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L’ultima razzia tunisina contro Sant’Antioco

Nel frattempo, infatti, la squadra tunisina (3 fregate, 3 gabarre, 3 sciabecchi, 3 brigantini e altri 6 legni minori, accreditati di 310 cannoni e oltre 2.400 uomini) aveva gettato nel panico le coste del Tirreno. Il 16 giugno un felucone di Recco era stato attaccato presso Anzio da una galeotta, il 29 luglio lance barbaresche avevano attaccato 2 bastimenti a Levanto, il 21 settembre un’incursione era stata respinta all’Elba. Sempre in settembre un attacco a Longon Sardo era stato dissuaso dalla reazione degli abitanti di Santa Teresa, dei pastori della Gallura e di pochi soldati comandati dall’ufficiale Bosio, oltre che dalla prossimità di una crociera inglese, ma il 14 ottobre i tunisini erano poi ricomparsi nel golfo di Cagliari, accennando perfino ad uno sbarco ora sulle rive del Lazzaretto ora su quelle di Orrì, dove predarono una barca con 4 uomini.
La sera del 15 alcune vele erano comparse presso Sant’Antioco, ma avevano ingannato la guardia inalberando la bandiera inglese. All’alba del 16 erano sbarcati 600 uomini: il tenente dell’artiglieria sedentaria Efisio Melis Alagna, con pochi cannonieri invalidi e paesani, aveva difeso strenuamente per sette ore la torre armata di 3 pezzi, ma i tunisini, scalata una casetta retrostante e più alta della torre, erano riusciti ad abbattere i cannonieri che tiravano allo scoperto dalla piattaforma, calandosi poi dentro la torre. Ucciso Melis, presero sua sorella Angelina e altre donne che vi si erano rifugiate, e misero al sacco il paese. Partirono poi tanto in fretta da lasciare alcuni di loro a terra: scovati, furono tutti fatti a pezzi dai popolani rientrati nel villaggio. La perdita fu di 13 morti (incluso Melis, unico tumulato nella chiesa parrocchiale) e 125 catturati [un europeo, che tre giorni dopo assistette a Tunisi al trionfale ritorno della squadra corsara, contò tuttavia 158 schiavi cristiani, incluse 4 donne seminude].

Avuta notizia che il nemico, tornato a Tunisi il 19 ottobre, preparava nuove spedizioni contro Carloforte, vi furono spediti soldati, armi e munizioni e formate 3 compagnie di cannonieri nazionali, sovvenzionate dal governo di Torino con uno stanziamento di 50.000 lire: furono inoltre allertate le milizie, richiamate le mezzegalere e con manifesto viceregio del 23 novembre furono date altre disposizioni per la difesa di Cagliari.