CronologiaMillesettecento

Correva l’anno 1719

A Santa Teresa Gallura, allora Longosardo, viene smantellata la torre della Testa.

Ordinanza della repubblica di Genova finalizzata a riprendere l’utilizzo delle isole dell’arcipelago.

Probabilmente prodotto dagli ingegneri piemontesi inviati a verificare lo stato delle difese costiere, il manoscritto che prende il nome di Arcangelo Oderigo (Descrizione del litorale del Regno di Sardegna), conservato nella biblioteca universitaria di Cagliari, descrive, con dovizia di particolari, il territorio gallurese, da Longonsardo ad Arzachena. L’autore vi riporta anche alcune notizie sulle attività di contrabbando esercitate in Gallura. I luoghi deputati a questo commercio, incoraggiato dai proprietari tempiesi e concordato con i padroni bonifacini, erano: la cala di Santa Reparata (con il bonifacino Francesco Maria Ornano); Longone (con il bonifacino Nicola Bolognino); la spiaggia della Marmorata (con Lorenzo Battistini); Porto Pozzo (con Lorenzo Escamaroni); Mezzo Schifo (con Giovanni Battista Osterani); la baia sotto il monte Mofra (Barca Brusgiata?, con Antonio Gavino).

22 aprile

Sul finire del 1718, dopo l’invasione della Sicilia da parte degli Spagnoli, a fronte della posizione assunta dalle grandi potenze europee, Vittorio Amedeo II si piegò ed accettò il Trattato di Londra che prevedeva lo scambio dei regni di Sicilia e di Sardegna fra lui e l’Imperatore Carlo VI. Il 22 aprile 1719, il delegato sabaudo, conte Fontana, firmò a Napoli la convenzione austro-piemontese con la quale si stabiliva lo sgombero delle piazze siciliane da parte delle truppe savoiarde e l’impegno dell’Austria a riconquistare, con il concorso piemontese, la Sardegna, che sarebbe stata successivamente ceduta a Torino. In realtà le truppe di Vittorio Amedeo rimasero in Sicilia fino al 1720 per concorrere con quelle imperiali a battere gli spagnoli, parteciparono alla battaglia di Francavilla di Sicilia, lo scontro campale più sanguinoso della guerra, all’assedio per la riconquista di Messina e allo sbarco presso Palermo, atto finale del conflitto.

15 ottobre

Seguendo uno studio sul dialetto maddalenino, apprendiamo dalle descrizioni ottocentesche della Sardegna e delle tradizioni sarde riportate da vari autori e cultori locali tra i quali Timon A., Canti popolari della Sardegna, Timon, Cagliari, 1883, p. XI, il quale riporta come gli Algheresi parlino il catalano, nell’Isola di San Pietro si parli il genovese e a La Maddalena «il dialetto còrso». In particolare, per quanto concerne l’appartenenza dell’arcipelago maddalenino ai Còrsi la prima descrizione degna di nota risale al 15 ottobre 1719, data dedotta a partire dal naufragio di una nave francese lungo le coste galluresi. Si tratta di una descrizione dell’arcipelago, un manoscritto del tutto inedito e sprovvisto di data, per di più anonimo. Il documento, conservato alla Biblioteca Universitaria di Cagliari, è noto agli studiosi come Descrizione delle coste sarde, manoscritto 125 intestato a tale Arcangelo Oderigo nella prima metà del Settecento. Già da questo primo frammento relativo all’Isola della Maddalena si possono ricavare diverse informazioni, oltre che un compendio decisamente interessante dal punto di vista geografico. Per approfondimenti sul documento in sé si rimanda a Frau A., Primo documento per una “Silloge Isolana”, in “Almanacco Maddalenino”, vol. I, CO.RI.S.MA., Sorba, La Maddalena, aprile 2002, pp. 18-25. Nelle ultime tre decadi, soltanto Asole propone un’attenta analisi del manoscritto in Le operazioni di contrabbando nella Gallura del secolo XVIII, in “Quaderni Bolotanesi”, n. 16, 1990. Frau riporta il testo da cui deriva il seguente estratto riguardante La Maddalena: «Distanti due terzi di miglia dalla sudetta ponta [di Capo Sardo] in faccia alli grechi tramontane trovasi di bell’aspetto l’Isola della Maddalena di qualche 8 miglia di circuito, montuosa e fertile, ma disabitata, ella vien guarnita d’amenissimi colli verdeggianti con valli ripieni di buoni pascoli bagnati d’alcune sorgenti, per il comodo delle quali pare se la sian apropriata li Bonifacinchi, tenendovi di continuo il bestiame ch’esce da contorni della Galura. Sopra la sua ponta in facia al Capo Sardo vi sarebbe necessaria una Torre per custodire il passo de Caroggi, e li contorni dell’isola che vengono ad esser ricetto (?) de Turchi.»