Almanacco isolanoLa Maddalena Antica

William Henry Smith e Sketch of the present state of the Island of Sardinia

“Nelle due visite che ho compiuto in Sardegna durante l’ultima guerra mi sono convinto che pochi luoghi, opponendosi alle suggestioni assimilatrici della civiltà, hanno conservato tanta parte del loro primitivo carattere. E avendo avuto l’onore di essere incaricato dai Lord Commissari dell’Ammiragliato, nel 1823 e 1824, del rilevamento di quelle coste, ho pensato di aggiungere alle mie osservazioni precedenti le informazioni sullo stato generale dell’isola e sulle sue risorse, come il tempo e i miei doveri professionali mi avrebbero permesso di fare, allo scopo di riparare, in qualche modo, a quella mancanza di dati che per me era così evidente nella mia prima relazione”.
Questa la motivazione che spinse William Henry Smith a scrivere, nel 1828, il suo ”Sketch of the present state of the Island of Sardinia”. Nato a Westminster nel 1788, ha diciassette anni quando entra a far parte della Marina Britannica e ha già viaggiato nell’Oceano Indiano e nel Pacifico; prende poi parte alle guerre contro Napoleone e partecipa alla difesa della Sicilia dagli attacchi diMurat. Diventa esperto cartografo e si dedica anche agli studi astronomici, pubblicando diverse opere e costruendo un osservatorio astronomico a Bradford.
Il suo ”Sketch” (in italiano ”abbozzo, sintesi”) è una delle opere più importanti tra le relazioni di viaggio dell’Ottocento, nonostante non abbia avuto grande diffusione. Quando il libro appare in Inghilterra, la Sardegna è veramente un’isola sconosciuta e misteriosa, e il Capitano ha il merito di presentarla, agli occhi dei suoi connazionali, come possibile tappa del Grand Tour Europeo. Armato di cannocchiale, egli ne percorre intero il perimetro: è un geografo, idro-geografo e cartografo. Col compito di metterne a punto la carta vi rimane per oltre un anno (diviene amico del La Marmora che gli fa leggere in anteprima il suo ”Voyage”) ma non si limita alle coste: visita le città principali, e qualche zona dell’interno. L’opera, oltre trecento pagine con una decina di illustrazioni, è scritta con un linguaggio secco e veloce, più attento al dato e al dettaglio che al ritmo letterario, e specialmente quando tratta la parte delle coste, le descrizioni si fanno minuziose. Narra anche la storia antica dell’isola riferendola, come frequentemente accade in quegli anni, alle vicende dei Troiani e dei Greci. Il capitolo più interessante è quello sugli usi e costumi, raccontati con particolare attenzione alle superstizioni. Impossibile non segnalare un errore bizzarro, almeno per un cartografo: sostiene – e ribadisce a distanza di venticinque anni – che la Sardegna è più grande della Sicilia.

Sketch of the present state of the Island of Sardinia, London, John Murray, 1828.

NAPOLEONE ALLA MADDALENA

I francesi tentarono un diversivo sulla costa nord, mandando dalla Corsica una divisione che il 22 febbraio 1793 gettò l’ancora a Le Tigge [Punta Tegge], appena fuori La Maddalena, per prendere possesso delle Isole Intermedie; sebbene avesse ottenuto qualche parziale successo, la vigorosa resistenza dei nativi costrinse i nemici a ritirarsi perdendo 200 uomini, l’artiglieria e le scorte di bordo. L’avvenimento, insignificante in se stesso, è notevole perché fu questa la scena del primo episodio della carriera militare di Napoleone Bonaparte, le cui imprese costituiscono un momento fondamentale della storia della nostra epoca. Abile e vigile, coraggioso e inflessibile, egli fu esaltato soprattutto dalla sua avventurosa carriera militare: sebbene fosse dotato di un talento straordinario, si dovrebbe ricordare che egli dovette la sua fama più ad una opinione comune già formata che al proprio genio, perché il grande conflitto fra il governo ed il popolo francese era stato già deciso; mentre i soldati che egli comandava, considerati di gran lunga i migliori d’Europa, erano enormemente stimolati da un entusiasmo rivoluzionario che egli non aveva suscitato e da un sistema di tattiche che egli non aveva introdotto. Diversamente da Cesare, che creò le divisioni su cui fondò il suo impero, Napoleone ottenne il potere in un paese straziato da lotte intestine e che desiderava la pace; mentre quelli che egli doveva eliminare, diversamente da abili antagonisti come furono per Cesare Pompeo, Catone e Cicerone, furono dei sovrani degradati dalla più volgare corruzione in patria e dalla peggiore amministrazione all’estero. Fu in tali fortunate circostanze e col favore di questi elementi che egli concepì i suoi magnifici progetti, spesso anche molto inopportuni per la sua abitudine a confondere reali e tangibili interessi con visioni irreali e ottimistiche. Perseguendo costantemente i suoi fini, senza mai esitare sui mezzi per realizzarli e senza il freno di scrupoli morali o religiosi, portò a termine i suoi disegni con fulminea rapidità. Una serie di splendide vittorie, ottenute sfruttando con scaltrezza ogni occasione, lo portò ad un trono più dispotico di quello da cui la nazione francese si era liberata con così orribili sacrifici; il suo trionfo fu consacrato dal pontefice con la triplice corona e onorato dall’unione con una figlia dell’imperatore. Ma, dopo una carriera così straordinaria e piena di successi, la sua tirannia, l’egoismo e l’insaziabile vanità gli strapparono di mano lo scettro, e con la sua caduta le scene di delitti, di sangue e di saccheggio che avevano afflitto l’Europa per un quarto di secolo svanirono come un brutto sogno! ………….Tra le particolarità locali, in Gallura e alla Maddalena è palese la somiglianza del dialetto con quello corso. A Sassari si parla un misto di italiano e in Anglona un latino corrotto, che è probabilmente la “lingua rustica” di cui il generale Paoli scriveva al dottor Johnson. Alghero vanta la sua origine catalana e Carloforte le sue radici genovesi, ma gli abitanti di entrambe le città sono considerati dai sardi veraci come degli intrusi stranieri………

LA MADDALENA E LE ISOLE INTERMEDIE

Subito di fronte a questa parte di costa vi sono le Isole Intermedie, quelle che erano un tempo le Insulae Fossae, così chiamate dalla Fossa Fretum, cioè lo stretto di Bonifacio, detto dai Greci, in tempi ancora più antichi, taphros, cioè “fossa”, perché simile ad una sorta di fossato che divide la Sardegna dalla Corsica. Questo gruppo di isole, interamente di granito rosso, forma molti porti sicuri, capaci di contenere intere flotte e dove si può entrare ed uscire con qualsiasi vento, vantaggi che l’eroico ed immortale Nelson aveva altamente apprezzato. Tuttavia questa eccellente stazione navale, conosciuta sin dalla metà del secolo scorso, era così piccola che nacque il problema se le isole appartenessero alla Sardegna o alla Corsica, finché furono inviati, con il consenso della corte di Francia, alcuni ingegneri per tracciare una linea visiva da est ad ovest, a uguale distanza da Capo Lo Sprono a nord e Punta Falcone a sud, con l’accordo che tutto quello che si fosse trovato a nord di questa linea appartenesse alla Corsica e tutta la parte a sud dovesse rimanere alla Sardegna. Queste Isole Intermedie sono composte dalla Maddalena, Caprera, Santo Stefano, Santa Maria, Budelli, Razzoli, La Presa, Spargi, Spargiotto, Giardinelli e Bisce, insieme con gli isolotti di Bar[r]ettini, Monaci, Cappuccini, Porco e Paganetto. Ad eccezione della Maddalena, si potrebbe dire che sono disabitate, perché vi soggiornano solo pochi mandriani temporanei con il loro bestiame; le isole sono coltivate per tre anni da cittadini, e alternativamente destinate ai pascoli dei mandriani per i tre successivi. Circa settant’anni fa fu fondato un paesino alla Maddalena, l’Insula Phintonis degli antichi, e per difenderla fu costruita una solida fortezza. I primi abitatori furono delle famiglie fuggitive corse; poi, grazie alla sua salubrità e alla sua posizione privilegiata sulle rotte del traffico verso e dall’Italia, è diventata una discreta cittadina di 1600 abitanti. Gli abitanti sono considerati delle persone vivaci e dei marinai coraggiosi, ma siccome hanno una totale avversione al lavoro sono molto poveri e vivono quasi soltanto di pane e acqua, assistendo tranquillamente allo spettacolo dell’attiva laboriosità dei napoletani, che pescano nelle loro acque le loro aragoste e ne portano via interi carichi. Le grandi quantità di gnacchere nelle tranquille baie di Poglio (Porto Pollo), Liscia, Puzzo (Porto Pozzo) ed Arzachena permetterebbe di dar vita a un facile commercio con la tessitura dei loro filamenti, ma c’è solo una donna che si darà la pena di farne dei guanti; né maschio, né femmina si metterà al lavoro. Durante il suo soggiorno in quest’isola Mr Craig ha fatto del bene a questa gente, persuadendo alcuni fra i più attivi a raccogliere i licheni e i muschi dalle vicine montagne, di cui ogni anno mandava un carico in Scozia; perciò i soldi che spendeva tra di loro sono risultati di straordinaria utilità. La città, abbastanza pulita ma isolata, ha sul suo fronte un ottimo punto di ancoraggio e un’insenatura per le barche, chiamata Cala Gavetu (Gavetta). Lord Nelson, al quale gli isolani erano molto attaccati, promise di costruire loro una chiesa. La costruzione, si può ipotizzare, fu impedita solo dalla sua morte, perché egli aveva già mandato un bellissimo dono, due candelabri d’argento massiccio ed un crocifisso d’argento con il Salvatore in oro, di lavorazione finissima. Il piedistallo di ciascun candelabro ha tre facce, su una delle quali è cesellata l’arme di Nelson, sulla seconda quella di Bronte e sulla terza un’iscrizione che dice:

VICE COMES
NELSON NILI
DUX BRONTIS ECCE.
STE. MAGDALE. INSE.
STE. MAGDALE.
D. D. D.

L’isola ha circa 11 miglia di perimetro e 5 forti, di cui il principale è chiamato La Guardia Vecchia. Sorge su un’altura di più di 600 piedi, vicino alle rovine di un antico villaggio; ha otto cannoni su una piattaforma ed uno che la sovrasta, sulla torre del telegrafo. Sia in questo sia nel forte di Camiggio, ad est della città, sono state ricavate delle tristi prigioni sotterranee per i delinquenti politici, costruite evidentemente con delle intenzioni così crudeli che non possono essere neppure visitate senza provare orrore. L’isola è coltivata dovunque sia possibile, ma non c’è niente che possa sconfiggere la sterilità della sua rocciosa sponda settentrionale. Vi si consumano ortaggi e frutta, provenienti non dalla Sardegna, come sarebbe naturale aspettarsi, ma dalla Corsica; le squisite lattughe di Bonifacio sono un articolo di grande consumo. A causa della povertà e della pigrizia raramente si scambiano visite gli uni con gli altri, tranne che durante le feste. Ma ancora oggi, passando a fianco delle loro case, si può sempre udire il suono di una chitarra, che sembra impressionare il loro spirito primitivo. Non è raro il crimine ed i mezzi per prevenirlo sono poco disponibili: d’altra parte il giudice, che guadagna solo 75 dollari l’anno, non si può dire al di sopra dell’influenza di Plutone, dio della ricchezza. La posizione dell’isola è molto salubre ed i piselli selvatici, che crescono intorno alle colline, offrono un’aggiunta spontanea alla minestra. Sebbene non sia mia intenzione dare qui indicazioni tecniche sulla navigazione attraverso gli stretti di queste isole, devo osservare che i navigatori troveranno un buon riparo in una qualsiasi delle loro ampie baie. Il luogo di ancoraggio preferibile è a Mezzo Schifo, a sud-ovest del paese, perché vicino a Pararau (Palau) e perciò buono per l’approvvigionamento d’acqua, mentre nelle immediate vicinanze si può tagliare la legna. La Maddalena ha sponde rocciose e, ad eccezione del porto principale, solo spiagge per barche. Sul lato nord-occidentale il golfo è più grande e racchiude tre insenature sabbiose. Tra La Maddalena e Caprera vi è il basso isolotto di Giardinelli, che con le sue rocce e i suoi scogli rende impraticabili i passaggi intermedi.

CAPRERA E SANTO STEFANO

Caprera è un’isola alta e irregolare a sud-est della Maddalena, piuttosto arida sui lati nord ed est; verso il centro si leva una cima chiamata Tagiolona (Tejalone), alta più di 750 piedi, vicino alla quale vi è una sorgente di acqua pura. Ha parecchie insenature lungo la riva, di cui la principale è Porto Palma, dove i pescatori napoletani prendono grandissime quantità di squisite aragoste con cui riforniscono i mercati d’Italia. La bassa isola di Bisce è il punto esterno del canale orientale ed è nota per le acontias, delle piccole bisce nere, da cui deriva il suo nome. Da notare che questo è, per gli stranieri, il peggior ingresso per l’ancoraggio, perché ci sono tre insidie nascoste lungo il canale navigabile, che la flotta di Lord Nelson evitò quasi per miracolo, mentre nell’oscurità una burrasca la flagellava da ogni parte. Poi, come mi raccontò il vice-ammiraglio Sir Richard Keats, esse furono in seguito individuate dall’Excellent, nave di 74 cannoni, perché si era messa improvvisamente a spirare una brezza leggera. Santo Stefano è un’isola alta a sud della Maddalena, ed ha un piccolo porto difeso dal Forte di San Giorgio, con una guarnigione di tre o quattro soldati, la cui conquista, nel 1793, fu la causa di quel passo falso nella carriera militare di Napoleone che ho narrato nel primo capitolo. Ad ovest della Maddalena vi è Spargi, anch’essa alta e coperta di macchia. Ha due baie sabbiose, e vicino a Cala Corsale (Corsara) c’è una sorgente di acqua ottima. Non molto lontano vi è Spargiotto, un povero isolotto accidentato, con
altri isolotti più piccoli non lontano dalla sua punta nord-occidentale, chiamati Spargiottelli. Più a nord delle Intermedie vi è un gruppo di isole di altezza più modesta, chiamate Budelli, Razzoli, Santa Maria e La Presa. Mentre tra queste isole e quella della Maddalena vi sono i piatti e aridi isolotti di Barrettini, il canale centrale non presenta insidie nascoste. Navigando intorno e tra queste isole, bisogna stare attenti alle rafficas, violenti e improvvisi soffi di vento che scendono dalle alture. È considerato preannuncio di mal tempo quando la Corsica non è visibile, o, come dicono i Sardi, “quando si mette il cappuccio”. Oltre alle cime e ai promontori dell’isola, due elementi notevoli permettono ai marinai di fare un corretto ancoraggio: la prima è una roccia quadrata inclinata, chiamata “il piedistallo”, situata sul Monte [di] Mola, sopra Porto Cervo, che può essere vista facilmente bordeggiando da sud; l’altra è la figura di un orso, formata da un masso di granito, che si trova su un promontorio accidentato tra Palau e Salinas (Le Saline), che per questa ragione è chiamata Punta dell’Urso (Capo d’Orso). Le nostre operazioni stabilirono che la torre telegrafica di Guardia Vecchia è a 41°13’27’’ latitudine nord e 9°23’42’’ longitudine est; la declinazione magnetica è di 17°56’30’’ ovest.