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Pasqualino Rivieccio – Squarciò

La grande strada azzurra, è il titolo di un bellissimo film, stile neorealista, realizzato da Gillo Pontecorvo nel ‘57 da un romanzo di Franco Solinas.

Narra le vicende di un pescatore bombarolo e, nella finzione del film, è ambientato in Dalmazia. In realtà, il personaggio è realmente esistito ed è vissuto, fino alla triste morte, alla Maddalena. Si chiamava Pasquale Rivieccio, (nella foto con moglie e una parte dei nove figli Giuseppe, Pina, Giovanni, Antonio, Nuccia, Palmira, Elena, Maria Luisa, Enzo e Giuliana.) famiglia di origini ponzesi e la sua vita si è consumata in quella follia che è stato il suo modo di pescare.

Durante la seconda guerra mondiale e nel dopoguerra andare a pescare era diventato impossibile; quegli anni sono stati terribili ma andare in mare per sopravvivere era un disastro. I pochi pescatori non coinvolti direttamente nella guerra erano costretti ad andare in mare a “rubare” il pesce e scappare velocemente verso terra. Il modo più semplice era “pescare” con le bombe. In genere se ne buttava una piccola che ammazzava i pesciolini; questi diventavano esca per i pesci più grossi e quando dentici o altre specie pregiate si radunavano in questa specie di mangiatoia si lanciava una bomba grande che faceva strage di pesci. Altre volte si arrivava su una secca e si trovavano subito quintali di pesce che pascolava in un’area molto ristretta. Inutile dire che, dopo il botto, gran parte dei pesci rimaneva sul fondo del mare a marcire. Ma questi erano tempi in cui anche le autorità chiudevano un occhio, spesso tutti e due.

Alcuni, come Squarciò ne fecero una professione che andò avanti per troppo tempo. Si spingeva fino in Corsica e i gendarmi non gliela perdonavano.Ottenne comunque grandi guadagni e come si diceva all’epoca, era l’unico pescatore che aveva la “serva” in casa. Lui finì la sua esistenza come raccontato in maniera romanzata dal film ma non bisogna dimenticare i tanti poveracci che nella nostra isola hanno perso la vita mentre cercavano di far sopravvivere le proprie famiglie. Basti pensare che una grande quantità delle mine lasciate dai tedeschi lunga la costa laziale, per impedire lo sbarco degli alleati, spesso, dopo che gli artificieri americani le neutralizzavano, finivano preda dei pescatori ponzesi e non solo di loro. Qualche volta si asportavano bombe ancora funzionanti e lì avveniva la tragedia. Come si può immaginare, il mondo dei pescatori con i mandolini e il fazzoletto al collo è parte di una storiella buona per le commedie all’italiana. Bisogna leggere le pagine di Verga nei Malavoglia o rivedere anche il bellissimo film di Luchino Visconti “la terra trema” per capire cos’era la vita dei pescatori.

Franco Solinas, il suo “bombarolo” lo presenta in questo modo: “Quando sua madre era già morta, Squarciò cucinava una enorme fetta di filetto, e aspettava il medico per le iniezioni. Il medico venne e disse che sua madre era morta da almeno dieci ore. Squarciò dovette mangiarsi lui tutta quella carne, e riportò le iniezioni al farmacista. Cosi iniziò la sua storia di bombardiere. Non è un mestiere giusto, ma è comunque un mestiere: e, a differenza di tutti gli altri, mostra subito a chi lo sceglie di quale tipo saranno i suoi rapporti e come può andare a finire.

Squarciò è un romanzo brevissimo, meno di 100 pagine, piuttosto duro, ma vero. E’ un documento di un periodo storico, economico e sociale particolarmente difficile per l’Italia. Siamo al primo boom economico, dopo gli anni di guerra, che però non riesce a toccare tutte le zone della penisola. La storia parla di Squarciò, un bombardiere; cioè un pescatore che, invece di pescare con le reti, usava le bombe (ovviamente metodo illegale). E’ una storia vera, Solinas dice di aver conosciuto realmente questa persona.

Il romanzo parla anche della terra del bombardiere, una delle più povere della Sardegna: l’Arcipelago di La Maddalena, tra la Sardegna e la Corsica. In questa zona, l’unica possibilità economica e di sopravvivenza è costituita dalla pesca. Purtroppo in questo lavoro bisogna spesso fare i conti con la natura, bella, ma a volte ostile e feroce. Quando Squarciò è ancora ragazzo, la sua famiglia cade in rovina, a causa di una tempesta che ha squarciato le reti da pesca del padre. Questi è vecchio e muore prima di avere la possibilità di ricomprare le reti. I fratelli del ragazzo partono lontano, per trovare lavoro e vivere tranquilli.

Squarciò invece resta, per stare con la madre anziana. Continua a pescare, ma non come faceva il padre: inizia a usare le bombe. E’ un modo illegale di pescare che non lo fa vedere di buon occhio agli altri pescatori, a cominciare dal vecchio Spagnolo, e che gli mette contro la guardia di finanza.

Questo metodo, però, lo aiuta a sistemare la sua vita, gli fa ottenere una sicurezza economica e gli permette di sposare Rosetta, con la quale avrà dieci figli: Giuseppe, Pina, Giovanni, Antonio, Nuccia, Palmira, Elena, Maria Luisa, Enzo e Giuliana.

Ma la natura è cattiva, si riprende spesso ciò che dà.