Caprera AnticaGiuseppe GaribaldiRubriche

Il giallo del corpo

“Mio padre – dice Anita – raccontava che il corpo era in ottime condizioni e che solo un braccio era danneggiato”. Molto probabile che non si trattasse di una testimonianza diretta, visto che Ezio nel 1907 aveva solo undici anni essendo nato nel 1896. Quasi sicuramente aveva sentito parlare di quell’evento dal padre Ricciotti, figlio del generale e lo riferì così alla figlia.

Per dire la verità, esiste una voce secondo la quale la tomba venne aperta nel 1932, nel cinquantenario della morte, alla presenza di Benito Mussolini, grande amico di Ezio Garibaldi, che il duce aveva spesso utilizzato come ambasciatore segreto nei suoi rapporti con il governo britannico. La circostanza è molto probabilmente l’enfatizzazione di un episodio che potrebbe avere anche un fondo di verità. Mussolini venne in Sardegna solo tre volte: nel 1923, nel 1935 e nel 1942 e quindi è impossibile che nel 1932 fosse venuto a Caprera.

Ma in quel 1932 forse qualcosa avvenne davvero. Secondo alcune voci che vengono tramandate nelle antiche famiglie maddalenine, infatti, Ezio Garibaldi arrivò per le celebrazioni del cinquantenario della morte del generale insieme a Giovanni Host Venturi, capitano degli Arditi e capo delle organizzazioni irredentiste dell’Istria e della Dalmazia e che fu poi ministro delle Comunicazioni dal 1939 al 1943. Si mormora che, in quella circostanza, la tomba dell’eroe dei due mondi venne aperta. La salma era ancora in buon stato, con la mitica camicia rossa, il cappellino in velluto nero con gli ornamenti dorati e gli occhialini sul petto. Ma non c’è una prova in grado di certificare la veridicità di questa voce. E’ invece molto più probabile che si sovrappongano e si confondano i fatti accaduti nel 1907 con quelli accaduti nel 1932. In ogni caso, però, il corpo del generale era dentro la tomba nella quale era stato calato il pomeriggio dell’8 giugno 1882, sei giorni dopo essersi spento sul suo letto.

Chi conferma anche se indirettamente la visita a Caprera di Host Venturi e di Ezio Garibaldi nel 1932 era il notaio Emilio Acciaro, autorevole esponente della loggia massonica della Maddalena intitolata, guarda caso, proprio a Giuseppe Garibaldi. “ – diceva – è possibile: erano amici”. Ma Acciaro – custode di vecchie storie dimenticate e di non pochi segreti dell’arcipelago – raccontava anche un avvenimento forse sottovalutato, ma che ha una sua importanza, nel giallo della salma di Garibaldi. Ricorda ovviamente i nomi di coloro da cui ha appreso la circostanza, ma preferisce non citarli. “Circa un anno dopo la sepoltura del generale – diceva – sbarcò alla Maddalena un gruppo di nizzardi “esaltati” che volevano trafugare il corpo di Garibaldi e trasferirlo nella sua città d’origine: Nizza, appunto. Ma la loro presenza non passò inosservata e il tentativo così fallì. Dopo quell’episodio, la lastra di granito sulla tomba venne bloccata con robuste graffe di ferro e fu istituito un servizio di sorveglianza da parte della Marina militare”.

Dunque, se davvero qualcuno voleva esaudire le ultime volontà di Garibaldi, l’avrebbe potuto fare soltanto nell’anno successivo alla morte dell’eroe perché, dopo il tentativo dei nizzardi, la casa di Caprera è stata sempre sorvegliata. Ma proprio l’episodio del mancato trafugamento della salma conferma quanto fosse difficile avvicinarsi alla “casa bianca” di Caprera. Figuriamoci aprire una tomba e bruciare un corpo! E poi, come già detto prima, è la stessa Anita Garibaldi a ricordare la testimonianza del padre secondo la quale nel 1907 la salma del generale riposava nella sua tomba. Chi non crede in alcun modo alla cremazione delle spoglie di Garibaldi è Mario Birardi. Ex senatore comunista ed ex sindaco della Maddalena, Birardi è da sempre un attento studioso dell’eroe dei due mondi. “Abbiamo una gran mole di documenti – dice – che documentano la morte di Garibaldi, la sua imbalsamazione e i suoi funerali che si svolsero davanti a centinaia di persone in quel giorno in cui si scatenò una tempesta come nell’arcipelago mai si era vista. Abbiamo la testimonianza del suo medico e la presenza di Crispi e Zanardelli alle esequie. No, non c’è alcun elemento storico che possa giustificare il dubbio sulla cremazione della salma di Garibaldi. Siamo perfino a conoscenza di dettagli minimi, come quello che, con il sangue pietrificato del generale, vennero coniate due medaglie. E poi mi chiedo: ma non è stata la stessa Anita Garibaldi ad aver minacciato, il 2 giugno dello scorso anno, di portare via da Caprera, per protesta, le spoglie del suo bisnonno? Proprio lei che oggi alimenta questo giallo?”.

17 giugno 1882

Dal libro: Il Destino della Salma di Ugo Carcassi. Lettera del Professor Albanese, medico di Garibaldi alla moglie Milia: Cara mia Milia –  La grande lastra di granito di 2,50 metri che deve ricoprire la tomba finora non ha potuto essere tirata fuori per intero. Si sperava oggi in un taglio cominciato tre giorni addietro, ma nel momento di fare leva sul pezzo, la lastra si è rotta a sbieco, e quindi siamo daccapo. I pezzi laterali sono già collocati, ed appena avremo la lastra tutto sarà finito, ma il busillis sta veramente in questo pezzo che deve avere 2,50 di lunghezza 1,40 di larghezza e 40 C. di spessezza. Ci vuol pazienza. Menotti Teresa e Canzio sono qui con la Francesca e Clelia e Manlio. Ricciotti con la moglie è partito per Roma. La dimora qui è noiosa pesante quanto mai.
Caprera senza il generale è una tomba! Il vapore di guerra il “Cariddi” è sempre qui a disposizione della famiglia ed appena il lavoro sarà finito partiremo con questo vapore…..Mi sento avvilito. ……..pronto alla partenza, per non partire mai, qui in questa Caprera muta e silenziosa senza sentire più quella voce melodiosa e soave, senza vedere più quegli occhi! E’ una vera sciagura. Ti do i saluti di tutti……..salutami tu tutti a casa. 
“Per tua regola e per scusare la carta, qui a Caprera siamo come attendati. Non vi è più un foglio di carta, e laceriamo i mezzi fogli delle lettere che arrivano per rispondere, i calamai le penne sono stati tutti rubati dai visitatori come ricordi del generale. E’ una vera disperazione”.