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La vita eroica del Maggior Leggero

Giovanni Battista Culiolo, nacque a la Maddalena il 17 settembre 1813 da Silvestro e Rosa Fienga, di origine corsa, ad 11 anni si arruolò nella Regia Marina Sarda, come mozzo; probabilmente fu in quel momento che, come da tradizione della marineria regia, venne assegnato al giovane Culiolo il nome di guerra, di LEGGERO, magari in relazione alla sua giovanissima età o agilità o esile corporatura. Sul finire del 1838 venne imbarcato come marinaio di 1a classe sulla Regia fregata “La Regina”.
Partendo in addestramento da Genova toccò i porti del Sudamerica, prima in Brasile poi in Uruguay, a Montevideo. Durante quest’ultima sosta, nel marzo del 1839, Leggero venne a conoscenza delle gesta di Garibaldi, che già dal 1836 si batteva per l’indipendenza della provincia repubblicana del Rio Grande do Sul dall’oppressione dell’Impero del Brasile: promotori della secessione della ricca provincia del Rio Grande erano Bento Conçalves e Livio Zambeccari, patriota bolognese esule in Sudamerica dopo la partecipazione ai moti carbonari del 1821.
In quelle circostanze, probabilmente maturarono le prime idee politiche di Giovanni Battista Culiolo il quale, con la mente pervasa dalle gesta che da circa tre anni Garibaldi e gli esuli italiani compivano in quelle terre, il 3 marzo 1839 mandato a terra con una lancia nel porto di Montevideo, per i servizi della fregata su cui era imbarcato, decise di disertare.
A Montevideo si rivolse al Centro di aiuto per gli emigrati che faceva capo al ligure Giovanni Battista Cuneo, esponente locale della Giovine Italia, anche esso esule dal 1833 in Sudamerica. Nella capitale uruguaiana Leggero per le sue ottime qualità di marinaio e di abile artigliere venne arruolato ed entrò a far parte della 1a Legione della Repubblica, formata quasi interamente da esuli italiani, che prenderà quindi il nome di Legione Italiana.
Garibaldi, dopo circa sei anni, passati a difendere l’indipendenza della provincia del Rio Grande do Sul, decide nel giugno del 1841, dopo aver conosciuto Aninha Ribeiro da Silva, poi per sempre Anita, la quale nell’anno prima, settembre 1840, aveva messo al mondo il loro primogenito Menotti, di stabilirsi a Montevideo, ove la libera Repubblica orientale dell’ Uruguay, presieduta dal generale Fructuoso Rivera, era minacciata dalle mire espansioniste del dittatore argentino Juan Manuel de Rosas, che voleva impossessarsi delle due rive del Rio de la Plata.
Garibaldi ottenuto l’incarico, prima di organizzare la piccola flottiglia uruguaiana, ottenne nel 1843 il compito di costituire la legione degli esuli italiani a Montevideo. Fu questo il primo corpo ragguardevole di patrioti italiani che Garibaldi comandò, furono essi i primi a portare la famosa camicia rossa, furono questi esuli che, nel 1848, alle notizie dei moti popolari in tutta Italia, torneranno con Garibaldi in Italia.
Leggero si distinguerà nelle file della Legione Italiana, in particolare nella famosa battaglia di Sant’Antonio del Salto nell’8 febbraio 1846, insieme all’altro maddalenino Antonio Susini Millelire, ambedue ufficiali nella marina uruguaiana. Per riconoscenza il governo di Montevideo concesse ai volontari italiani di portare al braccio una placca con la scritta ”Invincibili combatterono l’8 febbraio 1846”:
Rientrato dunque in Italia nel 1848, Leggero, partecipò alla prima guerra d’Indipendenza con il Corpo dei volontari al seguito di Garibaldi col nuovo grado di capitano prendendo parte a vari scontri e distinguendosi a Luino e Morazzone nell’agosto di quell’anno.
Terminata la campagna di Lombardia, Garibaldi con un gruppo di volontari tra cui Leggero, raggiunse Roma, ove era scoppiata a novembre del 1848 un’insurrezione popolare che aveva determinato la fuga di papa Pio IX a Gaeta. Roma divenuta il centro degli avvenimenti nazionali, proclamata la Repubblica nel marzo del 1849 dovette essere difesa dall’attacco dei francesi intervenuti per ripristinare lo stato pontificio.
Garibaldi ed i legionari accorsi a difesa della Repubblica combatterono con grande audacia fino all’ultimo.
Leggero, promosso maggiore d’artiglieria, dopo la sua partecipazione ai fatti d’arme del 30 aprile in Porta San Pancrazio alla testa di una compagnia, si segnalò per il coraggio di condurre i giovani legionari nei furiosi assalti alla baionetta che tanto sgomentavano le truppe francesi. Il 3 giugno, nel respingere l’assalto delle truppe francesi del generale Oudinot, Leggero, ferito al piede sinistro, senza il pollice e metacarpo della mano sinistra, il petto e la testa solcata da ferite, si ritirava solo a notte dai combattimenti.
Dopo quasi un mese, il 2 luglio Garibaldi con 4000 uomini rimasti, lasciò Roma, indifendibile, in mano ai francesi di Napoleone III, con l’intento di raggiungere Venezia che ancora resisteva. Leggero, nonostante non fosse pienamente guarito, a fine luglio usciva da Roma per unirsi di nuovo a Garibaldi a San Marino. A Cesenatico i volontari rimasti si imbarcarono sui bragozzi per tentare di raggiungere Venezia, ma intercettati dalla flotta austriaca dovettero prender terra nelle paludi di Comacchio, dove Leggero rimase solo con Garibaldi ed Anita, gravemente ammalata.
Morta Anita il 4 agosto ’49 alla fattoria Guiccioli presso le Mandriole, rimasti soli, Garibaldi e Culiolo attraversarono per quasi un mese il territorio romagnolo e toscano – la cosiddetta “trafila” – raggiungendo il 2 settembre la costa tirrenica, per poi sbarcare a Chiavari dove vennero arrestati e mandati in esilio.
Raggiunta in seguito l’America Latina, Leggero combatté in Costarica a difesa della giovane repubblica che, dopo essersi liberata dal dominio spagnolo, aveva abolito la schiavitù fra il 1856 e il 1857 ed era minacciata dall’invasione dello schiavista nordamericano William Walker. In tali frangenti Leggero nel corso di un combattimento perse il braccio destro, amputato per una ferita da scheggia di bomba.
Nel 1860, essendo venuto a conoscenza della Spedizione dei Mille, rientrò dal Costarica in Italia ma non fece in tempo a partecipare alla campagna meridionale, giungendo a spedizione ormai conclusa.
Rientrato a La Maddalena, fu quasi sempre a Caprera con Garibaldi.
Morì nella sua isola a causa di un avvelenamento da funghi, il 14 gennaio 1871.