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Itinerario: La Trinita. Testimonianze dei primi abitanti

Distanza: 2,5 km
Tempo di percorrenza: A/R 1,30 h circa
Difficoltà: Turistico
Periodo consigliato: settembre – giugno
Segnavia: assenti

Risalendo le vie Ammiraglio Magnaghi, Guardia Gellone e Trinita, costeggiando il cimitero civico dopo circa 500 mt si giunge alla chiesetta della SS. Trinità. La struttura è quella tipica delle chiese campestri con base rettangolare, tetto con due spioventi, un piccolo campanile e le facciate con pietra a vista in conci di granito. Immediatamente alla sua sinistra, si trovano alcuni resti di case corse facilmente raggiungibili, con un fuoripista rispetto al nostro sentiero, tra la macchia circostante. Ancora qualche metro e siamo subito sotto la Batteria Trinita, che nella Seconda Guerra Mondiale ospitava la postazione antiaerea M142 armata dalla Milmart.

Il sentiero corre parallelo al muro di difesa di ponente, costituente il primo trinceramento, 20 mt più in alto, a simboleggiare il suo dominio, appare la fortificazione che, esaurita la sua funzione strategica, diviene oggi un eccellente punto panoramico, da cui osservare le vicine isole di Caprera, Spargi, Budelli, Santa Maria e Razzoli. Oltre, se la visibilità è buona, si può scorgere la Corsica. Arricchendo il nostro equipaggiamento di binocoli e macchine fotografiche con teleobiettivo, è possibile vedere ed immortalare una grande varietà di uccelli che vivono nella macchia quali: le silvie (Sylvia sp.), il cardellino (Carduelis carduelis), l’usignolo (Luscinia megarhynchos) il verdone (Carduelis chloris), il codirosso (Phoenicurus phoenicurus), il merlo (Turdus merula) e il saltimpalo (Saxicola torquata). Se poi volgiamo lo sguardo all’azzurro del cielo non è improbabile scorgere le caratteristiche planate della maestosa poiana di Sardegna (Buteo buteo arrigonii) che scruta il territorio, ed il volo immobile del gheppio (Falco tinnunculus) in azione di caccia.
Da qui, il sentiero cambia pendenza (discesa) fino a raggiungere il punto finale del nostro percorso, la spiaggia di “abbassu a Trinita” (sotto la Trinita), citata sulle carte come Baia Trinita. Dal punto di vista botanico è possibile distinguere, procedendo dall’alto verso il basso, due ambienti differenti. Dalla chiesa fino alla prima deviazione (550 mt sulla sinistra) la formazione osservabile è quella della macchia alta in cui primeggiano il corbezzolo (Arbutus unedo) e il ginepro fenicio (Juniperus phoenicea), seguiti dal mirto (Myrtus communis), l’erica arborea (Erica arborea), l’olivastro (Olea europaea sylvestris), l’alaterno (Rhamnus alaternus) e la ginestra spinosa (Calicotome villosa). Il fondo del sentiero presenta numerosi solchi scavati dalle violente piogge invernali. Massima attenzione va posta nell’affrontare questo tratto intermedio al fine di evitare rovinose cadute, che guasterebbero una piacevole e facile escursione. Più avanti giungiamo nel punto in cui la macchia sfuma nelle dune sabbiose che preannunciano la spiaggia.
In questo nuovo ambiente, vegetano le piante che colonizzano gli arenili quali: il giglio stella (Pancratium illyricum), il ravastrello (Cakile marittima) e la calcatreppola (Eryngium maritimum). Percorriamo ancora qualche metro ed arriviamo alla strada asfaltata che ci separa da una delle spiagge più grandi dell’Arcipelago: Bassa Trinita. Caratterizzata da un’importante sistema dunale, di sabbia bianco-rosata di origine quarzifera e da acque cristalline, Bassa Trinita assume un fascino particolare, quando il maestrale l’assale, gonfiando enormi cavalloni schiumanti. Dal lontano 2002, per la sua bellezza è stata premiata più volte con l’ambita “Bandiera blu”.

Curiosità

La storia civile di La Maddalena inizia da la Trinita, quando il 14 ottobre 1767 le truppe sardo-piemontesi al comando del maggiore La Rocchetta occuparono l’isola. Era allora abitata da 150 pastori corsi, che si stabilirono presso il ”Collo Piano”, una zona pianeggiante e centrale, dedicandosi all’agricoltura ed alla pastorizia. Tra le prime richieste avanzate dai corsi vi fu, oltre a quella dei mezzi di sostentamento, il desiderio di poter edificare una piccola chiesa. I Corsi offrirono la manodopera, il materiale venne fornito dalle truppe di Sua Maestà Carlo Emanuele ed in pochi mesi fu costruita la prima chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena. La popolazione aveva adesso il suo luogo di culto e non doveva più recarsi a Bonifacio per battezzare i propri bambini. Al giorno d’oggi è luogo di solitaria preghiera da parte di fedeli che chiedono grazie e miracoli, i numerosi ex voto lo dimostrano. Nel mese di giugno, la domenica dopo la Pentecoste, vi si celebra una festa che in passato, stando ai racconti dei vecchi maddalenini, era più sentita e durava diverse settimane.

Fabio Presutti – Massimiliano Doneddu