Angelo TarantiniCaprera AnticaRubriche

Il rientro a La Maddalena di Angelo Tarantini

Ad un certo punto della sua vita, ormai sessantenne, Angelo Tarantini, verso la metà dell’ultimo decennio dell’Ottocento, decise di tornare con la moglie e con la famiglia nell’isola dove era nato.

Una scelta che in parte sorprende: come già detto nella prima parte del libro, i componenti della famiglia Tarantini – Giannò originaria di Procida, in prevalenza pescatori provenienti nel primo decennio dell’Ottocento dalla città di Bastia (Corsica), sembrano scomparire da La Maddalena intorno alla metà dell’Ottocento.

In realtà, nei registri Parrocchiali di S. Maria Maddalena, dal 1854 al 1873 si trovano alcuni battesimi che si collegherebbero ancora ai sei nuclei discendenti dal capostipite Angelo Tarantino: due figli della famiglia di Vincenzo Lubrano e Raffaella Tarantini, due di Salvatore Tarantini, e due di Maria Tarantini e Domenico Demeglio di chiara origine ponzese.

Inoltre, nel decennio precedente il ritorno di Angelo Tarantini, si trovano riscontri sulla presenza di altri Tarantini, discendenti dai capostipiti Angelo e Maria Antonia Giannò, nel censimento comunale svoltosi nell’isola nel 1881, il censimento meglio conservato e il più preciso di quelli dell’Ottocento; in esso si rileva la presenza di Giovanna Tarantini figlia di Antonio, zio di Angelo, che all’epoca aveva cinquantaquattro anni; la sua figura ebbe un certo rilievo nella comunità maddalenina, quale maestra elementare che fu fra i pionieri dell’educazione scolastica isolana. Nei registri della popolazione poi riscontriamo la suddetta Maria Tarantini e in un documento ecclesiastico, una contabilità della Chiesa di Santa Maria Maddalena dell’anno 1884, compare una Maria Antonia Tarantini, probabilmente la figlia di Salvatore, l’altro zio di Angelo.

Parrebbe, dopo circa settanta anni dal loro arrivo nell’isola, essere solo questa la presenza dei Tarantini a La Maddalena, fra l’altro del solo ramo femminile, prima del rientro del garibaldino.

Sul finire del secolo si assistette invece ad un parziale nonché temporaneo rientro dei Tarantini a La Maddalena; inizialmente nel 1894, ritornò la famiglia del nostro Angelo e, nello stesso anno, nel mese di dicembre, la famiglia di Domenico Tarantini, il bambino salvato da Garibaldi nel 1849 nel citato episodio dell’Isuleddu; questi, arruolatosi nella Regia Marina in qualità di sottufficiale, divenuto poi maresciallo veliere, visse con la propria consorte, Maria Lena, presso la base navale di La Spezia, ove ebbe alcuni figli fra cui Adele e Nicolò, il cui nome è presente fra i 282 soci fondatori nello Statuto della Società di fratellanza Elena di Montenegro di La Maddalena costituitasi nel 1897 per fini sociali e di mutua assistenza; congedatosi dall’arma, Domenico rientrò dapprima all’isola, stabilendosi in un secondo momento a Santa Teresa di Gallura dal 1903.

Infine nel 1896, tornò all’isola Adelaide Tarantini, vedova del funzionario di pubblica sicurezza Gavino Chighine che ebbe, come visto, un ruolo importante nella scelta thiesina di Angelo Tarantini.

Sulla decisione del nostro garibaldino di tornare al paese natio, può aver pesato una motivazione di carattere affettivo, il ritorno alle origini, a quell’isola cui comunque era legato da tanti ricordi e a cui doveva parte delle scelte della sua esistenza, la presenza di un mondo fatto di legami, amicizie e conoscenze personali che duravano da una vita, ma forse anche una motivazione patriottica che venne influenzata dal fatto di aver vissuto gli anni del Risorgimento in un luogo in cui la presenza di Garibaldi aveva giocato un ruolo decisivo negli avvenimenti che avrebbero caratterizzato le scelte di Angelo Tarantini. Ma in realtà la motivazione più probabile che determinò il rientro a La Maddalena di Angelo Tarantini è legata alla storia dell’isola, ovvero alla nascita, a partire dal 1887, della Piazzaforte Militare Marittima della Maddalena.

È opportuno a questo punto, prima di proseguire con la biografia del nostro garibaldino, riallacciarsi alle coeve vicende storiche. A partire dal 1882, guarda caso l’anno della morte di Garibaldi, il governo presieduto da Agostino Depretis, rappresentante della Sinistra parlamentare e rimasto quasi ininterrottamente al potere dal marzo 1876, quando capeggiò il primo governo della Sinistra nella storia del neonato Regno d’Italia, sino al luglio 1887, stipulò in politica estera, in funzione antifrancese, la “Triplice Alleanza” con gli Imperi Centrali di Germania e Austria.

La Francia, infatti, nel 1881 aveva occupato Tunisi e il timore del governo Depretis di restare isolato in Europa al di fuori del gioco dello scacchiere internazionale, ove le potenze coloniali (Inghilterra e Francia) da anni andavano svolgendo un ruolo sempre più rilevante, spinse il parlamento italiano verso la decisione di aderire ad una coalizione alternativa alle suddette nazioni (queste nel 1907, con l’inserimento della Russia, formalizzeranno un accordo che prenderà il nome di “Triplice Intesa”).

In questo contesto storico, si inseriva la decisione del governo di creare una base militare marittima nella parte centrale del Mediterraneo, una base in grado di rappresentare un baluardo nei confronti della Francia, ed allo stesso tempo di difendere tutto il lato occidentale del litorale italiano; nel 1887, con un Regio Decreto, venne istituito ufficialmente il Comando di Difesa Marittima di La Maddalena.

Inutile dire che questa decisione cambiò la storia della cittadina; è sufficiente leggere i censimenti di quel periodo per rendersene conto: dai 1881 abitanti dell’anno 1881, si passò ai 6798 del 1891, agli 8361 del 1901 ed ai 10.184 del 1911 e « l’area cittadina alla fine del XIX secolo si estendeva sei volte in più rispetto a venti anni prima; tutti lavoravano e la Marina assicurava un livello di dignitoso benessere ».

Il periodo dal 1887 al 1918 fu contraddistinto dalla fase delle “Grandi Fortificazioni”, nella costruzione della nuova piazzaforte, per la quale il Genio militare della Marina mise in opera un sistema di difesa fra i più importanti e ingegneristicamente validi costruiti in quel tempo in Italia, a tutt’oggi visibile, ad un secolo di distanza, nonostante il degrado degli anni. La Marina Militare, assicurando un livello di vita decoroso, diede per la prima volta ai giovani maddalenini la possibilità di non lasciare la propria terra per imbarcarsi nelle navi militari o sui mercantili, destino al quale non si erano sottratti nemmeno i Tarantini (lo dimostrano, come già detto, gli arruolamenti nella Marina di buona parte dei cugini di Angelo Tarantini).

In questa nuova era, una sorta di new deal maddalenino, affluirono, oltre alla componente militare, abitanti da tutta la Sardegna, con maggior presenza dalle aree più vicine, Gallura e Logudoro, da cui provenivano, o meglio tornavano, anche i Tarantini.

Questo quindi il quadro storico complessivo.

Ritornando alla nostra famiglia Tarantini, rientrata all’isola nel 1894 anche se una parte dei figli era rimasta a Thiesi, e ai motivi che li spinsero a lasciare il Logudoro, si possono fare alcune precisazioni, rilevabili da testimonianze orali e da documentazioni varie, alla luce delle quali si può meglio comprendere questa scelta.

Il primo dato, e crediamo il più importante, proviene dalla richiesta che la vedova Antonina Fadda inviò al Comune isolano, dopo la morte del marito, nel dicembre del 1905, per ottenere l’apertura di una rivendita di sali e tabacchi; in detta richiesta Angelo Tarantini viene indicato come ex magazziniere del Regio Cantiere di Moneta. Questa affermazione dimostra più che mai come il ritorno fu legato alla possibilità da parte di Tarantini di svolgere una professione stabile e sicura all’interno di una realtà militare che in quegli anni fece di un borgo di poche migliaia di anime una città vera e propria, punto di riferimento per tutta la Sardegna. Resta da stabilire se l’attività di magazziniere sia in qualche modo dipesa dalla privativa di generi di monopolio che Tarantini potrebbe aver esercitato a Thiesi.

Ma torniamo, ancora una volta, alla famiglia Tarantini: nella ventina d’anni (1894 – 1911) in cui la famiglia risiedette a La Maddalena, risultano, presso l’archivio dell’Anagrafe Comunale, trascritti ben tre matrimoni delle figlie di Angelo, due celebrati nel 1896 (uno a La Maddalena e l’altro a Thiesi), ed il terzo nel 1909 sempre nell’isola; comune denominatore di tali unioni è la professione degli sposi, sottufficiali o militari nella Regia Marina, a dimostrare, ancora una volta, la predominante presenza militare nella popolazione isolana.

Altre notizie provengono dai registri scolastici: al momento del trasferimento a La Maddalena, nel 1894, erano presenti ben sei giovani Tarantini in età scolare; di essi si son trovati riscontri solo per Maria Giuseppa, vincitrice in una premiazione scolastica delle Scuole Elementari per l’anno scolastico 1896/1897 e per Antonina (figlia di Sebastiano, terzogenito di Angelo) in collegio a La Maddalena presso l’Istituto delle Suore di San Vincenzo. A dimostrazione ulteriore della grande immigrazione presente nell’isola di quel periodo, nell’archivio storico comunale maddalenino è presente una richiesta per l’anno 1893, relativa all’apertura in Regione Moneta di una scuola a favore dei figli dei dipendenti del Regio Cantiere.

Sempre nei primi anni dopo il rientro, esattamente nell’aprile del 1895, fu organizzata dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso XX Settembre di La Maddalena, una festa in onore di tre figure native dell’isola, presumibilmente le uniche di un certo rilievo, reduci dell’epopea risorgimentale, allora viventi a La Maddalena: si trattava di Paolo Spano, Domenico Polverini e del nostro Angelo Tarantini.

Il cronista racconta che, durante la festa svoltasi nella Piazza Garibaldi ove aveva sede la Società, vennero consegnati ai tre benemeriti i Diplomi di Socio Onorario della stessa, «per le loro virtù civili e per le opere di valore in prò della patria». La Banda musicale della Regia marina, concessa dal Contrammiraglio Palumbo del Comando Militare Marittimo della Maddalena, allietò la cerimonia al termine della quale il signor Giuseppe Volpe, presidente della Società, elogiando le grandi tradizioni militari e « la celebrata perizia dei nostri uomini di mare », richiamò alla memoria la figura del giovane garibaldino maddalenino Antonio Viggiani che, dopo aver aiutato Garibaldi nell’ottobre del 1867 a scappare da Caprera, morì il 25 ottobre nell’assalto di Monterotondo quando il Generale con i suoi volontari cercava di raggiungere Roma per liberarla dal governo pontificio; in conclusione vi fu l’intervento del festeggiato Paolo Spano, che volle ricordare un episodio della sua vita, che lo aveva visto nel 1870, al comando della pirocorvetta Ettore Fieramosca, condurre da Palermo alla fortezza-prigione di Gaeta il grande Giuseppe Mazzini, che nella città siciliana aveva cercato in quell’anno di far nascere un movimento insurrezionale e che, scoperto ed arrestato, fu condotto a Gaeta, ove fu imprigionato per un paio di mesi; nell’occasione il grande patriota lasciò allo Spano uno scritto in cui esprimeva sincere parole di ringraziamento per « il modo cortese e fraterno col quale io fui trattato da voi e dai vostri nell’Ettore Fieramosca; non nacqui ingrato e penserò sempre con animo più che grato ai due giorni passati sul vostro bordo».

È doveroso un breve cenno ai due maddalenini, oltre Tarantini, festeggiati nell’occasione. Domenico Polverini, nome di guerra Parnaso, fu nocchiere di 1a classe della Regia Marina e prese parte nel 1855 alla campagna in Crimea ottenendo una medaglia commemorativa della Gran Bretagna; durante la campagna per l’annessione del Regno Borbonico fu presente con le forze regie ai combattimenti presso il Garigliano e partecipò all’assedio di Gaeta nel 1860/1861; fu esempio di patriottismo tanto da meritarsi tre medaglie d’argento al valor militare. Paolo Spano, di umili origini, si arruolò adolescente nella Marina e con lo studio e con l’impegno raggiunse il grado di tenente di vascello; partecipò alla campagna meridionale nel 1860/1861 ed alla Terza Guerra d’Indipendenza nel 1866; il cronista della festa attribuisce allo Spano sette medaglie, oltre a tre commemorative ottenute per meriti speciali da nazioni straniere.

La testimonianza fornitaci da questa cerimonia conferma la pubblica considerazione che circondava il personaggio di Angelo Tarantini, suffragata, come vedremo nel 1905, dopo le sue esequie funebri, dalla volontà dell’Amministrazione comunale di ricordarlo con un monumento marmoreo.

“Angelo Tarantini uno dei Mille” di Antonello Tedde e Gianluca Moro – Paolo Sorba Editore