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Filippo Impagliazzo

Filippo Impagliazzo, nasce a La Maddalena, da Silveria Vitiello e da Nicola. (che fu sottufficiale di Marina, il quale traghettava l’Eroe in una barca a vapore dalla Cala, succesivamente denominata “Cala Garibaldi”, a La Maddalena e viceversa) Filippo Impagliazzo (1902 – 1977), maddalenino, Capo di 1° classe Nocchiere della Marina Militare, nominato sottotenente del CEMM nella Riserva, fu custode e cicerone del Museo Garibaldino di Caprera dal 1934 al 1972, prima da militare, poi da civile.

Nel 1922 Filippo Impagliazzo si arruola volontario in Marina. Nel corso della sua carriera prende imbarco su diverse Unità della Squadra Navale. Frequenta presso la Scuola Sottufficiali di Pola un corso di perfezionamento di sette mesi. Sbarcato dopo un anno dalla nave Mosto, viene destinato al Parco Ostruzioni Retali di Porto Palma (Caprera).

Al complesso garibaldino di Caprera occorreva un Sottufficiale Custode e Capoposto del piccolo distaccamento della Guardia d’Onore, che riscuotesse la piena fiducia di Clelia Garibaldi (1867 – 1959), ultima figlia vivente dell’Eroe dei due mondi. Clelia , che per il buon mantenimento del Museo e della Tomba di Garibaldi godeva di un occhio di riguardo presso il Ministero della Marina che aveva in custodia il Compendio Garibaldino, segnala il bravo Sottufficiale che viene destinato al nuovo incarico.

Con i militari della guardia d’onore dislocati sul posto, subito inizia un alacre lavoro di ripulitura generale. Nascono nuove aiuole: margherite, garofani rossi, ortensie e rose fioriscono dappertutto. Piazzali e vialetti vengono continuamente spazzati e i muretti sono sempre imbiancati di fresco. Ma all’incarico di Caprera, appartenendo alla categoria dei nostromi, Capo Impagliazzo deve affrontare un secondo e gravoso servizio per smarcare un previsto periodo di imbarco. Così il Sottufficiale fa la spola tra Caprera e la banchina militare a La Maddalena per prendere imbarco, quale Comandante, prima sulla nave Anapo, poi sul Dragamine 29, sul MAS 503 e sulla motocisterna Bisagno, impegnata a rifornire di acqua fari e postazioni dell’arcipelago di La Maddalena, e le unità in transito.

Legge più volte con grande interesse la Biografia di Garibaldi, scritta da Gustavo Sacerdote nel 1933, acquistando una vasta conoscenza della vita dell’Eroe, che gli consente di fare da Cicerone ai visitatori del Museo con perfetta conoscenza di notizie storiche. Si appassiona tanto al servizio di Caprera che ne fa una ragione di vita, diventando un fervido “garibaldista”; di riflesso, lo diventa anche la moglie, che gli è di grande aiuto, ed insieme prendono alloggio presso il Museo Garibaldino per assicurare una presenza continua, come spesso circostanze contingenti esigono.

Pur di non allontanarsi da Caprera, Impagliazzo rinuncia al proseguimento della carriera che gli consentiva di passare nei ranghi degli Ufficiali del CEMM in servizio, mentre Clelia Garibaldi lotta strenuamente per non privarsi dell’opera del bravo Sottufficiale che riscuote – come ebbe a scrivere nelle innumerevoli lettere inviate ad Ammiragli, Ministri e personaggi vari – la sua illimitata fiducia. Rinnovando le preghiere di non cambiare il Sottufficiale assegnato a Caprera, Clelia scrive all’Ammiraglio Raffaele De Courten, dopo aver elencato le qualità di cui Impagliazzo è dotato: “....ecco tanti requisiti che è difficile trovare riuniti in un individuo. E di tanti che ne ho avuti a Caprera, solo Filippo Impagliazzo ha corrisposto appieno“; e ancora: “…compie i suoi servizi con una mentalità differente dalle solite, è paragonabile a quella di chi sa dedicarsi ad un rito verso chi venne chiamato “l’Eroe”. Nel 1948 Impagliazzo chiede di essere posto in congedo con la legge dello sfollamento. Dopo premurose insistenze di Clelia, rimane a Caprera da civile.

Ma questa posizione non si concilia con il comando del picchetto d’onore, per cui nel marzo 1950, sempre per il caldo interessamento della figlia di Garibaldi, Impagliazzo viene richiamato in servizio a tempo indeterminato con un decreto legge varato in 24 ore, e può svolgere nuovamente la funzione di custode da militare. Clelia Garibaldi e una nipote vivono nella massima ristrettezza economica con una misera pensioncina dello stato. Il buon Impagliazzo si adopera in mille modi per far fruttare il più possibile quel poco che gli animali e l’orto di casa Garibaldi producono. Ma intorno agli anni ’50 la situazione è quasi insostenibile e a nulla approda una segnalazione fatta da una persona influente al Ministro della Difesa del tempo. E, solo per un doveroso atto di rispetto verso la volontà di Capo Impagliazzo che non voleva rendere di dominio pubblico certi suoi numerosi interventi, non ci dilunghiamo oltre sull’argomento.

Questo stato di cose, comunque, certamente si protraeva da diversi anni se Clelia nel 1936 scrive da Ardenza alla signora Impagliazzo e, nel comunicarle di aver procurato oltre una tonnellata di metalli e della carta per la Patria, come l’esigenza del tempo richiedeva, fa presente: “…debbo sempre ringraziarla per la sua gentilezza nelle ultime ore che abbiamo passato a Caprera, e dobbiamo a lei se non abbiamo fatto la fine del Conte Ugolino…” ; conclude poi con note di nostalgia per Caprera e col desiderio di fare molte gite di pesca su quelle coste “dove si potrà cucinare il pesce appena preso”.

Posto in congedo per limiti di età nel 1959, l’ex Sottufficiale, che comunque verrà sempre chiamato “Capo Impagliazzo”, continua in veste di civile la sua insostituibile opera a Caprera, a titolo gratuito. Ma la Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie per le province di Sassari e Nuoro vuole in qualche modo regolarizzare la sua posizione.

Il Soprintendente Dott. Roberto Carità, dopo un precedente scambio di corrispondenza inteso a stabilire un rapporto di assuntoria di custodia del complesso garibaldino, il 30 settembre 1970, con lettera N°5110, scrive all’ex Sottufficiale; Il Ministero della Pubblica Istruzione comunica che i compensi erogati dal Ministero stesso per le assuntorie di custodia non superano l’importo di £264.000 annue (£22.000 mensili). Pertanto, pur ben conoscendo la gravosità dell’incarico che la S.V. ha assolto per molti anni per conto della Marina MIlitare e, successivamente, a titolo gratuito, propongo alla S.V. l’accettazione dell’incarico col compenso suddetto. Sono sicuro che il grande amore che la S.V. ha sempre dimostrato – anche in difficilissime circostanze e con pesante sacrificio personale – per la salvezza e la conservazione dell’importante complesso Garibaldino, La indurranno ad accettare. In attesa di una Sua sollecita risposta, con anticipati ringraziamenti Le porgo i migliori saluti”. Sei giorni dopo, Impagliazzo risponde: “Gentilissimo Dott. Carità, ecco che mi premuro a rispondere alla Sua cortese lettera del 30 settembre 1970 con il numero 5110 in merito all’assuntoria con importo annuo che non può superare le 264.000 lire. Su quanto sopra ho anche interpellato mia moglie Filomena, dato che tanta parte ha anche lei alla custodia di Casa Garibaldi. La ringrazio delle sue cortesi espressioni nei miei confronti e dei riconoscimenti che ha voluto darmi. Come Garibaldi disse “Obbedisco”, io non potendo profanare il detto dell’Eroe, dico “Accetto”, dottor Carità. E’ un’accettazione che mi viene dal cuore e non certamente per lo stipendio che mi si dovrà dare, dato che anche Lei riconosce che non servirebbe ad andarmi a comprare il pane a La Maddalena. Ad ogni buon conto, eccomi pronto alle incombenze. …”

Così Impagliazzo, senza mai interrompere il servizio a Caprera, continua la sua opera per 38 anni, divenendo figura emblematica dell’isola per la passione, l’impegno e le cure amorose poste nella tutela del patrimonio morale e storico del complesso Garibaldino che sotto la sua custodia ha brillato per ordine, pulizia e decoro.

Con l’arrivo degli alleati a La Maddalena, un Ammiraglio inglese che parlava bene l’italiano, dopo una visita alla tomba di Garibaldi, prima di andarsene mise in mano ad Impagliazzo una sterlina quale mancia per avergli fatto da cicerone. Il Sottufficiale ringraziò per il gesto ma restituì la sterlina. L’alto ufficiale gliela porse nuovamente, pregando di accettare. Impagliazzo ringraziò ancora ma di nuovo restituì. Quando l’Ammiraglio cercò di infilargliela in tasca, il Sottufficiale gliela restituì con garbata decisione. L’inglese, assai stupito, rivolgendosi ad un Ufficiale del seguito, fece: “Mi fa meraviglia! Gli italiani hanno nomea di accattoni e lui invece non vuole accettare!” Impagliazzo capì e, indicando il bavero della giacca, replicò: “Io ho le stellette, signor Ammiraglio, e non ho mai accettato alcunché quì”.

Quanti lo hanno conosciuto a Caprera durante il suo servizio, nell’incarico di accompagnatore di ospiti illustri e di cicerone per tutti, sono rimasti impressionati per la sua profonda conoscenza della vita di Garibaldi, per gentilezza, garbo e riguardo che aveva nei confronti di chiunque. La gente si è portata dietro il ricordo di quest’uomo straordinario che, quasi per una misteriosa reincarnazione di Garibaldi, perpetuava il fascino dell’ Eroe.

Giovanni Presutti