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Gigaro mangiamosche

Gigaro mangiamosche (nome scientifico Dracunculus muscivorus, nome locale aricchia di porcu). Articolo di Giovanna Sotgiu.

Parliamo di questa pianta dopo della interessante ricerca scientifica avviata nel dipartimento di biologia sperimentale dell’Università di Cagliari: i ricercatori vorrebbero brevettare i risultati fin qui ottenuti riguardanti il particolare sistema di fecondazione della pianta che prevede anche la cattura e la morte di alcuni insetti.

A fronte di tanta importanza il nome datole dai maddalenini suona un po’ troppo familiare, quasi volgare: si chiama infatti aricchia di porcu, a causa della forma del fiore, una spata pelosa, appuntita ad una estremità e quasi chiusa alla base che la fa rassomigliare, appunto, all’orecchio di maiale. L’odore che emana, i contrasti accentuati di colori e forme conferiscono al gigaro mangia-mosche (che è endemico di Sardegna, Corsica e Baleari) un’aria particolare; le foglie verde brillante, divise in tre segmenti a punta si suddividono a loro volta creando un intrico di lance verdi che a volte si contorcono quasi avvolgendosi su se stesse: in mezzo spunta un sorta di lungo cartoccio, che può raggiungere i 35 centimetri, di colore verde chiaro con numerose macchiette brune, che aprendosi rivela un apparato simile a quello delle comuni calle e dell’Arum pictum.

In questa spata dall’interno rosso, rivestita di peli, domina lo spadice nero e l’odore fetido che attira in maniera irresistibile molti insetti: alcuni, quelli destinati alla fecondazione possono scendere all’interno (dove, in un piacevole ambiente caldo, sono sistemati i fiori maschili, ben separati da quelli femminili), riempirsi di polline e faticosamente risalire per ripetere l’operazione con un altro fiore fecondandolo; altri rimarranno intrappolati non riuscendo a risalire a causa dei filamenti uncinati rivolti verso il basso.

Quando la pianta si secca, lembi del “cartoccio” avvolgeranno ancora il frutto, simile ad una pannocchia giallastra (che diventerà poi arancione), circondata dall’intrico di foglie appuntite e sottili.

Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma