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Salvatore Vico

Salvatore Vico nasce a La Maddalena il 12 agosto 1896 da Giovanni Maria e Giacomina Luccioni. Quinto di sei fratelli. Fu battezzato il 16 agosto dallo zio, parroco di La Maddalena: Antonio Vico. La sua famiglia era di principi solidi, onesta e rispettata e di condizioni economiche discrete. Il padre era addetto alle poste e consegnava personalmente la pensione statale a Giuseppe Garibaldi quando questi risiedeva nella vicina isola di Caprera. Abitavano in una decorosa palazzina in via Garibaldi 16.

Una sorella, Maria Maddalena, si consacrò tra le Figlie della Carità. La sorella Marianna seguì il fratello aiutandolo nel ministero. La famiglia aveva un solido appoggio nello zio parroco don Antonio, tanto impegnato a coinvolgere la popolazione nella vita di fede.

La prima formazione umana, religiosa e intellettuale la ebbe in famiglia e in parrocchia dove ricevette la Cresima e la Prima Comunione. Frequentò gli studi superiori prima a Tempio poi a Sassari. Qui maturò la sua vocazione di diventare sacerdote come lo zio ed entrò nel seminario Tridentino di Sassari, dove intraprese gli studi teologici tra varie difficoltà di salute.. Importante fu la conoscenza con Padre Luigi Maria Carta, dei Frati Minori Conventuali di Oristano, dove soleva ritirarsi durante il breve periodo di servizio militare.

La figura ascetica e premurosa di Padre Carta e il fascino della sua spiritualità francescana influenzarono moltissimo il giovane seminarista, soprattutto nel suo desiderio di missione che già nutriva da tempo, per la Cina. Il giovane chierico nutriva una fede robusta e un cuore docile e obbediente e queste qualità destavano ammirazione e fiducia soprattutto nei suoi superiori. Alla fine degli studi, nel giugno del 1918, senza essere ancora ordinato sacerdote, è inviato dal Vescovo di Ampurias e Tempio, Mons. Sanna, a lavorare nel Seminario di Tempio da poco riaperto. Gli fu affidato l’incarico della formazione dei chierici e la cura dei poveri. Questi incarichi, che il giovane chierico svolse con dedizione, segnarono la sua vocazione.

All’epoca Tempio era dominata da una forte presenza anticlericale e massonica. La Santa Sede spingeva verso una maggiore apertura sociale della Chiesa che, al tempo, era strutturata su vecchie istituzioni e gruppi, spesso di stampo medioevale. La sensibilità del Vescovo vide nel giovane Vico un valido collaboratore per la pastorale con forte attenzione al sociale, che intendeva avviare. In lui vedeva la figura del prete ben preparato sul piano intellettuale e dottrinale ma anche sensibile e attento verso quelle persone semplici del mondo rurale degli “stazzi” fino ad allora ignorate anche dal clero “nobiliare”. Su di lui si puntava per una rinascita cristiana del territorio.

Padre Vico fu ordinato sacerdote il 19 aprile del 1919 nella cattedrale di Tempio Pausania, dalle mani del Vescovo Mons. Sanna, con grandi festeggiamenti a Tempio e nella città natale di La Maddalena. Da sacerdote profuse ancor di più il suo impegno nella formazione solida e motivata dei futuri sacerdoti che indirizzava verso l’evangelizzazione del territorio, dove le Logge Massoniche, approfittava della scontentezza della povera gente, per allontanarla dalla vita cristiana. Grande ammiratore di Padre Manzella, predicatore famoso e grande evangelizzatore, Padre Vico andava maturando sempre più l’idea di associare alla predicazione del messaggio evangelico le opere di carità per venire incontro alla povera gente del territorio, oppressa dalle conseguenze della guerra mondiale da malattie e dall’ignoranza.

Pur restando, quindi, un bravissimo oratore, sensibile e colto teologicamente fu anche un Pastore attento ai bisogni dei suoi figli. Profuse così grande impegno nella fondazione di istituzioni caritative di tipo sociale, culturale e spirituale, sempre in sintonia con il suo amato Vescovo.

Nel 1922 vinse il concorso come parroco della Cattedrale di Tempio, la prima parrocchia della diocesi e la resse fino al 1930 l’anno in cui rinunciò per dedicarsi alle opere di assistenza e di fondatore. Aveva infatti intrapreso tante attività. Consapevole dell’urgenza di coinvolgere i laici nella vita di fede si impegnò moltissimo negli ambienti associativi Cattolici. Era direttore del Centro dell’Apostolato della Preghiera fondato nel 1924; Assistente ecclesiastico dell’Associazione Magistrale Insegnanti Cattolici “Gio Maria Dettori”. Il suo amore per i poveri, alimentato dalla spiritualità vincenziana (la sorella era suora vincenziana ) e dall’amicizia con Padre Manzella gli fece toccare con mano le necessità di tanti bambini orfani che allora erano senza protezione.

Per questo prese in affittò una casa e con l’aiuto di alcune “mammine” accolse gli orfani e diede inizio all’orfanotrofio di “San Francesco” che divenne un’opera di pubblica utilità. Il suo slancio missionario lo portò ad avvicinare il mondo dei pastori che allora erano molto numerosi negli stazzi della Gallura, campagne arricchite da bellezze naturali eppure tanto segnate dalla desolazione economica, culturale e religiosa. “Fra gli altri – scrive – ho avvicinato cinque fratelli tutti adulti, nessuno aveva ancora fatto la Prima Comunione e non sapeva farsi il segno di Croce“.

Per evangelizzare le popolazioni delle campagne fondò l’8 dicembre 1925, la Congregazione delle Missionarie Figlie di Gesù Crocefisso, donne pienamente votate all’evangelizzazione, all’assistenza dei poveri, all’educazione dei fanciulli. La Congregazione divenne di diritto pontificio, riconosciuta nella Chiesa universale, nel 1957. Con l’aiuto di una settantina di suore Padre Vico poté aprire altri orfanotrofi a Sassari e in diversi centri della Sardegna. Si interessò dei disabili aprendo per loro una casa a Tempio, a Santa Teresa, a Sassari e in altri centri. Fondò diverse case per anziani, allora non erano numerose come lo sono oggi. Le molteplici opere assistenziali si susseguirono prima in Sardegna, poi nel continente, e più tardi nel terzo Mondo. Padre Vico ricevette benemerenze e riconoscimenti in particolare per l’educazione della gioventù bisognosa.

Quando negli anni sessanta la presenza dei pastori nelle campagne cominciò a diminuire aprì alle sue suore gli orizzonti del mondo inviandole come missionarie in una delle zone più povere del Brasile e in Africa, nella zona tanto travagliata del Congo.

A lui si deve anche la costruzione a Tempio del Santuario di Gesù Sommo ed Eterno Sacerdote destinato alla preghiera per i sacerdoti segno del suo amore a Cristo e al sacerdozio e che lui infondeva nella sua Congregazione. La paternità spirituale di Padre Vico, nei confronti delle Figlie di Gesù Crocifisso e di tutto il popolo che beneficò, poteva considerarsi unica in quel tempo. Egli era pienamente consapevole della chiamata all’esercizio di tale paternità come vocazione e realizzazione del disegno di Dio per la sua vita. Egli, negli occhi di tanta povera gente sofferente, vedeva Cristo. Racconta don Pietro Scanu: “Un giorno venne Padre e, forse ispirato dallo Spirito Santo, mi fece una carezza e mi disse: “Che bel Gesù”. Forse in quella carezza mi ha trasmesso un po’ di forza , il dono del Signore”.

La spiritualità di Padre Vico era ben fondata e coltivata fin da giovane seminarista. Sin da allora abbracciava la vita da “consacrato” con grande entusiasmo e fede. Portava sempre con sé un elenco fitto di scelte spirituali: Si era iscritto a tante associazioni di devozione come: Guardia d’onore del Sacro Cuore, professando l’atto eroico di carità. Successivamente era entrato tra gli Schiavi di Maria. Aveva adottato il cingolo di San Tommaso. Si era iscritto alla Pia Unione del Transito di San Giuseppe per gli agonizzanti.

La devozione mariana e quella per il Sacro Cuore saranno i pilastri che sosterranno la sua vita spirituale. Il dono del Sacerdozio, inoltre, restò sempre oggetto di riflessione e di gratitudine a Dio. Viveva il suo sacerdozio con totale dedizione, secondo l’ideale apostolico che lo aveva richiamato sin da giovane. Era sempre molto attento all’esempio che dava. Scriveva: ” Lavorando per gli altri come debbo essere geloso di custodire la grazia della mia anima, perché quel lavoro ne accresca la gloria nel servizio di Dio.

Amava tanto il suo sacerdozio ma soprattutto l’Eucaristia. “Trattenere Gesù con noi e farlo regnare in noi“. Con questa espressione Padre Vico spiegava, nel 1958, il significato che attribuiva all’Eucaristia, quel “Miracolo quotidiano” un dono fatto a tutti gli uomini, ma avvertito da lui come una particolare responsabilità conferita ai sacerdoti. “I sacerdoti per l’Eucaristia, l’Eucaristia per le anime, quindi, i sacerdoti per l’Eucaristia e per le anime. Ai sacerdoti Gesù consegna se stesso nella potenza eucaristica e consegna il suo corpo mistico che sono le anime dei fedeli” (Tempio, 16 marzo 1958). Altro pilastro della sua vita spirituale era la devozione alla Madonna. Maria fu per Padre Vico, innanzitutto la donna del Magnificat, “Colei che apre il cuore alla riconoscenza verso Dio che ha operato le meraviglie dell’Incarnazione…” In occasione della collocazione di una statua dell’Immacolata nella cripta del Santuario dedicato a Gesù Sommo ed Eterno Sacerdote, così predicava: ” che meraviglia pensare Maria quale Ostensorio di Gesù.

L’Immolata nell’amore immacolato che dona al mondo l’Immolato, Vittima sulla Croce ed annientato poi nell’annichilimento dell’Ostia”. Proprio nell’ideale della Immacolata Concezione, Padre Vico rinveniva il modello dell’atteggiamento spirituale da far abbracciare alle sue suore. : ” Immacolate con Maria Immacolata, agnelle immacolate con Gesù, figlio di Maria, ostie immacolate con Gesù Ostia! L’ideale della purezza vissuta nella massima delicatezza , vi rende possibile la generosità del sacrificio perché agnelle immacolate vi lasciate sacrificare sull’altare, come ostie immacolate, per essere con Maria e con Gesù, gloria e salvezza del mondo” (Insegnamenti del fondatore).

Padre Salvatore Vico ha vissuto il suo sacerdozio e il suo apostolato esprimendo un grande amore per la Chiesa: “Siamo nella Chiesa e per la Chiesa, a servizio delle anime, per servire, non per star bene e ricevere amore, ma per dar grazia, traboccanti di grazia per gli altri.”

Per il Padre, la chiamata alla carità derivava dall’adesione al Vangelo e solo da questo movente poteva essere giustificata, per non essere una semplice filantropia assistenziale. “Ogni apostolo – scriveva nel 1966- deve essere ordinato dalla Chiesa: ed ecco l’amore alla Chiesa che riconosce e benedice l’umile nostra collaborazione all’avvento del Regno di Cristo”.

Padre Vico coltivò sempre il grande sogno della missione in Cina. Avviò il progetto di mandarvi le Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso ma, proprio quando tutto sembrava pronto, il sogno cinese di Padre Vico tramontava sotto i colpi dell’opposizione ideologica portata dal regime comunista di Mao. Il lavoro preparatorio di questo progetto però non fu perso perché sarebbe servito, in seguito, per le nuove iniziative di missione in Brasile e in Africa.

Negli ultimi anni della sua vita, Padre Vico, visse molto sobriamente, completamente distaccato dalle sue istituzioni che aveva fatto in modo che fossero autonome. Separò persino la sua casa dalla Casa Madre delle sue religiose, adattandosi ad uscire all’aperto anche per recarsi nel Santuario. L’ultima opera promossa da Padre Vico è l’edificazione della chiesa di Aratena, antico stazzo gallurese, impegnandovi tutte le sue risorse ed energie e affidando il resto alla Provvidenza. “Sono veramente felice quando in tasca e in nessun tiretto o Banca, non ho mille lire, quando mi spoglio di tutto la Provvidenza mi recupera – in lotta io do- Essa mi da, poi, tutto assieme“.

Con l’età, pian piano viene meno anche la salute. Ma il progressivo abbandono delle forze non scalfì la fede profonda che Padre Vico nutriva da sempre. Cercò di esercitare fino all’ultimo il suo ministero sacerdotale, celebrando la messa, seduto nello studio della sua abitazione, confessando, ascoltando, consigliando e confortando chi si rivolgeva a lui nelle difficoltà.

Distribuiva copie di Bibbia, scriveva lettere spirituali. Il sentimento di gioia che sempre aveva accompagnato Padre Vico divenne preponderante nelle espressioni degli ultimi anni. Scriveva nel periodico della Congregazione ” Crescere Insieme” : Siate anime gioiose! Vorrei scriverlo anche sui muri, Viva la gioia, frutto dell’amore. Dite a Gesù: “Io sento, Signore, la gioia di appartenerti”.

Il 10 novembre 1991, Padre Vico dopo aver celebrato, come sempre, la S. Messa nel suo studio, torna alla Casa del Padre.