Co.Ri.S.MaLa Maddalena AnticaSanta Maria Maddalena faro di fede tra Corsica e Sardegna

I primi registri parrocchiali

La storia di una nuova comunità nella Sardegna del XVIII secolo si inizia inevitabilmente a scrivere nei suoi registri parrocchiali. In mancanza dei moderni servizi comunale di anagrafe e stato civile, erano i libri dei battezzati, dei morti e quello dei matrimoni a registrare questi eventi elementari di vita comunitaria. Insieme a quello delle cresime e a quello dello stato delle anime erano i “Quinque libri” che ogni parrocchia doveva tenere secondo i canoni del concilio di Trento. Quelli maddalenini furono redatti proprio a partire dall’operazione di presa di possesso delle Intermedie ed ebbero l’importante significato dell’avvio della giurisdizione civile e religiosa sui corsi-maddalenini che aderirono al regno di Sardegna.

Le nascite

Il libro dei battesimi fu avviato con la registrazione di due battesimi somministrati dal primo don Virgilio il giorno 31 gennaio 1768 a due bambine: Angela Maria Orna nata il giorno di Natale e Maria Avigna (Avigià) nata il 5 settembre dello stesso 1767. Gli atti di questo registro possono essere letti in continuazione con quelli presenti nel registro dei battesimi della parrocchia di Santa Maria Maggiore di Bonifacio, dove si trovano quelli dei nati nelle isole dal 1683 sino alla costituzione della parrocchia isolana. Nel registro bonifacino si contano in 80 anni 100 battezzati nati alla Maddalena, Caprera e qualcuno addirittura a Spargi. Diviso l’intero periodo in quattro classi generazionali di 20 anni si rileva una precisa crescita demografica che vede 10 nati nel primo ventennio, 23 nel secondo, 28 nel terzo e infine 39 nell’ultimo. Tutto ciò stava a indicare un movimento demografico di crescita continua e costante, e a significare che quel gruppo umano cercava nelle isole la propria stabilizzazione quale territorio in cui far vivere le proprie famiglie e crescere i propri figli. Dagli atti maddalenini di battesimo per i primi 25 anni successivi, corrispondenti a un solo segmento degli 80 anni precedenti, si registrarono invece ben 616 nati, di cui 296 maschi e 320 femmine. Il dato attesta con particolare evidenza la rivoluzione demografica, che poi fu anche economica e sociale, introdotta dalla presa di possesso sarda delle isole.
Oltre l’importante dato quantitativo, nel Liber primus dei battesimi si ritrova un altro elemento di notevole significato, relativamente all’uso della nuova parrocchia maddalenina da parte dei pastori delle cussorgie galluresi dirimpettaie di Arzachena, del Parau, del Liscia e di Porto Puzzu. Nel periodo considerato furono ben 78 le registrazioni di battesimi di nati da coppie galluresi non residenti alla Maddalena o a Caprera, almeno fino all’istituzione delle parrocchie di S. Maria di Arzachena e di S. Pasquale di Baylonne a Porto Pozzo. La stragrande maggioranza delle coppie era riconosciuta come tempiese, giacché allora e sino a pochi decenni orsono il territorio comunale di Tempio comprendeva anche la costa da Arzachena a Lungone, ma non mancavano le coppie di Nuchis, di Luras e di Calangianus. I cognomi più ricorrenti, pur scritti in termini spesso approssimati, sono quelli ancora presenti nella stessa area: Molino, Ciboddo, Majorca, Cudoni, Geromino, Pasella, Orecchioni, Filigheddu, Mendola, Giagheddu. L’istituzione della parrocchia maddalenina aveva portato a regolarizzare anche la registrazione dei nati nei rebagni (stazzi) di quella parte della Gallura costiera che, pur meno frequentemente che i maddalenini, spesso facevano anch’essi capo a Bonifacio per i battesimi.

Le morti

San Michele del Liscia

In un solo documento precedente il 1767 si trova attestato il decesso di un giovane pastore di Sorbollà, che morì alla Maddalena nel 1714 e che era stato sepolto presso le rovine di una chiesa, senz’altro le stesse che il comandante La Roquette descrisse di aver rinvenute nell’area di Cala Chiesa. Appare molto probabile che le modalità di vita delle famiglie corse presenti nelle isole prevedessero che gli anziani, non più idonei ai lavori agricoli e al governo del bestiame, venissero mantenuti nelle famiglie residenti nei villaggi della piagghia della Corsica sottana. Un sondaggio negli atti di morte dei registri parrocchiali di Bonifacio non ha ritrovato decessi rilevati nelle isole, per cui è da ritenere che gli eventuali morti venivano sepolti senza notificare alcunché alla parrocchia bonifacina, o che la località del decesso, a differenza che per i battesimi, non venisse indicata nelle registrazioni.
Il libro dei morti della parrocchia maddalenina fu aperto col decesso del cinquantenne Domenico Gambaredda, avvenuto il 13 dicembre, quindi prima dell’arrivo di don Virgilio che evidentemente lo registrò a funerale avvenuto e l’inumazione fatta nella chiesa campestre di San Michele del Liscia. Per quel che riguarda i decessi, la formula ecclesiastica richiedeva l’indicazione del luogo di sepoltura, e don Virgilio registrò la stessa chiesa anche per il secondo maddalenino, Giuseppe Orna, morto nell’agosto del 1768. Ma per due militari di cui officiò i funerali certificò la sepoltura con la formula “in loco sacro”, che presumibilmente era lo stesso terreno attorno alle vestigia di Cala Chiesa, dove si continuò a seppellire anche in seguito per i sospetti di pestilenza. Sino alla soluzione della prima chiesa alla Guardia della Villa, si registrano altri 4 militari sepolti in loco sacro, e un altro maddalenino, Marco Zonza, in San Michele. Non si conoscono i motivi che hanno determinato la scelta di diversificare i seppellimenti tra civili e militari, e non abbiamo notizie della pratica dei seppellimenti dei pastori isolani prima dell’occupazione sarda delle isole, eccetto il caso su ricordato. Con l’edificazione della prima chiesa parrocchiale i seppellimenti furono unificati e anche gli altri 33 militari morti sino al 1792 trovarono sepoltura nella parrocchia maddalenina, e cessarono anche i seppellimenti al San Michele del Liscia.
Il caso ha voluto che il primo defunto seppellito nella nuova chiesa, appena aperta al culto, fosse la piccola Maria Avigia morta il 23 luglio 1770 alla tenera età di 3 anni. La stessa che fu la prima battezzata da don Virgilio e per prima iscritta nel registro dei battesimi. Nel periodo considerato si registrarono 204 defunti, che a fronte dei 616 nati rilevano un dato di salute demografica della nuova popolazione maddalenina, nonostante il numero di 67 morti di bambini entro il decimo anno di vita. Di questi 54 morirono entro i primi 5 anni di vita, e ci furono anni in cui fa impressione notare che fra i morti la stragrande maggioranza erano piccolissimi o neonati: nel 1782 sette su undici, nel 1788 diciassette su ventitré. Il registro dei morti raccoglie anche storie drammatiche di morti violente in combattimento, di annegamenti.

I matrimoni

Il libro dei matrimoni riporta le prime registrazioni a partire dal marzo 1772 con due atti significativi. Il primo riguarda le nozze di Tomaso Ornano e una figlia di Giovan Battista Culiolu il cui nome non si legge per la lacerazione della pagina, ma che dai battesimi dell’anno successivo si riconosce quale Angela che partorisce Maria Domenica Ornano. Il secondo atto si riferisce alle nozze tra il vedovo Giuseppe Biringer, originario di Cannes ma proveniente da Cagliari come “impresaro” della truppa, e Maria Giovanna dal cognome illeggibile, che viene anch’essa individuata quale Saturno dall’atto di battesimo del figlio Virgilio Agostino Filippo. Il primo era un matrimonio tra sposi di famiglie originarie, il secondo univa due sposi sopraggiunti alla Maddalena l’uno al seguito del distaccamento l’altra con la famiglia corsa. Una situazione emblematica della nuova dinamica realtà maddalenina che i registri parrocchiali puntualmente registravano e la loro analisi oggi rileva.
Questi atti registrano i matrimoni solo dal 1772 a causa dello stato di conservazione del libro, che mostra la lacerazione della prima pagina sopravvissuta e la evidente perdita delle prime pagine. Un’annotazione datata 24 luglio 1935 a firma di don Salvatore Capula, allora recente parroco, inserita in un foglio aggiunto al libro informa che: “Al piano terreno della vecchia casa parrocchiale l’archivio dei registri parrocchiali era collocato in un armadio a muro costruito in fango e non foderato. L’umido ha deteriorato questo volume che non era rilegato e ne ha compromesso alcune pagine. Ne ha curato la diligente ripresa e rilegatura il signor Corraduzza Bachisio”. Alcuni atti di battesimo degli anni precedenti certificano nascite di coppie di non nativi o di copie miste (nativi e sopraggiunti) che confermano che il loro matrimonio era avvenuto prima del 1772.
Non sappiamo, evidentemente, quanti matrimoni furono celebrati prima del marzo 1772, mentre da quella data a tutto il 1792 ne sono stati registrati 131, con un andamento negli anni molto irregolare. Il numero maggiore si ritrova negli anni 1786 con 14 matrimoni e 1792 con 13. Nel 1778 e 1790 se ne celebrarono solo due, e negli anni 1775, 1779 e 1782 addirittura nessuno. Dal complesso di questi atti si ricava che da tre di essi non si riconosce la provenienza geografica degli sposi e dagli altri 128 si ottiene la conferma del dinamismo demografico che viveva la giovane comunità maddalenina. Le coppie autoctone, di soli nativi, sono state 39; quelle miste nativo-forestiera 9 di cui 6 corse e 2 galluresi e 1 non riconoscibile; le coppie miste forestiero-nativa 25, di cui 15 mariti provenienti dalla Corsica, 2 capraiesi, 2 napoletani ischitani, 1 mahonese di Minorca, 1 piemontese, 1 genovese, 1 gallurese di Tempio, 1 fiorentino e 1 francese. Le coppie formate da entrambi gli sposi forestieri sopraggiunti sono state ben 55, di cui 26 coppie con entrambi i nubendi provenienti dalla Corsica. Delle altre 29 coppie di forestieri si fornisce il dettaglio delle provenienze geografiche per una piena valutazione della mobilità antropologica che ha investito la originaria colonia pastorale pumontinca e che giustificava l’espressione di nascente popolazione con cui comunemente veniva indicata la situazione maddalenina di quel periodo. Con donne corse sopraggiunte si sposarono 5 capraiesi, 5 francesi, 3 napoletani, 3 maltesi, 2 lombardi, 2 genovesi e 1 piemontese. Si riscontrano inoltre coppie francese/cagliaritana, ligure/sassarese, sassarese/tempiese, capraiese/francese, piemontese/tempiese, piemontese/corsa e infine una copia di capraiesi e una copia di genovesi.

Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma