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Giglio marino

Giglio marino (nome scientifico Pancratium maritimum) di Giovanna Sotgiu

Nel periodo di fioritura di diverse piante della gariga costiera, che spesso passano inosservate perché abitatrici di zone rupicole vicinissime al mare (come il becco di gru corso) o perché caratterizzate da minuscoli fiori che i distratti non vedono e forse calpestano (come la spergularia dalla radice robusta).

Diverso è il caso del giglio di mare, ben visibile sulle spiagge dell’arcipelago; dalla sabbia, che erroneamente appare come un ambiente inospitale e morto, compaiono, dapprima, le foglie del giglio, lineari, tutte basali, di colore verde grigiastro come quelle di molte piante che ne condividono l’habitat.

In piena estate, da luglio a settembre, spuntano i profumati fiori bianchi, da 4 a 8 per pianta, raccolti in ombrella e formati da un’ampia corona dentellata circondata da sei lunghe lacinie abbastanza sottili. Chi non resiste alla tentazione di coglierli, sappia che in pochissimo tempo quella bellezza si sciupa irrimediabilmente e il fiore che resiste al clima difficile della costa non resiste alla mano dell’uomo.

Dopo la fioritura, quando le spiagge saranno ridiventate deserte, una grossa capsula si aprirà lasciando intravedere quella che appare come una lunga bacchetta nera, simile a una stecca di liquirizia: cadendo sulla sabbia, essa si rivelerà formata da tanti segmenti perfettamente incastrati l’uno accanto all’altro: sono i semi del giglio che, coperti dai mobili granelli di sabbia spostati dal vento, diventeranno i bulbi delle nuove piante.

Intorno all’origine di questa vigorosa e tenace pianta sono fiorite alcune leggende.

Un antico mito greco narra che il “Giglio del mare” nacque dal latte di Era, moglie di Zeus, che aveva trovato il piccolo Eracle (o Ercole secondo la mitologia romana). La dea decise di prenderlo con sé e di allattarlo. Ma quando il piccolo si attaccò al seno, lo fece in maniera così vorace e vigorosa che la dea, non potendo sopportare il dolore, gli tolse d’istinto il seno: uno spruzzo di latte giunse fino al cielo generando la Via Lattea mentre un altro cadde a terra generando il Giglio di mare.

Secondo un’altra leggenda sarda invece, questo fiore nacque da alcuni capelli biondi di una giovane pastorella sarda. Possedere dei capelli biondi era una vera rarità. La ragazza si oppose con vigore e orgoglio alle invasioni saracene e nonostante la sua resistenza i pirati riuscirono ugualmente a catturarla e ad infliggerle delle terribili torture. Al termine delle sevizie la uccisero e gettarono il suo corpo in mare. Quando questo giunse sulla costa, i suoi capelli ancora pieni di vigore e vitalità rilasciarono la loro linfa sulla sabbia dando così origine al Giglio del Mare.

A settembre, vicino alle nostre spiagge ci sono tantissimi (e meravigliosi) gigli marini (o di mare). Sapete che i semi attraversano i mari per trovare casa? Sono tra i pochi fiori che si possono ammirare in questo periodo in tutto il loro splendore, proprio per questo non calpestateli, non raccoglieteli, guardateli e sentitene il profumo.