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Romualdo Balzano

Nato a La Maddalena il 5 Febbraio 1919. Deceduto il 5 Luglio 1999. Insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare per la vicenda del Perseo. E’ nominato Padrino del corso Sottufficiali “Perseo” di Mariscuola La Maddalena. Arruolatosi in Marina nel 1938, ha frequentato l’Accademia Navale di Livorno per 4 anni Nel corpo dello Stato Maggiore.

E’ stato comandante della Squadra Navale, Comandante di Mariscuola Taranto, ha comandato Vari Uffici operativi del Ministero della Difesa Marina. Nel 1978 è diventato Comandante Militare Marittimo Autonomo in Sardegna, provvedendo a far trasferire Marisardegna da Cagliari a La Maddalena.

Gli ultimi momenti della Torpediniera “Perseo” dal brogliaccio di Bordo

Era il 3 maggio del 1943.
Il momento è determinato dall’imminente conclusione del conflitto bellico.
Le truppe dell’asse sono ormai schiacciate su Biserta (Tunisia) e l’inevitabile resa si sta ormai avvicinando. Si tentano ancora invii di rinforzi che hanno il sapore della disperazione. Un Piroscafo, il Campobasso, carico di bombe per aereo, cannoni, automezzi, ha a bordo 58 militari italiani e tedeschi. Una Torpediniera, il Perseo, al comando del Capitano di Corvetta Saverio Marotta; da tre giorni si trova alla fonda nella rada di Pantelleria con il compito di scortare il piroscafo Campobasso, in attesa dell’ordine di partenza per Tunisi. Ordini e contrordini si susseguivano rapidamente in plancia comando attraverso le comunicazioni con il semaforo. Verso le ore 14 “SUPERMARINA” – (lo stato Maggiore della Marina) – comanda via radio la partenza del Perseo e del Campobasso per Tunisi. L’ordine viene trasmesso via radio in chiaro, è particolarmente descritto, vengono indicate le rotte da seguire, gli orari di partenza, le varianti di rotta con le indicazioni della velocità da tenere tratto per tratto. Una procedura di comunicazione immediatamente ritenuta assurda dagli Ufficiali del Perseo perché gli inglesi avevano sicuramente intercettato tutte le comunicazioni radio ricevute dalla Torpediniera. Nella sala nautica del Perseo gli ufficiali si guardano in faccia increduli comprendendo subito che quel messaggio voleva dire la fine. Chi era al corrente della situazione rimaneva vivamente preoccupato. Infatti in sala nautica anche l’ufficiale in seconda Marangolo e il sottotenente Balzano discutono animatamente sullo strano comportamento tenuto da Supermarina in considerazione del fatto che gli inglesi avevano dislocato nella vicina Malta la famosa “FORZA K” – munita di radar. Mentre questi Ufficiali discutono, giunge in plancia il Comandante Marotta con il volto teso e molto nervoso il quale, rivolgendosi ai suoi ufficiali Levio Ferrara e Romualdo Balzano ordina di non diffondere la notizia per non far preoccupare l’equipaggio e, come se nulla fosse accaduto, dà l’ordine di approntare la nave per la navigazione. E Così, come riportto sugli appunti dell’Ammiraglio Balzano, il brogliaccio di bordo ci mostra quegli ultimi momenti della Torpediniera Perseo:
Alle ore 16.00 viene ultimato il rifornimento dell’acqua e si dà corso ai preparativi per il posto di manovra.
Alle ore 18.00, il comandante fa distribuire l’anice da mettere nei contenitori cilindrici dei salvagente, con la raccomandazione di allungarla con molta acqua.
Alle ore 19.00 si mollano gli ormeggi da Pantelleria e si salpa per le rotte ordinate da Supermarina – si dirige per Tunisi con velocità 8 nodi –
Alle ore 19.30 vengono rilevati con l’ecogoniometro vari echi sospetti sulla dritta – il comandante Marotta ordina subito il posto di combattimento – Alle 21.40 il comandante ordina il cessato allarme e la navigazione procede regolarmente a 8 nodi.
Dopo qualche ora, liene dunque mantenuto l’assoluto silenzio radio con il Campobasso nelle frequenze ultracorte. a navigazione diventa nuovamente pericolosa a causa dei numerosi campi minati presenti in zona e v
E’ pronta “la trappola azzurrata” per eventuali emergenze – (una procedura di combattimento per la difesa dei convogli).
Alle ore 23.20 il comandante Marotta ordina nuovamente il posto di combattimento perché vengono rilevate luci ed ombre sospette sulla dritta di prora – a circa ore 2.
Alle ore 23.25 cessa l’allarme. Contemporaneamente via radio giunge da una stazione tedesca la notizia che un aereo nemico in zona ha localizzato il piccolo convoglio (Perseo e Campobasso). La notizia viene immediatamente girata a Supermarina che però non da istruzioni in merito.
Alle ore 23.33 il comandante Marotta – presumendo di essere spiato a lunga distanza dalle unità Inglesi – interrompe il silenzio radio e ordina al Campobasso di aumentare al massimo la velocità – perché siamo stati localizzati dal nemico. Il Campobasso risponde immediatamente comunicando che la massima velocità raggiunta è di 10 nodi.
Alle 23.35 l’inferno. Vengono sparati bengala a ore 10 da unità nemiche imprecisate che subito aprono il fuoco contro il Perseo; i cacciatorpediniere inglesi dirigono le loro salve sul Campobasso che viene centrato in pieno e s’incendia; il Comandante Marotta inverte immediatamente la rotta e si porta a tutta forza all’attacco del convoglio inglese, la dove, giunto a meno di 700 metri dal nemico, fa partire i siluri Beta 20 che però vengono evitati con rapide accostate dai supercaccia inglesi. Esauriti i siluri e constatato che il Campobasso si trova in fiamme inclinato su un fianco, il Perseo tenta un riparo dirigendo alla massima velocità verso Capo Bon.
Alle ore 23.48 il Campobasso esplode violentemente per la prima volta.
La fiammata provocata dalla sua esplosione rivela agli inglesi la posizione del Perso, i quali immediatamente inviano sul posto un ricognitore. Subito dopo la nave viene raggiunta da violenti bombardamenti seguiti da proiettili illuminanti che permettono al nemico di concentrare il fuoco su di essa.

Nel tentativo di evitare la pioggia di fuoco, durante una brusca accostata il Perseo fa avaria al timone, in quel momento la torpediniera viene colpita alla caldaia n° 1 e subito dopo a prora – fra le grida disumane – periscono 50 giovani marinai destinati al Comando Marina di Tunisi – ed al loro primo contatto col fuoco. Immediatamente dopo un’altra salva colpisce il Perseo sotto la plancia, nella stazione radio verso la segreteria dettaglio, buttando per aria il personale di servizio in plancia. Il vapore surriscaldato continua ad uscire dalla caldaia colpita, continuando a seminare morte tra il personale della sala macchina. I motori vanno in avaria e purtroppo il Perseo e costretto a fermarsi rimanendo in balia del nemico che persiste a sparare con tutti i suoi complessi binati da 152 mm e le sue mitragliere di tutti calibri. Il Radiotelegrafista continua invano a dare comunicazione a Supermarina che però non riceveva in quanto le antenne radio sono andate distrutte. Nel frattempo l’equipaggio del Perseo risponde al fuoco nemico con tutte le armi a loro disposizione, in particolare – (…ricorda l’Ammiraglio Balzano) – la mitragliera quadrinata posta nel centro della tuga – comandata del sottocapo puntatore Fiore di Roma – era diventata una “furia scatenata”: carica, spara, persino bestemmia ma fa tutto da solo e sarà l’ultimo a mollare.

Intanto il Perseo è fortemente sbandato sulla dritta, è quasi pronto ad affondare, il Comandante Marotta ordina all’equipaggio di approntare le scialuppe di salvataggio per l’abbandono nave.

Alle ore 23.57, mentre il Sottotenente Balzano e il Guardiamarina Todisco cercavano di distruggere la documentazione riservata, una cannonata colpisce la plancia del Perseo. Il Comandante Marotta ha il braccio sinistro asportato dall’esplosione tra gomito e spalla, l’ufficiale in seconda Levino Ferrara perisce presso i cannoni poppieri.
Romualdo Balzano, visto che non ha più niente da perdere, scende sul castello – vicino all’antiradio ed imbracciata una mitragliera riapre il fuoco contro un caccia inglese distante a meno di 300 metri dallo stesso Perseo.
Balzano copie gesta incredibili: Cerca di mantenere la nave in superficie – ma il Perseo è alla fine – allora deve dare l’ordine di abbandonare la nave. Lui resta sulla tolda in mezzo ai morti. Il Comandante Marotta svenuto dopo la grave ferita riportata viene adagiato su una imbarcazione di salvataggio. Quando è lì riprende i sensi e vedendo la sua nave ancora galleggiare con a bordo il giovane Tenente Balzano si fa riportare sottobordo. Mentre sta per attraccare la barca si capovolge – Balzano si sente chiamare – era Marotta: sono senza un braccio – grida – portami uno zatterino o qualcosa che mi sostenga. Balzano prende un salvagente – controlla ancora che a bordo non ci siano più viventi e si getta in mare ma del suo comandante, al momento, non trova traccia.

Poco dopo il Perseo affonda avvolto da una grande esplosione. Balzano, mentre cerca di sorreggersi tra tavole di legno e bidoni galleggianti – recupera il suo Comandante – (Marotta) – ma ormai è privo di vita.

L’acqua, con il mare forza 4, è molto fredda ed irrigidisce i muscoli rendendo difficili i movimenti dei naufraghi. Il giovane Sottotenente Balzano rimane aggrappato per ore ad una tavola di legno senza mollare il suo comandante.

I superstiti vengono recuperati dalla Nave Ospedale Principessa Giovanna, uscita dal porto di Trapani e diretta a Biserta per caricare gli ultimi feriti trasportabili dal fronte.

Anche la Principessa Giovanna viene fermata dai Cacciatorpediniere Inglesi che hanno appena affondato il Perseo e la Campobasso – ma viene lasciata andare.

Dal Perseo si salvano 67 uomini mentre dal Campobasso appena 4. L’odissea di quegli scampati, però, doveva ancora continuare.

Nel viaggio di ritorno verso la Sicilia la nave ospedale viene attaccata a mitragliate da cacciabombardieri nemici che hanno ignorato le vistose croci rosse disegnate sulle fiancate e sulla tolda. Muoiono 54 persone tra equipaggio e feriti ricoverati a bordo della nave, tra i quali anche il comandante e tutto il suo stato maggiore.

Romualdo Balzano, assieme ai superstiti del Perseo, assumeva il comando della “Principessa Giovanna”, si attivava per fare spegnere gli incendi divampati a bordo e senza mangiare e bere – dopo 60 ore – riusciva a portare la “Principessa Giovanna” all’imboccatura del porto di Trapani.

Giunsero sottobordo i rimorchiatori che portarono la nave in banchina, vennero sbarcati i morti e i feriti vennero subito rifocillati e vestiti, tranne che Balzano ed il suo Guardiamarina i quali rimasero sulla plancia della Nave Ospedale in pigiama bianco e sporco di nafta.

Ebbene, questo fu il guadagno che Romualdo Balzano ed il suo guardiamarina fecero subito dopo aver portato in salvo la “Principessa Giovanna”: Dalla banchina, passo dopo passo arrivarono al Comando Marina di Trapani dove, stando “all’accoglienza” ricevuta dall’Ufficiale di guardia, si sentirono dire che nessuno li aveva avvisati del loro arrivo e solo dopo le 22 – dopo una “concitata” discussione avvenuta tra l’ormai esausto Romualdo Balzano e lo stesso Ufficiale di guardia del Comando Marina, riuscirono ad avere un pasto decente ed in compenso… vennero sistemati sulle panche e sui tavoli del refettorio, dove, tra un allarme e l’altro, arrivò – finalmente – il mattino radioso dell’8 Maggio 1943 che fortunatamente segnava l’inizio di un meritato riposo.

A. Tinteri