1767 e l'occupazioneCo.Ri.S.MaLa Maddalena Antica

Il 14 ottobre 1767

Il 14 ottobre 1767 Il giorno di mercoledì 14 inizia con la preoccupante notizia di presenza nelle isole di legni e anche truppa genovesi. De Roquette decide di spedire una scialuppa con soldati imbarcati per verificare la situazione e per tentare di capire l’atteggiamento degli isolani riferito a questa particolare novità. All’improvviso però, come spesso capita nelle Bocche, il vento di nord-est gira a ovest-sud-ovest creando le condizioni favorevoli per la navigazione del convoglio verso le isole. De Roquette, sollecitato dai comandanti di mare, ordina la partenza ma decide una variante al piano originale. Il convoglio lascia le acque di Longonsardo intorno alle undici antimeridiane e dopo tre ore di navigazione getta le ancore nella cala di Villamarina nell’isola di S. Stefano. Questa sosta permette di verificare l’infondatezza della pericolosa notizia, e il maggiore dispone, quindi, lo svolgimento della seconda parte del piano. La scialuppa del S. Vittorio va a pattugliare le coste nord della Maddalena, il contingente di Pestalozzi è trasportato a Cala Francese, De Roquette con il grosso dei reparti si sposta a piedi nella costa nord di S. Stefano, nella punta che Brondel nel suo giornale di bordo chiama Mesogero e che oggi conosciamo come la Puntarella, di fronte alla Maddalena. Le scialuppe del regio pinco trasportano la truppa nell’antistante costa sud dell’isola maggiore e la sbarcano nella larga insenatura di Cala Chiesa. Brondel, sempre nel suo giornale di bordo specifica che lo sbarco sarebbe avvenuto nella caletta dell’Olastrolo, mentre per il tenente d’artiglieria Teseo, nella sua relazione, lo sbarco sarebbe avvenuto: “nel piccolo porto chiamato Mangia Volpi”.

“…. da isolani ed anche da genovesi sono determinate le disposizioni più convenevoli per impadronirsi con la forza delle isole. Li tredici essendo gionto il distaccamento d’Algius, a l’indimani siamo partiti per renderci alle isole dove siamo gionti nel porto di Viglia Marina nell’isola di S. Stefano ad ore una dopo mezzo giorno. Di la abbiamo traversato il canale sopra quattro lancie tutte cariche di truppa. Il sig. Capitano Depistalucci con quaranta uomini andò disbarcare a Calla Francese ed il sig. Maggiore con tutto il rimanente disbarcò verso Cala della Chiesa nel piccolo porto chiamato Mangia Volpi. Inoltratisi nello stesso tempo li due distaccamenti nell’isola della Maddalena secondo il buon ordine dato dal sig. Mag. non si è incontrato il minimo ostacolo anzi l’isolani ci sono venuti all’incontro. Il sig Maggiore gli ha ricevuti con buonissima maniera e li si ha fatto intendere che il sovrano lo mandava per fargli del bene, che queste isole appartenendo a S.M. voleva che le sue truppe ne prendessero possesso e che intanto sperava da loro un buon regolamento…..” dalla relazione dell’ufficiale d’artiglieria Teseo.

Dal canto loro i pastori isolani seguono le mosse della spedizione delle armi sarde dall’altura della Guardia della Villa prima, e poi da altri punti di osservazione più ravvicinati. Vedono le due rotte diverse di approccio all’isola e gli sbarchi. Decidono di andare incontro ai reparti militari, e nella loro discesa a mare incontrano il comandante Brondel, da loro ben conosciuto, che già esperto dei luoghi con un manipolo di suoi marinai anticipa il resto del contingente. L’incontro col maggiore De Roquette avviene con ossequio e adesione al suo invito a riconoscere la sovranità del re di Sardegna sulle isole Intermedie.

A detta del comandante i pastori fanno atto di sottomissione esprimendolo con una frase “strana”: viva chi vince. Solo il comandante della spedizione riporta nel suo rapporto al viceré queste parole, che non si ritrovano nelle altre relazioni sulla circostanza. Un rapporto molto stringato e di stile militaresco che giustifica l’utilizzo di tale espressione anche se inadeguata all’episodio, che non registra nessuna contrapposizione tra le parti, tanto meno armata. L’unico segno di debole riserva consiste in un documento di rigetto dell’operazione sarda lasciato in doppia copia alla Maddalena e Caprera dal cancelliere della curia bonifacina, e consegnato a De Roquette dai caprerini.

Tra le ore 17.30 e le 18.00 – secondo le diverse relazioni – ricongiunti i due contingenti, la spedizione sarda vive il suo momento solenne con la consacrazione della sua missione: la bandiera del regno di Sardegna e le insegne del reggimento di Sprecher vengono issate alla Guardia della Villa su pennoni improvvisati, con rulli di tamburi e scariche di fucileria, alla presenza dei pastori e con i reparti schierati.

Nessun vincitore e nessun vinto in questa occasione, che ha visto da una parte il successo dell’iniziativa del ministro Bogino e del viceré Des Hayes, e dall’altra la soddisfazione dei pastori isolani per una soluzione concordata che apre novità importanti nelle loro condizioni di vita. La cerimonia dell’esposizione della bandiera sarda alla presenza della componente civile e di quella militare raffigura anche oggi, a 250 anni dall’evento, la rappresentazione della più efficace sintesi della storia della giovane comunità maddalenina nel suo primo quarto di millennio di vita.

Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma