Almanacco isolanoLa Maddalena Antica

Il Campeggio Universitario a Caprera nel 1952

Gli anni del secondo dopoguerra in Italia furono caratterizzati dalla necessità e dalla speranza di ricostruire il paese e dalla volontà di rinnovare la struttura economica e civile dello Stato; erano tempi fortemente dominati dalla guerra fredda [1], dalle difficoltà materiali, dalle fatiche e dai sacrifici, dagli affanni e dalle paure di un futuro incerto. Il progressivo ritorno alla vita politica, dopo la guerra, trovò fondamento nei principi politici della nuova Carta Costituzionale, entrata in vigore il 1° gennaio del 1948, che vennero immediatamente messi alla prova durante le elezioni del 18 aprile dello stesso anno [2].

Durante la campagna elettorale lo scontro propagandistico fu particolarmente duro, vennero scomodati santi, eroi e miti, suscitati timori, ataviche paure, antichi pregiudizi e vecchie rivalità, messi in atto imbrogli, adoperati doppi sensi e sarcasmi, adottati slogan e sbeffeggiamenti attraverso lo sfoggio di un vasto repertorio di bassezze e di inganni dal sapore decisamente strapaesano e provinciale. In questo clima di confusione e di baruffa, ma anche fortemente ideologizzato, scesero in campo i Comitati Civici [3] i quali schierarono per l’occasione la Madonna Pellegrina che veniva trasportata con solennità in suggestive e scenografiche processioni serali in ogni parte d’Italia [4].

In maniera sempre crescente iniziarono, quindi, a diffondersi le apparizioni della Madonna e nonostante non si possa sostenere una relazione diretta con l’azione esercitata dai Comitati Civici e dal Clero, tuttavia la suggestione che esercitavano le Madonne Pellegrine, le apparizioni, i miracoli, le Madonne piangenti e tutto l’insieme delle manifestazioni che si verificarono in quegli anni in Italia ebbero un peso non trascurabile sugli orientamenti politici della popolazione e sui risultati delle elezioni [5].

La reiterata ostentazione della Madonna aveva favorito il diffondersi delle apparizioni e dei miracoli, che si contavano ormai a decine, al punto che il 1948 venne chiamato “anno dei prodigi” [6]; di fatto altrettanto prodigiosamente dopo l’esito delle elezioni la febbre mariana lentamente si placò. Un ruolo importante veniva svolto, inoltre, dalla diffusione dei cinegiornali della “Settimana Incom”, prodotti dalla Industria Cortometraggi Milano tra il 1946 e il 1965, che consisteva in brevi notiziari di politica, cronaca e costume proiettati nelle sale cinematografiche prima dell’inizio dei film [7].

I cinegiornali italiani degli anni cinquanta e sessanta erano vari e numerosi, attestati in genere su posizioni politiche filo-governative, anche se non mancavano gli spazi dedicati alle opinioni dell’opposizione. Lo spirito popolare dei cinegiornali era marcatamente caratterizzato da una morale di tipo tradizionale fortemente influenzata dall’ideologia cattolica; la visione delle immagini veniva sempre accompagnata da un commento parlato dal tono cadenzato ed enfatico che resterà tipico di questo periodo [8].

Molto spesso i messaggi politici, intrecciati e sovrapposti agli argomenti religiosi, venivano diffusi anche attraverso le “missioni religiose popolari”, soprattutto nelle regioni o nei territori considerati più a rischio, come l’Emilia Romagna e il meridione; nel periodo compreso tra la primavera del 1947 e gli inizi del 1948 si tennero duecentocinquantasette “missioni” in centododici diverse diocesi italiane. In tutte le regioni e nei paesi più remoti venivano inviati appositi carri-cinema [9].

Nello stesso periodo, tra i giovani cattolici, ebbe una notevole influenza l’azione politica di Alcide De Gasperi; la difesa dello stato democratico e il suo impegno in favore dei giovani, in particolare, determinarono una svolta molto significativa, con forti conseguenze, nella storia della Democrazia Cristiana. Uno dei temi fondamentali, nell’attività del movimento dei giovani democristiani, fu la solidarietà giovanile che consisteva nell’unità d’azione di tutti i giovani, studenti, operai e contadini, per realizzare l’unità della “terza generazione”, attraverso inchieste sociali e iniziative di solidarietà. Questa linea politica ottenne una grande adesione, non solo tra gli stessi giovani del partito, ma anche e soprattutto all’interno del più ampio fronte dell’associazionismo cattolico. Inoltre l’esperienza e l’azione dei giovani democratici cristiani, tesa a contrastare l’egemonia frontista della federazione giovanile comunista, ebbe una notevole influenza anche al di fuori dell’ambiente cattolico; in quel periodo i giovani democratici cristiani esercitavano una sorta di egemonia culturale su tutto l’ambiente giovanile, imponendosi anche al rispetto e all’attenzione degli appartenenti alla Federazione Giovanile Comunista.

De Gasperi riteneva che le democrazie troppo spesso, per una distorta concezione del principio di libertà, trascuravano di preoccuparsi dei giovani mentre i partiti della sinistra, con maggiore sensibilità e attenzione nei confronti della gioventù, riuscivano ad ottenere più ampie adesioni e un maggiore consenso politico. Per questo, con il patrocinio del Consiglio dei Ministri, venne proposto di istituire campeggi estivi per la gioventù con lo scopo di riunire i giovani, di seguirli nella loro crescita e nella loro formazione.

L’On. Giorgio Tupini [10], che si occupava della stampa e dell’informazione, si rivolse al Ministro della Difesa Randolfo Pacciardi [11] per organizzare il primo campeggio universitario nazionale nell’isola di Caprera. All’epoca Pacciardi intratteneva stretti rapporti di cordialità e di amicizia con Clelia Garibaldi [12]; alle elezioni politiche del 1948 Clelia era stata candidata da Pacciardi al Senato, nelle liste del Partito Repubblicano, nei collegi di Sassari e dell’Emilia Romagna, riscuotendo peraltro un notevole successo elettorale. L’8 Giugno 1952 Pacciardi, in qualità di Ministro della Difesa, si era recato in visita a Caprera, al seguito del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, giunto nell’isola per le commemorazioni del settantesimo anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi; al loro arrivo erano stati accolti, nella dimora di Caprera, dalla figlia dell’Eroe.

L’idea che a Caprera avrebbero soggiornato degli studenti universitari preoccupava molto Donna Clelia perché la presenza dei ragazzi avrebbe potuto provocare degli incendi; era ancora vivo in lei il ricordo del violento incendio che nel luglio del 1920 era divampato nell’isola e che in venticinque giorni aveva devastato le pinete dell’isola e messo a repentaglio la vita di Clelia e di sua madre [13]. Superate le resistenze e i timori di Clelia, l’8 luglio del 1952 lo Stato Maggiore dell’Esercito, con foglio n° 4250, affidava al Comando Militare della Sardegna l’organizzazione e la direzione del Campeggio Goliardico di Caprera sotto la guida del Generale Comandante Alfredo D’Andrea. La complessa e delicata operazione richiedeva un’organizzazione logistica particolarmente complessa a causa dell’isolamento del luogo e della distanza dai principali presidi militari della Sardegna.

La realizzazione del campeggio, in tempi piuttosto ristretti, richiedeva l’impiego di un consistente reparto misto composto da fanti, artiglieri, genieri e autieri. Il 15 luglio venne inviato a Caprera, nella pineta di Cala Garibaldi [14], un reparto militare composto da quattro ufficiali, otto sottufficiali e sessantacinque militari di truppa ai quali furono assegnati in dotazione mezzi di trasmissione e di trasporto: diciannove stazioni radio, un centralino, quattro apparati telefonici e dieci chilometri di filo; un’autovettura, cinque autocarri e due motociclette. Inoltre tutte le attrezzature logistiche per la vita del reparto e il funzionamento del campeggio, attrezzi da lavoro e materiali diversi. Il comando del campeggio era affidato a un ufficiale superiore idoneo, per cultura educazione e diplomazia, alla delicatezza dell’incarico e in grado di garantire il giusto equilibrio nei rapporti tra i militari e gli studenti. Lo stesso 15 luglio, con l’arrivo dei materiali provenienti da Cagliari, trasportati via mare con una motozattera messa a disposizione da Marisardegna, iniziarono i lavori.

Il primo intervento, che riguardava l’organizzazione del sistema antincendio, fu affrontato con l’istituzione di guardie del fuoco notturne e diurne e della presenza fissa, all’interno della pineta, ripiantata di recente [15], di un distaccamento dei vigili del fuoco, proveniente da Cagliari, comandato da un ufficiale e dotato di potenti mezzi antincendio, tra cui trenta estintori di vario tipo. Furono affissi numerosi cartelli mentre le tende, il refettorio e i locali di uso comune vennero dotati di posacenere di metallo.

Le norme antincendio erano particolarmente rigorose poiché l’elevata temperatura della stagione estiva, la natura della vegetazione, prevalentemente resinosa, e la costante presenza del vento potevano favorire il divampare e il diffondersi di pericolosi incendi, in maniera talmente rapida e violenta da rendere molto difficoltose le operazioni di spegnimento. Tutti erano richiamati a essere vigili e rispettosi delle prescrizioni che vietavano di accendere fuochi o fornelli all’interno delle tende, le sigarette e i fiammiferi dovevano essere spenti con cura.

Durante le escursioni era vietato accendere sigarette; nel caso di un principio di incendio era obbligatorio dare l’allarme al campo e adoperarsi per l’immediato spegnimento. Tutti erano obbligati in prima persona a osservare le norme vigenti e a farle rispettare agli altri.

Un altro provvedimento indispensabile riguardava la disinfestazione completa della pineta invasa dalle zecche indotte della presenza di greggi di ovini [16]; vennero potati tutti i rami secchi e bassi quindi, per tutto il perimetro, la pineta venne isolata dai cespugli con la creazione di una fascia di sicurezza larga quattro metri. Per facilitare il transito all’interno del campeggio venne aperta una pista di collegamento con l’unica strada che conduceva a Caprera.

La spiaggia davanti alla pineta subì un cospicuo intervento di ripascimento attraverso ingenti movimenti di sabbia che veniva trasportata con i camion da Punta Rossa, a sei chilometri di distanza, per creare una ampia spiaggia artificiale; inoltre vennero effettuate opere di pulizia, di rastrellamento e di spianamento. A causa della natura rocciosa del terreno l’impianto delle latrine da campo e l’escavazione delle buche per i rifiuti richiese l’intervento di un sottufficiale artificiere e l’uso di mine. Si costruirono due distinte cucine, una per il distaccamento militare e una, più grande, per gli studenti; quest’ultima completata da una tettoia per la distribuzione dei pasti e dotata di una vasca con acqua corrente per il lavaggio degli utensili. Inoltre vennero montate due serie di lavandini in legno con quarantotto rubinetti, un locale per le docce della capacità di ventiquattro posti realizzato in legno e stuoie, completo di pedane e griglia.

I servizi igienici erano dotati di sei ampi gabinetti, situati a conveniente distanza dalle tende, illuminati, serviti da vie di accesso, e indicati da frecce segnalatrici. L’ingresso al campeggio, costruito in forme semplici e decorose con legno e graticcio, era adeguatamente illuminato e protetto da una tettoia di stuoie. Al centro della pineta in una radura priva di alberi, si trovavano, alloggiati all’interno di tende Moretti [17], la sede del comando, l’ufficio amministrazione e l’ufficio postale e telegrafico in funzione secondo l’orario prestabilito per garantire la spedizione e la distribuzione della posta ordinaria e dei telegrammi. Inoltre era presente una stazione radio, con altoparlante e microfono, un ampio spaccio-bar, ben fornito e dotato di rivendita di giornali, francobolli, tabacchi, oggetti diversi, e il locale del barbiere. Accanto agli uffici, su un basamento di cemento, si ergeva il lungo pennone portabandiera sul quale sventolava il tricolore nazionale. Alle spalle del comando un’ampia tenda accoglieva il posto di medicazione; secondo l’orario prestabilito chi aveva necessità poteva chiedere di essere visitato dal capitano medico incaricato, proveniente dall’Ospedale Militare di Cagliari. Solo in caso di malattie gravi o dell’impossibilità di muoversi era prevista la visita in tenda mentre gli ammalati più gravi dovevano essere trasferiti presso l’Ospedale Militare della Maddalena.

Il servizio idrico, in una zona assolutamente priva di acqua, era garantito da un serbatoio della capacità di diecimila litri di acqua potabile, da due serbatoi da tremila litri ciascuno e da un ulteriore serbatoio da mille litri, tutti dotati di manichette di rifornimento e dalla necessaria rubinetteria. L’acqua per i servizi  veniva dedotta dall’acquedotto del piccolo molo mentre quella potabile veniva portata quotidianamente dalle navi cisterna della Marina Militare. Per la distribuzione dell’acqua potabile e per quella da lavaggio vennero impiegati cinquecento metri di tubazione con apposite derivazioni per i lavandini, le docce e le cucine. L’impianto era tale da soddisfare per un intero mese le esigenze di una popolazione media di seicento persone. L’energia elettrica era garantita da un allacciamento alla rete dell’alta tensione che raggiungeva la cabina di trasformazione e quindi  l’impianto luce del campeggio dotato di trecento lampadine con interruttori generali e parziali che consentiva l’illuminazione della pineta durante tutta la notte. Per la cura e l’igiene della pineta vennero costruiti e sistemati adeguatamente quaranta cestini in legno e collocate centotrentacinque tabelle segnaletiche stradali.

Vicino alla riva del mare sorgeva un ampio refettorio all’aperto regolarmente illuminato, dotato di tavoli a sei posti da casermaggio, ricoperti da tela cerata azzurra, di sgabelli regolamentari e fornito di bidoni in alluminio con rubinetti per l’acqua potabile. La dotazione personale per ciascuno studente era costituita da un servizio completo in alluminio, per ogni tavolo veniva distribuita una bottiglia di acqua e una di vino e messi a disposizione dei bossoli di granata che servivano da portacenere. Il servizio mensa prevedeva che i pasti venissero consumati nel refettorio, all’orario prescritto e nei posti assegnati a ciascuno; i ritardatari non giustificati dal Capo sezione erano considerati rinunciatari. Gli eventuali reclami per il servizio mensa dovevano essere riferiti all’ufficiale di servizio e non direttamente al personale di servizio. Alla mensa non potevano essere invitati estranei al campeggio. Il vettovagliamento consisteva nella razione ordinaria dei soldati confezionata con cura e adeguatamente integrata.

Il campeggio era dotato di centoventisei tende composte da sei teli regolamentari ciascuna; ogni tenda, della capacità totale di sei posti, era occupata comodamente da quattro studenti. Le tende erano suddivise in ventuno sezioni composte da sei tende ciascuna, inoltre quarantuno tende individuali erano destinate agli ufficiali, agli insegnanti di educazione fisica, ai giornalisti, ai fotografi e al nucleo cinematografico. Quattro tende Moretti e altre cinque tende da dodici teli accoglievano i magazzini, l’alloggio dei vigili del fuoco e la cabina di proiezione; ventiquattro teli da tenda componevano il posto di medicazione. Ogni tenda era dotata di pagliericci e di paglia, solo agli insegnanti di educazione fisica e ai giornalisti era riservato un lettino. Presso il campeggio era costantemente attivo il servizio di guardia composto da un ufficiale di servizio, un sottufficiale di servizio e dalla guardia del campo; l’ufficiale di servizio era a completa disposizione per qualunque necessità. Ogni mattina il personale incaricato aveva cura di ritirare i rifiuti; la pulizia e la cura del campeggio erano affidati alla responsabilità dei partecipanti, così come la cura delle tende e la buona conservazione del materiale contenuto.

Per l’attività sportiva vennero realizzati due campi sportivi, uno a mare e uno a terra. Il primo era un campo di palla a nuoto regolamentare, dotato di un cavo di sicurezza al limite del fondale per l’altezza di un uomo. Inoltre erano stati tracciati i percorsi per le gare di nuoto di cento e duecento metri e disponibili quattordici barconi per lo sport del remo; la Marina Militare aveva messo a disposizione sei fucili per la pesca subacquea. L’intera area del campo sportivo a mare e la zona dei bagni erano continuamente sorvegliate da due imbarcazioni di salvataggio con equipaggio di marinai nuotatori. Il campo sportivo a terra era composto da due campi per la palla a volo, da un campo di calcio e da due campi per il gioco delle bocce. All’interno della pineta vennero sistemati i tavoli da tennis e il puncing-ball. All’interno del campo sportivo a terra era stato organizzato il cinematografo, con la cabina di proiezione sotto una tenda, e lo schermo.

L’impiego di tutti i materiali in dotazione venne improntato a rigorosi criteri di economia per garantire la possibilità del successivo recupero e riutilizzo. L’ampia attrezzatura sportiva, i due campi a terra e a mare e l’assistenza degli insegnanti e degli ufficiali consentivano un’intensa attività sportiva che si concludeva per ogni turno con gare finali alle quali potevano partecipare tutti gli studenti cimentandosi anche in più gare. Per ogni competizione, ai singoli e alla squadre vincitrici, era prevista l’assegnazione di diplomi firmati dal Generale Comandante D’Andrea. L’attività ricreativa prevedeva, oltre alle escursioni e alle gite a terra e in mare, gare di canto corale a carattere regionale, concorsi di cultura varia del tipo “Botta e risposta” [18], concorsi enigmistici a premi [19], il “Premio Caprera” [20] a carattere letterario, e gare di disegno. A commento dei fatti del giorno veniva trasmesso, ogni sera, un giornale parlato curato dagli stessi studenti; il regolare svolgimento di tali attività era garantito dalla dotazione di microfoni, di altoparlanti e di radio. Un prezioso contributo all’attività ricreativa e culturale del campeggio fu offerto dalla Direzione del “Corriere Militare” e dalla passione profusa dal redattore Dott. Ettore Feliciani [21].

All’interno del campeggio venne istituita una vera e propria redazione del giornale, dotata di servizio fotografico largamente attrezzato. Presso la redazione centrale del giornale era attivo il “Servizio Campeggio Caprera” a disposizione di tutti i campeggiatori che avessero voluto inoltrare le proprie richieste. Tutti coloro che si riconoscevano nei gruppi fotografici pubblicati sul giornale erano pregati di inviare al “Corriere” il proprio nominativo e l’indirizzo di casa indicando il numero della fotografia desiderata, segnato all’inizio della relativa didascalia, per poterne ricevere una copia in omaggio con una gradita sorpresa.

In una quindicina di giorni la deserta e pittoresca pineta a mare di Cala Garibaldi venne trasformata in una piccola cittadina di tende con tutti i servizi perfettamente funzionanti. Il 2 agosto il campeggio era pronto, completo anche del servizio di commissariato per il rifornimento viveri, lana e paglia, suddiviso al suo interno in file di sette tende ciascuna, una fila per ogni sezione. Il giorno successivo il Generale di Corpo d’Armata Arturo Scattini, comandante del Comiliter di Roma, accompagnato dal Generale Comandante Alfredo D’Andrea effettuò una minuziosa ispezione del campeggio approvandone la realizzazione e l’organizzazione.

Il 4 agosto giunsero a Caprera, oltre al personale di comando e di inquadramento del Comilit Sardegna, inviato dallo Stato Maggiore dell’Esercito, un capitano e tre suoi collaboratori, della Scuola Militare di Napoli, con il compito di affiancare gli insegnanti di educazione fisica destinati alle ventuno sezioni di studenti. L’assistenza spirituale era garantita da un tenente cappellano proveniente dall’Ospedale Militare di Sassari. Le ventuno sezioni furono affidate ciascuna a un insegnante di educazione fisica; il più anziano dei quali era nominato capo gruppo e affiancato al comandante del campeggio. A gruppi le sezioni vennero poste sotto la sorveglianza di quattro ufficiali della Scuola Militare di Napoli. Tutti insieme furono impegnati nelle attività culturali, sportive e ricreative.

Le richieste di partecipazione al campeggio furono numerose e non tutte poterono essere accolte; su millecinquecento posti previsti vennero presentate quattromila domande e pertanto si dovette procedere a una riduzione percentuale delle richieste di ciascuna provincia [22]. Non fu possibile estendere il campeggio alla partecipazione delle studentesse, nonostante fosse inizialmente nelle intenzioni degli organizzatori. I requisiti richiesti per l’ammissione erano: di essere studenti universitari o di scuola media superiore, non avere meno di sedici anni compiuti e non più di ventisei, essere in buone condizioni fisiche. Le domande, in carta libera dovevano essere consegnate al Commissariato Nazionale Gioventù Italiana [23], entro il giorno 10 luglio.

Oltre ai dati anagrafici dovevano essere indicati l’università o la scuola alla quale si era iscritti e l’anno di corso con il visto dell’autorità scolastica competente. Un certificato medico, rilasciato dall’autorità sanitaria o da medici militari, doveva attestare l’idoneità fisica dello studente alla partecipazione al campeggio. Il soggiorno era completamente gratuito, il Consiglio dei Ministri partecipò alle spese per l’organizzazione del campeggio disponendo, a favore dell’Ufficio Amministrazione Personali Militari Vari del Ministero della Difesa-Esercito, la somma di £ 5.021.080 [24].

Il viaggio del primo turno di studenti ebbe inizio lunedì 4 agosto [25], i ragazzi giunsero in treno da diverse località italiane e furono ospitati nei dormitori della caserma militare del CAAR di Artiglieria di Civitavecchia dove li accolsero gli insegnanti di educazione fisica già pronti in calzoncini e maglia blu con lo stemma “Caprera”. Dopo l’inquadramento nelle sezioni del campo, alle ore 19,00 iniziarono le operazioni di imbarco dei passeggeri che vennero chiamati uno ad uno dal personale della Marina per prendere posto sulle navi. Alle ore 20,00 partenza dal porto di Civitavecchia a bordo delle due navi messe a disposizione dalla Marina Militare, lo Stromboli e il Volturno. Per primo partì il Volturno costeggiando lo Stromboli che, essendo più pesante e più veloce, lasciò il porto circa un’ora dopo.

La sistemazione per la notte era prevista su materassini disposti lungo il ponte poiché le navi, non essendo traghetti di linea, erano prive di cabine e cuccette riservate ai passeggeri [26]. Il giorno 5 agosto alle sette del mattino gli studenti arrivarono a La Maddalena e più tardi furono condotti con imbarcazioni della Marina Militare a Caprera. A Cala Garibaldi sbarcarono i quattrocentoventi studenti del primo turno, ventuno insegnanti di educazione fisica e cinque giornalisti; al secondo turno parteciparono quattrocentosette studenti e al terzo turno trecentosettantadue. In totale i partecipanti risulteranno millecentonovantanove, provenienti da tutte le regioni d’Italia; per il 60% si trattava di studenti universitari mentre per il restante 40% di studenti delle medie superiori. All’arrivo veniva consegnato, a ciascuno studente, un opuscolo a stampa curato dal comando contenente le norme prescrittive per tutti i partecipanti e l’orario di massima [27].

Dopo la prima sistemazione nel campo veniva effettuata, per sezioni, la visita al Museo e alla Tomba di Garibaldi. Il primo giorno, a seconda dell’orario di arrivo e dopo lo sbarco a Caprera nella mattinata, era prevista la sistemazione in tenda, il bagno a mare, la doccia, il pranzo e il riposo pomeridiano. L’organizzazione delle principali attività quotidiane prevedeva tutti i giorni la sveglia alle 6,30, la pulizia, la visita medica e la colazione; alle 8,30 si teneva una conferenza illustrativa, alle 9,30 i bagni di mare, le gare di barche a remi, la caccia subacquea e la palla a nuoto, fino alle 11,30; quindi, consumata la seconda colazione, era previsto il riposo fino alle 16,00. Nel pomeriggio dalle 16,00 alle 20,00 erano previsti giochi sportivi vari oppure escursioni a Caprera, La Maddalena e in Sardegna. Alle 20,00 si svolgeva la cena e alle 21,00 si assisteva allo spettacolo cinematografico che completava l’attività culturale con la proiezione di film di carattere storico oppure western, tipo “Rocce rosse” o “Duello al sole”. Alle 23,00 al segnale della ritirata, tutti dovevano rientrare per l’appello dei capi sezione; alle 23,15, dopo il segnale di silenzio, cessato ogni rumore, si doveva riposare in completo silenzio.

A un eventuale segnale di allarme tutti dovevano accorrere vestiti e riunirsi presso il piazzale del Comando. Gli studenti non potevano impartire ordini diretti ai militari in servizio ma rivolgersi, eventualmente all’ufficiale di servizio. La partecipazione alle visite, alle escursioni o alle conferenze era obbligatoria salvo dispensa richiesta dai capi sezione al Comandante di Campo. Per ciascun turno erano in programma tre conferenze pomeridiane: il Colonnello Bernasconi, insegnante della Scuola di Guerra di Civitavecchia metteva in evidenza il carattere militare dell’epopea garibaldina; il Tenente di Vascello Vittorio De Blasi, del Comando Marina di La Maddalena, sottolineava l’importanza storica della base navale di La Maddalena e ricostruiva l’episodio dell’eroico nocchiere Domenico Millelire; il Prof. Alberto Maria Ghisalberti, Professore Ordinario di Storia del Risorgimento presso l’Università di Roma, completava il ciclo di conferenze con le sue dotte e appassionate lezioni sulla “Umanità di Giuseppe Garibaldi”. [28] Per ogni turno, su iniziativa del Generale Comandante Alfredo D’Andrea, veniva invitata a colazione Donna Clelia, accolta sempre da commoventi ed entusiastiche manifestazioni di affetto. Durante tutti e tre i turni il Comandante Militare della Sardegna Generale D’Andrea si recò a Caprera per illustrare agli studenti gli scopi del campeggio esaltando le capacità organizzative delle Forze Armate. Altri ospiti consueti del Campeggio Goliardico di Caprera erano, inoltre, l’Ammiraglio Baldo Comandante di Marisardegna e il Capitano di Vascello Berengon Comandante delle Scuole CEMM e della Marina di La Maddalena.

Il giorno 25 agosto giunse in visita a Caprera il Ministro della Difesa, On. Pacciardi, accompagnato dalla moglie, dal Capo di Gabinetto, Gen. Di Squadra Aerea Mario Pezzi, e dagli inviati speciali di alcuni quotidiani nazionali [29]. Pacciardi volle visitare minuziosamente tutti gli impianti del campeggio e tutte le tende delle sezioni, rapidamente decorate per l’occasione dagli stessi studenti; quindi insieme a Donna Clelia Garibaldi partecipò alla colazione con gli studenti. Ai giovani raccolti spontaneamente attorno al suo tavolo l’On. Pacciardi rivolse innanzitutto il saluto personale del Presidente del Consiglio che da subito aveva sostenuto l’idea di realizzare questo primo campeggio goliardico [30]. Dopo una rapida rievocazione della figura di Garibaldi, tenne un appassionato discorso reso pubblico da tutta la stampa [31]. Alla fine Pacciardi, particolarmente lieto e soddisfatto dell’incontro con gli studenti, concesse ai partecipanti del terzo turno, penalizzati dalla pioggia del giorno precedente, di prolungare il soggiorno di altre quarantotto ore. Gli scopi che l’iniziativa del campeggio goliardico si era proposti vennero dunque ampiamente raggiunti, così come l’indubitabile successo dal punto di vista organizzativo; anche gli studenti si dimostrarono particolarmente entusiasti di tale esperienza. Il Generale D’Andrea nella sua relazione finale riteneva che l’esperimento si sarebbe potuto ripetere negli anni a venire con eventuali perfezionamenti nell’organizzazione militare e con il prolungamento del soggiorno, per ciascun turno, fino a dieci giorni esclusi i viaggi [32].

Intanto la fine della guerra, con l’emanazione delle gravose condizioni e degli obblighi derivanti dal Trattato di Pace, aveva decretato la smobilitazione di gran parte delle strutture militari della piazzaforte di La Maddalena. Il graduale smantellamento della base navale, che rientrava nel programma di alleggerimento degli oneri della Marina Militare, ufficialmente imposto da inderogabili necessità di bilancio, determinerà una profonda crisi dell’economia locale; iniziano così ad affacciarsi le prime serie preoccupazioni per il destino del personale dipendente dell’Arsenale Militare e per l’avvenire della comunità [33]. Già nei primi mesi del 1948 si parlava con insistenza di imminenti tagli ai posti di lavoro e anche dell’eventuale chiusura dello stabilimento militare [34].

In virtù degli aiuti economici ricevuti dagli Stati Uniti il governo De Gasperi doveva adeguarsi alle richieste di allontanamento dei comunisti da tutte le strutture e dagli impianti militari; per questo il 24 giugno 1952 vengono licenziati sedici operai dell’arsenale militare di La Maddalena. Il caso, che susciterà un notevole scalpore anche al di fuori della comunità maddalenina, viene portato all’attenzione del Parlamento dall’On. Polano e dall’On. Laconi, nella seduta del 12 luglio [35]. Nel settembre 1949 giunge nell’isola la Madonna Pellegrina, proveniente da Luogosanto e trasportata da Palau con una suggestiva processione di barche. La Madonna venne esposta presso la chiesa di Due Strade, in quella di Moneta e all’Istituto San Vincenzo. Il terzo giorno fu trasportata in visita alla chiesetta dell’Arsenale di Moneta e infine presso la cappella dell’Ospedale Militare.

La travolgente partecipazione di massa all’interno dell’Arsenale, dove era crescente la preoccupazione per il futuro dei posti di lavoro, rappresentò da una parte il trionfo della fede e il successo della chiesa locale che riuscì a mettere sotto la sua protezione il destino degli operai, ma costituì anche un significativo atto di propaganda religiosa e politica [36]. Anche a La Maddalena, come nel resto d’Italia, si era scatenata l’offensiva politica e religiosa cattolica, attraverso l’uso di tutti gli strumenti disponibili per la propaganda di massa.

In questo clima politico e sociale lo scopo del campeggio goliardico doveva essere in primo luogo quello di dimostrare la rapidità, la flessibilità e la capacità di organizzazione dei militari nel tentativo di avvicinare gli studenti, provenienti da ogni parte d’Italia, allo Stato, alle Forze Armate, e agli ideali del Risorgimento, in un ambiente naturale particolarmente suggestivo: i luoghi dove aveva vissuto ed era morto Giuseppe Garibaldi [37]. Si trattò di una singolare iniziativa di propaganda politica all’indomani della guerra, in una fase delicata per lo sviluppo dell’Italia e della stessa comunità maddalenina, operazione ampiamente pubblicizzata [38], che in qualche modo servì ad aprire la strada alla crescita del turismo di La Maddalena.

Bisogna ricordare che fino agli anni Cinquanta l’isola di Caprera era sorvegliata giorno e notte da sentinelle armate, sia come sacrario garibaldino che come isola di rinforzo alle basi della Marina Militare di La Maddalena. Poiché era considerata zona militare per potervi accedere era necessario un permesso rilasciato dai carabinieri; la sera alle 22,00 veniva chiuso il cancello all’inizio del ponte che la univa a La Maddalena e nessuno poteva più passare. Dal 1° aprile 1955 l’accesso all’isola verrà consentito liberamente [39] per favorire l’accesso alla pineta di Cala Garibaldi dove, nel luglio del 1956, sorgerà il campeggio del Village Magique [40]. Questa iniziativa susciterà molte polemiche e molti dissensi, soprattutto da parte di Ezio Garibaldi, Deputato del Movimento Sociale Italiano che interessò del caso il Parlamento e la stampa dell’epoca [41]. Anche la chiesa locale, rappresentata dal Parroco Monsignor Salvatore Capula, manifesterà la propria ferma opposizione alla creazione di un tale luogo di perdizione [42].

Non mancarono anche i pareri contrari di eminenti studiosi e storici del Risorgimento che ritenevano oltraggiosa l’iniziativa di creare un villaggio di vacanze nei pressi della tomba di Giuseppe Garibaldi [43]. Tra i sostenitori del progetto, oltre alla stampa locale [44], il sindaco di allora, Pietro Ornano, che considerava la realizzazione del villaggio una tappa importante nello sviluppo e nell’organizzazione del turismo di La Maddalena. L’11 giugno del 1955 Donna Clelia dichiarerà formalmente il proprio assenso alla realizzazione del progetto, nella convinzione che il villaggio non avrebbe in alcun modo offeso la memoria di suo padre [45]; il 22 luglio, in occasione dell’inaugurazione del villaggio, Clelia sarà presente come ospite d’onore alla manifestazione.

A sessanta anni di distanza dall’iniziativa del Campeggio Goliardico di Caprera sarà interessante affidare il ricordo di quell’esperienza alla testimonianza diretta di Giacomo Paolini, oggi ottantatreenne, vincitore del premio letterario “Caprera” nel 1952, che dalla sua residenza toscana scrive: Ricordo bene l’assegno color viola, molto consistente, che era dentro una busta intestata al Ministero della Difesa, emesso dalla Banca Nazionale dal Lavoro, perché quando lo vidi feci un salto all’aria dalla contentezza, inforcai la bicicletta, e filando via come un razzo mi ritrovai allo sportello bancario davanti all’impiegato per riscuoterlo, il cuore mi batteva forte. Non ricordo con precisione l’importo dell’assegno ma ricordo bene ciò che ci comprai: una bella bicicletta Legnano, un vestito e una macchina fotografica, e altre piccole cosette. Non male vero? Il ministro Pacciardi era molto generoso. Per quanto riguarda il soggiorno nell’isola di Garibaldi, fu tutto bel­lissimo e organizzato alla perfezione, con una scrupolosità e precisio­ne militare, ma tutt’altro che militaresca. Niente retorica patriottica, solo qualche breve momento di ottima cultura storica attinente a Garibaldi e al suo periodo, dispensata da insegnanti non pedanti ma che sapevano parlare come si deve con giovani che erano venuti soprattutto per rilassarsi e divertirsi; una moltitudine di tende comode e ben arredate, cibo ottimo e abbondante, ben serviti e direi quasi riveriti come papi. Alzata presto, colazione abbondantissima e a volontà, si poteva scegliere fra varie portate, così come a pranzo e a cena. Tutto il giorno nuoto, gite in barconi, ecc. ecc. E dopo il mare, itinerari scelti e guidati all’interno dell’Isola, e visite ammirate alla casa dell’Eroe dei due mondi. Commozione sincera davanti ai suoi cimeli, dei quali ciò che più mi emozionò fu la camicia rossa, che io nella mia fertile fantasia pensai potesse essere ancora intrisa del suo sudore in battaglia. E poi il campicello, un orto, nel quale fra una fatica e l’altra delle battaglie, deposta la spada e impugnata la vanga, coltivava pacificamente i suoi pomodori dei quali, mi dissero, era ghiottissimo. Precisamente lì, io capì che il guerriero Garibaldi sarebbe stato il più pacifico e buono degli uomini, se il mondo fosse stato più giusto. Una specie di Cristo laico. A quella età eravamo spensierati, e ciò a cui noi si pensava di più erano le ragazze. Il pomeriggio in buona parte veniva dedicato alla libera uscita e il lungo ponte che collega Caprera alla Maddalena era popolato dagli studenti come in una processione, ma l’intenzione di quei baldi giovanotti era tutt’altro che sacra… Basti dire che in quell’isola vi erano due belle “casine” cosiddette di tolleranza, davvero molto tolleranti… Erano ben tenute e avevano “merce” di ottima qualità, le quali facevano affari d’oro con quei bei giovanottoni “affamati”. E infine tutte le sere, comodamente seduti e rilassati sotto un bel cielo stellato, in un pianoro prossimo alla casa di Garibaldi adibito a verde platea, a goderci uno dopo l’altro la visione dei film più belli sul Risorgimento. Io, signor Mulas, sono spiacente ma questo è tutto quello che ricordo; mi basta il piacere di averla conosciuta e fatto rivivere quei giorni meravigliosi della mia giovinezza che avevo dimenticato.

Cordialmente.

Lucca, 2-10-2012

Giacomo Paolini.

Devo un particolare ringraziamento per i preziosi consigli e la fattiva collaborazione a Paola Brundu, Ramon Del Monaco, Antonio Salmeri e Michele Serra.

[1] Dopo la seconda guerra mondiale si creò a livello internazionale una contrapposizione piuttosto dura tra due blocchi, quello occidentale, formato dagli Stati Uniti d’America e dagli alleati della NATO, e quello orientale, noto anche come “blocco comunista”, costituito dall’Unione Sovietica e dagli alleati del Patto di Varsavia. Il termine, già usato nel 1945 da G.Orwell, fu ripreso nel 1947 dal consigliere presidenziale B.Baruch e dal giornalista W.Lippmann e indicava il potenziale pericolo di conflitto tra i due blocchi scongiurato tuttavia dalla disponibilità, da parte di entrambi, di armi nucleari. Durata per circa mezzo secolo la guerra fredda ha conosciuto il suo momento più critico nel periodo tra gli anni cinquanta e gli anni settanta e si è conclusa, dopo un graduale processo di disarmo e di distensione, nel novembre del 1989 con l’abbattimento del muro di Berlino.

[2] Le elezioni politiche del 18 aprile 1948 furono la seconda consultazione elettorale a suffragio universale, dopo quella del 1946.

[3] I Comitati Civici, fondati l’8 febbraio 1948, erano una organizzazione finalizzata all’educazione e alla mobilitazione civica e politica dei cattolici italiani; vennero costituiti da Luigi Gedda su incarico di papa Pio XII allo scopo di impostare la campagna elettorale  nel senso di una scelta di civiltà e in funzione della crociata anticomunista in Italia; in poche settimane furono costituiti oltre ventimila comitati locali su tutto il territorio nazionale. La loro rapida e capillare diffusione fu resa possibile dal sostegno economico e organizzativo dell’episcopato, e dall’incoraggiamento del papa.

[4] La tradizione di portare in processione un’immagine, una statua o un dipinto della Beata Vergine Maria nelle chiese ha origine dalla fine del secolo XIX, mentre l’uso di portare l’immagine della Madonna in luoghi diversi dalla sua abituale dimora risulta più antico. In Toscana si usava portare la Madonna dell’Impruneta a Firenze in gravi circostanze come pestilenze, per le inondazioni dell’Arno o per altre gravi calamità; tra il 1350 e il 1740, in notevole anticipo rispetto ai più recenti pellegrinaggi, si registrarono sessantasette traslazioni. Il primo esempio contemporaneo di Peregrinatio Mariae è rappresentato dall’iniziativa francese nota come il «grande ritorno», cioè il ritorno di una statua della Madonna da Lourdes alla città di Boulogne sur Mer, in Normandia, dove risiedeva abitualmente, attraverso tutto il territorio francese, con soste frequenti in città e paesi. Il pellegrinaggio mariano, iniziato prima del secondo conflitto mondiale e interrotto a causa della guerra, venne ripreso e terminato nel 1949. Il «grande ritorno» aveva un duplice significato: da una parte il  ritorno materiale dell’immagine mariana e dall’altra il ritorno simbolico dei cristiani, attraverso l’intercessione di Maria, verso il Signore, sottolineando la sua materna e potente capacità di intercedere come mediatrice. Il significato fondamentale della Peregrinatio Mariae è riposto nell’idea che la Madonna si fa missionaria e va verso i propri figli, entra nelle loro case e porta il vangelo, attraverso la processione, la predicazione e la celebrazione eucaristica. Legata spesso a momenti storici particolarmente critici o teologicamente fragili l’evento della Madonna Pellegrina dà spesso luogo a manifestazioni di religiosità popolare e a eventi sensazionali come miracoli, apparizioni, rivelazioni. Sull’argomento si veda: G.Tuninetti, Madonna Pellegrina 1946-1951. Frammenti di cronaca e di storia, Cantalupa 2006.

[5] La maggioranza relativa dei voti e quella assoluta dei seggi, caso unico nella storia della Repubblica, venne conquistata dalla Democrazia Cristiana. Il partito, sotto la guida di Alcide De Gasperi, ottenne oltre 4,6 milioni di voti in più e un avanzamento del 13% rispetto alle elezioni della Costituente, diventando il maggiore punto di riferimento per l’elettorato anticomunista. Il Fronte Democratico Popolare, che comprendeva il PCI e il Partito Socialista Italiano, fu duramente sconfitto ottenendo solo il 31% dei voti; i due partiti insieme raggiunsero un totale di voti inferiore a quanti ne avevano conquistati separatamente nel 1946.

[6] Il profondo senso mistico che suscitava il manifestarsi della Madonna dava luogo molto spesso a vere e proprie manifestazioni di psicosi e di delirio collettivo; il pianto in particolare veniva interpretato come la manifestazione del dolore della Vergine per il proliferare, nella società cristiana italiana, degli “antricristi comunisti”, dei “senza Dio” e per il diffondersi della “ideologia russa”, scomunicata in tutte le sue manifestazioni con il decreto del Sant’Uffizio del 1949.

[7] Il primo più importante e significativo cinegiornale italiano fu “Il Giornale Luce”, prodotto tra il 1927 e il 1945 dall’Istituto Luce, che rappresentava in maniera esplicita l’intervento diretto del regime fascista sul sistema di informazione politica attraverso le proiezioni cinematografiche, sebbene l’Istituto non dipendesse direttamente dagli organismi di governo. Il Giornale era composto, in genere, da una sapiente miscela di notizie interne che esaltavano principalmente la figura del Duce e celebravano le glorie del Regime Fascista.

[8] Guido Notari (1893 –1957) conduttore radiofonico e attore, era la voce ufficiale a commento dei cinegiornali Luce e di svariati documentari, sino agli anni ‘50. Presterà la sua voce al commento dei filmati della Settimana Incom dal 1946 sino al 1957, poche settimane prima della sua morte, leggendo tutti i servizi dal n. 1 al n. 1500.

[9] Questi speciali carri erano attrezzati per la proiezione di film tra i quali spiccava in particolare Pastor Angelicus, un documentario che esaltava la figura e le opere di Pio XII. Un enorme successo riscuotevano anche le prediche e i comizi del gesuita padre Lombardi che, in virtù delle sue doti oratorie, era noto come il “microfono di Dio”.

[10] Giorgio Tupini è un giornalista nato il 26 giugno 1922 a Roma. Suo padre Umberto Tupini (1889 –1973) era stato un vecchio esponente del partito popolare, più volte ministro nel dopoguerra e sindaco di Roma dal 1955 al 1958. Nel periodo compreso tra l’epoca della clandestinità e la morte di Alcide De Gasperi, nel 1954, Giorgio Tupini è stato molto vicino allo statista democristiano come deputato in parlamento con importanti incarichi nel partito. La sua attività di partito e di governo, concentrata in un solo decennio, lo ha impegnato in ruoli importanti: sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (per la stampa e le informazioni) dal 27 luglio 1951 al 15 luglio 1953; sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri dal 17 luglio 1953 al 16 agosto 1953; sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Servizi della stampa e informazione) dal 17 agosto 1953 al 17 gennaio 1954; dopo il ritiro volontario dalla carriera politica, con dimissioni accettate il 28 gennaio 1954, viene sostituito dall’On. Elio Ballesi (1920-1971). Abbandonata la politica Tupini assume tra gli altri incarichi quello di presidente della Finmeccanica e poi dell’ Alitalia. Nel 1992 ha pubblicato un libro, una sorta di diario postumo scritto per interposta persona, intitolato: ”De Gasperi, una testimonianza”.

[11] Randolfo Pacciardi (1899-1991) è stato un politico e antifascista italiano, esponente del Partito Repubblicano Italiano. Favorevole all’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale si arruolò nel 1917 combattendo nella battaglia di Caporetto; fu insignito di due medaglie d’argento e proposto per una medaglia d’oro, una di bronzo e per la “Croce Militare” inglese. In seguito all’adesione al Partito repubblicano fondò l’associazione politico-culturale Italia libera, soppressa da Mussolini nel 1925. Subì, quindi, una condanna a cinque anni di confino; sfuggito alla polizia fascista, si rifugiò in Svizzera e in Francia, dove visse come esule tra il 1926 e il 1933. Durante il suo soggiorno in Svizzera, nel 1933, venne nominato segretario del PRI, e convinse il partito a schierarsi a favore della Repubblica legittima durante la Guerra civile spagnola contro Francisco Franco e i fascisti italiani suoi alleati. In virtù della sua audacia era diventato uno stimato capo militare, considerato sia dai socialisti che dai comunisti, come persona ‘super-partes’; per questo gli venne affidato il comando del Battaglione Internazionale italiano Garibaldi-12a Brigata. Alla testa del battaglione, venne affiancato da commissari politici comunisti e socialisti, nella difesa di Madrid, tra il novembre e il dicembre del 1936; poi nella Battaglia del Jarama del febbraio 1937, dove rimase ferito lievemente ad una guancia.  Dopo la Seconda guerra mondiale, Pacciardi fu confermato alla guida del partito repubblicano; eletto deputato nel 1946 divenne, l’anno dopo, vicepresidente del Consiglio del Governo De Gasperi. Tra il 1948 e il 1953 fu ministro della Difesa, e favorì l’ingresso dell’Italia nella NATO. Nel 1960 si oppose all’ipotesi del Centrosinistra, ma la sua corrente fu sconfitta da quella guidata da Ugo La Malfa, alleata con i socialisti.  Nel 1963, a seguito di ripetuti dissidi, Pacciardi venne espulso dal segretario del partito Ugo La Malfa  A questo punto fonda un nuovo gruppo politico, l’Unione Democratica per la Nuova Repubblica, e il quotidiano “La Folla”, entrambi a sostegno di una svolta presidenzialista per l’Italia, sul modello gollista della V repubblica francese. Per questo viene accusato di simpatie neofasciste e golpiste. Nel 1968 è sospettato e indagato per aver appoggiato il cosiddetto Piano Solo; nel 1979, dopo lunga pausa di riflessione politica, chiede la riammissione al Partito Repubblicano e la ottiene due anni dopo; fonda, quindi, il periodico ”L’Italia del popolo” che dirigerà per dieci anni fino alla morte.

Una curiosità: nel 1962 Randolfo Pacciardi partecipò come testimone di nozze al matrimonio tra il cantautore Fabrizio de André ed Enrichetta Rignon, madre di Cristiano De André, in virtù della stretta amicizia con Giuseppe De André, padre dello sposo.

[12] Clelia Garibaldi (1867 –1959), nota anche come scrittrice, era la figlia primogenita di Giuseppe Garibaldi e Francesca Armosino. Dedicò tutta la sua esistenza alla gelosa custodia delle memorie del padre, prendendosi cura della casa museo di Caprera, accogliendo gli ospiti e i visitatori e pubblicando le memorie di suo padre. Era comunemente nota come Donna Clelia; così amavano chiamarla tutti quelli che le riservavano un particolare rispetto; sempre fedele alle convinzioni del padre, cercò si tenersi distante dai ripetuti tentativi politici di sfruttare il suo cognome. Morta all’età di novantuno anni riposa nel cimitero di Caprera accanto alla tomba del padre, della madre Francesca Armosino e dei fratelli Manlio e Rosa.

[13] Il 3 luglio del 1920, mentre Clelia e sua madre, Francesca Armosino, erano in procinto di partire per Livorno, a Caprera si scatenò un violento incendio. Le due donne, che si erano rifiutate di abbandonare l’isola, furono soccorse dall’intervento dell’equipaggio dell’Andrea Doria; dalla nave sbarcarono centinaia di militari, comandati dall’Ammiraglio Mola, che domarono l’incendio. Cfr.: I gravi incendi di Caprera. La tomba di Garibaldi risparmiata, in “Il Giornale d’Italia”, 8 luglio 1920, p. 2.

[14] Il Porto Stagnarello, oggi Porto Garibaldi, era l’approdo più importante di Caprera e il più vicino all’abitazione di Garibaldi. Qui stazionavano lo yacht del Generale e due canotti. Un fabbricato serviva da arsenale e custodiva l’attrezzatura per la navigazione; dalla parte di ponente il porto era difeso da due piccoli isolotti denominati Isole dei Conigli, oggi Isole degli Italiani. La piana della Tola, situata alle spalle della Cala Garibaldi, costituisce uno dei principali depositi palustri dell’isola. Si è formata in tempi recenti per colmata naturale grazie all’apporto del Fosso di Acqua Ferrante e del fosso di Acqua di Stefano, i due principali corsi d’acqua di Caprera, che favoriscono il deflusso pluviale di gran parte dell’area settentrionale dell’isola. L’area stagnante di Cala Garibaldi che penetra nella Valle Tola è stata eliminata attraverso interventi di rimboschimento operati a partire dalla prima metà del ‘900. A est della magnifica pineta di Cala Garibaldi si estende una vasta area ricoperta di macchia bassa mista.

La Tola costituiva il principale appezzamento di terreni di Caprera, esteso per circa dodici ettari, che Garibaldi aveva trasformato in suolo agricolo a coltivazione stabile attraverso profondi interventi di bonifica e di drenaggio, tramite la deviazione e l’incanalamento di un modesto torrente e con la realizzazione di un sistema di drenaggio che impediva il ristagno delle acque. La parte più settentrionale era coltivata per metà a frumento e piante marzuole e per l’altra metà, confinante con il mare, a prato artificiale di erba medica. Durante l’Ottocento a Caprera era viva, tra i pastori locali, la leggenda che nei pressi della Valle Tola si doveva trovare un antico monumento simile ai dolmens, formato da una lastra rotonda di granito collocata sopra tre sostegni verticali detta Tola, ovvero tavola derivato da tabula, da cui traeva origine il nome della località. Cfr.: E.Canevazzi, Garibaldi a Caprera, Bologna 1866, pp. 33-37.

[15] Le pinete vennero impiantate a Caprera da Garibaldi e ampliate attraverso rimboschimenti successivi dopo la sua morte. Nel 1906 il Re d’Italia, in occasione delle esercitazioni navali della Regia Marina, incaricò l’ammiraglio Mirabello di eseguire alcuni interventi di rimboschimento nell’arcipelago. Dopo le distruzioni dell’incendio del 1920 la pineta di Cala Garibaldi venne ripiantata, probabilmente a partire dagli anni Trenta, e risistemata nel secondo dopoguerra, grazie alla legge Fanfani, n. 264 del 29 aprile 1949.

[16] “Gli agnelli che voglionsi slattare si trasportano negli isolotti dei conigli, che nella Fig. 1 si vedono all’ovest del Porto Stagnarello”. Cfr.: E.Canevazzi, Garibaldi a Caprera, Bologna 1866, p. 41.

[17] La Ditta Ettore Moretti era un’antica società milanese produttrice di tende. Erano costruite interamente in tela e inizialmente prive del fondo, per questo e per il continuo cambiamento della tensione, al variare delle condizioni atmosferiche, era necessario regolare di frequente i tiranti. Si dormiva su dei pagliericci, cioè dei sacconi che andavano riempiti con la paglia, e tutte le mattine si dovevano arrotolare i sacchi a pelo, i pagliericci e il telone che li proteggeva dall’umido dell’erba. La Ditta vantava la realizzazione della famosa Tenda Rossa di Umberto Nobile, sotto la quale avevano trovato rifugio i superstiti della catastrofe del dirigibile Italia, precipitato sul pack, nel Polo Nord, il 25 maggio del 1928, sino al loro salvataggio ad opera del rompighiaccio sovietico Krasin. La Tenda Rossa, progettata dall’ingegnere Felice Trojani, faceva parte delle dotazioni di emergenza per i membri dell’equipaggio che doveva scendere dal dirigibile di Nobile sul Polo Nord. Il progetto della tenda era nato dall’accurato studio di quelle usate nelle precedenti spedizioni polari, e venne appunto realizzata dalla Ditta Moretti. Anche la dotazione che accompagnava la spedizione italiana guidata da Ardito Desio nel 1954, alla conquista del K2, era composta dalle innovative tende fabbricate da Ettore Moretti. Nel 1960 la società venne premiata dall’Associazione Disegno Industriale con il “Compasso d’Oro”, alla VI edizione, per la realizzazione di una tenda disegnata da Mario Germani.

[18] Il premio del concorso fu assegnato a M.Pappalardo, studente di ingegneria.

[19] Come premio si poteva scegliere liberamente tra un fucile subacqueo, un porta sigarette d’argento, un sacco alpino e un paio di calzature estive da montagna, un paio di calzature da sci. Tra gli ultimi nove nominativi dell’estrazione finale  risultò vincitore Marcello Richerne di Genova che scelse il fucile subacqueo a tre molle di lunga gittata di marca Saetta.

[20] Al concorso letterario del “Corriere Militare” parteciparono ottantaquattro studenti, il primo premio, che consisteva in una considerevole somma in denaro, venne assegnato a Giacomo Paolini di Farneta, in provincia di Lucca, iscritto al terzo anno di medicina-chirurgia presso l’ateneo di Pisa. Paolini, che proveniva dalle campagne lucchesi, dove il papà faceva il mugnaio, aveva all’epoca ventitré anni; partecipò al primo turno del campeggio e i suoi compagni della decima sezione, per la sua espressione mistica, lo chiamavano ”il reverendo”.

[21] Ettore Feliciani nasce a Nettuno il 14 ottobre del 1918 e muore a Roma nel luglio del 2006.

[22] Archivio Centrale dello Stato – Roma, Campeggio Caprera, PCM 1951-54, 3.2.5/33823.

[23] Dopo la caduta del fascismo il governo Badoglio emanò il R.D.L. 2 agosto 1943, n. 704 che agli artt. 6 e 10 prevedeva la soppressione della Gioventù Italiana del Littorio. Per sostituire la GIL venne istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Commissariato per la Gioventù Italiana che, perdute le funzioni originarie di natura spiccatamente politica, si occupava in prevalenza dell’organizzazione di viaggi e vacanze per i giovani e dell’amministrazione del cospicuo patrimonio immobiliare della soppressa organizzazione.

[24] La somma, iscritta nel cap. 50 del bilancio passivo 1952-53 del Ministero del Tesoro – rubrica Presidenza del Consiglio dei Ministri – , venne riscossa con quietanza del Cassiere della Presidenza stessa (31 luglio 1952-18 agosto 1952). Archivio Centrale dello Stato – Roma, Campeggio Caprera, PCM 1951-54, 3.2.5/33823.

[25] Il campeggio, suddiviso in tre turni, si tenne il 5, il 13 e il 21 agosto.

[26] Lo “Stromboli” era in origine un mercantile per il trasporto di carri armati, costruito all’inizio della guerra ma mai terminato. Lo scafo venne acquistato nel 1949 dalla  Marina Militare e come nave da trasporto entrò in servizio nel 1950. Il “Volturno” nata come nave cisterna per il trasporto di acqua era entrata in servizio nel 1937. Venne affondata nel porto di Genova da un bombardamento aereo; alla fine della guerra fu recuperata, rimodernata, rimessa in servizio e utilizzata come nave da trasporto fino al 1976.

[27] Comando Militare della Sardegna, Campeggio Goliardico Caprera. Norme prescrittive per tutti i partecipanti,  Cagliari 1952.

[28] Alberto Maria Ghisalberti (1894 -1986) è stato uno storico italiano, studioso di Storia del Risorgimento. Dopo aver insegnato storia nel Collegio Nazareno di Roma, retto dagli Scolopi, si dedicò alla ricerca universitaria. Dal 1936  diventò professore ordinario all’Università di Pisa, fra il 1941 e il 1964 ha insegnato “Storia del Risorgimento” all’università di Roma, dal 1959 al 1984 ha diretto il Dizionario biografico degli Italiani. Durante il periodo fascista, purtroppo, la ricerca storica sul Risorgimento si è intrecciata con le vicende politiche del tempo e con l’attenzione e l’interesse del regime alla creazione di una saldatura tra la storia del Risorgimento e il fascismo. Anche negli anni Cinquanta gli ideali del Risorgimento vennero sfruttati per alimentare polemiche tendenziose e faziose e il mito di Garibaldi conteso nei comizi tra i partiti di ogni tendenza politica alla ricerca del consenso popolare e del successo elettorale. Nel dopoguerra Ghisalberti fu preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma ” dal 1961 al 1968, quando si dimise dalla carica per l’inerzia della classe politica nei confronti della contestazione studentesca che lui, peraltro, aveva affrontato con fermezza ed equilibrio. Nell’agosto del 1952  fu invitato, dal Ministro della Difesa Pacciardi, a tenere conferenze su Garibaldi ai tre turni di studenti universitari riuniti nel suggestivo cam­peggio di Cala Garibaldi a Caprera. I giovani avevano partecipato con vivo interesse alle conferenze del professore sul tema della “Umanità di Garibaldi”. Giuseppe Garibaldi aveva scelto fin da giovane di combattere per la redenzione dei popoli oppressi e in primo luogo per l’unità d’Italia, facendo propria l’affermazione di E. Barrault, profugo politico, incontrato personalmente nei suoi viaggi a Costantinopoli: “Un uomo che facendosi cosmopolita adotta l’umanità come patria e va a offrire la spada e il sangue a ogni popolo che lotta contro la tirannia, è più di un soldato, è un eroe”. Victor Hugo aveva scritto di lui: “è un uomo, niente altro, ma un uomo in tutta l’accezione sublime del termine: uomo della libertà, uomo dell’umanità”. Un uomo fuori dall’ordinario: capo carismatico, rivoluzionario entusiasta, un idealista che non si lasciava corrompere dal successo e dalla fama, da fervente massone Garibaldi affermava: “La Massoneria dovrà portare avanti l’Umanità. La pratica continua dei suoi sacri principi deve condurre tutte le Nazioni a un legame fraterno”. Sull’argomento si veda: C.Gentile (a cura di), Il gran maestro dell’umanità Giuseppe Garibaldi, Foggia 1981; F.Belmonte (a cura di), Garibaldi uomo e massone, Salerno 1982.

[29] A Caprera con i Goliardi il Ministro della Difesa, in “Corriere militare”, Anno VIII, n. 35, 31 agosto-6 settembre 1952, p. 1.

[30] Il Presidente del Consiglio sosteneva che  bisognava avvicinarsi alla gioventù italiana con spirito di comprensione perché spesso i giovani avevano subito molte illusioni e amari risvegli, brancolando nel buio delle sventure della Patria. Nonostante tutto però erano sempre stati sorretti dall’entusiasmo e dalla fede che non aveva mai perduto la sacra scintilla che consente di compiere con entusiasmo qualunque azione. Se il Governo non avesse avuto altri meriti poteva vantare almeno quello di aver dato la certezza della resurrezione della Patria; era ferma l’intenzione di incoraggiare e potenziare questo tipo di iniziative studentesche soprattutto se accompagnate da memorie patriottiche come quelle garibaldine di Caprera. Secondo De Gasperi, dal Trentino alla Sicilia, erano molti i luoghi come Caprera nei quali ci si poteva avvicinare quasi materialmente alle memorie della grandezza e alle idee della nostra storia.

[31] Pacciardi sosteneva che dall’urto delle passioni e delle idee politiche è nata, nel Risorgimento, quella sintesi di luminosità chiamata Italia. Ogni discussione e ogni conflitto ha un senso se  si svolge all’interno della famiglia nazionale e ha sempre come punto di incontro l’Italia. Il Ministro della Difesa ribadiva il carattere difensivo della nostra meravigliosa ricostruzione operata nel campo materiale e in quello spirituale dalle Forze Armate. All’interno della Comunità Europea, se questa si fosse realizzata, l’Italia sarebbe divenuta l’elemento motore della civiltà umana. Il popolo italiano poteva offrire un grande contributo alla causa del progressismo di Garibaldi grazie al suo particolare temperamento e per le sue doti di lavoratore. Visitando i luoghi silenti dove il Generale aveva vissuto i giovani dovevano imparare che la fazione finisce dove inizia la patria e che non esiste patria se non c’è libertà. Dovunque si combattesse per conquistare la libertà Garibaldi aveva tratto la spada e difeso gli oppressi. Un popolo è veramente grande quando non si inebria nel successo e non dispera nella sventura. Pacciardi, “l’insulso avvocatino di Grosseto”, come lo aveva definito Mussolini, era dotato, in realtà, di una forte personalità generalmente poco incline ai compromessi. La sua notevole capacità oratoria e la sua prosa accattivante erano particolarmente sferzanti; l’invettiva gli era spesso familiare. Nei suoi discorsi offriva saggi convincenti della sua antica abilità di conferenziere, del suo umorismo, del suo impeto da oratore nato; durante i suoi comizi le piazze e i teatri delle principali città italiane erano sempre gremiti e resi incandescenti dalla sua veemente e colta oratoria.

[32] A.D’Andrea, Relazione sulla organizzazione e sul funzionamento del Campeggio Goliardico a Caprera: 1952, (dattiloscritto riservato), Cagliari 13 settembre 1952.

[33] Sull’intera vicenda si veda: S.Abate e F.Nardini, Il Pane del Governo. La Maddalena 1946-1956, La Maddalena 2010.

[34] Cfr. Camera dei Deputati, Seduta dell’8 marzo 1949, pp. 594-595. Camera dei Deputati, Seduta del 27 luglio 1949, p. 975. Interrogazioni dell’On. Laconi al Ministro della Difesa On. Pacciardi.

[35] Cfr. Camera dei Deputati, Atti Parlamentari, Discussioni – Seduta pomeridiana del 12 luglio 1952, pp. 39964-39968.

[36] Cfr.: G.C.Tusceri, Il Governatore. Storia di Mons. Salvatore Capula e della “sua” isola, La Maddalena 2000, pp. 104-106. Nel 1950 Pio XII proclamò il Giubileo; il 1° novembre istituì il dogma dell’Assunzione di Maria. In occasione del primo centenario del dogma dell’Immacolata, nel 1954, la Madonna di Luogosanto venne proclamata Regina della Gallura. In quell’anno la statua della Madonna fu portata in pellegrinaggio in numerosi centri della diocesi tra i quali La Maddalena; venne accolta nella chiesa di S.Maria Maddalena, all’Ospedale Militare, presso la biblioteca del Circolo Ufficiali, all’Istituto San Vincenzo, nel rione Moneta, nel rione Due strade e in molti altri rioni cittadini nei quali, vennero collocate formelle o edicole, raffiguranti i misteri del rosario, che in parte si conservano ancora oggi.

[37] La tradizione dei campeggi goliardici, organizzati allo scopo di riunire tra loro gli studenti universitari provenienti da diversi atenei si era diffusa notevolmente durante il fascismo. A partire dal 1919 gli studenti universitari iniziarono a partecipare al movimento dei Fasci Italiani di Combattimento, in numerose città  si riunirono Squadre d’Azione composte da goliardi. Nel 1920 vengono fondati ufficialmente i Gruppi Universitari Fascisti, che raccoglievano tutti gli studenti universitari che aderivano al Partito Nazionale Fascista.  I GUF erano composti da giovani di età compresa tra i diciotto e i ventuno anni provenienti dalle file della GIL (Gioventù Italiana del Littorio), aderivano spontaneamente e dovevano essere iscritti a una università, a un istituto superiore, a un accademia militare o all’Accademia Fascista della GIL. I giovani erano impegnati in attività politico-culturali, in attività sportive con la partecipazione a campeggi settimanali in montagna o al mare, e in attività di assistenza. (Si veda: La settimana Incom A0841 del 08/1931, “In Piemonte campeggio universitario”; La settimana Incom B0507 del 07/1934, “Modigliana. Alcune visioni del campeggio dei 500 giovani fascisti della Provincia di Forlì”; La settimana Incom B1157 del 01/09/1937 “Il I raduno nazionale dei goliardi”). Nei primi anni Cinquanta l’Università di Pisa,  per favorire l’incontro tra giovani di università diverse aveva promosso, tramite l’Opera Universitaria, diversi campeggi; durante l’estate del 1952 a Marina di Pisa in un tratto di pineta concessa dal Comune di Pisa, per iniziativa di un gruppo di studenti, attraverso l’attrezzatura fornita dal Ministero della Difesa e con il coordinamento di esperti ufficiali e soldati delle Forze Armate. Dal 1° agosto al 15 settembre 1953, a Tirrenia, su di un’area concessa sempre dal Comune di Pisa, presso il quale sono stati ospitati, a spese dell’Opera Universitaria, venne organizzato un campeggio estivo che ospitò settantacinque studenti di nazionalità italiana e trentasei di nazionalità straniera. Il Ministero della Difesa mise a disposizione l’attrezzatura e collaborò nell’organizzazione, tramite l’intervento di ufficiali, graduati vari e soldati delle Forze Armate. L’Opera universitaria si impegnò nella costruzione in muratura delle cucine e degli impianti igienici. Degno di nota il Campeggio Estivo per gli studenti bisognosi di cure marine svoltosi nel 1954 per iniziativa dell’Università di Pisa, con il generoso e cordiale contributo di ufficiali e sottufficiali e soldati delle Forze Armate, e attraverso la concessione gratuita delle tende. Nel campeggio vennero ospitati centoventuno studenti per trenta giorni, grazie a un contributo di L. 2.500.000 e al notevole aiuto offerto dalla Mensa Universitaria. Nel secondo dopoguerra i “campi” diventeranno una costante delle organizzazioni politiche della destra giovanile. Durante l’estate del 1969 il gruppo fascista Europa Civiltà organizzò dei campeggi paramilitari nell’alta Sabina, in provincia di Rieti, e l’addestramento militare dei suoi aderenti in una palestra di via Eleniana a Roma e presso l’aeroporto militare di Guidonia; spesso i campi estivi venivano coordinati, con stile militaresco, dai responsabili della Giovane Italia. Un appuntamento annuale erano i “Campi Scuola” del Fronte della Gioventù e del Fuan. Tra il 1977 e il 1981 il Fronte della Gioventù organizzò una serie di manifestazioni culturali, i Campi Hobbit, dal nome di uno dei protagonisti dei racconti dello scrittore inglese J.R.R.Tolkien, autore della saga de Il signore degli anelli. I Campi Hobbit ufficiali furono quattro ma ebbero una notevole diffusione successivamente in varie località italiane; molto spesso erano finanziati dal Ministero della Difesa tramite le associazioni d’arma.

[38] In particolare si veda: A Caprera il Campeggio Goliardico, in “Corriere militare”, Anno VIII, n. 28, 13-19 luglio 1952, p. 1; Il Campeggio Goliardico a Caprera, in “Corriere militare”, Anno VIII, n. 30, 27 luglio-2 agosto 1952, pp. 1, 6; in “Corriere militare”, Anno VIII, n. 33-34, 17-30 agosto 1952, p. 1; Appuntamento a Cala Garibaldi, in “Corriere militare”, Anno VIII, n. 36, 7-13 settembre 1952, pp. 1, 8; Campeggio di Caprera: un ricordo che non si cancella, in “Corriere militare”, Anno VIII, n. 42, 19-25 ottobre 1952, pp. 4-5. Oltre ai numerosi articoli a stampa si veda anche: La settimana Incom 00831 del 27/08/1952 Patrocinato dalla Presidenza del Consiglio il campeggio di studenti universitari a Caprera. Descrizione sequenze: nave approda nel porto della Maddalena; studenti con cappelli goliardici a tre punte scendono dalla nave; studenti salutano dal ponte della nave; studenti sull’imbarcazione raggiungono l’isola di Caprera; studente governa il timone; rive di Caprera; studente osserva l’isola con il binocolo; capre tra gli scogli dell’isola; targhe di marmo scolpite dedicate a Garibaldi; gli studenti arrivano nella zona attrezzata per il campeggio; un giovane scaraventa a terra un compagno per gioco; studenti seduti davanti alle tavole messe all’aperto; l’ombra di uno studente indaffarato riflessa sul telo della tenda illuminata dal sole; gli studenti rendono visita a Clelia Garibaldi; gli studenti vanno a rendere omaggio alla tomba di Garibaldi assieme alla figlia Clelia.

[39] Libero l’accesso all’Isola di Caprera, in Il Tempo, 8 aprile 1955.

[40] L’iniziativa del Village Magique era legata alla rivista femminile francese “Elle” e prevedeva in origine un villaggio esclusivamente femminile. Nel volgere di poco tempo subentrerà nelle gestione di questi villaggi il Club Méditerranée che li trasformerà in villaggi misti, composti da tende e capanne di legno e paglia, oppure esclusivamente da capanne.

[41] Ezio Garibaldi (1894 – 1971), figlio di Ricciotti Garibaldi e di Costance Hopcraft. è stato un politico e generale italiano. Sulla polemica si veda in particolare: Le pensano tutte, in “Il Merlo Giallo”, Anno X, 24 aprile 1955; T.Abate, La Maddalena – Storia di una battaglia persa. Caprera non si tocca!, in “Almanacco Gallurese” 2007-2008, pp. 26-31.

[42] Nel 1950 nell’isola di Palma di Majorca, presso il porto di Alcudia, lungo la costa nord,  viene aperto il primo villaggio del Club Méditerranée. Si trattava di un villaggio di tende provenienti dal surplus delle forniture militari americane della guerra. Le comodità erano molto poche, una doccia per trecento persone, i gabinetti ridotti al minimo indispensabile. Il villaggio di Alcudia durò una sola stagione, nel 1951 la chiesa locale ne impedì la riapertura per ragioni  di morale; il clero spagnolo considerava questi turisti come invasori indecenti e dai facili costumi.

[43] A.M.Ghisalberti, Rivive il museo garibaldino di Caprera, in “Rassegna storica del Risorgimento”, Anno LXIII (1976), pp. 60-64.

[44] Un “villaggio magico” sorgerà a Cala Garibaldi? Un sopraluogo nella zona di Caprera. In “La Nuova Sardegna” 19 gennaio 1955; Forse anche Caprera avrà ville ed alberghi, in “Corriere dell’Isola”, 31 luglio 1955; Il villaggio turistico di Caprera sarà inaugurato il 21 da Romani, in “La Nuova Sardegna” 15 luglio 1956; Inaugurato a Caprera il villaggio turistico, in “Corriere dell’Isola” 26 luglio 1956.

[45] Caprera li 11/6/1955. Io sottoscritta, unica diretta erede dei beni di Giuseppe Garibaldi, dichiaro di non aver nulla in contrario che nella pineta denominata Cala Garibaldi sorga il villaggio turistico del Club “Village Magique” di Parigi, dato che l’ubicazione del villaggio corrisponde a quella in cui tre anni or sono venne istituito il Campeggio Universitario Nazionale e che costituirà un vantaggio per la popolazione di La Maddalena, mentre non può in alcun modo profanare la memoria di mio padre. Clelia Garibaldi. B.Addis, La Maddalena. Storia e vicende dell’arcipelago in ordine cronologico, Sassari 2009, p. 140; T.Abate, La Maddalena – Storia di una battaglia persa. Caprera non si tocca!, in “Almanacco Gallurese” 2007-2008, p. 31.

Giovanni Mulas