Correva l’anno 1420
Alfonso V manda sei galee contro Longone (attuale Santa Teresa Gallura). Il castello viene riconquistato dagli Aragonesi dell’ammiraglio Artale de Luna e torna a essere base militare.
Si succedono nella carica di viceré di Sardegna Raimbaldo de Corbera e Guglielmo Paloma.
giugno
Alfonso V, dopo aver occupato anche il porto di Terranova, organizza dal castello di Longonsardo l’assedio di Bonifacio, nel vano tentativo di conquistare la Corsica, soggetta alla signoria genovese.
21 ottobre
Inizia l’assedio di Bonifacio da parte di Alfonso V, che entra nel porto con 10 navi e 12 galere. Alla spedizione degli Aragonesi la leggenda fa risalire la creazione dell’Escalier du Roi d’Aragon, una scalinata di circa 187 scalini che dal mare sale sino all’alta piattaforma. Si racconta che Alfonso l’abbia fatta scavare nelle rocce a sud della cittadella per conquistarla. Secondo un’altra versione furono gli stessi Bonifacini a costruirla per procurarsi un collegamento col mare aperto, dato che gli Spagnoli avevano bloccato il porto con le loro navi: poiché si stava avvicinando alla città la spedizione di soccorso da Genova, si vuole pure che un coraggioso abitante abbia sciolto gli ormeggi delle navi spagnole, facendole andare alla deriva in mare aperto di modo che i Genovesi potessero entrare in porto con i rinforzi. Probabilmente, in realtà, la scala fu costruita nel tempo, sfruttando un accenno di sentiero naturale, per creare un collegamento con la base della falesia che a sud risulta inaccessibile. Caratteristica costante della storia di Bonifacio fu sempre, quindi, la netta separazione rispetto ai Corsi del retroterra, confermata dalla costante fedeltà a Genova anche durante le ricorrenti rivolte che interessarono il resto dell’isola. Anche quando nel 1528 una pestilenza ne decimò gli abitanti, che ammontavano allora a forse 5000 unità, Bonifacio fu nuovamente popolata da elementi provenienti dalla Liguria, e solo all’inizio dell’Ottocento, quando il centro conobbe un discreto rilancio come porto mercantile e peschereccio, diverse famiglie d’origine corsa cominciarono a integrarsi con la popolazione originaria. Al contempo un discreto apporto demografico, nel quartiere della Marina, venne offerto anche dall’immigrazione di pescatori d’origine italiana meridionale, soprattutto napoletani, ponzesi e siciliani. Oggi Bonifacio ha una popolazione di circa 2800 abitanti e un’economia basata principalmente sul turismo, anche se discreto rilievo conservano ancora la pesca e i trasporti via mare con la Sardegna: in netta crisi appare invece l’agricoltura, in passato praticata da fittavoli d’origine corsa (Pialinchi) essenzialmente per soddisfare le esigenze del mercato locale. La popolazione di Bonifacio, anche quella di più recente immigrazione, ha mantenuto una viva coscienza della propria specificità, che si manifesta in numerosi aspetti del folklore, dell’alimentazione, della pratica religiosa (l’organizzazione delle confraternite laiche ricalca ad esempio modelli tipicamente liguri) della mentalità collettiva. Sebbene assai meno conflittuali di un tempo, i rapporti con gli abitanti del retroterra permangono così all’insegna di un certo distacco, accentuato recentemente da qualche sforzo concreto di promozione della specificità culturale e idiomatica locale.
dicembre
Il podestà di Bonifacio chiede una tregua ad Alfonso V d’Aragona e ai Corsi in cambio di trenta ostaggi bonifacini.
28 dicembre
Gianni de Campofregoso, fratello di Tommaso, doge di Genova, riesce a forzare il blocco e a rifornire i bonifacini.