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Lillatro

Lillatro (nome scintifico Phillyrea angustifolia, nome locale liternu)

Vive in ambienti vari, talora componente importante della macchia alta; nelle isole maggiori, minori, raramente su isolotti. Fioritura da marzo a maggio. Arbusto o piccolo albero sempreverde da 1 a 3 m di altezza, con fusto e rami flessibili rivestiti da una sottile corteccia grigio – cenerina o brunastra, glabra, fatta eccezione per la parte terminale dei giovani rami che possono apparire pelosetti. Malgrado u liternu sia frequente in tutti gli ambienti quale elemento fondamentale della macchia mediterranea, la sua fioritura passa quasi inosservata, sia per il colore pallido, e la ridottissima dimensione dei fiori, sia per il loro profumo molto leggero. Le bacche costituiscono parte integrante della dieta degli uccelli.

Forse una delle piante utilizzate nella tradizione maddalenina. Il legno di liternu, essendo duro e compatto, è adatto per lavori al tornio. Se ne ricavavano manici per gli attrezzi degli scalpellini, mentre i pescatori utilizzavano questo legno per realizzare gli aghi (cuccelle) per la lavorazione delle reti. I ragazzi, dalle forcelle dei rami costruivano le fionde ((i strumbuli)) e trottole (marroccule). Fino a qualche decennio fa, era tradizione servirsi di questa pianta per realizzare delle totanare. Si sceglieva un ramo dritto di liternu, si avvolgevano delle strisce di un vecchio lenzuolo bianco ed infine si fissava in cima l’ancoretta (spugnetta). Fornisce anche buona legna da ardere. Come molte altre specie mediterranee Phillyrea angustifolia L. si rinnova facilmente per via vegetativa dopo il paesaggio del fuoco.

La Phillyrea angustifolia (si legge Fillirea) è una pianta legnosa con portamento cespuglioso o di piccolo albero sempreverde, molto diffusa in tutti gli ambienti delle nostre isole, di aspetto variabile e di altezza massima di tre metri. 

È una specie tipica della macchia mediterranea ed è poco esigente. Le foglie sono semplici, opposte, sempreverdi, si distinguono dalla Phillyrea latifolia per essere più sottili. I fiori sono dioici, raccolti in brevi grappoli ben più corti delle foglie, posti all’ ascella delle foglie e composti da 5-7 fiori, profumati, piccoli, bianchi o rosei, con 4 sepali e 4 petali riuniti parzialmente in un breve tubo. Fioriscono in marzo-maggio. I frutti sono drupe carnose, drupe carnose, dapprima blu e infine nere a maturazione, piccole, rotonde, appuntite all’apice e riunite in grappoli, vagamente simili alle olive, ma più piccoli.

Il nome del genere deriva dal greco “philyra” forse composta da “philos”, amico e “hyron”, lo sciame delle api e anche l’alveare infatti è una buona pianta mellifera. Il nome specifico deriva da latino “angustus”, stretto e “folium”, foglia, perché è quella, delle due specie del genere,a foglie più strette.

Forma dei bei cespugli che non sfigurano anche nei giardini grazie alle foglie lunghe e sottili di colore verde cupo e alle bacche nere, opache, tondeggianti, delle quali sono golosi molti uccelli.