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Giuseppe Branca

La Maddalena 21 marzo 1907 – Pesaro 23 aprile 1987)

Socialista, addirittura segretario provinciale del Partito Socialista di Unità Proletaria, il CLN lo nominò Magnifico Rettore dell’Ateneo urbinate. Era avvenuto e avvenne anche in altre Università: con Adolfo Omodeo a Napoli, con Piero Calamandrei a Firenze, con Giorgio Volterra a Bologna. Alla inaugurazione dell’anno accademico 1944-45 Giuseppe Branca tenne un discorso di grande spessore democratico, rivolto soprattutto ai goliardi ai quali dedicò le sue parole rifiutandosi di iniziare con la frase di omaggio al re d’Italia, ai Savoia, che avevano tradito il Paese comportandosi da codardi. Insegnò Diritto Romano in numerose Università concludendo la brillante carriera a Roma, alla Sapienza, dove si era laureato. Eletto giudice costituzionale fu anche presidente della Consulta e il suo voto pesò molto nella dichiarazione di costituzionalità della legge sul divorzio tanto avversata dai clericali. Uomo di sinistra venne eletto per tre legislatue al Senato. Dopo la “svolta” del “Messaggero” nel 1974, entrò a far parte di una nuova schiera di opinionisti laici e democratici del giornale diretto da Italo Pietra e poi da Luigi Fossati. Scriveva i suoi editoriali spesso pungenti o addirittura polemici, sempre fortemente garantisti, a penna su carta già utilizzata come facevano i nostri vecchi una volta. A metà degli anni ’80 divenne il primo “difensore dei lettori” d’Italia e prese l’incarico con assoluta serietà. Anche perché i lettori si rivolgevano a lui più come ad un difensore civico (che ancora non c’era) che al difensore dei lettori. A tutti rispondeva con pazienza e proprietà.

Fu eletto senatore nel 1971, nel gruppo della Sinistra indipendente. Dopo le due legislature nel 1972 e nel 1976, fu eletto per l’ultima volta al Senato come indipendente nelle liste del Partito comunista italiano nel 1979, abbandonando nel 1983 la politica attiva. Nel 1981 era stato nominato dalla Rizzoli “garante giornalistico” del Corriere della Sera. Ha continuato a dirigere fino alla morte il Commentario del codice civile e il Commentario della costituzione, curando allo stesso tempo, insieme con V. Andrioli, la supervisione scientifica del Foro italiano. Nell’ultimo periodo della sua vita, pur non trascurando i temi romanistici, ha dedicato prevalentemente la sua attenzione alle problematiche civilistiche, pubblicando, nel ricordato Commentario del codice civile, la parte relativa ai testamenti ordinari e speciali (quest’ultima uscita postuma), oltre alla 6ª edizione delle trattazioni sulle servitù prediali e sulla comunione e sul condominio. Nello stesso periodo ha particolarmente curato le collaborazioni giornalistiche su temi di attualità. Uomo di grande rigore morale e politico, di specchiata lealtà, di non comune senso giuridico e storico, lascia una traccia profonda e originale nella cultura italiana dell’ultimo sessantennio.

Un piccolo aneddoto “tutto isolano”, “Peppino Branca”, da studente universitario (come tutti) iscritto ai GUF. Poi senatore indipendente del P.C.I. e Presidente della Corte Costituzionale. Alla sua nomina a giudice costituzionale il settimanale “Il Borghese” sollevò il problema per cercare lo scandalo. I suoi amici e coetanei di La Maddalena, su iniziativa di Giocondo Giagnoni fecero una lettera smentendo i “trascorsi” giovanili e ( sic! ) garantendo sulla sua, da sempre, fede antifascista.

Si spense improvvisamente a Pesaro, durante l’estate dell’87, a 80 anni lasciando una eredità di studi, di impegno morale e politico, veramente grande.