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Nelson gran benefattore

Durante l’estate del 2003, in occasione del restauro dei tre pezzi d’altare donati donati da Nelson, comparve per la prima volta la lettera con la quale il Vicario Parrocchiale, Don Antonio Biancareddu, ringraziava il grande ammiraglio inglese. Si notò che dalla lettera si poteva immediatamente intuire che Biancareddu non era presente a La Maddalena, ma, al momento della consegna, si trovava a Tempio; la missiva che egli scrisse a Nelson il 22 ottobre 1804 inizia, infatti, con la frase: “Mi son fatto sacro dovere d’affrettare il mio ritorno da Tempio mia Patria in quest’isola….” Mi chiesi, sul momento, a chi potessero essere stati consegnati i tre pezzi. Non sembrandomi possibile che un dono di così grande valore simbolico e venale potesse essere stato lasciato nelle mani di un sagrestano o di una perpetua, pensai che, probabilmente il crocifisso e e i due candelieri fossero stati consegnati ad un rappresentante della Comunità locale (al Sindaco o a qualche membro del Consiglio Comunitativo); diedi per scontato, invece il ricevente avesse rilasciato una ricevuta, sotto qualsiasi forma. In ogni modo, non approfondii l’argomento.

Recentemente, in occasione di un breve soggiorno a Londra, ho avuto l’occasione e il tempo di poter verificare se quello che avevo immaginato durante l’estate corrispondeva al vero o no: la fortuna mi ha accompagnato ed ho trovato presso la Biblioteca Nazionale Inglese, la British Library, il documento che supponevo desse esistere: si tratta di una lettera, su tre pagine con retro bianco, datata 21 ottobre 1804, e quindi precedente di un giorno la lettera di Don Biancareddu – con la quale il Sacerdote Luca Demuro “R° Cappell. per il Sig. Vicario, e Comune della Maddalena Deputato” ringrazia Nelson, il “Gran Benefattore”.

Questo ritrovamento consente di sistemare un nuovo piccolo tassello nel mosaico dell’evento, e di seguire in modo più dettagliato il percorso dei tre pezzi d’argento che oggi sono conservati nel cella chiesa parrocchiale: il Reverendo Scott, cappellano della Victory e segretario particolare di Nelson, venne a terra recando con se i candelieri e il crocifisso; il giorno era quasi sicuramente il 18 ottobre, perché quella è la data riportata sulla lettera che Nelson scrisse per accompagnare il dono. Il Vicario era però assente e Scott, quindi, lasciò il dono nelle mani di Don Demuro il quale tre giorni dopo, scrisse, per conto del Vicario e anche per delega del Consiglio Comunitativo, la lettera di ringraziamento che è riprodotta in copia e che, pubblichiamo di seguito.

Lettera autografa del parroco Biancareddu a Nelson, conservata al British Museum

Eccellenza: Il Presidente di questa Casa Parrocchiale, non men che il Comune della Maddalena colmi di somma gioia, e contentezza per il felice, e fausto arrivo di V.E. e sua Squadra a questi nostri mari, ha l’onore di far pervenire per suo mezzo, li più distinti atti di ringraziamento, e perfetto gradimento per il magnifico ed egregio dono della Gran Croce, e Candelieri d’argento che la V.E. per tratto di sua generosa liberalità e magnanimo cuore si è compiaciuta di dedicare alla Santa titolare Maddalena la Penitente.

Dono, veramente di perenne memoria, e che sta scolpito nelle menti, e cuori d’ogni popolatore; e perché se ne conservi viva sempre la gloria del Gran Benefattore propenso in ogni Epoca a felicitare i poveri, e favorir luoghi pii sta registrato nel libro Parrochiale. Il clero, benché immeritevole si reca in dovere di porgere voti al Datore di ogni bene Il Grande Iddio perché benedica le sue ami, e gli acquisti una segnalata vittoria, che come rese immortale il nome di V.E. nelle trascorse imprese, lo feliciti nell’avvenire, e quale Alessandro il Magno si encomi dà posteri. Il popolo viverà sempre vigile, attento, e docile pieno di somma riconoscenza per la dolce memoria dell’immortal nome dell’E.V. che con amorose pupille ha rimirato la sua chiesa, e si da il pregio di umiliare gli omaggi di reverenza, ed ossequio, nel mentre unanimi tutti augurano all’E.V. mille benedizioni dal Cielo, e felicità alle sue gloriose imprese, con perfetta umiliazione, pari rispettoso ossequio, e venerazione mi dichiaro immutabilmente D.V.E.

La Maddalena 21 ottobre 1804
V.mo D.mo ed Obb.mo Servitore
Il Sac.te Luca Demuro R.° Cappell.
Per il Sig. Vicario e Comune della Maddalena Deputato

Lo stile della lettera ha le forme proprie dell’epoca, ridondanti di ossequio, di superlativi e reiterate professioni di totale devozione, rispetto e sottomissione al donatore.; ma questa ci appare sottomessa e adulatrice, e non esito ad affermare che il sacerdote non trovò la giusta misura nell’esprimere la gratitudine degli isolani. Il Cappellano andò oltre i semplici ringraziamenti, sia pure espressi negli ampollosi modi, caratteristici del tempo. Espresse gioia, contentezza per l’arrivo della flotta britannica nell”Arcipelago; invocò la benedizione di Dio sulle armi di Nelson e pregò il Signore perché concedesse una “segnalata vittoria” all’ammiraglio inglese, senza tener conto della possibile irritazione della Francia che, da anni, era in guerra con l’Inghilterra.

Ricordò le precedenti vittorie che resero immortale il nome di Nelson, dimenticando che esse furono proprio riportate contro la flotta francese e dimenticando soprattutto, che dalla corte di Cagliari erano giunte rigorose disposizioni di mantenere un atteggiamento di rigida neutralità nei confronti delle due potenze belligeranti. Il particolare, quasi servile ringraziamento del Demuro potrebbe dipendere dal fatto che la flotta francese, nemica degli inglesi era invisa alla popolazione locale: sicuramente i maddalenini non conservavano un buon ricordo dell’ultima incursione dei francesi nelle acque dell’Arcipelago, avvenuta circa undici anni prima, e , probabilmente, la chiesa Parrocchiale aveva ancora i segni della palla di cannone che i francesi avevano sparato sul suo tetto.

Una certa propensione per i nemici dei francesi è quindi comprensibile, almeno dal punto di vista psicologico. Bisogna tener conto che la presenza delle navi della “Mediterranean Fleet” generava tra i più diversi commerci e traffici e da questo traeva sostentamento una buona parte degli isolani che, sicuramente,piegavano la situazione a loro vantaggio, a dispetto dell’equidistanza che le autorità tentavano di imporre. Bisogna inoltre, supporre che i contatti tra gli equipaggi di Sua Maestà e la popolazione fossero ottimi, favoriti dal corretto comportamento a terra imposto ai marinai inglesi dai loro comandanti, i quali non avevano interesse ad inimicarsi i maddalenini per una rissa, o qualcosa del genere, provocata da qualche marinaio ubriaco. Infine, un simile atteggiamento potrebbe anche essere il simbolo di una popolarità e dell’ascendente che Nelson, già da quel tempo aveva guadagnato anche fuori dai confini dell’Inghilterra.

Ma la grande ricchezza del dono – per quei tempi, veramente strepitosa – colpì in modo particolare anche il vicario Biancareddu che, al suo ritorno, scrisse anch’egli una lettera di suo pugno: in quella i toni usati furono più moderati, il prelato espresse il suo ringraziamento senza le inutili iperboli del Demuro: ma , qualche giorno dopo, per mostrare la riconoscenza di tutto il popolo maddalenino, fece celebrare il solenne Te Deum che fu considerato eccessivo anche dalla Corte di Cagliari che, temendo possibili rimostranze dell’ambasciatore francese espresse tutta la sua irritazione. Ritornando alla nostra lettera, il suo ritrovamento mi ha dato la soddisfazione di verificare le mie supposizioni che, nell’insieme, si sono rilevate esatte: Don Demuro era certamente una persona qualificata a ricevere il dono e a porgere i ringraziamenti a nome della Parrocchia e della comunità intera. Ma ecco sorgere immediatamente una nuova domanda: che posizione aveva il Luca Demuro “Regio Cappellano” nonché “Presidente [di questa] Chiesa Parrocchiale”? Era un vice del Vicario? Un suo sostituto temporaneo? Un suo collaboratore? O, come sembra più probabile, un cappellano della Marina Sarda? Abbiamo uno spunto per una nuova ricerca: questa volta, forse sarà sufficiente verificare i registri parrocchiali dell’epoca. Ma, forse, qualcuno lo ha già fatto!

G. Davoli