La Chiesa a La Maddalena
“L’anno del Signore 1799, allì 28 del mese di novembre in l’Isola di Maddalena e nella curia giudiziale avanti a me Bailo (Fravega) e testimoni sottoscritti, si sono fatti comparire personalmente… (segue un lunghissimo elenco di abitanti di La Maddalena), tutti capi di famiglia dei più benestanti della detta Isola, e al tempo stesso il sottoscritto Bailo le ha presentato il disegno e calcolo per la spesa da farsi alla fabbrica della nuova chiesa che devesi erigere in questa nuova popolazione… ed anche a nome di tutta la comunità di sottomettersi, come si sottomettono di spontanea e libera volontà di trasportare tutti quanti i materiali di ogni qualità e che saranno necessari alla detta fabbrica…“.
Le pressioni esercitate da tutta la comunità isolana, che ormai quasi totalmente era scesa a Cala Gavetta, raggiungevano il loro scopo. Si decideva finalmente di costruire la nuova chiesa che veniva dedicata a Santa Maria Maddalena, mentre la chiesetta di “Collo Piano” veniva intitolata alla SS.Trinità.
I disegni della chiesa e della casa parrocchiale erano del Capitano Ingegnere Cochis e comprendevano: Chiesa col presbiterio e coro a semplice coperto; sagrestia a semplice coperto; casa terrena del Parroco consistente in una cucina e camera attigua; nicchio per porvi la statua di Santa Maria Maddalena. La nuova comunità poteva dirsi soddisfatta pienamente: C’era la protezione militare (che apportava anche benefici economici), ora arrivava anche quella divina. La chiesa sarebbe stata completata, con l’aiuto fattivo degli isolani, nei primi decenni dell’800 con l’arrivo da Genova, sulla gondola Ardita, dell’altare (altare di San Giorgio) inviato dall’allora Comandante in Capo della Marina Giorgio Andrea Agnes Des Geneys, soprannominato “U Barò”.
Erano passati pochi anni dall’inizio dei lavori che la chiesa rischiò di essere distrutta. Durante il conflitto gallo-corso con i Sardi (i fatti del 1973) Napoleone bombardò pesantemente la piccola comunità. Il 22 febbraio del 1793 i francesi da Santo Stefano iniziarono il bombardamento. Una palla di cannone entrata dalla finestra piombò ai piedi della statua di Santa Maria Maddalena senza provocare danni, un’altra scoppiò all’angolo esterno di ponente della chiesa ferendo Simone Ornano, ed una terza sul tetto dell’abitazione di Giuseppe Ferracciolo attigua alla chiesa. La vittoria degli isolani scongiurò il grave pericolo: la chiesa si salvò. Durante la permanenza della flotta di Nelson (1803-1805) nell’arcipelago, la chiesa si arricchì di due candelabri ed un crocifisso d’argento che il reverendo Alexander Scott aveva acquistato in Spagna.
Sempre nei primi dell’800 la chiesa parrocchiale salì agli onori della cronaca: “A motivo di un rifiuto di un rimborso spese per l’erezione di una delle cappelle laterali e per un quadro in essa appeso senza l’approvazione della pubblica amministrazione, ma dietro il benestare del parroco. Il quadro raffigurante la SS. Trinità portava una scritta dedicatoria in favore del signor Pietro Azara Bucheri “que fecit” per se e per i suoi diretti discendenti… per salvare l’anima…”. La diatriba coinvolse il parroco, il sindaco, gli assessori, il Vicerè ed il Vicario Capitolare di Tempio Pausania. Nel 1874 Pietro di San Saturnino descrisse in maniera avvincente la vigilia del 22 luglio (festa della Santa) quando si usava bruciare una vecchia barca nella piazza, mentre i bambini e le bambine ballavano e saltavano intorno. Poi la messa solenne celebrata dal Parroco Don Mamia con i preti di Bonifacio giunti appositamente, che cantavano accompagnati da un organista cieco di La Maddalena. La parrocchia allora non era ricca, ed uno dei suoi proventi maggiori era il frutto della licitazione che si faceva il giorno della festa per portare la statua della Santa.
Il gruppo che offriva di più aveva il diritto di portare Santa Maria Maddalena sulle spalle in processione, che si snodava fin sul porto, con benedizione del mare e rientro in chiesa per le sacre funzioni. Negli anni tra il 1860 ed il 1870, così riferisce il Vecchi, la messa domenicale era la ripetizione della messa di bordo. Alla testa del popolo il capitano di vascello Francesco Millelire (i cui discendenti vivono ancora all’isola) soprannominato Pescecane. E quando il prete all’altare aveva terminato il “Salvum fac regem“, Millelire alzava il braccio e gridava: “Viva il Re”, tutta la chiesa echeggiava del leale grido marinaresco. Con l’arrivo della piazzaforte militare, in quest’isola cambia tutto. Don Mamia lascia il posto a Don Salvatore Vico (u vicariu Pret’Antò), al quale nel 1933 succede Don Capula (3 parroci in 140 anni ci fanno entrare di diritto nel Guinnes dei primati). La popolazione da 2.000 anime arriva in breve ad 8.000 e poi supera le 10.000. Arriva anche una chiesa evangelica che tenta inutilmente di contrastare la popolarità della chiesa cattolica. Non ci riescono neanche le due potentissime ed attive logge massoniche presenti a La Maddalena. Non ci riesce negli anni ’30 il fascismo. Le scazzottate sulla porta della sacrestia di via Ilva tra i giovani fascisti e i giovani dell’Azione Cattolica (i circulini ) non si contano. Il motivo è chiaro : a chi tocca educare le nuove e giovani generazioni dopo la firma del concordato? A noi dicono gli uni, no tocca a noi dicono gli altri ! Le cose cambieranno decisamente nel dopoguerra. Caduto il fascismo, la chiesa riorganizza tutto: l’Azione Cattolica, le feste, lo sport, il tempo libero, entra pesantemente nella politica ed ha perciò bisogno di allargare anche i confini fisici della chiesa. Nei primi anni ’50 si decide non solo di allargarla (cosa già discutibile), ma anche di trasformarne completamente la Facciata (cosa imperdonabile). Il professor Chiaese a chi gli chiedeva quale fosse lo stile della nuova facciata rispose caustico: “Stile spalliera da letto”. E questa spalliera ci ha fatto compagnia per 40 anni ! Troppi. Ora per fortuna la facciata di sempre è stata restituita alla comunità, anche a quella non credente. Un restauro accurato e pignolo che ha trascurato solo due piccoli particolari : i galletti sul frontale e i quattro evangelisti.
(C. Ronchi)
Vedi anche Santa Maria Maddalena faro di fede tra Corsica e Sardegna