Co.Ri.S.MaLa Maddalena AnticaLa piazzaforte di latta

Dopo la tempesta

A meno di 24 ore dall’attacco Supermarina pensò al futuro degli equipaggi della III Divisione. Senza neppure avere il quadro sufficiente della situazione del personale, diramò un fono indirizzato al Gorizia per la Divisione ed alla corazzata Littorio per la Squadra navale: “stato maggiore ed equipaggio Trieste armeranno “yean de la vienne” recuperato tolone ottime condizioni alt qualora lavori Gorizia molto lunghi stato maggiore ed equipaggio Goriziaarmeranno il “galissoniere” recuperato anch’esso ottime condizioni”.

Si trattava di due incrociatori leggeri gemelli scampati all’auto-affondamento della flotta francese e presi in consegna dalla Marina italiana nel novembre del 1942. Secondo il “Repertorio Generale delle Unità della Marina Militare (1861 – 1986)”, pubblicato dall’Ufficio Storico della Marina Militare, le due navi assunsero le sigle, rispettivamente, di FR 11 ed FR 12, ma non entrarono mai in servizio. Ciò significherebbe, quindi, che l’ipotesi di ridistribuzione degli equipaggi prevista da Supermarina non fu attuata.

Più meditate furono, infine, le decisione dello Stato Maggiore della nostra Marina circa i compiti di carattere logistico ed operativo assegnati alla Piazza di La Maddalena in seguito all’attacco aereo del 10 aprile. Le determinazioni furono notificate, sia a Marina/Maddalena che a Marina/Napoli da cui la prima dipendeva, con lettera del 14 aprile, che qui di seguito si riporta pressoché integralmente.

“A) – Funzione logistica della Base.  Nelle condizioni attuali la Base non può servire come punto di appoggio né per navi maggiori né per sommergibili: vi potranno rimanere dislocati alcuni MAS, ma occorre prevedere, non appena possibile, l’invio di 2 o 3 cacciatorpediniere e di qualche sommergibile. In conseguenza della distruzione avvenuta nella maggior parte delle officine non é il caso di disporne la costruzione in altra sede protetta: sia esaminato quello che piò essere praticamente ripristinato, e siano avanzate richieste e proposte per i lavoro occorrenti per utilizzare sul posto quanto può sollecitamente essere rimesso in funzione.

B) – Ostruzioni e recinti retali. Le disposizioni precedentemente impartite nei riguardi della rimessa in efficienza delle ostruzioni retali e dell’approntamento dei recinti per grandi navi e per cacciatorpediniere sono abrogate e sostituite dalle seguenti: dei tre recinti retali previsti per grandi navi, dovranno essere riordinati ed approntati contro mezzi insidiosi soltanto quelli di Porto Palma e del Golfo Saline; per i cacciatorpediniere dovranno essere previsti soltanto i recinti già progettati alla banchina; le ostruzioni esplosive e parasommergibili dovranno essere riparate e rimesse in efficienza; non dovranno essere rimesse a posto le ostruzioni previste a chiusura della rada di Porto Palma, Mezzo Schifo e Saline.

C) – Compiti operativi della Piazza. E’ necessario che tutte le batterie antinave e contraeree della Piazza siano mantenute al più alto grado di addestramento e di efficienza, per modo che la Piazza possa difendersi ad oltranza in caso di attacco nemico. E’ stato disposto l’immediato invio da La Spezia delle previste due batterie contraeree da 90/53 per tiro ad alta quota”.

Dopo la terribile tempesta non ci fu quiete nell’arcipelago, che subì allarmi quotidiani ed anche attacchi, qualcuno dei quali anche pesante. Presentiamo rapidamente i principali di questi episodi, in ordine cronologico sino al novembre 1943, per dare un quadro esaustivo del difficile anno vissuto dalla base maddalenina per quanto riguarda le incursioni aeree.

Detto dell’incursione del 13 aprile, la serie riprende con l’attacco, riferito ancora dal Prefetto Notarianni, avvenuto il 14 maggio. Un aerosilurante lanciò più siluri contro il naviglio in rada senza alcuna conseguenza.

Il 24 maggio la Sardegna fu attaccata in più punti e La Maddalena ebbe un’incursione che per la prima volta si scaricò anche su obiettivi non militari. Il messaggio del Prefetto di Sassari é, tra le varie fonti che ne riferiscono, il più preciso e ricco. “incursione odierna su maddalena avvenuta ore 15.00 at opera 2 formazioni aeree nemiche ha causato lesioni abitazioni civili et sede Comune punto Risultano bombardate isola s. stefano, caprera punto Nave mercantile e naviglio militare alla fonda non sono stati colpiti punto Finora accertati due morti civili et uno militare punto Danni non gravi”.

Questo attacco ebbe un’ampia ribalta nazionale perchè l’Ente Stampa ne fece oggetto di un “Servizio Particolare”, che fu pubblicato su tutti i giornali del Continente, e che stranamente il quotidiano fascista di Sassari, “L’Isola”, pubblicò solo il 23 giugno: “Gesta dei banditi dell’aria. Bombe sganciate nel cielo di Caprera a 20 metri dalla tomba di Garibaldi”. Si tratta di un articolo enfatico sulla guerra continuazione del Risorgimento, e sul “gangsterismo aereo” americano che profana anche la tomba di Garibaldi. “Nel corso di due incursioni avvenute il 10 aprile ed il 24 maggio sono state sganciate ben 8 bombe: 3 alla distanza di 50 metri, 4 alla distanza di 40-50 metri ed una alla distanza di 20 metri in linea d’aria dalla tomba…… Per precisare meglio la responsabilità dei gangsters si nota che le tombe sono chiuse da un muro di un candore abbagliante, che non può non essere visibile agli aviatori nemici”. Radio Londra non tardò a replicare argutamente in una rubrica in lingua italiana, “Free Italy Talks”, curata da Calosso ed andata in onda il 20 giugno. “I giornali fascisti cercano truffaldinamente di aggregarsi Garibaldi, dopo aver ben controllato che egli é morto e che non può alzarsi in piedi nella tomba e dar mano alla spada”. Calosso concluse il suo pezzo ricordando che Caprera fu donata a Garibaldi da alcuni suoi ammiratori inglesi.

Altrettanto pesante fu l’incursione del 26 maggio, dopo solo due giorni. Stavolta la raccontiamo dal messaggio di Marina/Maddalena a supermarina: “ore 12.30 numero 14 apparecchi nemici del tipo lockeed p38 provenienti greco et maestro sorvolano estuario bassa quota lanciando bombe che colpiscono abitazioni civili diroccano 4 case presso cimitero vecchio semialt isola s. stefano colpendo un serbatoio nafta scoperto et incendiando residui acqua et nafta fondo serbatoio semialt bombe cadute altresì prossimità piroscafo monte santo ormeggiato at boa rada s. stefano sfondando stiva 2 et causando allagamento per il quale unità est stata portata poggiare sul fondo presso stessa isola semialt riservomi precisare altri danni semialt mitragliato sommergibile all’ormeggio porto palma senza danni semialt mitragliata barca-porta presso levante causando 2 morti et 4 feriti semialt mitragliato semaforo capo ferro senza danni alt da notizie non accertabili comunicate da motoveliero alla fonda porto Pevero risulterebbero 3 aerei caduti in mare durante fase allontanamento”. Con un successivo messaggio si precisò che il Monte Santo si appoggiò sul fondo con la poppa fuori acqua e la prua tre metri sotto, e quindi si confermò dei 2 morti e si aggiornò il numero dei feriti, cresciuto a 5.

La successiva incursione di cui si ha notizia documentata é quella che si svolse la notte del 12 luglio, raccontata dall’estensore del “Diario di Guerra” della Piazza. Stavolta il sistema di avvistamento funzionò, giacché sia la Dicat di Olbia che Bastia allertarono Marina/Maddalena, che diede l’allarme alle 22.32, mentre le batterie furono allertate già 5 minuti prima. Gli aerei a media e bassa quota evoluirono attorno alla Piazza con frequenti puntate su Palau, dove sganciarono diverse bombe nel tentativo di colpire il navigli in rada. L’attacco durò oltre due ore e fu portato da una squadra di 10 apparecchi, a gruppi di 2 o 3 per volta. Secondo la fonte italiana, un aereo attaccante fu abbattuto e ne furono rinvenuti i relitti oltre a tre cadaveri.

Si ha, inoltre, notizia di un sorvolo di aerei nemici avvenuto il 12 agosto. Lo si registra, nonostante non si sia trattato di una vera e propria incursione, perchè eccezionale fu il testimone che ne scrisse, e perchè si vuole notare quanto frequenti furono in quell’estate i passaggi di caccia e bombardieri anglo-americani sull’estuario maddalenino. Da cinque giorni relegato nella villa Weber, a ponente dell’abitato di La Maddalena, Mussolini annotava nel suo diario di prigionia: “Stamani, 12 agosto, allarme aereo e colpi della contraerea alle otto. Ho visto soltanto due caccia isolati che volavano dietro l’isola. Il tutto é durato tre o quattro minuti”. Nella stessa giornata, indubbiamente la più nera della sua prigionia, l’ex duce, con accenti teatralmente disperati, firmò come “Mussolini defunto” la dedica che appose su di un libro per bambini portogli dalla sua lavandaia.

Le ultime due incursioni si registrano nel periodo post armistiziale, e quindi furono portati alla Base maddalenina da aerei tedeschi. La prima si risolse in un ripetuto sorvolo di due apparecchi, probabilmente aerosiluranti, senza lancio di bombe e siluri. Il “Diario” della 3º Legione Milmart registra che quel giorno, 10 novembre, furono esplosi ben 366 colpi d’artiglieria contraerea e 1983 colpi di mitragliera.

La seconda si svolse il martedì 24 novembre, ed oltre che nel “Diario di Guerra”, ne troviamo il racconto in una fonte ancora non utilizzata. Il “Diario” del Comando della Tenenza dei Carabinieri Reali di La Maddalena così annota: “Ore 18.22 incursione aerea su La Maddalena di apparecchi nemici che lanciano bombe e spezzoni, affondando motosilurante inglese cui equipaggio lamenta 3 morti e 5 feriti. Lievi danni banchina et stazione radio della Regia Marina. Apparecchi abbattuti certi 2, probabili 4. Durante medesima incursione su La Maddalena, aerei nemici sganciano due bombe località”Multineddu” frazione Palau – Comune di Tempio – causando crollo casa campestre. Schegge proiettile artiglieria contraerea, località “Zecchina” – stessa regione – ferisce Fante Perrone Savino del 188º Reggimento costiero”.

Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma