CronologiaMillenovecento

Correva l’anno 1958

A cura del Consiglio Nazionale delle Ricerche è pubblicato il libro di geografia antropica La Gallura di Benito Spano, sotto la guida dei professori Alberto Mori e Roberto Almagià.

Per iniziare a scrivere la storia della Proletaria bisognerebbe trovare una copia dell’atto costitutivo, o qualcosa di simile, o un documento di ammissione al primo campionato, come pure un elenco dei dirigenti e soci, e magari qualche nota spese. Quel che sappiamo è che L’Associazione Sportiva Proletaria nacque tra la fine del 1945 e gli inizi del 1946. Costituita figlia di quel tempo e di quelle condizioni politiche, da dirigenti social-comunisti si contrapponeva all’Ilva, di matrice invece democristiana. Tra i fondatori ci furono Roberto Barago, Pietro Balzano e Vittorio Cavani. Giocava con la maglia rossa e la falce e martello sul petto. Vinse il campionato di Terza Divisione del 1946. L’anno successivo disputò la Seconda Divisione. L’ultima partita col nome Proletaria la disputò, probabilmente, nel 1949. Dal 1950 la squadra si chiamò Cral Marina che cessò poi l’attività nel 1958. Come il il Cral Marina cessa l’attività, alcuni giocatori smettono, altri passano all’Ilva (qualche anno prima la cosa sarebbe stata impensabile). la seconda squadra isolana, nata nell’autunno del 1945, come “Proletaria” e divenuta successivamente Crla Marina (nell’aprile del ’48 c’erano state le elezioni politiche nazionali ed il Fronte era stato sconfitto). Il Cral invece, a metà degli anni ’50, il suo periodo migliore, rischia di passare in IV serie, ma perde lo spareggio. I nomi di quella formazione (allenata da Coppa) sono ancora nel ricordo di tutti: Michelino Piredda, Cano, Sanna, Peppino Barretta, Fadda, Ettore Giannotti (poi Ziganti), Scotto, Benito Filinesi, Natale Varsi, Peppino Scolafurru, Giannino Petri.

31 gennaio

Terminano finalmente i lavori per l’allungamento della parrocchiale e per il rifacimento della facciata. L’opera non piace affatto alla maggior parte dei maddalenini perché stravolge in chiave troppo moderna, perfino un poco “balneare”, le linee tardo-barocche della facciata e sacrificata una considerevole “fetta” della piazza antistante. Il professor Chiaese critica il suo stile “a spalliera da letto”. Anche all’interno della chiesa non mancano cambiamenti discutibili: spariscono le decorazioni eseguite nel ’26 dal Linari, il pulpito di marmo intarsiato e il relativo baldacchino in legno.

13 febbraio

Il sindaco Susini, riuscì a riunire il Consiglio Comunale due volte, prima della seduta in cui furono approvate le dimissioni. La prima fu il 13 febbraio 1958, alle ore 16, e qualche consigliere borbottò per quella data e per quell’ora perché contemporaneamente “si decidevano le sorti dell’ Ilva campione d’ inverno”, o si presentò in ritardo alla riunione. Tra gli altri atti approvati, vi fu la ratifica di una delibera che la Giunta aveva adottato con la delega del Consiglio e che riguardava l’accensione di un mutuo di 50 milioni di euro da impiegare per la costruzione dell’edificio scolastico del rione Due Strade. L’opera sarebbe costata il doppio, ma si sarebbe potuto fare fronte all’intera spesa grazie a un contributo statale. Per la prima volta ‘a memoria di amministratore Aldo Chirico non chiese la parola in seno al consesso civico. La seconda seduta del Consiglio iniziò il 10 aprile e proseguì nei giorni successivi. All’ ordine del giorno vi erano il Bilancio preventivo del 1958, la costruzione del nuovo mattatoio, sempre la scuola di Due Strade e la nomina di alcune commissioni comunali, tra cui quella dell’ E.C.A., ente importante sul piano del ritorno elettorale. Per questo, in quel Consiglio comunale, si procedette spediti, e in un clima sereno, fino a quando le opposizioni, sia le sinistre sia la Lista Tricolore, non rivendicarono la partecipazione di un loro rappresentante nell’ Ente Comunale di Assistenza. La richiesta non fu accolta e le minoranze stesse uscirono dall’aula al momento del voto. Alla fine furono nominate nella commissione E.C.A. solo persone che ruotavano nell’orbita democristiana e cattolica. In quell’occasione si parlò anche di collegamenti marittimi, su sollecitazione di Pasqualino Serra che attraverso una richiesta formale aveva fatto iscrivere l’argomento all’ordine del giorno. Anche Pietro Vasino aveva inviato un’interrogazione al sindaco per sapere i motivi del ritardo nell’apertura in città di uno sportello del Banco di Sardegna. Era una lacuna che bisognava al più presto colmare, perché La Maddalena era un centro turistico e commerciale importante, e perché anche in comuni più piccoli del nostro, in Sardegna, il Banco operava, con soddisfazione degli agricoltori, dei commercianti, degli imprenditori, degli operatori economici in genere, ma anche dei piccoli risparmiatori. Il ritardo, di fatto, era dovuto alla richiesta esosa del proprietario del locale che si intendeva prendere in locazione. (La Nuova Sardegna – Mario D’Oriano)

20 febbraio

La legge Merlin chiude “Piticchia”. La famosa casa di tolleranza, gestita fino a quegli anni da Madama Carbonetti, una romana, che diventò assieme alle sue ragazze per il brio che infondeva nel mestiere di conduttrice e nella … pubblicità che sapeva dare alla sua attività impegnata a vendere un po di calore umano alle migliaia di ragazzi che transitarono “manu militari” a La Maddalena in quegli anni. In seguito la Carbonetti si sistemo alla Maddalena sposando un isolano. Il “Casino di Peticchia”, parte integrante ed indivisibile della storia della nostra città, dai ricordi emergono alcune particolarità. Il Casino era composto da due fabbricati, quello nella parte superiore che era adibito alla II classe e l’altro in basso, alla I . Dal Cortile si accedeva alla II classe, attraverso l’omonima sala, una sorta di salotto chiamiamolo… di “accoglienza”, nel quale ci si poteva intrattenere (non più di tanto…) con le gentili e generose signorine. In successione 5 camere private, seguite dalla “Sala medica”; ai servizi igienici, situati in altra ala del fabbricato e composti da 2 “cessi” ed un bagno, si accedeva attraverso un corridoio e 4 scalini. Dal secondo Cortile si accedeva direttamente alla I classe, anche qui attraverso l’omonima sala, dopo la quale vi erano in successione 3 camere private. Nel primo cortile erano inoltre presenti un’ulteriore Sala medica e l’alloggio della “maitresse”. In altra ala, con accesso dal cortile erano sistemati cucina, ripostiglio ed una fantomatica “camera signora”, probabilmente a disposizione della maitresse.

marzo

Dal mensile “Storia illustrata”; Il misterioso “amico” che riuscì a mettersi in contatto epistolare con Benito Mussolini durante la prigionia di quest’ultimo alla Maddalena, era il dottor Aldo Chirico, tuttora medico condotto dell’isola. Il dottor Chirico, cugino del colonnello dei carabinieri che ebbe in custodia nella caserma allievi il 25 luglio, offrì al prigioniero, tramite la lavandaia Maria Pedoli, i propri servigi di medico: al che Mussolini rispose che la cosa era materialmente impossibile poiché aveva già a disposizione i sanitari della marina. Tutto ciò accadde il 9 agosto 1943. Il 12 agosto, sempre attraverso la Pedoli, Mussolini (che in cuor suo temeva fosse un tranello) chiese al dottore che gli mandasse i suoi precedenti politici e morali. Gli domandò inoltre se, per caso, egli fosse parente del colonnello Chirico di Roma. Il 16 agosto, convinto delle buone intenzioni del medico, Mussolini gli chiese una relazione su quanto era accaduto in Italia dopo il suo arresto a Villa Savoia. Aldo Chirico mandò al duce una relazione di quattro fogli. Il duce non poté rispondere poiché non aveva più cambio di biancheria, tanto che la Pedoli era costretta a lavare e stirare di notte la stessa camicia. Comunque il dottore riuscì a far avere a Mussolini un po’ della sua biancheria personale (i negozi dell’isola erano chiusi da mesi a causa dello sfollamento quasi totale della popolazione). Mussolini lo ringraziò attraverso il parroco, don Capula. I bigliettini scritti al dottor Chirico dal prigioniero erano telegrafici. Alla prima lettera del medico, Mussolini, ad esempio, rispose così: Di quanto è accaduto dopo il 25 luglio conosco pochi particolari e imprecisi. Ignoro persino la sorte di mio figlio. Il futuro è legato alle vicende della guerra. Fissate nella memoria queste parole e stracciare il foglio. Nel frattempo, sia da parte fascista che da parte tedesca, si stavano studiando alcuni piani per la sua liberazione. Aldo Chirico ne era al corrente, ma non poté mai accennarne al duce per paura che il biglietto con la notizia cadesse in mano ai carabinieri di guardia. I piani erano esattamente tre: uno faceva capo ai fascisti sardi, il secondo a un gruppo di ufficiali della Milizia, il terzo a Otto Skorzeny, che doveva raggiungere le coste dell’isola in sommergibile con uomini tutti vestiti da inglesi. I tre piani non poterono mai essere messi in esecuzione per un complesso di circostanze sfavorevoli.

22 aprile

Dal 22 aprile al 3 maggio e dal 10 al 24 maggio Nino Lamboglia svolge il primo scavo sottomarino presso la secca Corsara per portare alla luce e datare i materiali della nave romana affondata. Il primo servizio giornalistico viene pubblicato il 29 giugno, a firma di Gianni Roghi, sul settimanale L’Europeo.

28 aprile

Durante la campagna elettorale tenne un comizio in piazza Garibaldi, per il P.S.I., il senatore Emilio Lussu, eminente figura dell’antifascismo e della politica sarda e nazionale. Era venuto a fare propaganda per se stesso e per il candidato alla Camera Salvatore Vincentelli, che ottenne 681 preferenze su 1.131 voti accordati al P.S.I.. Sarebbero andati al voto per la Camera dei Deputati 6.703 elettori isolani, e 6.040 per il Senato. La notizia era riportata in un trafiletto apparso su La Nuova Sardegna del 1° maggio 1958. Per la cronaca, il partito che ottenne il maggior numero di voti (3.033) alla Camera dei Deputati – e il dato è significativi alla luce degli equilibri che si determinarono all’interno della sezione e del Consiglio Comunale de La Maddalena – fu la Democrazia Cristiana Il più votato in assoluto fu Antonio Segni, che ebbe 1.875 preferenze, seguito dal ‘giovane turco’, e ‘amico di tutti i democristiani isolani’ Francesco Cossiga con 1.241, dal gallurese Mariano Pintus con 982 e dal cagliaritano, e buon conoscente di monsignor Salvatore Capula, Antonio Maxia con 887.

29 aprile

Si dimette il sindaco Francesco Susini. La formalizzazione delle dimissioni avvenne durante il Consiglio comunale del successivo 20 maggio. Nel suo intervento in aula, il sindaco, dopo aver dichiarato che le sue dimissioni non sarebbero state ritirate “per nessun motivo”, concludeva: “( …) informo il Consiglio stesso che, conscio dei miei doveri verso l’elettorato, rimarrò al mio posto di consigliere per l’apporto che la mia modesta persona potrà dare nell’interesse del paese. Da questa mia dichiarazione risulta evidente che io non mi sono dimesso né per malattia né per curare i miei interessi né spaventato dai ‘ponderosi’ problemi che si sono presentati durante la mia amministrazione, come è stato sussurrato di confidenza in confidenza da uno di quei, fortunatamente pochi, cervelli napoleonici della nostra isola”. Chi fossero stati o chi fosse stato il ‘cervello napoleonico’ non era dato sapere, dal momento che le cronache non lo riportavano, ma lo si poteva immaginare, se non altro riflettendo sul significato di quell’aggettivo.
Tuttavia, pareva di comprendere che il motivo scatenante delle dimissioni era da ritenersi fondatamente personale, ossia dovuto ad una considerazione sulla mancanza, totale o parziale, di fiducia che il sindaco aveva scorto nel comportamento di qualcuno. Della Giunta? Del partito? Della parrocchia? Certo, era qualcuno in grado di demotivare seriamente Francesco Susini. Afferma, infatti, il cronista dell’avvenimento: “Sui motivi della sfiducia, a lui presentati in maniera molto vaga, egli non ha inteso soffermarsi, ritenendo questo suo atto sufficiente a fargli abbandonare il suo posto dal momento che non nutriva alcuna ambizione e non intendeva dar fastidio a nessuno”. Susini, insomma, ambiva ad una fiducia totale da parte di chi lo sosteneva: il benché minimo sospetto contrario lo portava inevitabilmente all’uscita di scena. Il suo carattere di ex militare, in fondo, non poteva transigere. Nel corso delle dichiarazioni di voto fu possibile avvicinarsi ancora di più alla scoperta della mente misteriosa, ma non di svelarla completamente: il consigliere Mario Luongo (P.C.I.), infatti, fece rilevare che la D.C. si era servita del nome del dottor Susini per ottenere la maggioranza nelle elezioni e che ad ogni elezione questo partito proponeva all’elettorato “un nome nuovo per poi bruciarlo”. Non doveva essere, quindi, quella di Francesco Susini, una storia nuova. Il consigliere del P.S.I. Salvatore Vincentelli dichiarò che, a suo avviso, “le dimissioni presentavano qualcosa che le viziava e che nascevano da pressioni esterne”, visto anche che la giunta non si era dimessa, per cui egli aveva ragione di ritenere che le dimissioni fossero dovute “all’impossibilità di resistere alle azioni faziose e alla mancanza di collaborazione della Giunta”. Alcuni dei consiglieri della Lista ‘Tricolore’ ritennero di non dover intervenire sul problema della conoscenza del ‘perché’ Susini avesse rinunciato alla carica.
Il neo-monarchico Aldo Chirico liquidò la faccenda specificando che per lui e per il suo gruppo “la questione comunale assumeva unicamente un aspetto amministrativo” e che, dal momento che non risultavano chiare le ragioni delle dimissioni del sindaco, essi avrebbero confermato il voto di fiducia, come nei sei mesi trascorsi. Si dovette raggiungere il 27 giugno, in una riunione di seconda convocazione, per sapere quale doveva essere il nuovo capo dell’amministrazione civica.
In quel consiglio furono nominati il sindaco e la Giunta.
La votazione vide primeggiare il candidato della maggioranza, Stefano Cuneo, che ottenne 16 voti. I 4 dei 6 consiglieri appartenenti alla Lista ‘Tricolore’ – in maggioranza con il sindaco Susini, presenti in aula (Aldo Chirico e Annita Masala in Cauli erano assenti) – si astennero. Nel voto per eleggere la nuova Giunta ottennero 15 preferenze a testa i candidati Giovan Battista Fabio, Antonio Canolintas, Pietro Vasino e Pasqualino Serra. Furono nominati assessori anche Antonio Chessa e Guerrino Dettori.
Durante le dichiarazioni di voto Francesco Susini prese la parola per affermare che le proprie dimissioni non erano state determinate “da particolari retroscena o da imposizioni di natura politica”, ma erano state ”la logica conseguenza del mancato voto di fiducia da parte del direttivo politico DC, voto di fiducia da me richiesto a seguito delle critiche mosse al mio operato sia nel campo amministrativo che politico”.

11 maggio

Una nuova Scuola Allievi Operai e primo colpo di piccone alla nuova “Panoramica“. Presenti l’ex Presidente del Consiglio Antonio Segni, il senatore Giovanni Azara, l’ammiraglio di divisione Domenico Emiliani e il comandante della Piazza Francesco Albrizio.. L’inaugurazione “ufficiale” della scuola allievi operai: “si è trattato di tagliare il nastro augurale che segnava la realizzazione giunta a compimento…”. Sul palco delle autorità  oltre l’onorevole Segni…, i militari, l’ammiraglio Emiliani e il comandante Albrizio. L’intuizione di realizzare la nuova strada è ascrivibile al sindaco Pietro Ornano e alla sua amministrazione, si devono a loro anche la strada che collega da un capo all’altro longitudinalmente , l’isola di Santo Stefano, strada che realizzò grazie ai contributi regionali e provinciali e sarebbe dovuta essere portata al servizio del collegamento fisso con Palau. Il ponte non si realizzò mai, ma la strada resta ancora oggi unica e fondamentale per la circolazione sull’isola. Nello stesso periodo, nascono le palazzine GESCAL, gli alloggi dei pescatori, le famose “tre caravelle“.

25 maggio

Elezioni politiche: successo della DC che ridimensiona l’avanzata della Destra nelle precedenti elezioni. Don Capula, da la sua indicazione di voto ai parrocchiani- dice Tonino Conti – il candidato da appoggiare non è Antonio Segni, ma Giuseppe Maxia. Quest’ultimo supera Segni nelle preferenze. Il Presidente se la lega al dito. Quasi rompe con don Capula. Nel frattempo, a Tempio, il vescovo e un’ altro influente prelato della curia, don Renato Volo, si incontrano con Pasqualino Serra e gli garantiscono il loro sostegno. Pasqualino Serra e il suo gruppo sono legati al segretario provinciale del partito Pietro Pala. Il quale, a sua volta, è amico fraterno di monsignor Carlo Re, che è il vescovo di Tempio e Ampurias, e che è stato missionario in Kenia, e dai tempi in cui svolge questa sua attività in Africa risale il legame con l’influente uomo politico sardo. Pala informa il vescovo della situazione in cui versa la Dc alla Maddalena. Il partito è sempre il riferimento politico del mondo cattolico e non può logorarsi a causa di queste lotte intestine e fratricide. Il vescovo ammonisce don Capula, gli chiede di non parteggiare per nessuna delle fazioni. Il parroco, ovviamente, non l’ascolta. Monsignor Re, invece, ascolta, e approva, le ragioni dei “laici”. Per giunta al gruppo della parrocchia viene inopinatamente e inaspettatamente a mancare l’appoggio del Presidente Segni. “ In quella sede si assume anche un impegno: il trasferimento dall’Arsenale della Maddalena di alcuni sindacalisti CISL che sono tacciati paradossalmente di filocomunismo. Si parla di me e di Donato Pedroni. Vogliono farci mandare lontano dalla Sardegna: la mia destinazione sarebbe stata Trapani. La segreteria provinciale vuole disperdere il ‘gruppo dei dieci‘ e il vescovo è in disaccordo con don Capula”. Il parroco di rivolge a Masia per scongiurare i trasferimenti e, sembra, per sanare la frattura interna alla DC. Il clima è avvelenato. Manca la serenità. Secondo Tonino Conti, consigliere comunale Dc – eletto nel 1957 e facente parte del “gruppo dei dieci” – le ragioni delle divisioni all’interno del gruppo democristiano in Consiglio Comunale, e all’interno della sezione cittadina dello scudocrociato sono molteplici. Quella principale è innanzitutto la “sfrenata ambizione” di alcuni personaggi influenti, in entrambi gli schieramenti. Per la cronaca, il partito che ottenne il maggior numero di voti (3.033) alla Camera dei Deputati – e il dato è significativi alla luce degli equilibri che si determinarono all’interno della sezione e del Consiglio Comunale de La Maddalena – fu la Democrazia Cristiana Il più votato in assoluto fu Antonio Segni, che ebbe 1.875 preferenze, seguito dal ‘giovane turco’, e ‘amico di tutti i democristiani isolani’ Francesco Cossiga con 1.241, dal gallurese Mariano Pintus con 982 e dal cagliaritano, e buon conoscente di monsignor Salvatore Capula, Antonio Maxia con 887. (T. Abate)

27 giugno

Dopo le dimissioni del sindaco Francesco Susini, durato in carica appena sei mesi, viene eletto sindaco Stefano Cuneo, alla testa di un monocolore democristiano che vedeva come assessori Pietrino Vasino, Giovanni Battista Fabio, Antonio Canolintas, Pasqualino Serra, Antò Chessa e Guerrino Dettori. Rimase in carica poco più di un anno (esattamente 15 mesi, si dimise il 19 settembre 1959) ma continuò la politica attiva tanto che nella successiva amministrazione guidata dal sindaco Giovanni Battista Fabio (eletto il 16 ottobre 1959), Stefano Cuneo ricoprì la carica di assessore. Quella amministrazione comunale (che durò in carica appena tre mesi) oltre a Cuneo aveva come assessori Pietrino Vasino, Giuseppe Onorato e Giuseppe Sforazzini. Nelle elezioni comunali del 1961 Cuneo non si candidò, rimandando l’appuntamento a quelle successive ancora, del 1966. Della corrente Morotea, fu per molti anni segretario della Democrazia Cristiana e lo era anche nel 1972 quando, essendo sindaco Giuseppe Deligia (democristiano della corrente di Base), dovettero gestire l’arrivo degli americani a La Maddalena. Stefano Cuneo collaborò molto con don Giuseppe Riva, dopo che questo diventò parroco di Moneta e per molti anni fu l’amministratore dell’Oasi Serena. “Nei suoi incarichi conservava – ha scritto di lui Pietro Favale – quella carica di vitalità che costituiva la componente essenziale del suo carattere aperto e cordiale. Proprio questa ricchezza di doti umane, accoppiate alla sua capacità professionale, gli avevano accattivato la stima e l’affetto di tutti coloro che avevano avuto occasione di incontrarlo e di stringere con lui rapporti di collaborazione e di amicizia”. (T. Abate)

luglio

Il regista Dino B. Partesano, gira a La Maddalena il film “Avventura nell’arcipelago” (Attori: Luigi Atzeni, Paola Avalio, Antonio Canu, Lorenzo Codina, Diego Pozzetto, Piero Giagnoni, Gabriele Rinaldi) Trama: Alcuni bambini, mentre pescano tra gli scogli, incontrano il Prof. Bellini, il quale, in mezzo alla generale incomprensione, si dedica da anni allo studio del volo umano senza motore. I bambini diventano i suoi primi entusiasti ammiratori e collaboratori. Essi gli procurano la seta per le ali, lacerate da un precedente infruttuoso tentativo di volo, lo assistono nel montaggio dell’avveniristico aereo, e quando l’illustre inventore viene ingiustamente imprigionato per un furto di orologi, sono ancora i bambini che scoprono il vero colpevole. Tuttavia il Prof. Bellini viene rimandato con foglio di via alla sua città di residenza, ma mentre si trova sul traghetto ha la gioia di veder volare il suo aereo pilotato da un bambino dell gruppo dei suoi ammiratori.

26 settembre

Nasce alla Maddalena, Andrea Montella. Ricercatore dal 1983; Incaricato di Anatomia umana normale dal 1992-93; Straordinario di Anatomia umana normale e dell’apparato stomatognatico dal 1994-95; Ordinario di Anatomia umana dal 1997-98. Insegnamento di Embriologia nel 1990-91; di Anatomia radiologica dal 1991-92 al 1993-94; di Anatomia topografica nel 1993-94; di Neuroanatomia dal 1994-95 al 1996-97.

27 settembre

L’amministrazione comunale di Tempio nomina il veterinario condotto, titolare per il territorio della frazione di Palau.

12 ottobre

Un referendum popolare sancisce la volontà dei palaesi di costituire un comune autonomo.

26 ottobre

Viene inaugurato il nuovo Ufficio Postale. Quest’opera, compresa in un vasto programma che il ministero sta gradualmente attuando, è la prima in Sardegna, in questo specifico campo, nel dopoguerra. La costruzione sorge in un riquadro di terreno prospiciente al mare, in piazza Umberto I, la più grande piazza dell’isola, che per la sua centralità si è dimostrato il luogo più adatto per l’erezione dell’edificio. Essa occupa un’area di 984 metri quadrati e ha comportato la spesa di 25 milioni di lire; le sue strutture architettoniche, senza dubbio originali, sono state adattate all’ambiente; i locali interni, intonati ad uno stile moderno non privo d’eleganza, ben si adattano alle esigenze di una città come La Maddalena e si presentano sotto l’aspetto della massima funzionalità. L’edificio è stato progettato dall’architetto G. Perez-Bonsignore. (A. Chirico)

14 novembre

Agostino Cerioni è eletto presidente del Consiglio regionale.

23 novembre

Ilvarsenal-Calangianus 2-2

Calangianus: Sechi I, Gelosmino, Giagheddu, Sechi II, Panu, Deidda; Addis, Isoni, Linaldeddu, Bellu, Pes.

Ilvarsenal: Del Giudice; Sabatini, Cogliolo; Origoni, Comiti, Pisano; Zonza, Capitoni, Gana, Paoli, Scanu.

Arbitro: Lantini di Sassari

Marcatori: 28′ Comiti (su rigore), 44′ Paoli, 72′ Addis, 80′ Isoni.

Il Calangianus vinse quel campionato e l’Ilva arrivò seconda.

28 novembre

Fiducia alla Giunta regionale DC-PSd’Az presieduta da Efisio Corrias.