Co.Ri.S.MaIl popolamento dell'Arcipelago maddalenino prima dei Savoia (1650-1767)La Maddalena Antica

I due elenchi dei presenti alle isole del 1765 e del 1767

La prima indicazione quantitativa del numero dei pastori utilizzatori dei pascoli e del terreno agricolo delle isole, oltre i dodici braccianti corsi che vi furono inviati a seminare e di cui abbiamo già saputo, ci viene da una relazione stesa nei primi giorni del luglio 1736 dal commendator Della Chiusa, allora comandante delle regie galere sarde. Questi nel corso della solita crociera nei mari delle Bocche aveva avuto disposizioni dal viceré di “prendere cognizione se tuttavia vi abitino detti pastori Corsi, [nelle isole] et in qual numero si trovino, e che quantità d’armenti vi abbino, per farcene al suo ritorno una distinta relazione.” Per quel che attiene agli abitatori, la relazione informò che le isole di Maddalena e Caprera erano “abitate da corsi bonifacini in numero di sessanta maschi e femmine compresi gli figliuoli, che da molto tempo si trovano nelle medesime”. Questi dati si ritrovano ripresi in tutte le memorie e i dispacci che hanno trattato la questione della presenza di pastori corsi nelle isole sino al 1765, quando una relazione del conte Rivarola al viceré sardo fornì nuovi dati. Anche questa relazione, come quella del comandante Della Chiusa, sarà presa in esame in seguito per la ricchezza degli elementi informativi che offre, adesso si considerano i soli dati utili a conoscere i maddalenini della prima ora.

Elenco Rivarola 1765

Il conte Rivarola (e non Rivarolo come spesso si legge confondendolo con il viceré Rivarolo, marchese) era figlio di Domenico Rivarola, un corso bastiese fautore di re Teodoro, fuoriuscito dalla Corsica dopo i noti avvenimenti che coinvolsero quell’effimero re, messosi al servizio di casa Savoia. Per conto di Carlo Emanuele III, Domenico aveva comandato un corpo di spedizione militare sardo, che nel 1745 intervenne in Corsica con efficacia, a fianco degli indipendentisti corsi nella loro rivolta contro Genova. Anche il figlio era al servizio della corte torinese, e in quel periodo si trovava in Sardegna per una indagine commerciale. Impegnato sulla questione maddalenina mentre si trovava in queste acque, svolse le indagini attraverso un suo domestico, anch’egli corso, raccogliendo importanti notizie tra cui quelle relative agli abitanti. Rivarola nella sua relazione ha documentato la presenza, nella primavera del 1765, di 19 famiglie alla Maddalena e di 15 famiglie a Caprera, per un totale di 34 nuclei familiari, che secondo gli standard demografici dell’epoca formavano una popolazione complessiva di 120/150 unità. Praticamente il doppio di quanto aveva registrato 30 anni prima il comandante Della Chiusa, e in coerenza alla crescita demografica rilevata a proposito dell’incremento delle nascite nelle isole.

Questa rilevazione di dati relativi agli abitatori delle isole ha inoltre riconosciuto i nomi dei 34 capi famiglia, che possono essere così messi a raffronto con quelli conosciuti dagli atti di battesimo. L’elenco dei presenti nelle isole che se ne ricavò sotto il titolo “Nota delle famiglie che fanno la loro residenza nelle isole vicine a Bonifacio”, è stato riportato anche in allegato al progetto che l’intendente generale Vacha (una sorta di ministro dell’economia della Sardegna) presentò alla corte torinese nel marzo 1766. Entrambi i testi sembrano accorpare i nomi di appartenenti ad un stesso patronimico, anche se spesso esso non viene indicato, e tra di essi si riscontra qualche differenza di trascrizione dei nomi, frutto delle diverse e non insolite interpretazioni della scrittura da parte dei diversi scrivani di segreteria nella redazione di copie.

La parte dell’elenco che si riferisce alla Maddalena è aperto da un gruppo di 5 nomi: Giuseppe di Salvadore, Francesco di Salvadore, Simon Gioanni di Salvadore, Gioanni Andrea di Simon Gioanni e Gio’ Batta di Francesco, che da quanto si sa dagli atti di battesimo potevano essere ricondotti molto verosimilmente al patronimico Ornano. Proseguendo nell’elenco si trova Pietro di Leone, che inequivocabilmente si riferiva a Pietro Millelilire che sappiamo essere stato figlio di Leone, e Gio’ Domenico Gambarella che troviamo indicato per la prima volta. Seguono i due Panzino, Nicolò e Silvestro, già conosciuti, e uno sconosciuto Pasquale Calidoro (ovvero “di Calidera”). Marco Polizza è un nome apparentemente sconosciuto, mentre molto noti sono i due Culiolo, Giacomo e Domenico. Per la prima volta erano registrati anche Pasquale Fiorino e Bacciuolo Cimputo, che era individuabile come un Ferracciolo, giacché di questa famiglia da altri documenti si conosce il soprannome appunto di Cimputo. Chiudono questo primo elenco 4 capi famiglia indicati come Colomello (ovvero del “Colomello”): Giuseppe, Francesco, Gio’ Batta e Antonio.

L’elenco degli abitatori di Caprera era aperto da Matteo e Gio’ Andrea Culiolo, a significare che i pastori con questo patronimico e con la stessa provenienza si erano dislocati in entrambe le isole. Seguivano tre capifamiglia apparentemente collegati tra di loro: Baccircolo di Bianchinetta (ovvero Bacciuolo di Binghinetta), Gio’ di Baccircolo (ovvero Gioanni di Bacciuolo), Gio’ Batta di Gio’ (ovvero di Gioanni) e Natale di Gio’ (ovvero di Gioanni). Ad essi, per quanto si conosce dagli atti di battesimo, non appare facile attribuire un patronimico credibile. I successivi Francesca vedova di Michele fu Marco e Marco di Zicao sono chiaramente del clan dei zicavesi, cui possono essere aggiunti anche Domenico e Anton Gio’ di Domenico che seguivano. Giulio Polizza richiama quel Marco Polizza registrato alla Maddalena, ed entrambi, per i dati che conosciamo dai battesimi di Bonifacio e per documenti successivi, possono essere ricondotti al patronimico “geografico” di Zonza. Già parlando di questa famiglia abbiamo conosciuto, infatti, un Marco e un Giulio che, così appaiati, avvalorano l’ipotesi che Polizza sia un soprannome di quel nucleo familiare, o addirittura il proprio patronimico perso a favore del cognome mutuato dalla località di provenienza. L’elenco di Caprera proseguiva con Gio’ Batta Ornani, un dubbio Ignazio della Zonza e Pietro di Levia, con cui ritorna a 60 anni di distanza una presenza originaria di Levie. Chiudeva la lista un singolare N. N., probabilmente a significare che l’elenco di Caprera non sarebbe stato compilato in loco, ma indirettamente su indicazione dei pastori maddalenini, per cui si comprenderebbe la sua approssimazione complessiva. Molto verosimilmente avrebbe potuto trattarsi della recente immissione di un fuoriuscito per motivi politici o di giustizia di cui non si conosceva ancora il nome o non lo si voleva far conoscere.

Elenco Brondel 1767

Il secondo elenco è stato predisposto dal vassallo Allion di Brondel, che all’epoca comandava il regio pinco corsale sardo, e che nelle vicende che stiamo raccontando avrà in seguito un certo peso. Il vassallo, su mandato del viceré, aveva avviato dei contatti con i pastori maddalenini e caprerini nel marzo 1767, per verificare le loro intenzioni rispetto a una possibile iniziativa sardo-piemontese sulle isole. In occasione di una ennesima visita rilevò lo “Stato degli abitatori delle isole la Maddalena e Cabrera”, che trasmise al viceré in allegato ad una nota spedita da Porto Pozzo il 24 aprile 1767. Dispaccio e allegato sono noti perché pubblicati dal Garelli e ritenuti, a giusta ragione, il primo censimento delle isole. L’elenco degli abitatori è sempre stato letto in assoluto, mentre ora possiamo leggerlo in rapporto a ciò che conosciamo dagli atti di battesimo e dal precedente elenco del Rivarola. Rispetto a quest’ultimo, però, l’elenco Brondel è un documento più raffinato, perché oltre i nomi dei capi famiglia ha registrato, almeno numericamente, i componenti di ciascun nucleo familiare, per cui si conosce la situazione del momento nel dettaglio quantitativo.

Alla Maddalena registrò 21 fuochi, e in essi si contavano un totale di 114 abitanti di cui 52 femmine, tra le quali 1 capo famiglia, 18 mogli e 33 figlie. I maschi erano 62, che si suddividevano in 20 capi famiglia, 14 figli abili alle armi e 28 figli inabili. Per quel che riguarda i nomi dei capi famiglia, si riscontra subito che ciascuno di essi si completava con un cognome, che piuttosto che semplificare la lettura talvolta la rende più problematica. Si rileva, inoltre, che al contrario dell’elenco precedente quest’ultimo non era ordinato per cognome. I due elenchi, infine, per i soli due anni che intercorrevano tra le rilevazioni, e per l’insieme quantitativamente ridotto, avrebbero dovuto essere pressoché uguali. E se abbastanza simili sono per la quantità dei capi famiglia (con una differenza di due nuclei familiari per Maddalena e parità per Caprera), non altrettanto risulta per i nomi, su cui si registrano significative differenze. La riproduzione dei due elenchi nella versione di tabella, così come li si ritrova negli archivi di Cagliari e Torino, forniscono a ciascun lettore la possibilità del confronto secondo proprie chiavi di lettura.

Scorrendo la parte maddalenina dell’elenco Brondel si rileva, comunque, che 14 nomi trovano riscontro in qualche modo diretto con altrettanti dell’elenco Rivarola. Tale corrispondenza è piena per i primi nomi presenti in questo elenco, riconoscibili pur senza indicazione esplicita nel patronimico Ornano. Riscontro totale, addirittura con identica scrittura, solo per Pasquale Fiorino, per Silvestro e Nicola Panzino, per Gio’ Domenico Gambarella e per Pietro Millelire. Con le solite varianti i Culiolo Domenico e Giacomo, mentre gli altri dello stesso cognome, Giovanni Battista e Antonio, non si ritrovano nel primo elenco. Abbiamo conosciuto Giovanni Battista Culiolo proprio quale padre di Antonio nel 1743, e anche quest’ultimo ora appare con due figli, probabilmente tanto piccoli per cui non era indicato come capo famiglia due anni prima. Ma appare strano che nell’elenco Rivarola non appaia Giovanni Battista con la moglie Maria e ben 5 figli. Domenico Capopiano con moglie e figlia potrebbe, invece, essere stata una nuova acquisizione per l’isola, in quanto non c’era corrispondente nell’altro elenco. Dai registri bonifacini dei matrimoni si rileva che nel 1762 aveva sposato Angela Rosa Ornano, ma non appare per nulla presente nei registri maddalenini, a significare, verosimilmente, una permanenza temporanea.

Maria Noncia (Nunzia) Ornani fu registrata come capo famiglia, ma senza l’indicazione di vedovanza, e secondo gli atti di battesimo bonifacini era la moglie di Simon Giovanni Ornano, presente anche nell’elenco Rivarola. Nel frattempo Simone Giovanni era però stato catturato a S. Stefano da una galeotta tunisina e fatto schiavo con il figlio Marco e Pasquale Millelire, lasciando sola Maria Nunzia e gli altri figli. Marco Pelissa era evidentemente omologo del Poliza del precedente elenco. Pasquale d’Avigliale proponeva, invece, un patronimico derivato dalla località corsa della antica pieve di Vigianu oggi Vighjaneddu, che non trova riscontro nell’elenco Rivarola, dove il secondo Pasquale era indicato come Calidoro ovvero di Calidera, probabilmente un nomignolo. Nei vari registri parrocchiali maddalenini successivi questo patronimico, passando per varianti come Vighià e Avichia, si stabilizzò in Aviggià. La ricognizione maddalenina si completava con il gruppo dei 5 indicati come Colonello, presenti nel primo elenco come “del Colonello” ma in numero di 4. Il quinto, di nome Andrea, compariva come singolo a se stante, evidentemente resosi indipendente.

Le famiglie di Caprera aprivano l’elenco con Ignazio Sareddo, a fronte dell’unico Ignazio dell’elenco Rivarola che veniva indicato come della Zonza. Sarello, e infine Serra, sono le varianti che accompagnarono Ignazio negli atti degli anni successivi. Giulio Pelissa, col suo omologo Poliza di cui s’è già detto, va riconosciuto come Zonza con l’avvallo di molti riscontri. A seguire, Giovanni Computo pare la variante di Cimputo, alias Ferraciolo, che stavolta appariva a Caprera con altro nome e con una collocazione in cui successivamente avrà molti riscontri. Il cognome Cicavasse richiamava l’espressione zicavese, e ciò viene confermato soprattutto dalla corrispondenza dei nomi delle due vedove. Secondo i soliti battesimi bonifacini, infatti, la prima era moglie di Michele di Zicavo e la seconda lo era di Giuseppe Stefano. Dei tre Culiolo, nella versione Cogliolo, due (Matteo e Andrea) trovavano corrispondenza nell’elenco Rivarola, dove mancava invece Domenico Maria. Un omonimo Colonnello era presente anche a Caprera, insieme a 3 Orzone, di cui Domenico e Giovanni Battista potrebbero essere ricondotti a Giovanni Battista Ornano e Domenico senza cognome, che non trovavano corrispondenti nell’elenco Rivarola. Per ultimo si parla di certo mastro Ferraro con compagni, per la singolarità di una presenza che potrebbe essere pensata come una squadra di muratori per la costruzione delle case in muratura. I dubbi sorgono per il fatto che erano però registrati nel gruppo 3 figli adulti, che potrebbero essere stati i lavoranti, senonché erano presenti anche dei figli inabili e delle figlie pur in assenza dell’indicazione di una moglie.

Sembra interessante concludere la ricognizione sui pastori isolani che colonizzarono l’arcipelago prima dell’occupazione militare sardo-piemontese dell’ottobre 1767, ricordando i nomi di coloro che appaiono in una nota da essi inviata alle autorità bonifacine dopo lo sbarco armato, per giustificare la loro impossibilità di opporvisi. Nell’ordine in cui appaiono nel documento conservato nell’Archivio Nazionale di Parigi abbiamo: Matteo Culiolo, che sappiamo essere abitatore di Caprera, Domenico Moriano dal cognome indicato per la prima volta, Giovanni Battista Zicavo che non compariva in nessuno elenco ma che nel 1758 era indicato come padre di Giovanni nato a Caprera, Pietro Millelire e Silvestro Panzano che erano già molto noti. Mentre l’ultimo, Pietro Culiolo, che pure appare il portavoce perché da solo rappresentò la nota “a nome di tutti li isolani”, non risulta presente in nessuno degli elenchi, pur essendo verosimilmente quel Pietro Maria nato a Caprera nel 1733 da Matteo, fu Pietro, e sua moglie Angela.

Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma