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I funghi

I funghi sono tutti privi di clorofilla e quindi non hanno la possibilità di assorbire, come nutrimento, le sostanze inorganiche, così come fanno tutte le piante. Sono perciò costretti a nutrirsi di sostanze organiche già pronte, che traggono da tronchi, radici, rami cedendo pero all’ospite che deve mantenerli altre elementi nutritivi: avviene cosi una specie di scambio utile a entrambi gli esseri interessati.

I nostri funghi spuntano sotto il cisto, nelle pinete, nelle leccete, al bordo delle stradine campestri o anche in mezzo al pietrisco provocato dal disfacimento del granito presso la macchia. Alcuni sono commestibili, ottimi per sapore, ma attenzione perché ne esistono parecchi tossici fra i quali qualcuno pub portare alla morte.

I sistemi popolari per decretare la commestibilità dei funghi sono da rifiutare categoricamente: né la moneta introdotta durante la cottura, né l`odore o il colore indicano se il fungo e commestibile o no. Perciò occorre ricorrere ad un esperto in caso di dubbio sull’identificazione e fidarsi solo delle specie note.

In assoluto il più velenoso fra i funghi presenti nell’arcipelago è l’Amanita phalloides, classificato, in quanto a tossicità, “mortale”. Ma anche altre amanite sono velenose, quali la muscaria, dal piacevole quanto ingannevole aspetto da fiaba (cappello rosso con punti bianchi) e la pantherina, che pure rassomiglia molto ad un’amanita commestibile, la rubescens.

Fra i porcini, ai quali appartengono specie molto apprezzate (quali il boletus aureus, boletus lepidus e boletus sardous, quest’ultimo noto a La Maddalena come mureddu di mucchiu), il boletus satanas, porcino malefico, reperibile come gli altri nei boschetti di lecci, é velenoso.

Poiché tagliandolo si vede comparire dopo venti secondi un diffuso colore azzurrognolo, si è pensato che questo potesse essere un indice valido per valutare la tossicità dei funghi; niente affatto: anche il boletus luridus, commestibile se cotto, ha la stessa caratteristica. Tra i cosiddetti “sallazzari” quello che cresce sulle radici della ferula è ottimo e ricercatissimo (pleurotus ferulae), ma quello abitualmente legato al corbezzolo, “sallazzaru russu” (pleurotus olearius) é tossico.