Partenza del convoglio da Longonsardo e sbarco alla Maddalena
Il piano del maggiore La Rocchetta
Alle ore 9 del mattino del lunedì 12 ottobre, La Rocchetta tenne a bordo del pinco di Brondel un vero e proprio consiglio di guerra con gli ufficiali presenti a Longonsardo. Mancava De Nobili partito per Terranova per ordine di Atkins, e non era ancora arrivato l’alfiere che comandava il reparto di 40 uomini atteso da Aggius e che fu a Longonsardo il mattino del 13. Il maggiore illustrò a Brondel e a De Foncenex le istruzioni ricevute dal viceré ed espose il suo piano d’azione con la previsione di attuarlo per il giorno 15, andando ad occupare l’isola della Maddalena. La Rocchetta prevedeva lo sbarco contemporaneo dei reparti in due punti dell’isola. Un gruppo di 40 uomini al comando del capitano Pestalozzi doveva essere trasportato a Cala Francese. Il trasporto doveva avvenire sulla gondola recentemente predata da De Nobili, perché sorpresa in contrabbando di bestiame, e subito messa a disposizione delle operazioni di spedizione alle Intermedie. La gondola senza equipaggio doveva essere rimorchiata dalla scialuppa del S. Carlo comandata da De Foncenex. La scialuppa del S. Vittorio, al comando del tenente Donati, doveva crociare nelle acque a nord dell’arcipelago per intercettare eventuali fughe dei pastori per avvertire i bonifacini dell’azione in corso. I due pinchi con il grosso delle truppe e i materiali, al comando di La Rocchetta, dovevano prender terra a Cala Chiesa. Entrambi i gruppi dovevano convergere alla Guardia, nella parte alta dell’isola. Il resto della giornata trascorse nello studio del piano delle batterie da erigere e a far la rassegna dei materiali. Martedì 13, con vento da nord-est e mare mosso, le due scialuppe fecero una minuziosa ricognizione dei punti geografici di riconoscimento, utili alla rotta del convoglio, e, arrivato il reparto da Aggius, gli uomini fecero esercizi di tiro con i fucili.
La partenza e lo sbarco
La prima mattina di mercoledì 14 veniva occupata da esercitazioni di tiro con i fucili, quando la notizia di uno sbarco di truppe genovesi alla Maddalena mise tutti in subbuglio. Bisognava verificare la notizia, e si predispose l’invio di una scialuppa con soldati imbarcati perché andasse nelle acque maddalenine a controllare. Ma all’improvviso, come spesso accade nell’arcipelago, il vento da nord-est girò ad ovest-sud-ovest, creando le condizioni favorevolissime per la navigazione dell’intero convoglio. De Foncenex e Brondel da esperti marinai capirono che la situazione andava sfruttata e con un rapido contatto con La Rocchetta definirono una variante al piano predisposto il giorno prima, che prevedeva una sosta del convoglio a Villamarina per verificare l’attendibilità della notizia sullo sbarco genovese. Poco prima delle ore 11 il convoglio lasciò Longonsardo, e dopo 3 ore di navigazione col vento favorevole gettò le ancore nella rada di Villamarina. La preoccupante notizia risultò infondata, e si avviò la seconda parte del piano di sbarco. Donati con la scialuppa del S. Vittorio andò a ispezionare le acque del canale, mentre De Foncenex con la scialuppa del S. Carlo rinforzata rimorchiò la gondola carica di soldati avviandosi verso Cala Francese. La Rocchetta con il grosso degli uomini si spostò a piedi da Villamarina alla Puntarella, nella costa settentrionale sempre di S. Stefano, dove si imbarcarono sulla scialuppa del pinco di Brondel, sulla scialuppa del pinco di patron Merello, sulla scialuppa del S. Vittorio nel frattempo rientrata dalla perlustrazione positiva, e quindi su una gondola maddalenina ufficialmente requisita sul momento, ma probabilmente messa a disposizione a nolo dal pastore proprietario.
Lo sbarco a Cala Francese avvenne per primo, ma il tragitto dal mare alla Guardia dovette risultare per Pestalozzi e i suoi uomini più difficoltoso, perché più lungo e senza sentieri. Più rapidi furono i fucilieri del pinco, guidati da Brondel, che anticiparono tutti per andare in avanscoperta. Il vassallo, conoscitore dei luoghi, secondo il suo racconto giunse alla Guardia alle ore 18. La Rocchetta, a sua volta, era sbarcato, secondo la relazione di Teseo, “alla Cala della Chiesa nel piccol porto denominato Mangiavolpi”, e quindi “essendo giunti al piede del posto denominato dagl’isolani La Guardia della Villa (due miglia daddove siamo sbarcati) e la truppa tutta colà riunita si è passata la notte colle armi alla mano, avendo preso le cautele più giuste per non essere sovrappresi”. Il maggiore raccontò molto sinteticamente le operazioni di sbarco: “Non sapendo se l’isola di la Maddalena fosse in difesa o meno ho dato i miei ordine per entrarvi in due colonne e per due diversi percorsi: io sono sbarcato con il grosso a Cala Chiesa, e ho fatto trasportare dalle scialuppe delle fregate 50 uomini agli ordini di signor Pestalouzzi per essere sbarcati a Cala Francese al fine di contenere chi avesse voluto attaccarmi e viceversa. Siamo giunti con le nostre colonne a La Guardia quasi contemporaneamente senza il minimo ostacolo né da una parte né dall’altra.” Una relazione anonima da Tempio, che sembra redatta da persona che aveva partecipato allo sbarco con la colonna di La Rocchetta, ha riferito altri particolari, da cui si apprende che la notte di allerta trascorse all’addiaccio, senza piantare le tende non ancora sbarcate, e soprattutto che, giunto La Rocchetta alla Guardia “a ore 5 e mezza, si arrivò a spiegare la regia bandiera con diversi spari di fucile”.
Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma