata per difficoltà produttive e politiche. L’ultimo film scritto da Solinas, Hanna K, è di nuovo in tandem con Costa-Gravas e racconta il dilemma ancora attuale e tragico di Israele e del popolo palestinese nella chiave insolita della storia della presa di coscienza individuale e politica di una donna, avvocatessa a Gerusalemme. Il film, realizzato dopo la morte dello scrittore, fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 1983. Nel 1985 a La Maddalena, su idea di Gian Maria Volontè e iniziativa di Felice Laudadio, è stato istituito per ricordarlo il Premio Solinas per la migliore sceneggiatura inedita. Vedi anche: Franco Solinas

23 gennaio

Il gruppo statuario della SS. Trinità, donato dalla famiglia Mascagni, e realizzato da Giuseppe Melcore di Lecce, viene benedetto nella chiesa di di Santa Maria Maddalena dal parroco Antonio Vico. Portato in solenne processione alla Chiesa della SS. trinità, fu tuttavia tenuto per molti anni in parrocchia. Dal dopo guerra è conservato stabilmente nella chiesa della Santissima Trinità.

27 gennaio

Muore a Roma Giacomo Pala “l’Onorevole Terranova”. Nato a Luras il 4 novembre 1848 da famiglia di modeste origini, Pala fu primogenito di tre fratelli e fin dall’infanzia aiutò il padre nel lavoro dei campi. Le manifeste capacità intellettuali, la spiccata intelligenza e la ferrea volontà , messe in evidenza dal giovinetto, spinsero i genitori a inviarlo – nel 1863 – nella vicina città di Tempio per fargli frequentare il ginnasio. Il futuro parlamentare proseguì i suoi studi a Sassari, presso il già prestigioso Liceo Azuni, dove conseguì la licenza nel 1871. Riuscì a iscriversi e a frequentare l’Università grazie a una borsa di studio di 70 lire mensili messa in palio dal governo italiano: Giacomo Pala compì il “gran salto” in continente per prendere parte ai corsi della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino, conseguendo la laurea nel 1875 e concludendo la sua carriera studentesca contrassegnata da sacrifici e da privazioni. Dopo la laurea, P. intraprese la carriera forense riuscendo a diventare un competente e capace avvocato civilista e amministrativista. Nel contempo si occupava di politica, militando nel partito radicale, di cui era leader nazionale Felice Cavallotti.  (Queste preziose notizie biografiche ci sono state fornite da un pronipote dell’ “onorevole”, l’amico e collega Pier Giacomo Pala affermato foto-telereporter , cultore di storia locale e fondatore del Museo etnografico Galluras, che ha sede a Luras, in un palazzo ottocentesco. A lui vadano i nostri più sentiti ringraziamenti) Pala venne  eletto, sempre nel collegio uninominale della Gallura e del Logudoro, dal 1897 a 1919 (cinque legislature) La percentuale degli elettori che lo indicavano per rappresentarli in Parlamento crebbe costantemente di elezione in elezione: nella tornata del 1913 l’onorevole di Luras riuscì  a ottenere il 70% dei voti di tutti gli aventi diritto, oltre il doppio dei consensi raccolti dall’insieme dei suoi avversari nel collegio. Alla Camera dei Deputati sedette nei banchi riservati ai gruppi di opposizione. In una sola occasione fu filo-governativo: per la  consultazione elettorale svoltasi nella primavera del 1921- la seconda del dopoguerra, dopo quella del 1919 -. Il liberale Francesco Cocco- Ortu, era riuscito a unificare attorno alla lista del blocco liberale gli esponenti più autorevoli della tradizione liberal-democratica e del cattolicesimo, questi ultimi scelti fra quelli che non si erano ancora impegnati direttamente nel nascente Partito popolare , “proponendo la continuità con l’assetto politico precedente e un atteggiamento moderato e legalitario da far valere sia nei confronti delle tendenze rivoluzionarie che di quelle reazionarie: si ritrovarono così nella stessa lista uomini come Sanna Randaccio e Carboni Boy, Abozzi e Giacomo Pala, che erano stati fieri avversari nelle elezioni dell’età giolittiana” (Cfr. S. SECHI, Storia delle elezioni politiche , dal 1848 al 1979 in ‘Enciclopedia’ , a cura di Manlio Brigaglia, vol. I, Cagliari 1989, p. 192).  La Sardegna era stata unificata in un solo collegio elettorale regionale. Pala non venne eletto.

marzo

Una relazione al podestà del maresciallo Corona, comandante della locale Stazione dei Reali Carabinieri, con la quale “Risultando a quest’Arma che le sottonotate persone nelle rispettive case do abitazione esercitano abitualmente la prostituzione, pregiomi pregare la S.V. affinché avvalendosi delle facoltà concesse dagli articoli 194 e 195 della nuova legge di P.S., si compiaccia dichiarare d’Ufficio locali di meretricio le case di dette prostitute, diffidando le medesime acchè si attengano strettamente ai nuovi obblighi imposti in materia di meretricio…

21 maro

Nasce a La Maddalena, il partigiano Fabbri Pierfranco, da Pasquale e Speranza Di Franco. Nel 1943 residente a Bologna. Licenza di scuola media. Rappresentante. Militò nella brigata Stella rossa Lupo. Ferito. Riconosciuto partigiano dallʼ1/6/44 alla Liberazione.

27 marzo

Approvato il Decreto Reale n. 656 con il quale viene affidata la concessione per la costruzione e l’esercizio dei tronchi Sorso-Sassari-Tempio e Luras-Palau alla “Società anonima Ferrovie Settentrionali Sarde” (SFSS), sfruttando la già esistente Tempio-Luras-Monti delle “Complementari”, per consentire il collegamento fra Sassari e Palau. Il progetto è dell’ingegner Diego Murgia, che successivamente divenne amministratore delegato delle SFSS. Il 12 maggio 1930 s’inaugura la linea Sassari-Sorso; il 16 novembre 1931 s’inaugura la Sassari-Tempio; il 18 gennaio 1932 s’inaugura la Luras-Palau. In totale l’estensione delle ferrovie secondarie – considerando anche le Ferrovie Meridionali Sarde (112 km) – raggiungeva quasi i 1.000 chilometri.

27 aprile

Viene nominato il primo Podestà, si tratta del settantaduenne Avv. Piredda Nicolò Magistrato in pensione. Rimarrà in carica fino al 7 agosto del 1928.

15 luglio

Muore a La Maddalena alla veneranda età di 95 anni Luigi Bottini; grande amico di Garibaldi, marinaio trasferitosi alla Maddalena all’età di 22 anni, partecipò con l’Eroe alla costruzione di quasi tutti i fabbricati del Compendio di Caprera. Fu anche albergatore, l’albergo ristorante Belvedere era di sua proprietà.

4 agosto

Muore a Maddalena, il garibaldino Paolo Roncaglia della provincia di Piacenza. Nasce esattamente a Monticelli d’Ongina (frazione di San Nazzaro) nel 1849, il suo nome completo è Paolo Antonio; da uno studio condotto dal suo compaesano, Giuseppe Fantini, si è presentato come un volontario garibaldiano particolarmente feroce per indossare una rosso maglietta ogni volta che c’erano manifestazioni, Distinguersi dalla folla. Di famiglia patriottica, è cresciuto in un contesto civile molto sensibile alle pressioni risorgimentali dell’epoca. Aveva un fratello maggiore, di nome Desiderio, che partecipò come soldato alla prima guerra d’indipendenza durante le campagne del 1848 e 1849 nelle fila dei Bersaglieri, la morte di Roncaglia è dovuta ad un evento improvviso. La sua morte all’ospedale militare datata 4 agosto 1927. Tutto ciò suggerisce la sua partecipazione ad uno dei pellegrinaggi periodici che si svolgevano tra La Maddalena e Caprera. nell’anniversario della morte del generale, la sua presenza potrebbe essere continuata fino al giorno della sua morte. La professione di registro è menzionata anche nell’attestato di iscrizione del comune di La Maddalena e riportata la dicitura “pensionato garibaldino”. Va detto a questo proposito che, sebbene l’unica pensione pagata ai veterani Garibaldi dal governo reale fosse quella relativa ai volontari partecipanti alla Prima spedizione dei Mille, partirono da Quarto il 5 maggio 1860 durante il periodo fascista, ma la pensione nazionale di Garibaldi volontari, fondati a Roma nel 1924, sostenuti dal regime e guidati dal generale Ezio Garibaldi, figlio di Ricciotti, presta assistenza materiale e morale a tutti i veterani della maglia rossa, distribuendo ai veterani o alle loro vedove varie borse oltre che ai superstiti delle Campagne per l’Indipendenza, grazie agli aiuti messi in atto dal governo, questi sussidi potrebbero essere integrati, se necessario, in un’indennità mensile fissa, come “riconoscimento nazionale” delle battaglie patriottiche per l’unificazione d’Italia, per le quali la qualifica del pensionato garibaldiano menzionato a Roncaglia ha attestato definitivamente la condizione di campagne per veterani.

22 settembre

“Proposta di rimpatrio con foglio di via obbligatorio”, inviato dal maresciallo maggiore Luigi Corona, comandante della stazione dei Carabinieri Reali de La Maddalena. Il documento fu inviato al Podestà de La Maddalena. La persona di cui si proponeva il rimpatrio era un tale Bonfiglio Matteuzzi, scalpellino nella cava di granito di Cala Francese, del quale era richiesto l’allontanamento da La Maddalena e il rientro forzato nel proprio comune d’origine, Casellina di Torre, non lontano da Firenze, con il divieto di non far più ritorno nel comune da cui era stato fatto partire. Matteuzzi “da informazioni assunte” era risultato essere “fervente simpatizzante del partito comunista. In precedenza, per ragioni politiche gli era stato negato il passaporto che gli era indispensabile per recarsi a lavorare in Francia.

6 novembre

Nasce a La Maddalena, Giuseppina “Fiamma” Cugliolo, discendente di Giovanni Battista Cugliolo, il mitico Maggior Leggero fedele seguace di Garibaldi, si trasferì a La Spezia. A soli 16 anni partecipò alla Guerra di Liberazione, entrando a far parte, col nome di Fiamma, di una Brigata Partigiana che operò nella Lunigiana. Nel corso del convegno è stata mostrata una parte di un’intervista, fatta alla Cogliolo nel 2008, per l’Archivio della Memoria dell’Istituto spezzino della Resistenza, “Sì rifarei la scelta di allora” ha risposto “la rifarei nello stesso modo, perché quello è stato il tempo della speranza, in un’ Italia migliore, sì lo rifarei perché sono stata vicina a tanti di coloro che non hanno visto l’alba della Liberazione, che sono rimasti sui sentieri della guerra, partigiana fucilati, impiccati al filo spinato, vicina a quelli che ho visto con le braccia in croce e gli occhi aperti, occhi increduli, perché come dice un poeta: con venti anni nel cuore sembra un sogno la morte”. Su Fiamma Cogliolo è stato pubblicato un libro autobiografico dal titolo ‘Una ribelle di nome Fiamma’, edizioni Chillemi, dalla cui copertina è stata tratta la foto, curato da Alessandra Amorotti, una giovane spezzina. Fiamma Cogliolo è morta all’inizio del 2012.

3 dicembre

Il podestà di Santa Teresa Vincentelli delibera di assegnare per pubblico concorso una farmacia nel paese con il contributo comunale di lire 4000 annue.