Clelia, l’ultima figlia di Caribaldi
Nel febbraio del 1959 Clelia Garibaldi muore in quella Caprera dove era nata e dove aveva vissuto tanta parte della sua vita, con modestia ed orgoglio come le aveva insegnato il Padre.
Spesse volte apriva le porte a tutti perché potessero visitare il museo e i cimeli garibaldini, dimostrando grande sensibilità ed amore per La Maddalena.
Il 2 febbraio alle ore 20.40 è deceduta serenamente a Caprera donna Clelia Garibaldi, l’ultima figlia del generale Giuseppe Garibaldi.
Al momento del trapasso erano presenti una sua lontana nipote, la signorina Clelia Gonella, che dall’età di 16 anni ha dedicato la propria vita alla vecchia signora, dividendo con lei le glorie e le malinconie di Caprera, il capitano di Vascello Francesco Albrizio, Comandante del Comando Marina e del Gruppo Scuole CEMM di La Maddalena, il Ten. Col. medico della Marina Lucchi e signora, la signora Sanna consorte del Direttore dell’Ospedale della Marina e il Capo Nocchiere di 1a cl. Filippo Impagliazzo che da moltissimi anni comanda il picchetto di guardia alla tomba dell’Eroe e tutela e sorveglia il Museo Garibaldino.
La ferale notizia, appresa immediatamente dalla popolazione maddalenina e dal personale della Base Navale che era a Lei legato da vincoli di affetto, ha suscitato unanime cordoglio.
Donna Clelia Garibaldi aveva 92 anni essendo nata a Caprera il 16/2/1867 ed a Caprera è rimasta sempre la sua casa anche se durante i suoi 92 anni ha avuto altre temporanee residenze.
La vecchia signora non ne faceva mistero, aveva una grande simpatia per la Marina Italiana, simpatia del resto largamente ricambiata da Ammiragli, Comandanti, Ufficiali ed Equipaggi che hanno sempre venerato la figlia dell’Eroe dei due mondi.
“Mio papà – soleva dire – era un marinaio ed egli, perciò, amava i marinai.
Come potrei io quindi non voler bene ai giovani dal solino blu?”
Ed i marinai fieri di questo, ogni anno, puntualmente, il mattino del 16 febbraio, si recavano da lei, nella sua casa di Caprera, vetusta di glorie, per consegnarle una grande torta, tempestata, negli ultimi anni, da tante, tante candeline rosse.
Era una cerimonia semplice, ma tanto commovente. Soleva abbracciare quei bravi ragazzi dagli occhi arrossati dalla commozione e diceva loro: “Vi auguro – cari ragazzi – di arrivare sani e felici alla mia età!”
Al Com.te Albrizio al quale era legata da particolare affetto negli ultimi tempi espresse il desiderio che alla sua morte la bara fosse portata dagli Allievi delle Scuole CEMM. Era questo il segno più profondo del suo affetto per la Marina ed il suo desiderio l’altra mattina è stato esaudito.
Sul pennone della bianca casa di Caprera dal mattino del 3 febbraio, un mattino freddo sferzato da un pungente vento di greco-tramontana, sventola la bandiera a mezz’asta. Ai piedi del pennone poggiato su una grigia roccia il muto busto del generale Garibaldi modellato dallo scultore Bistolfi.
La vecchia e buona signora, ormai una tradizione, non c’è più. Loquace per natura, teneva sempre desta la figura del suo papà, che ha sempre amato come quando era bambina, mantenendo un soffio di vita e di verità attorno ai cimeli che adornano la casa.
Forte come il pino piantato nel giardino della sua casa dal Generale il giorno in cui nacque, aveva trascorso la sua lunga esistenza sempre in piena salute. Poi il peso degli anni ha avuto ragione e la forte fibra, piano piano, senza scosse ma serenamente, ha ceduto al tempo.
Si racconta che il padre, da buon igienista qual era, la tuffò, appena nata, in un bagno di acqua fredda pur essendo la stanza priva di riscaldamento, sotto gli occhi atterriti della madre, donna Francesca Armosino.
Il nome di Clelia le fu imposto dal padre per ricordare la Clelia romana che aveva attraversato a nuoto il Tevere di notte e di quella Clelia doveva avere ereditato l’indomito coraggio se a dodici anni, a Civitavecchia, salvò una giovane donna in procinto di annegare.
Il mattino del 4 febbraio, presente il CMMA della Sardegna, Ammiraglio di Divisione Domenico Emiliani, il Comandante di Comar e delle Scuole CEMM, Capitano di Vascello Francesco Albrizio, il Vice Prefetto di Sassari dottor Dessena, il consigliere regionale prof. Sebastiano Asara, il nipote generale Ezio Garibaldi e signora, la signorina Clelia Gonella, il sindaco sig. Stefano Cuneo, molte altre Autorità, numerosa folla di ufficiali, sottufficiali e marinai, ha avuto luogo in forma privatissima e semplice, come l’estinta ha voluto, il funerale.
Quattro allievi delle Scuole CEMM e due Garibaldini, hanno trasportato a spalla la robusta bara in noce massiccio.
Precedevano il corteo moltissime corone. Tra queste quella del Presidente del Consiglio, del Ministro della Difesa, del Presidente della Regione Sarda, della Marina, del Prefetto di Sassari e quella inviata dal Comandante, dallo Stato Maggiore e dall’equipaggio dell’incrociatore “Garibaldi”.
Donna Clelia Garibaldi, fiaccola ardente di italianità e ultima testimone del nostro glorioso Risorgimento, dorme ora il suo sonno eterno, racchiusa in un sarcofago di granito sistemato accanto a quello del Padre, della madre e del fratello.
Un marinaio – magnifico privilegio per un soldato – presta servizio d’onore e, fiero, custodisce quelle italianissime immortali spoglie.
Cronache di un Arcipelago – Pietro Favale La Maddalena – Ottobre 1989
Egli (Giuseppe Garibaldi) adorava Caprera, la sua selvaggia isola gli ricordava, forse, la sua nave a vela, quando di notte minacciava di frangersi tra le scogliere, e il ponente, fischiando fra le sue piante che gemevano e scricchiolavano, doveva dargli l’impressione che il vento fischiasse fra le sartie facendone gemere le antenne e i cordami […] Anche l’odore delle tante piante aromatiche di cui l’isola è coperta e fiorita gli dovevano ricordare le profumate brezze dell’Oceano dove aveva passato i più belli anni della sua vita. Col ritorno di Papà ricominciarono le nostre passeggiate per Caprera.
Clelia Garibaldi, 1948