Almanacco isolanoLa Maddalena Antica

I marinai di Cala Gavetta

Un articolo di sapore marinaro che ricorda i nostromi ed i marinai della Regia Marina e dell’armatoria “privata”. Cenni interessanti su “Tanetti” (Giacomo Serra) e su Alfredo Volpe; entrambi, seppure a mezzo secolo di distanza l’uno dall’altro, furono istruttori di nuoto di due Re italiani: re Umberto I e Umberto Il. Ci sembra inutile dire di quale tempra fossero fatti tutti e due se vennero scelti per così importante compito.

In una vecchia casa, affacciata sulla storica Cala Gavetta, a La Maddalena, un gruppo di canuti signori trascorre ore liete in cordiale conversazione con vecchi compagni d’arme rievocando fatti, ora quasi leggenda, di guerre passate sul mare, di lunghe navigazioni, di vecchi e audacissimi Comandanti, di belle, perfette e potenti navi. Sono i “Marinai d’Italia”, che ogni giorno, puntualmente, si danno convegno colà, al loro altare più che alla loro sede, per rievocare fatti o meglio leggende.
Vecchi nostromi, segnalatori, meccanici, cannonieri, furieri, per lo più rinomati in tutta la Marina ed apprezzati dai loro Comandanti per la loro capacità professionale sperimentata in mille circostanze su navi a vela e su navi a propulsione meccanica. Sono i reduci, come essi dicono, dell’Accademia dei piedi scalzi.
Molti di essi hanno il privilegio di portare sul petto il nastrino azzurro del valore e la loro sede porta con orgoglio il nome di quel leggendario nocchiere, Domenico Millelire, che ebbe l’onore di essere insignito della più alta onorificenza al valore militare: la medaglia d’oro, istituita da Vittorio Amedeo III, per aver egli sconfitto, proprio nelle acque della sua isola (La Maddalena), mercé la sua perizia marinaresca e il suo indomito valore, il 23 febbraio 1793, la flotta navale francese, comandata dall’Ammiraglio Cesari-Colonna e della quale faceva parte l’allora luogotenente Napoleone Buonaparte, che si voleva impossessare dello strategico arcipelago di La Maddalena.
A questa medaglia d’oro altre se ne sono aggiunte di altri gloriosi marinai maddalenini: Tommaso Zonza, Giovanni Battista Albini, Primo Longobardo.
Fra i canuti soci ve ne sono alcuni molto anziani che ricordano le loro crociere intorno al mondo dove hanno portato, con fierezza e dignità, il magnifico tricolore italiano sulle loro belle navi: la Vespucci, la Flavio Gioia, la Caracciolo, la Libia e tante altre ancora.
Sono il migliore, il più caro ed appropriato esempio ai giovanissimi allievi delle Scuole Sottufficiali M.M., da dove ogni anno, escono forgiati, sotto la guida di esperti ufficiali e preparati istruttori, le nuove generazioni della nostra Marina Militare.
Questi vecchi “lupi di mare” trascorrono il tempo giuocando allo «scopone», al «tressette», ma non perdono d’occhio, per un istante, tutto ciò che avviene nell’adiacente porto, anzi tra una carta e l’altra, lanciano le loro acute critiche di vecchi competenti sulla manovra delle navi che si ormeggiano alle banchine, e l’amore ai vecchi Comandanti ed alle loro navi è tale da far muovere critica a tutto ciò che appare ai loro occhi attualmente.
“Quelle sì che erano manovre!”, essi affermano, quasi in sordina, riferendosi ai loro tempi.
Quando al porto tutto tace e le navi si cullano sull’acqua al moto perpetuo del flusso e riflusso, ed i cavi cigolano attorno alle bitte o sul bordo della nave, allora rievocano la loro guardia a murata o di vedetta in coffa, ricordando, ad ogni suono di campana, il grido di buona guardia in coffa che dall’alto essi lanciavano per affermare in modo inequivocabile, la loro attenzione durante le calme e cullanti notti d’estate come durante le avverse, burrascose buie notti d’inverno, trascorse in perigliose navigazioni. È un ricordo nostalgico che strugge il cuore e che fa arrossire gli occhi e che li riempie di felicità per quel tempo faticoso ma per essi tanto caro e bello.
Hanno una particolare venerazione per i loro Capi, che ricordano immancabilmente durante le festività, ed ogni qual volta un Ammiraglio giunge a La Maddalena e fa visita alla loro sede, che essi considerano la loro nave ormeggiata a Cala Gavetta, lo accolgono sull’attenti, col trillo di quattro alla banda che un vecchio nostromo esegue a dismisura col tradizionale fischietto. È tutta gente semplice e profondamente buona che continua a dedicare alla Patria e alla Marina tutto ciò che ancòra loro rimane: una grande fiaccola d’amore e di patriottismo.
E di questi marinai vorrei ricordarne alcuni: il Capo Nocchiere Giacomo Serra, più conosciuto col nome di guerra di “Tanetti”. Era nato a La Maddalena nel gennaio del 1817 ed era entrato nella Marina Sarda nel 1833. Nel 1853 era stato promosso secondo nostromo e, in quell’anno, il Serra fu prescelto dall’allora Capitano di vascello Conte Persano che lo aveva avuto alle sue dipendenze sull’Eridano, per insegnare a nuotare al principe Umberto, divenuto poi Re d’Italia col titolo di Umberto I.
A distanza di anni, nel 1914, un altro capo Nocchiere maddalenino, ebbe l’incarico di insegnare nuoto e arte marinaresca al Principe di Piemonte, che salì al trono, per un mese (nel 1946), col titolo di Umberto II. Si chiamava Alfredo Volpe e fu prescelto per il delicato incarico, dall’ammiraglio Bonaldi che aveva avuto il Volpe, ai suoi ordini, per ben otto anni all’Accademia Navale di Livorno e sulle navi scuola Flavio Gioia e Amerigo Vespucci.
Molti gli apprezzati nostromi sfornati dalla nostra isola.
Non tutti scelsero la vita militare. Molti si distinsero nella Marina libera e tra questi ricorderemo Casanova con la sua barca Rinascente; Federico, più noto Zi Mattéu con la sua barca Belvedere; Manna, più noto Zi Niculà, con la sua barca Aquila; Marini, più noto Zi Filippu, con la sua barca Nord America.

Cronache di un Arcipelago – Pietro Favale – La Maddalena – Ottobre 1989