CronologiaDuemila

Correva l’anno 2005

17 gennaio

Muore Carlo Battaglia, artista originario dell’isola di La Maddalena, considerato tra i massimi esponenti italiani della pittura analitica. Nato nel 1933 furono gli anni d’infanzia, vissuti in Sardegna, a lasciare indelebili tracce nel suo immaginario. Durante gli studi in scenografia, condotti presso l’Accademia di Belle arti di Roma, frequentò le lezioni di Toti Scialoja, artista la cui attività professionale e di docente fu particolarmente rilevante (tra i suoi allievi Mario Ceroli, Pino Pascali e Jannis Kounellis). In questo contesto Battaglia si avvicinò alla pittura volgendo, in particolar modo, la sua attenzione agli artisti americani contemporanei: protagonista della sua tesi di laurea in storia dell’arte fu Jackson Pollock e, se pubblicata, sarebbe stato il primo scritto sull’artista americano apparso in Italia. Dalla metà degli anni ’60 Battaglia iniziò ad esporre le proprie opere, dapprima in mostre collettive e, poco dopo, al Salone Annunciata di Milano avviato dal mercante d’arte e gallerista, Carlo Grossetti.
Particolarmente significativo fu il viaggio di sei mesi che fece a New York, nel 1967. In questo contesto, che all’epoca ambiva ad affermare una rinnovata identità artistica, in rottura con i movimenti gestuali ed informali che si affermarono sul finire degli anni ’50, convivevano personaggi chiave dell’arte contemporanea, da Andy Warhol, a Frank Stella, da Robert Rauschenberg a Mark Rothko. Fu proprio con quest’ultimo che Battaglia strinse un profondo legame di amicizia, insieme ad altri esponenti della pittura analitica americana, quali Ad Reinhardt e Robert Motherwell. Risulta evidente che furono le ricerche analitiche, che insieme alla Pop Art veicolavano un cambiamento radicale del clima artistico, a suggerire a Battaglia la vera chiave della propria ricerca, che si identificò nell’ambiguità e nell’illusione del mondo visibile. Nascono così ‘Misterioso’, ‘Vertiginoso’, ‘Visionario’: opere che esaminano i rapporti di pieno e di vuoto tra i grattacieli ed il cielo, gli ingannevoli riflessi sulle pareti di cristallo degli edifici, raffigurando forme geometriche che delimitano ambiguamente lo spazio, servendosi di giochi prospettici. Nel 1970, Battaglia venne invitato, con una sala personale, alla Biennale di Venezia esponendo per la prima volta le Maree, tema che porterà avanti per tutta la vita. Da questo momento parteciperà alle più importanti mostre, in Italia e in Europa, della Pittura Analitica, diventandone uno dei rappresentanti italiani di riferimento, nonostante le dichiarate le distanze che prese da alcuni precetti di questa corrente. Partendo da una riduzione dell’oggettualità in strutture elementari, da interventi segnici e cromatici, Battaglia contrappose alla strutturalità, impersonale ed anonima, una sensibilità sottile e personale ed un senso di sospensione relazionato ad un manifesto riferimento naturalistico, connotato di una universale affettività. Nel 1980 venne nuovamente invitato alla Biennale di Venezia e, dopo essersi diviso tra Roma e New York, approdó definitivamente a La Maddalena ove poté dipingere in solitudine, osservando il mare dalla collina di Sualeddu. Avanzando nella propria ricerca la pittura di Battaglia divenne sempre più lirica, ispirata ai paesaggi marini e alla varietà di luce e di colore che essi ispirano, volta ad individuare una cifra originaria, quale struttura segreta del paesaggio. Dipingere è, per l’artista, uno dei possibili tentativi di cogliere qualcosa di inafferrabile, profondo ed illusorio. Fu grazie alla moglie, Carla Panicali (collezionista, mercante e gallerista di fama internazionale) che l’opera di Battaglia venne organizzata e diffusa dopo la sua morte. “Cerco di dipingere l’aria tra oggetto e oggetto, isola e isola, primo piano e lontananze, in uno spazio sferico.Il mare, anamorfosi impazzita di una scacchiera. Fissare l’eterno negli elementi primari: terra, acqua, aria. Non un paesaggio particolare ma il luogo del paesaggio universale. Dei sentimenti, della passione, dell’attesa e del dramma non voglio parlare. Se sono stato capace di esprimerli sono contenuti nei quadri, quindi visibili a tutti”.

26 febbraio

Allarme tumori a La Maddalena. La Regione nomina un gruppo di esperti per valutare il rischio radioattività legato alla presenza di sommergibili nucleari.

27 febbraio

Presentazione del libro “I Susini, storia e documenti inediti”. Ed. Paolo Sorba- a Maddalena. Alla manifestazione, che si svolge nel Salone consiliare di La Maddalena, intervengono l’autrice, prof. Giovanna Sotgiu, Annita Garibaldi, Agostino Susini e Gianfranco Tusceri.

5 aprile

“È giunto il momento che altre realtà nazionali si accollino l’onere legato alla presenza di una base con sommergibili a propulsione nucleare, sia per motivi di sicurezza, sia per sfruttare le opportunità di crescita dell’arcipelago di La Maddalena”. È quanto ha affermato il governatore della Sardegna Renato Soru, il 5 aprile scorso, dinanzi alla XIII Commissione del Senato. Soru ha poi sottolineato che non può infatti non riconoscersi che l’area dell’Arcipelago è sicuramente quella più a rischio di tutta la Sardegna, proprio per il transito di sommergibili nucleari. Non vi è dubbio – ha concluso – che in prospettiva sarebbe opportuno che la base militare venisse dislocata altrove. Non ha dunque modificato la propria posizione il presidente della Regione, posizione espressa anche a La Maddalena, l’autunno scorso, in occasione della sua visita nell’Arcipelago. Per quanto riguarda il presunto inquinamento Soru ha ammesso che “al momento, per quanto è dato sapere e tenendo conto dei dati forniti dagli organismi riconosciti dall’Amministrazione pubblica non sussiste alcun fenomeno di inquinamento di matrice nucleare; del resto, le conclusioni cui era giunto un primo studio curato da Legambiente sono state successivamente superate, come ha sottolineato la stessa associazione ambientalista”. In attesa che gli americani possano dislocarsi altrove (Soru al Senato non ha messo alcun limite di tempo) e che nel frattempo a La Maddalena si creino le alternative economiche a questa presenza, lasciano perplessi altre dichiarazioni rilasciate da Soru in merito ai controlli. Per quanto riguarda la rete di monitoraggio, l’Amministrazione regionale la reputa infatti “inadeguata in quanto consta di sole cinque apparecchiature in aria e due sottomarine, le quali presentano caratteristiche del tutto obsolete”. Non solo, ma “quanto al personale incaricato di curare il monitoraggio, risulta che al momento se ne occupa un solo esperto, il cui contratto dovrebbe scadere l’anno prossimo”. Considerato però che la rete di monitoraggio dipende dal Presidio Multizonale di Prevenzione della ASL n.1 di Sassari e visto che le ASL dipendono dalla Regione Sarda, non possiamo far altro, al momento, che sollecitare il governatore Soru a migliorare prima possibile la rete di monitoraggio e a disporre nuove qualificate assunzioni.

6 maggio

Non c’è stata soltanto la sua abilità, lui che per anni ha dribblato gli avversari, ma anche una buona dose di freddezza per evitare che si facesse male, o addirittura venisse colpito o azzannato da una scrofa. L’animale evidentemente era stato spaventata dalla presenza umana in località Tejalone, soprattutto perché era in compagnia dei suoi cuccioli, almeno una quindicina, che la seguivano nella quotidiana passeggiata. Il malcapitato che ha subito l’aggressione è Antonello Murri, ex calciatore del Cagliari e dell’Ilva che facendo footing, come sua abitudine, ha incrociato la scrofa con i suoi «pargoletti». «L’animale, di grosse dimensioni – ha raccontato Murri – mi ha subito caricato, ma grazie alla agilità che ancora ho sono riuscito ad evitare la carica, cambiando immediatamente direzione e nascondendomi dietro un tronco d’albero. Il cinghiale, evidentemente non ancora soddisfatto, è tornato indietro e mi ha caricato per la seconda volta». Il malcapitato è riuscito a sottrarsi dalla furia dell’animale salendo su uno scoglio. Però nel tentare di fuggire all’ira dell’animale, ha riportato diverse escoriazioni alle braccia, le gambe e al petto che lo hanno costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso del Paolo Merlo. Una riflessione a questo punto bisogna pur farla e naturalmente il più adatto è lo stesso Antonello Murri, che in campo era abituato a combattere lealmente e vistosi attaccato in malo modo ha dovuto fronteggiare un avversario insolito. Murri esprime sconforto per quanto accaduto. «Se fosse capitato a dei bambini o a delle donne – si domanda – che cosa sarebbe successo?». Una ragione in più per prestare la massima attenzione quando ci si avventura al di fuori dei centri abitati, soprattutto a Caprera. Le bellezze della natura possono a volte riservare sorprese spiacevoli, come l’incontro con un cinghiale inferocito.

8 maggio

Sono cinque i candidati alla carica di sindaco di La Maddalena e 93 i candidati a quella di consigliere comunale. Sono solo uomini i candidati a sindaco mentre per il consiglio comunale le donne candidate sono complessivamente 17, pari al 18%. Le liste hanno ‘pescato’ un po’ in tutte le famiglie isolane, in tutte le fasce d’età (sono però pochi i giovanissimi), in tutte le attività e professioni (rispetto al passato il numero dei dipendenti della Difesa è notevolmente calato mentre è aumentato il numero di commercianti e di piccoli imprenditori, segno dei tempi).

9 maggio

Votanti 7.054; aventi diritto 10.166. Hanno esercitato il diritto di voto il 69,4% dei maddalenini. Un po’ meno delle scorse elezioni comunali. E gli assenti hanno sempre torto. Premiato Comiti, bocciati tutti gli altri candidati a sindaco, più o meno sonoramente. I poco più di 300 voti di differenza tra Angioletto Comiti e Salvatore Sanna lasciano delusi sia a quest’ultimo che ai partiti del centro-sinistra (Ds, Margherita, Rifondazione Comunista, Socialisti Italiani, P.s.d’Az. Progetto Sardegna). Il messaggio, per molti versi credibile e rassicurante della lista Sanna ed in linea con i nuovi orientamenti politici regionali non è evidentemente giunto a sufficienza nell’elettorato che, tra i due sindaci di sinistra, ha preferito il primo, non solo perché più giovane ma anche, forse, perché meno legato ai partiti, più incisivo e convincente nelle intenzioni programmatiche. Una sorpresa è stato Franceschino Bardanzellu, rientrato in Consiglio dopo una pausa successiva a trent’anni di ininterrotta presenza da oppositore. L’esponente di Alleanza Nazionale è riuscito a convogliare dalla sua l’ex gruppo Psdi di La Maddalena, che ha riportato in consiglio Giuseppe Barago, ricevendo consensi, probabilmente, più che per l’effettiva forza elettorale della lista, per l’interesse e la suggestione del progetto presentato e sbandierato del porto turistico-commerciale a Padule. Delusione nella lista Dialogo e per il candidato sindaco Gian Franco Impagliazzo (lista di centro, appoggiata da A.N., UDC e da alcuni esponenti di Forza Italia). Impagliazzo ha probabilmente scontato l’eccessiva ricerca di persone credibili ma elettoralmente deboli, non raccogliendo a sufficienza consensi in quella vasta area moderata che pure esiste a La Maddalena. Più duro del previsto l’esito per Danilo Tonelli, ex commissario di Forza Italia, che con i voti conseguiti non raggiunge il consiglio comunale. Più complessivamente si può dire che dei cinque candidati sindaco hanno prevalso i due di sinistra (Comiti e Sanna) rispetto a quello di centro (Impagliazzo), di centro-destra (Tonelli) e di destra (Bardanzellu). E dopo la disastrosa esperienza dell’amministrazione Giudice il risultato non poteva essere che questo.

19 maggio

Alberto Bottoni, ex dipendente del ministero difesa, socio fondatore dell’associazione ‘Isolani si, isolati no’, già consigliere comunale e assessore all’urbanista nell’amministrazione guidata dal sindaco Pietro Dettori (DC-PRI-PSDI-Civico) è stato eletto dal consiglio generale dei pensionati Cisl, segretario regionale della FNP-Cisl. Alberto Bottoni, assieme al nuovo importante incarico regionale mantiene anche quello di segretario territoriale FNP-Cisl della Gallura-Logudoro. Bottoni, in questi ultimi anni, oltre ad essersi adoperato per la risoluzioni dei problemi specifici della categoria dei pensionati si è particolarmente impegnato sui problemi dell’ospedale Paolo Merlo e su quelli inerenti la bollettazione dell’acqua. È sua l’iniziativa della costituzione a La Maddalena della sezione dell’Adiconsum.

23 maggio

Pietrina Murrighile, avvocato, olbiese, sposata, un figlio, sorella di Giacomo, il compianto Giacomo Murrighile, imprenditore ed ex assessore comunale di La Maddalena deceduto improvvisamente una decina d’anni fa, è il primo presidente della provincia Olbia-Tempio. L’elezione è avvenuta il 23 maggio scorso al termine del ballottaggio con Livio Fideli, candidato del centro-destra. Dei 26 comuni che compongono la nuova provincia Gallura, solo 8 hanno scelto Fideli (Olbia compresa, sebbene con un ristretto margine di voti) gli altri 18 hanno invece fatto prevalere la preferenza per la candidata presidente del centro-sinistra, allineando la Gallura alla tendenza regionale e nazionale che vede in questo momento prevalere l’aggregazione che si riferisce a Renato Prodi su quella berlusconiana. Pier Franco Zanchetta sarà l’unico maddalenino a rappresentare l’Arcipelago nella nuova provincia Gallura. Giornalista, collaboratore per anni di radio private in alta Italia ed in Svizzera, fondatore di Radio Sardegna Uno, ex corrispondente di Tele Sardegna 1, già addetto stampa dell’Ente Parco, attualmente addetto stampa dell’assessore regionale Dadea, è stato eletto nella lista dei DS con una valanga di voti. Tra i più strenui e duri oppositori dell’amministrazione Giudice proprio per questo, evidentemente ma non solo, è stato premiato dall’elettorato. Da lui naturalmente ci si aspetta grande attenzione per La Maddalena, e magari un assessorato …

1 giugno

«Naturalmente avrete l’aiuto del dottor Chirico, il quale vi informerà dettagliatamente sul piano. Vi ringrazio per quanto fate e stracciate poi questo biglietto», seguono data (16 agosto) e la firma Mussolini. Il settimanale “Oggi” pubblica un documento autografo del Duce, «scritto il 16 agosto 1943 a La Maddalena, dove il capo del fascismo era tenuto prigioniero dopo un breve soggiorno a Ponza. Un documento inedito e di grande importanza storica perché rivela, e nessuno ne aveva parlato finora, l’esistenza di un piano dei fascisti per liberare Mussolini prima che lo facessero i tedeschi con il capitano Skorzenj a Campo Imperatore (12 settembre 1943)». Un piano evidentemente organizzato subito dopo la caduta del fascismo e l’arresto del Duce, il 25 luglio 1943. Il documento è stato ritrovato casualmente alla fine del 2004, «a Verona da Enrico Maineri, appassionato ricercatore di storia contemporanea». Nel messaggio non è indicato il destinatario «ma viene fatto il nome del dottor Aldo Chirico, ex podestà e medico condotto a La Maddalena». Chirico – afferma la rivista – «era riuscito a comunicare con Mussolini nascondendo le sue lettere nella biancheria che una giovane lavandaia periodicamente portava al capo del fascismo rinchiuso a villa Webber. Il medico è morto portando con sé il suo segreto, così come i pochi altri che dovevano essere a conoscenza del piano».

4 giugno

Il compendio garibaldino di Caprera, con i suoi 135.344 visitatori (dati del 2002), è di gran lunga il museo più visitato della Sardegna. Al secondo posto, ben distanziato, con 76.150 presenze (circa la metà), il museo dell’intreccio mediterraneo di Castelsardo. Al terzo posto il complesso nuragico di Barumuni (76.113). Al quarto il sito archeologico di Nora (68.132 presenze). L’interessantissimo museo Sanna di Sassari conta ‘appena’ 26.215 presenze. I dati, relativi al 2002, sono stati resi noti dalla Crenos. Per quanto riguarda gli altri due musei di La Maddalena invece, il Navale ed il Diocesano, i risultati non vanno, complessivamente, oltre poche migliaia di persone. In Sardegna 129 comuni hanno uno o più musei. Su un totale di 160 musei, 123 sono pubblici, 24 privati, 13 appartengono alle diocesi. Per quanto riguarda il compendio di Caprera, fiore all’occhiello del sistema museale sardo, importantissimo dal punta di vista storico-culturale, ci domandiamo: oltre ad una ventina di dipendenti (e relativi stipendi), dal punto di vista turistico-economico è adeguatamente ed opportunamente utilizzato l’afflusso annuo di 130/140 mila persone?

18 giugno

Fu lui che aprì in via Garibaldi la prima vera attrezzata ed aggiornata libreria di La Maddalena, alternando l’attività commerciale a quella di insegnante di matematica presso le scuole Cemm. Giulio Giudice aveva sposato Maria Teresa, insegnate elementare, figlia del generale Ferracciolo, per anni direttore dell’Arsenale Militare di Moneta. Le gioie e le soddisfazioni per le positive iniziative intraprese furono poi stroncate dalla tragica morte di Corrado, uno dei due suoi figli. Seguirono anni di dolore ed il successivo passaggio all’attività di coltivatore e produttore di fiori e piante. Poi il passaggio alla politica, della quale se ne era sempre disinteressato sebbene fosse di area socialista, e l’adesione prima al movimento-gruppo ‘Maddalena 2000’ e poi al partito di Berlusconi. Candidatosi alle elezioni comunali (che videro l’elezione a sindaco dell’ex senatore del PCI Mario Birardi) senza riuscire ad essere eletto, nel 2000 per le elezioni provinciali Giulio Giudice fu candidato con Forza Italia nel collegio La Maddalena-Palau, e venne trionfalmente eletto a Palazzo Sciuti di Sassari. Presidente della commissione trasporti, viabilità e portualità si impegnò, tra l’altro, per il miglioramento della viabilità provinciale ed in particolare per quella di La Maddalena. Si è anche occupato dei problemi sanitari, in particolare di quelli dell’ospedale Paolo Merlo. Spesso presente nel dibattito politico-amministrativo attraverso la carta stampata e Radio Arcipelago, Giulio Giudice nel 2003 fu nominato dal presidente della provincia di Sassari proprio rappresentante alla Comunità del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. Alla fine dello stesso anno 2003 il peggioramento delle condizioni di salute lo indussero ad un operazione che rivelò la presenza di un male incurabile. Male contro il quale Giulio Giudice, sebbene abbia combattuto con il coraggio di un leone, il 18 giugno scorso, all’età di 69 anni, si è dovuto arrendere. Di lui ricordiamo innanzi tutto l’onestà intellettuale, la passione politica, il senso della giustizia, l’amore per il suo paese, il coraggio. Quando in lui sorse il dubbio che la presenza del nucleare militare straniero nelle acque dell’Arcipelago potesse comportare dei rischi per la salute dei maddalenini, non ebbe remore e polemizzò anche duramente col suo partito, tanto da giungere a rompere con lo stesso e a schierarsi alle ultime elezioni regionali (2004) col Partito Sardo d’Azione. Ai funerali, celebrati nel pomeriggio di una calda domenica di giugno, erano presenti numerosi isolani, concordi con le parole di don Domenico Degortes che terminando l’omelia funebre ha ricordato come, nella sua azione politica, Giulio Giudice abbia “fatto del bene”.

7 luglio

Il sindaco di La Maddalena Angelo Comiti presenta al Consiglio Comunale ed alla cittadinanza che lo ha eletto il suo programma di governo.

9 luglio

Le fiamme, il fumo acre, il panico. Una trentina di case vengono fatte evacuare; si blocca il traffico. E il vento non accenna a diminuire. Sabato 9 luglio non è stato un fine settimana come tutti gli altri. Il solito criminale ha (probabilmente) appiccato il fuoco. Ed è stata distruzione e desolazione tra Guardia Vecchia e la strada per il Cimitero, col rischio che le fiamme distruggessero le abitazioni e magari anche qualche vita umana. Task force per domare le fiamme: Corpo Forestale, Vigili del Fuoco (con mezzi provenienti da Palau, Arzachena, Olbia, Santa Teresa e Nuoro), Protezione Civile, Marina Militare Italiana, Brigata Sassari, Carabinieri, Polizia, Vigili Urbani, Marina Usa, volontari di varie associazioni. La Capitaneria ha requisito un traghetto per far imbarcare i mezzi di soccorso. Poi arrivano due aerei antincendio ed un elicottero. Quando tutto è finito rimane la desolazione, la rabbia e la paura.

1 agosto

Ricorre il centenario della morte di Angelo Tarantini, unico maddalenino ad aver preso parte alla spedizione dei Mille, sulla cui figura è in preparazione uno studio dettagliato curato dall’ANVRG della nostra città. Angelo Tarantini nacque a La Maddalena, in regione Carone n. 5 in località Moneta, il 13 dicembre 1836, da Giuseppe e Maria Scotto. Il padre di professione era marittimo, imbarcato su un bovo, impegnato nei traffici nel Mediterraneo; è probabile che egli visse a lungo lontano dall’Arcipelago e che la famiglia fosse di condizione economica modesta. Nella permanenza a La Maddalena, un episodio lega questa famiglia alla figura del Generale Garibaldi. Il 12 ottobre 1849, nel periodo della breve permanenza coatta di Garibaldi nell’Arcipelago, dopo la caduta della Repubblica Romana, la fuga verso Venezia, la morte di Anita e l’arresto che egli subì a Chiavari il 6 settembre dello stesso anno, il Generale si trovava nella vigna della famiglia Susini, con la quale era legato da consolidati rapporti di amicizia; all’Isuleddu salvò il piccolo Domenico Tarantini, cugino di Angelo, che rischiava di affogare per il mare grosso. Dal quel 1849 passarono molti anni; nel 1860 egli iniziò i preparativi di quella che fu la più grande impresa della sua vita, la Spedizione dei Mille, partita da Quarto, presso Genova, il 5 maggio 1860. All’epoca, all’età di ventiquattro anni, anche Angelo Tarantini si trovava a Quarto, e si unì, unico maddalenino insieme ad altri due sardi, fra i 1089 che accompagnarono l’Eroe nella spedizione contro il Regno Borbonico. Per quanto riguarda le motivazioni per le quali Tarantini fosse a Quarto si possono fare principalmente due supposizioni: la prima che fosse stato arruolato nella Regia Marina Sarda; la seconda che svolgesse il mestiere di marittimo e che quindi si trovasse ivi per motivi di lavoro. In entrambi i casi è comunque impossibile spiegare perché il Tarantini abbia deciso di aderire alla spedizione dei Mille, né azzardare una interpretazione dei suoi ideali o delle sue aspirazioni patriottiche. Dopo lo sbarco a Marsala dell’11 maggio, la documentazione non dà grandi notizie del giovane maddalenino nella marcia verso Palermo: si sa che entrò a far parte del Servizio sanitario dei Mille. L’ultima notizia di Tarantini, durante la spedizione, si riferisce ad una nota, datata Napoli 21 settembre, inviata dal “luogotenente Tarantini” al Commissario Garini, per segnalare quattro disertori. Terminata l’impresa dei Mille, fu per breve tempo ammesso nell’esercito regolare, che abbandonò nel 1862. Tornato in Sardegna, lasciò sia l’esperienza garibaldina che la vita militare. Sposatosi a Thiesi con Antonina Fadda, ebbe dodici figli; nella città logudorese svolse il lavoro di commerciante. Alla fine dell’Ottocento Angelo Tarantini fece ritorno nell’Isola natia, dove morì, come detto, cento anni fa e dove fu sepolto nel nuovo cimitero.

2 agosto

Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi è da ieri all’isola della Maddalena, in Sardegna. Qui, come di consueto, trascorrerà con la moglie Franca un periodo di vacanze fino a Ferragosto. Prima di raggiungere l’ isola il presidente ha chiesto all’equipaggio dell’Argo della Marina Militare di effettuare una breve sosta durante la traversata per fare, insieme alla moglie, il primo bagno della stagione.

2 agosto

Presentazione del libro “I Garibaldi dopo Garibaldi – la tradizione famigliare e l’eredità politica“ a cura di Zeffiro Ciuffoletti, Arturo Colombo ed Annita Garibaldi Jallet, presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare – Biblioteca dipartimentale – in presenza delle autorità civili e militari, tra i quali si nota il Comandante Fabrizio Filippi, l’Assessore alla Cultura del Comune di la Maddalena Gianfranco Dedola, il dott. Giancarlo Tusceri, il Sen. Mario Birardi, Giuseppe e Flavia Garibaldi, Antonello Tede, consigliere comunale, Gian Luca Moro, Stefania Susini. Coordinatrice la giornalista Alessandra Deleuchi.

6 agosto

Gianfranco Fini dichiara: “Niente mete esotiche, ho scelto La Maddalena per le mie immersioni“.

18 agosto

Ultimo bagno per Ciampi finita la vacanza alla Maddalena; Volge al termine il soggiorno marittimo del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e della signora Franca. Già oggi, infatti, i coniugi Ciampi lasceranno la sede dall’Ammiragliato della Marina italiana sull’isola della Maddalena, dopo due settimane di bagni, escursioni, gite in barca e incontri con i cittadini, per fare ritorno a Roma. Si conclude così la prima parte delle vacanze presidenziali. Ciampi e la signora Franca dovrebbero infatti trascorrere i giorni che mancano al 28 agosto, data stabilita dal capo dello Stato per il rientro definitivo al Quirinale, a Siusi in Alto Adige. Il condizionale è d’ obbligo, perché le avverse condizioni meteorologiche che stanno interessando la provincia di Bolzano potrebbero spingere il presidente a rinunciare. Il suo arrivo, infatti, era atteso già per il 16 agosto, poi programmato per oggi e infine ancora rimandato. Visto che il clima non accenna a migliorare, la decisione se raggiungere l’ Alto Adige verrà presa tra domenica e lunedì. Se il tempo volgerà al bello e se sulle vette delle montagne alpine tornerà il sole, permettendo quelle passeggiate in quota amate dal presidente, il programma concordato delle vacanza sarà rispettato. Nel frattempo Ciampi, dopo il rientro nella capitale, si trasferirà nella tenuta presidenziale di Castel Porziano, in attesa che il tempo in Alto Adige migliori.

26 agosto

Il presidente del Consiglio Comunale, Antonello Ornano, organizza una pubblica assemblea per parlare di crisi economica e occupazionale.

30 settembre

La stagione estiva (agosto in particolare) si chiude positivamente dal punto di vista turistico. Dopo un buon giugno e un luglio insoddisfacente, agosto ha registrato un piccolo boom. Si registrarono 70.000 passeggeri e 20.000 auto in transito.

8 ottobre

Stop alla vendita di Budelli.

14 ottobre

E’ deceduto alla Maddalena Nunzio De Meglio, uno dei primi maestri d’ascia che hanno lavorato nell’isola.
L’officina dove ha inziato ad apprendere il mestiere, è quella in cui si era inserito il canitiere a nome del padre Gaetano De Meglio, di origine ponzese, da circa 70 anni.
Nunzio lo aveva sostituito continuando cosi la specializzazione che inizialmente consisteva in gozzi da pesca ponzesi a vela, chiamati ‘filucchi”, proseguendo poi a produrre scafi e costruzioni navali di tutti i tipi, prediligendo però il modello riveduto del gozzo classico marsigliese.

11 novembre

Nella sala consiliare del comune di La Maddalena il prefetto di Sassari Salvatore Gullotta ha incontrato i sindaci di La Maddalena e Palau, la presidente della provincia Olbia-Tempio, le giunte e consigli comunali e provinciale, i vertici provinciali dei vigili del fuoco, il questore, il comandante di Compamare La Maddalena, il presidente ed il direttore del Parco, altre autorità civili e militari, i responsabili del laboratorio della Ricciolina, nonché rappresentanti dei sindacati, delle associazioni ambientaliste, gli ex sindaci di La Maddalena. Alla riunione, indetta per presentare il piano emergenza in caso di incidente nucleare, non sono state inviate le autorità religiose. E qualcuno, tra il serio ed il faceto, ha detto che nel malaugurato caso …ce ne sarebbe bisogno! Non è stata invitata nemmeno la stampa, anzi, per essere precisi, la stampa è stata invitata a lasciare la sala, salvo ammetterla nel pomeriggio ad una conferenza … stampa.

13 novembre

Uno “scandalo” che non può passare sotto silenzio. Sull’ampliamento della base Usa della Maddalena insorge l’Unione. Il centrosinistra chiede che il governo riferisca subito in Parlamento. Ds e Margherita hanno presentato un’ interrogazione al Senato; i Verdi alla Camera. Chiedono si faccia chiarezza su quanto ha riportato ieri Repubblica. Sono le ultime interrogazioni di una serie di richieste di chiarimento. C’è poco da tergiversare – denuncia Luigi Zanda (che con Bruno Dettori della Margherita, Rossano Caddeo, Gianni Nieddu e Giovanni Murineddu dei Ds ha firmato l’interrogazione a Palazzo Madama), spieghino il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e il ministro della Difesa, Antonio Martino se c’ è il piano per ampliare la base in Sardegna. “L’inchiesta di Repubblica – riassume Zanda – conferma quanto già denunciato in altre interrogazioni parlamentari e cioè che la base US Navy per sottomarini atomici del Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, sarebbe soggetta a un nuovo ulteriore piano di ampliamento contenuto in un documento denominato Milcom. Il documento risulta già discusso dal Congresso Usa e prevederebbe un ampliamento della base mediante l’ acquisizione dell’ ex Arsenale, dei tunnel deposito di armi italiane a Santo Stefano e a Caprera, e la costruzione di ulteriori 50.000 metri cubi a nord di Santo Stefano e di alloggi per almeno altri 350 militari americani, che si aggiungerebbero ai 2.500 già residenti“. “E’ chiaro che un’ edificazione così imponente – attacca il senatore di Dl – avrebbe un pessimo impatto ambientale sull’arcipelago che è Parco Nazionale, soggetto a vincolo paesaggistico e rientra anche in un sito d’importanza comunitaria. La Commissione europea infatti aveva già mosso diverse contestazioni all’Italia su un primo ampliamento“. Per il centrosinistra non c’ è ombra di dubbio che la situazione “è pericolosa e allarmante”. Da qui l’interpellanza anche per capire in base a quali valutazioni di urgenza o di sicurezza militare il governo avrebbe acconsentito al progetto. E inoltre “quali provvedimenti ha preso rispetto alla procedura avviata dalla Commissione europea e quali sono le sue motivazioni sull’ipotesi di ampliamento della base americana che è del tutto in contrasto con lo sviluppo turistico ed economico della Maddalena”. Marco Lion, capogruppo dei Verdi in commissione ambiente alla Camera, rincara: “è inaccettabile che il governo italiano abbia nascosto al Parlamento e ai cittadini una vicenda così rilevante importanza comunitaria. La Commissione europea infatti aveva già mosso diverse contestazioni all’ Italia su un primo ampliamento”. Per il centrosinistra non c’ è ombra di dubbio che la situazione “è pericolosa e allarmante”. Da qui l’ interpellanza anche per capire in base a quali valutazioni di urgenza o di sicurezza militare il governo avrebbe acconsentito al progetto. E inoltre “quali provvedimenti ha preso rispetto alla procedura avviata dalla Commissione europea e quali sono le sue motivazioni sull’ ipotesi di ampliamento della base americana che è del tutto in contrasto con lo sviluppo turistico ed economico della Maddalena”. Marco Lion, capogruppo dei Verdi in commissione ambiente alla Camera, rincara: “è inaccettabile che il governo italiano abbia nascosto al Parlamento e ai cittadini una vicenda così rilevante”.

14 novembre

La Maddalena è un caso nazionale; “Non sono pacifista, neppure antimilitarista e tanto meno antiamericano. Non ho alcun pregiudizio ideologico nei confronti degli Stati Uniti. Credo soltanto che la presenza dei sommergibili americani a La Maddalena oltre ad aver fatto il suo tempo, rappresenti un pericolo per la popolazione e una palla al piede per lo sviluppo dell’isola, della Gallura e dell’intera Sardegna”. Angelo Comiti, 51 anni, sindaco di La Maddalena dal maggio scorso con una lista civica che ha sbaragliato centrosinistra e centrodestra, mette le mani avanti. La sua battaglia contro la base della marina statunitense, che si avvia a un “rafforzamento di lungo periodo” con l’ acquisizione dell’ex Arsenale, la costruzione di altri 50 mila metri cubi e di alloggi per altri 350 militari americani, è solo ed esclusivamente in difesa degli interessi dei suoi concittadini. I suoi 25 anni di militanza nel Pci, oltre a una generica collocazione a sinistra, gli hanno lasciato al massimo una discreta dose di pragmatismo che ora utilizza per cercare di trovare dopo 33 anni una soluzione al “caso La Maddalena”. “Quest’isola – dice – è stata sempre giocata sui tavoli elettorali, ma passate le elezioni noi siamo rimasti sempre soli con i nostri problemi. Faccio il sindaco e mi occupo solo degli interessi dei miei cittadini. è giunto il tempo che la La Maddalena diventi un caso nazionale”. Dovrebbe essere soddisfatto, proprio in questi giorni sono state presentate diverse interrogazioni parlamentari che riportano all’ attenzione il “caso La Maddalena”. “Certo, sono soddisfatto quando si prende posizione su questo problema. Ma in questi 33 anni gli armadi si sono riempiti di interrogazioni parlamentari e non è cambiato nulla. Il toro va preso per le corna, il problema va affrontato seriamente un volta per tutte. Noi viviamo una condizione a dir poco peculiare: da una parte La Maddalena fa parte di un parco nazionale, che l’Unesco si appresta a dichiarare patrimonio dell’umanità, dall’altra dentro questo parco abbiamo i sommergibili nucleari. Curioso, no?”. Ma in Sardegna qualcosa si è mosso negli ultimi mesi. “Sì, il presidente della Regione Renato Soru ha ridato dignità ai nostri problemi, ma la partita si risolve al governo centrale. Gli Stati Uniti sono a La Maddalena in base a un accordo segreto mai ratificato dal Parlamento”. Cosa si aspetta dal governo in carica? “Non mi aspetto molto. Tutto quello che accade è ordito dal governo di centrodestra di Roma e da quelli che negli anni scorsi, in quello schieramento, hanno governato sia la Regione che il Comune. Ma a Roma ci sono stati anche governi di centrosinistra che non hanno mai fatto molto. Ma, comunque, c’è tempo per ricredersi”. Lei ha scritto una lettera a Prodi chiedendo che il “caso La Maddalena” venga inserito nel programma del centrosinistra. Che risposta ha ricevuto? “Nessuna risposta, a parte qualche ingiuria da parte di chi, qui a La Maddalena, si è piccato perché mi sono permesso di scrivere a Prodi. Niente di particolare, sono tutti amici”. Perché Prodi non ha risposto? “Perché probabilmente capisce che è un argomento molto spinoso. Mi rendo conto che ci sono problemi di carattere generale. Io non credo che gli americani possano andar via domani mattina, però penso che si possa programmare l’ espulsione in tempi concordati, che si possano stabilire le procedure del loro allontanamento. Noi chiediamo che se ne vadano, e siamo pronti a discutere i tempi e i modi. Qualcuno deve risponderci. Mi rendo conto che noi siamo ai confini dell’impero, ma qualcosa dovranno dircela. Le elezioni sono vicine, sono di sinistra e mi aspetto che si metta qualcosa nero su bianco”.

24 novembre

I sottomarini americani lasceranno la Maddalena; “Un’eventuale riduzione del contingente italiano, ovviamente concordata con il governo iracheno e con i nostri alleati, verrà delineata entro il gennaio 2006. E per prima cosa informerò il Parlamento”. Il ministro della Difesa Antonio Martino è appena uscito dall’incontro al Pentagono con il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld – “con lui c’ è piena sintonia e non è la prima volta” – e incontrando i giornalisti preferisce sorvolare (“come dice Rumsfeld di presidente ce ne è uno solo, il ministro della Difesa deve fare il suo mestiere, non posso rispondervi io per Berlusconi”) sulle dichiarazioni fatte a Tunisi dal premier italiano: “Quello che posso dire è che l’ Italia manterrà fede ai suoi impegni e che la nostra missione si basa sul “principio del successo”; ma non è una missione a tempo indeterminato”. Da Washington arriva però un annuncio importante che riguarda un altro ritiro: quello dei sommergibili americani dalla Sardegna. Sommergibili che “saranno trasferiti fuori dal territorio nazionale dalla base di Santo Stefano, La Maddalena, secondo tempi e modi che dovranno essere definiti più avanti”. L’operazione – spiega una nota del ministero della Difesa – “si inserisce nel quadro di ridislocazione delle forze Usa in Europa e conferma che le notizie relative al potenziamento della presenza di sommergibili nucleari Usa alla Maddalena e di un ampliamento della base erano prive di fondamento, e che non è prevista alcuna cessione di parte o di tutto l’ Arsenale alla Us Navy”. “è una cosa fantastica”, ha commentato il presidente della Regione Sardegna Renato Soru, “è la più bella notizia degli ultimi tempi”. Martino ha ringraziato Rumsfeld esprimendo “tutta la riconoscenza italiana agli Stati Uniti per l’ importante presidio di sicurezza che la base ha rappresentato per oltre un trentennio e per il grande contributo che la sua presenza ha fornito allo stesso sviluppo ed alla crescita economico-sociale dell’area”. Nel colloquio al Pentagono, comunque, è stato l’ Iraq il tema centrale. Martino ha spiegato come nei suoi ultimi incontri (oltre a Rumsfeld ha visto i leader iracheni e il segretario della Nato) ha avuto la conferma dell’ottimo lavoro svolto dalle truppe italiane: “Dall’Iraq arriva un “grazie Italia, non ci abbandonate”; a mano a mano che riusciremo ad aiutare l’ Iraq a provvedere da solo alla propria sicurezza, cosa che già stiamo facendo con grandi risultati, la nostra presenza quantitativamente potrà essere ridotta, senza rinunciare agli obiettivi che ci siamo prefissi”. Nessuna data certa, anche se Berlusconi ha parlato di “fine 2006”: “Il presidente del Consiglio probabilmente non intendeva indicare una data tassativa, intendeva indicare un orientamento. Non è detto che poi sia effettivamente quello: ripeto, il Parlamento dovrà essere informato per primo”. Una fonte del ministero della Difesa ha confermato a Repubblica che i due ministri al Pentagono hanno “iniziato a discutere questo punto e hanno delineato una sorta di griglia in cui verranno presto inseriti tempi e modi del ritiro”; secondo la stessa fonte tra i militari italiani c’ è un discreto ottimismo sulla situazione della sicurezza in Iraq: “In questa fase la minaccia dei terroristi è in tendenziale diminuzione; ci aspettiamo una nuova ondata di attentati attorno alle elezioni di dicembre, ma poi la violenza dovrebbe diminuire di nuovo; in crescita è invece la minaccia in Afghanistan, dove i Taliban si sono riorganizzati con una strategia che prevede rapimenti, uccisioni, estorsioni”. Al Pentagono sono già pronti tutti gli scenari di exit strategy, ma prima delle elezioni in Iraq previste per metà dicembre le cose non saranno chiare. L’ ipotesi più accreditata resta quella che prevede un ritiro graduale (circa duemila uomini al mese) dalla primavera del 2006. La Casa Bianca conferma che saranno soprattutto i comandanti americani in Iraq a dettare i tempi del ritiro, che sarebbe “destabilizzante” solo se fosse un “ritiro precipitoso” come ha confermato ieri con una videoconferenza da Bagdad il generale John Vines, numero due delle forze Usa nel paese del Golfo.

Gli americani porteranno via dalla Maddalena tutto: da quelle parti non solo non si vedranno più i sommergibili nucleari, ma chiuderà anche la base appoggio di Santo Stefano. La notizia arriva ancora una volta dal ministro della Difesa Antonio Martino reduce dal colloquio con il capo del Pentagono Donald Rumsfeld. Colloquio che il ministro della Difesa italiano pensava incentrato sulla exit strategy dall’Iraq, ma che ha preso una piega imprevista quando Rumsfeld ha annunciato l’ intenzione di lasciare La Maddalena. Un po’ per le mutate esigenze strategiche americane, un po’ per le continue difficoltà che gli americani incontrano con le amministrazioni locali. A Martino, sorpreso, non è restato altro che prendere atto e preparare un comunicato per annunciare la decisione. Comunicato che ieri, attraverso un nota ufficiale del ministero è stato integrato con la precisazione che “non solo i sommergibili, ma l’ intera base americana di Santo Stefano sarà trasferita in un altro paese”. Il ministro ammette però che tempi e modi dello smantellamento non sono ancora ben chiari. Quello che è certo è che prima o poi gli americani se ne andranno: e gli italiani temono anche molto presto. Per questo Martino domani incontrerà il presidente della regione Sardegna Renato Soru per studiare le “implicazioni territoriali” dello smantellamento. Nel frattempo il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu ne ha parlato con Lee Rust Brown, consigliere politico militare dell’Ambasciata Usa a Roma. Il diplomatico ha confermato al sottosegretario, sardo, che base e sommergibili andranno via perché la loro presenza non risponde più alle mutate esigenze di sicurezza nell’area mediterranea. Brown ha anche spiegato che tempi e modi dell’abbandono si conosceranno “successivamente” e che base e mezzi troveranno posto “in un altro Paese alleato”. Le notizie che arrivano da Roma sono accolte alla Maddalena con entusiasmo, ma anche con un pizzico di scetticismo. Esulta ovviamente il presidente della Regione Soru. Esulta anche il leader Verde Alfonso Pecoraro Scanio che parla di una “vittoria dei pacifisti e dei tantissimi cittadini che si sono mobilitati per il trasferimento dei sottomarini nucleari. Ma questa vittoria – dice Pecoraro – è solo un primo passo: in Italia ci sono ancora armi nucleari tattiche, pericolosissime, che devono lasciare immediatamente il nostro territorio”. Anche Rifondazione prende atto con soddisfazione della novità, ma invita a non abbassare la guardia e vigilare. Perché. spiega la deputata Elettra Deiana, “l’accordo, se c’ è stato, è avvolto nel mistero. Che cosa se ne fa con i sottomarini e che cosa avverrà dei lavori di ampliamento e ristrutturazione decisi? Il ministro Martino dovrà darci conto al più presto dell’intero pacchetto di problematiche”. Fra i più soddisfatti il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga che vede nell’ abbandono americano il segno “che la Guerra Fredda è definitivamente conclusa”.

L’incredulità sull’isola. E adesso di che vivremo?

Che non c’ è aria di festa è chiaro fin dal traghetto che collega Palau all’ isola de La Maddalena alle sei del pomeriggio, l’ ora del ritorno a casa. “Non mi torna la fretta: troppa. Se ne vanno così all’improvviso dopo trentatré anni. E a noi chi ce lo dà il tempo di organizzarci senza di loro, senza i sommergibili e senza gli americani?” borbotta Silvio Ornano, un signore che è stato assessore in una giunta di centrosinistra, che ha combattuto per vedere questo giorno e ora scruta nel buio l’ isolotto di Santo Stefano, la sede della Us Navy e della base Nato piazzata qui nel 1972 senza chiedere il permesso ai maddalenini e neppure al Parlamento italiano. Storie della guerra fredda che ora vengono messe in archivio ma lasciano numeri che preoccupano. L’ ex assessore ne dice uno, prima di lasciare il traghetto: “Lo sa che ci sono almeno 200 famiglie sull’isola che vivono con gli stipendi degli americani?”. Strana giornata questa per La Maddalena. Non solo perché sopra Palau è caduta la neve e soffia un grecale gelido. Il fatto è che il giorno atteso dopo trentatré anni di battaglie ambientali e contro il rischio di radiazioni nucleari arriva all’improvviso e lascia tutti un po’ spiazzati. E incerti, tra gioia e preoccupazione. Se ne accorge fin dalla mattina il sindaco Angelo Comiti, 51 anni, cuoco, marinaio, artigiano pellettiere, una passione per il Pci durata 25 anni e da maggio primo cittadino a capo della lista civica, tendente a sinistra ma non troppo, che ha chiamato Isole d’ Europa. La prima telefonata è stata di Pasqualino Serra, il proprietario dell’isola di S. Stefano espropriato dagli americani nel 1972. “Era felice, quasi emozionato e mi ha fatto i complimenti”. Subito dopo però, nella sede del comune in piazza Garibaldi, si è presentata una delegazione di lavoratori in cerca di rassicurazioni sul futuro e sugli stipendi. Sono i numeri di quella che il sindaco chiama “economia militare” a fargli dire: “La mia è una felicità contenuta, non ci aspettavamo queste decisioni così all’improvviso. Noi eravamo pronti a una battaglia di lunga durata e invece in poche ore palazzo Chigi e Casa Bianca annunciano via i sommergibili e via la base”. Jeans, giubbotto e Clarks ai piedi, barba non fatta, il sindaco si chiede: “Cosa c’ è dietro questi annunci? Sono una cosa seria e dietro c’ è un progetto di riconversione economica condiviso? Oppure è tutto un trucco per seminare il panico?”. Sulla scrivania s’ ammucchiano spacci di agenzia, messaggi di amici e cittadini e i numeri di una crisi possibile: almeno duecento i maddalenini impiegati negli uffici della base Usa; centinaia, forse 800, le case affittate alle famiglie americane, pari a circa il 40 per cento degli alloggi di un’ isola abitata da 12 mila persone a cui si aggiungono 4 mila militari; quattro o cinque le piccole ditte che lavorano in appalto per la base sia a S. Stefano che su La Maddalena. Domani il presidente della Regione Soru sarà a Roma per discutere “le implicazioni territoriali della dismissione”, i tempi e la “destinazione dell’installazione militare”. Comiti non è stato invitato. “E mi dispiace molto – dice – perché noi i progetti li abbiamo già pronti”. C’ è la riconversione dell’Arsenale della Marina militare italiana, 23 ettari di rara archeologia industriale che ora dà lavoro ad appena 162 persone, anche queste sempre più precarie; tre o quattro alberghi a cinque stelle per un turismo di qualità; il porto turistico diviso da quello commerciale; una nuova marina, un campus universitario per attività nautiche e naturalistiche “visto che qui siamo tutt’uno con il parco marino che sta per diventare patrimonio dell’Unesco”; l’approvazione, già avvenuta, di un piano regolatore che dà il via libera a un milione e 800 mila metri cubi. Il sindaco rivendica il carattere della Maddalena, “una storia piccola ma vera che ha sempre evitato le speculazioni e le lottizzazioni che hanno invaso la Gallura e non comincerà certo adesso a scimmiottare Porto Cervo o la Costa Smeralda”. Il problema, semmai, sono i progetti dell’Aga Khan e del libanese Tom Barrack già presentati da mesi all’Agenzia industria e difesa nata per rendere produttivi gli insediamenti militari dismessi. “Roma, nonostante le richieste non ce li ha mai fatti vedere. Perché?” chiede il sindaco. Lungo il corso, a sera, non si parla d’ altro. “Non solo fiori” è un negozio zeppo di addobbi natalizi, uno di quelli che di questi tempi puoi tranquillamente vedere a New York o a Boston. “E infatti – dice Gabriella – questo negozio vive con loro. Quando stamani ho letto i giornali sono rimasta choccata. Si rendono conto che l’ 80 per cento del piccolo commercio dell’isola vive sulle famiglie dei tremila militari americani?”. Da “giocattoli e giornali Marchetti” un altro capannello: “La radioattività è sempre stato un falso problema. E la riconversione in tempi così brevi è pura fantasia”. Alla fine ha voglia di scherzare solo il pescivendolo: “Qui gli unici felici tra poco saranno scorfani e i pesci dei fondali bassi”. Che non saranno più disturbati dal passaggio dei sommergibili.

Tutti a casa in sei mesi, al massimo un anno. Sommergibili nucleari, nave appoggio, i mille marinai italiani e i tremila americani con relative famiglie, mogli e figli, la Marina militare italiana e la Us Navy. Tutte ferme, da subito, le gru della ditta Pizzarotti che da qualche mese avevano cominciato i lavori per “ristrutturare” 300 alloggi della base di Santo Stefano per un appalto di 36 milioni di euro. La vaghezza del gentile commodoro comandante della base Billy Gregory M. e i sorrisi del lieutenent J. Paddock perché alle tre di ieri pomeriggio ancora nulla sapevano del trasferimento e nessun ordine era arrivato dai comandi superiori, si squagliano verso le sette di ieri sera quando il ministro della Difesa Antonio Martino incontra il governatore della Sardegna Renato Soru, il presidente dei Ds Piero Fassino e un gruppo di senatori tra cui Gianni Nieddu (ds). “In sei mesi al massimo un anno la Us Navy lascerà la base Nato de La Maddalena e dell’ isola di Santo Stefano” ha detto il ministro. “Nella mia agenda per Washington il problema Maddalena era inserito ma non in modo così urgente” ha confidato il titolare della Difesa al presidente Soru. Fonti militari italiane spiegano che la base “non è più strategica da un punto di vista geo-militare”, che è “molto vulnerabile” dal punto di vista della sicurezza e che dovendo il Pentagono razionalizzare le strutture nel Mediterraneo per problemi di budget, tanto vale trasferire e concentrare altrove dove costa tutto meno. In Albania o in qualche paese del Nordafrica come la Tunisia. Sembrano tutti contenti. Soru si riporta a casa dalla Marina militare, come voleva, l’ ex servitù militare dell’isola di Santo Stefano e il via libera alla riconversione dell’arcipelago “da economia militare a turistica”. Fassino promette che l’ Unione “vigilerà e ne farà un punto del programma”. Il senatore Nieddu assicura che “i duecento civili impiegati dalla Us Navy saranno assorbiti nel settore pubblico grazie ad una legge del 1998”. Il sindaco Angelo Comiti è più ottimista: “Un anno è sufficiente per avviare la riconversione, cominceremo subito e ce la faremo. Questo posto diventerà speciale perché ha infinite potenzialità”. La verità è che sono tutti un po’ stonati, spiazzati. In quarantotto ore se ne vanno trentatré anni di lotte in nome della salute, dell’ambiente e di rivendicazioni per lo sviluppo della Maddalena. Gli americani se ne vanno così come erano arrivati: “Hanno sempre deciso loro” dice Pasqualino Serra, l’ ex sindaco e proprietario dell’isola di Santo Stefano. Ma ora comincia tutta un’ altra partita. Cosa succederà alla Maddalena, ai pub e ai caffè e ai negozi e alle ottocento case in affitto che sono l’ economia indotta della base militare? La partita si gioca su due tavoli. Il primo è l’ isola di Santo Stefano dove restano la galleria sotterranea per lo stoccaggio di armi e munizioni e il villaggio Valtur. Serra, il cui nonno acquistò l’ isola nel 1888 e la cui famiglia non ha mai voluto incassare le 951 mila lire dell’esproprio nel 1973, parla chiaro: “L’isola è della mia famiglia e ci vogliamo fare un albergo a cinque stelle a Cala di Vela Marina”. Il secondo tavolo riguarda le servitù della Marina militare, i 23 ettari dell’Arsenale con capannoni, banchine per un chilometro e mezzo, officine, piazzali e eliporto, e poi la Scuola sottufficiali, l’ ospedale e l’ Ammiragliato. Su questi deliziosi spazi tutti affacciati sul mare si stanno consumando da mesi gli appetiti del principe ismaelita Karim Aga Khan, del miliardario libanese Tom Barrack e della Giee, gruppo internazionale con base in Francia. Il favorito sembra l’ Aga Khan che ha già presentato all’ Agenzia di stato Industria e Difesa diretta dall’ingegnere Sherck un piano complessivo di riconversione in linea, si dice, con i vincoli del Parco nazionale della Maddalena. Al posto dell’Arsenale sorgerebbe una darsena per la manutenzione e la diagnosi dei grandi yacht, “un business garantito e di altissima qualità” confida chi ha già esaminato i progetti. Al posto della Scuola sottufficiali, “un campus universitario per materie nautiche e naturalistiche in perfetto stile inglese”. Al posto dell’ospedale militare, adagiato sul mare tra La Maddalena e Caprera “un centro diagnostico di altissima qualità”. In qua e in là, ovviamente, qualche albergo a cinque stelle. Questo è il futuro prossimo. Quello di domani è tutto da inventare.

2 dicembre

Non solo daremo lavoro ai 180 dipendenti della base Usa in partenza, ma anche a tutti gli altri 2.000 disoccupati di La Maddalena: parola di Renato Soru. In sostanza è questo che ha promesso il governatore della Sardegna giunto nell’Arcipelago venerdì 2 dicembre, con la giunta regionale al completo, al termine di un’intensa giornata di lavoro col sindaco Comiti e la presidente della Provincia Murrighile (e le rispettive giunte). Per i dipendenti della Base ed i lavoratori dell’indotto, ma non solo per loro, ci saranno posti da attore, regista, tecnico del suono ecc. nella Film Commition, (società di produzione cinematografica) che aprirà uno sportello a La Maddalena, nel Festival delle Isole del Cinema, nel Museo Garibaldino che chiederà allo Stato che divenga comunale, nel Parco che chiederà allo Stato sia presieduto dal sindaco di La Maddalena, nell’operazione di maquillage (pulizia ed abbellimento) già chiamata Maddalena fatti bella, nel risanamento delle discariche, nel potenziamento del depuratore e della rete idrica, nell’ospedale Paolo Merlo che sarà potenziato nelle specialistiche, nella Residenza Sanitaria Assistita che verrà realizzata quanto prima, negli alberghi e nelle strutture turistiche che saranno costruiti anche nei punti più belli (sarà studiata, nei Piani Territoriali Paesistici che la Regione si appresta a varare, una coopianificazione urbanistica esclusivamente per La Maddalena per rispondere alle nuove esigenze e per il necessario sviluppo). Naturalmente verrà chiesta, allo Stato, l’applicazione della legge n. 98 del 1971 per la ricollocazione dei lavoratori che saranno licenziati. Verranno realizzati 50 appartamenti per gli occupanti le batterie ex militari le quali saranno ristrutturate a fini turistici, non saranno venduti i locali demaniali di Moneta già dimessi, mentre dall’alienazione di altri si ricaveranno finanziamenti per l’edilizia-economico popolare. Il Comune di La Maddalena sarà sollevato (entro il 28 febbraio 2006) dal problema e dai debiti della gestione dell’acqua. Per quanto riguarda i finanziamenti ne arriveranno a pioggia: duecentomila euro iniziali per il bicentenario della nascita di Garibaldi, un milione e duecentomila per Maddalena fatti bella, quindici milioni di euro per finanziare attività produttive-imprenditoriali legate al turismo (piano integrato di sviluppo). Parte dei cento milioni di euro a disposizione della Regione potranno essere assegnati a La Maddalena (quanto?), purché il Comune elabori i progetti per la ristrutturazione del centro storico. Faremo partire subito, ha detto Soru, le opere pubbliche per assorbire il più possibile i lavoratori licenziati. Qualche complicazione sembra profilarsi per l’Arsenale, sul quale il Governatore avanza, per statuto regionale, la candidatura della Regione, col rischio di aprire un contenzioso che allungherà i tempi di riconversione. “State tranquilli – ha detto Soru – abbiate coraggio, state vivendo un momento storico di grande opportunità”.