Angelo TarantiniCaprera AnticaEroi maddaleniniRubriche

La morte e i funerali di Tarantini

Dopo alcuni anni di vita appartata e tranquilla, anni trascorsi lavorando presso il Regio Cantiere, questo garibaldino schivo, il solo maddalenino che fu col Generale da Quarto a Marsala, seppure in un ruolo discreto, morì a Moneta, frazione di La Maddalena, il 1° agosto 1905.

Il certificato di morte, conservato nell’anagrafe del Comune di La Maddalena, attesta la sua residenza in Moneta al numero civico 5 e il fatto che fosse Pensionato dei Mille di Marsala. Per quanto riguarda invece la causa del decesso, ci viene in aiuto il verbale del seppellimento, redatto il giorno successivo alla morte, il 2 agosto. In esso, l’Ufficiale dello Stato Civile, riferisce del certificato medico rilasciato dal dr. Giovanni Regnoli, che probabilmente assistette Tarantini, chiarendo che il nostro garibaldino era morto il giorno precedente alle ore 20,30 in seguito ad una gastroenterite.

Il funerale si svolse lo stesso 2 agosto e di quella cerimonia ci è pervenuta la predetta orazione funebre tenuta da Gavino Oggiano, giovane operaio del Regio Arsenale; in essa si salutava quell’uomo la cui «preziosa perdita rende miti e inconsolabili i giovani operai», sottolineando come, di fronte alla sua bara nessuno lo avrebbe mai dimenticato, certi che «la sua memoria non sarà mai coperta dall’oblio ».

Dopo circa un mese e mezzo il consiglio comunale, allora guidato dal sindaco Luigi Alibertini (1905-1908), con una delibera, dispose di cedere gratuitamente un lotto del terreno cimiteriale, sì da garantire una degna sepoltura a Tarantini. Il testo riporta:
“Delibera Consiglio Comunale n. 2100 del 21 settembre 1905”: « Cessione gratuita terreno cimitero e ricordo marmoreo in memoria del compianto Angelo Tarantini dei Mille ». Il Presidente (Sindaco Luigi Alibertini) espone: « poco tempo addietro morì fra noi il prode Tarantini che ebbe la fortuna e l’onore di appartenere a quella nobile schiera dei Mille che con Giuseppe Garibaldi compirono atti valorosi per la redenzione della patria nostra; la giunta propone di presentare al Consiglio l’oggetto in discussione sicura di interpretare il generale sentimento dei consiglieri ed il C. unanime delibera di cedere gratuitamente un’area di terreno nel civico cimitero sufficiente per raccogliere le spoglie del prode estinto in memoria del quale a spese del Comune sarà posto un ricordo marmoreo che dica ai posteri che Angelo Tarantini, dei Mille, morì a Maddalena».

Nel frattempo la bara con il corpo di Angelo Tarantini venne tumulata nella cappella dei Demeglio – Angiolino, come risulta da una nota a tergo del permesso di seppellimento. Tale famiglia era legata alla famiglia Tarantini, in quanto Maria Tarantini, cugina di Angelo, era sposata con Domenico Demeglio.

Purtroppo, la delibera sopraccitata non venne portata a compimento e il corpo di Tarantini dovette attendere altri sei anni per trovare una collocazione definitiva. Infatti nel 1911 il sindaco Giuseppe Volpe, con una delibera di Giunta Comunale del 14 marzo, dispose di collocare la bara in un loculo e di apporvi una lapide marmorea a spese del Comune. Riportiamo integralmente il testo:
“Delibera Giunta n. 464 del 14 marzo 1911”, il Sindaco Giuseppe Volpe riferisce: « Vista la delibera del C.C. in data 21 settembre 1905 n. 2100 […] con la quale si statuiva di cedere gratuitamente un’area di terreno nel civico cimitero per raccogliere le spoglie del prode estinto Angelo Tarantini, dei Mille, in memoria del quale stabiliva altresì di porre un ricordo marmoreo a spese del comune, ritenuto che si rende più conveniente collocare la salma del compianto Tarantini in uno dei colombari testè costruiti dal comune nel civico cimitero, anziché provvedere pel ricordo marmoreo, unanime delibera di cedere gratuitamente un colombaro del civico cimitero per la salma del defunto Angelo Tarantini dei Mille, mettendo a carico del comune le spese per la esecuzione dell’epigrafe e della tumulazione le quali spese si riserva di approvare a tempo debito».

Per fortuna quella delibera ebbe un migliore destino e fu posta in essere. Ancora oggi, per chi visita il cimitero maddalenino, è possibile vedere la tomba di Tarantini, che si trova nella parte vecchia di esso, sul lato destro dell’ingresso principale, e leggerne la lapide che riporta: «A TARANTINI ANGELO – DEI MILLE – IL COMUNE – MADDALENA 1836 – 1905 ». Da sottolineare che la tomba di Tarantini è una delle poche testimonianze del periodo del Risorgimento a La Maddalena, specie dopo la improvvida decisione di demolire il vecchio cimitero nel 1948, una decisione che ha privato La Maddalena di un vero e proprio pezzo di storia isolana.

Dell’avvenuta morte la vedova Tarantini, oltre allo scritto riguardante i cimeli e i documenti del marito inviato ad Enrico Emilio Ximenes, ne diede notizia in due distinte lettere, presenti nel menzionato Fondo Ximenes, indirizzate l’una a Giovan Maria Damiani e l’altra ad Alessandro Beffagna, entrambi dei Mille di Marsala.

Giovan Maria Damiani era nato a Piacenza nel 1832; nel 1848, a sedici anni, si arruolò nella fanteria dell’esercito regolare nella Prima Guerra d’Indipendenza; nel 1853, da ardente mazziniano, partecipò ai tentativi insurrezionali nell’Italia centrale e, falliti questi, si arruolò nel 1859 nelle guide garibaldine, venendo ferito nel combattimento dello Stelvio. Come detto nel 1860 fu tra i 1089 che sbarcarono a Marsala e partecipò a tutta la Campagna Meridionale guadagnando sul campo i gradi di luogotenente e partecipando al comando del Corpo delle Guide a cavallo, affidato da Garibaldi a Giuseppe Missori, il cui apporto fu importante nello scontro del Volturno. Dopo aver partecipato alla Terza Guerra d’Indipendenza nel 1866, con il grado di Vice comandante delle guide garibaldine, ottenendo a Bezzecca una Medaglia d’argento al valor militare, divenne economo nell’Ateneo di Bologna. Durante gli anni successivi all’impegno risorgimentale, Damiani raccolse una sua documentazione sui Mille, con una ricerca durata fino al termine della sua vita e compilò ogni anno un elenco dei sopravvissuti, datato sempre 30 giugno, e regolarmente dato alle stampe ed inviato ad un fitto elenco di corrispondenti, fra i quali anche Alessandro Beffagna.

A tale riguardo nel Fondo Ximenes, sempre nel fascicolo Tarantini,  è presente una lettera di Beffagna a Giovan Maria Damiani, nella quale, chiamandolo affettuosamente commilitone dei Mille, il primo ringrazia il secondo per aver ricevuto da lui l’elenco dei superstiti aggiornato al 30 giugno 1905, come sopra detto, ed informandolo, inoltre, della notizia pervenutagli, sicuramente con la lettera della vedova Tarantini, della morte di Angelo Tarantini avvenuta il 1° agosto 1905; la lettera termina con un augurio di vita per «i Mille e tutti i veri patrioti ».

Dopo la sua morte avvenuta nel 1908, la raccolta di documenti garibaldini fu continuata dal prof. Giovanni D’Ajutolo, medico e docente universitario a Bologna, che nel 1922 promosse una sottoscrizione a favore dei superstiti dei Mille fondando un Comitato pro-superstiti dei Mille di Marsala, con il compito di raccogliere notizie ed aiuti; tale Fondo Damiani-D’Ajutolo, conservato presso la biblioteca del Museo del Risorgimento del Comune di Bologna, contiene questa raccolta sui Mille.

L’altra lettera che la vedova Tarantini spedì per comunicare la morte del marito, è rivolta, come detto, ad Alessandro Beffagna, padovano di nascita, volontario nel 1855 nella legione anglo-italiana nella guerra di Crimea; dopo aver partecipato, come volontario, alla Seconda Guerra d’Indipendenza nel 1859, prendendo parte alla battaglia di Madonna della Scoperta, egli si imbarcò da Quarto con Garibaldi; dopo lo sbarco a Marsala è noto l’episodio che lo vide, durante i momenti dello sbarco sotto il bombardamento delle navi borboniche, afferrare una bomba che era piombata in un folto gruppo di garibaldini appena sbarcati, strapparne la miccia che ancora ardeva e gettarla in mare fra le grida di evviva dei compagni. Terminata la Spedizione dei Mille si stabilì ad Alessandria, ove aveva precedentemente avviato una fabbrica di turaccioli, stabilendosi infine a Venezia ove terminò i suoi anni nel 1913.

Della lettera che la Fadda scrisse al Beffagna, la cui esistenza si desume da quanto il padovano comunicò al Damiani, è rimasta nel riferito Fondo Ximenes la sola busta, dal cui timbro postale si evince il luogo di partenza, ossia La Maddalena, e la data dei primi di agosto del 1905, cioè subito dopo la morte di Angelo Tarantini. Questa corrispondenza è l’unica comunicazione pervenutaci che la vedova, o chi per lei, inviò ad un garibaldino, escludendo le comunicazioni dirette allo Ximenes ed al Damiani che hanno un carattere di ufficialità in quanto rivolte ai due referenti, in quel momento, del reducismo garibaldino, conservatori delle memorie dei Mille di Marsala.

Questo fatto ha sicuramente un valore particolare. Non si sa quando Tarantini e Beffagna abbiano instaurato particolari contatti di fratellanza o di azione patriottica; comunque, un dato si può affermare con certezza: dal fascicolo che lo riguarda, presente nel Fondo Ximenes, si desume che il 2 giugno del 1902, in occasione del IV Pellegrinaggio nazionale organizzato dai reduci garibaldini a Caprera nel ventennale della morte di Garibaldi, Alessandro Beffagna fu a La Maddalena, come risulta da una tessera di partecipazione a lui intestata. Non è difficile ipotizzare che, in tale occasione, i due patrioti si possano essere rivisti, rinsaldando una possibile amicizia e riportando in vita i ricordi comuni; testimonianza di questo possibile rapporto è presente, sempre nel citato fascicolo di Beffagna, un appunto del 4 maggio 1906, nel quale il garibaldino padovano si ripromette di scrivere una lettera alla vedova Tarantini.

A onore del suo impegno nella Spedizione dei Mille, si può infine citare il ruolo che Beffagna ebbe durante lo scontro di Calatafimi, ove Tarantini fu decorato con la Medaglia d’argento al valor militare; nei ricordi scritti di suo pugno egli afferma di essere intervenuto, in modo particolare, nel guidare all’attacco la Sesta Compagnia comandata dal colonnello siciliano Giacinto Carini. Chissà che in quel particolare e decisivo momento, importantissimo per il prosieguo della Spedizione, Angelo Tarantini non sia stato aggregato dal Servizio Ambulanza in detta Compagnia, e che proprio in quel frangente sia nata l’amicizia con Alessandro Beffagna.

“Angelo Tarantini uno dei Mille” di Antonello Tedde e Gianluca Moro – Paolo Sorba Editore