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Onorificenze e ricompense: le medaglie di Tarantini

La partecipazione alla Spedizione dei Mille comportò per Angelo Tarantini il conferimento di ben quattro decorazioni. Di tali decorazioni, oltre al riferimento archivistico del quale ringraziamo la cortese collaborazione fornitaci dal Ministero della Difesa, se ne conserva, grazie alla gentile concessione degli eredi, anche il ricordo fotografico per almeno due di loro, un ricordo che le mostra sia singolarmente sia appuntate al petto di Angelo Tarantini.

Descriviamo in breve le medaglie ed i vari aspetti ad esse collegati:

Medaglia d’argento al valor militare

Come detto prima, Angelo Tarantini venne insignito di una medaglia d’argento per essersi distinto nel combattimento di Calatafimi il 15 maggio 1860.
In seguito alla Campagna Meridionale del 1860-61, parecchi militari furono fregiati della medaglia al valore, d’oro o d’argento, fra gli appartenenti al Corpo dei Volontari di Garibaldi. Tale concessione costituì senza dubbio, insieme ad altri atti del governo fra i quali il vitalizio a favore di buona parte dei Mille di Marsala, non solo un giusto riconoscimento verso coloro che comunque si erano distinti per coraggio e valore negli scontri con i borbonici ma soprattutto un forte segnale di riappacificazione nazionale, rivestendo un carattere politico-sociale nel rapporto fra la monarchia e il volontariato risorgimentale il quale, in modo determinante, aveva consentito il dissolvimento del Regno delle due Sicilie.
Fu il re Vittorio Emanuele II in prima persona sin dalla fine del 1860, appena terminata la Spedizione, a rendere pubblica tale aspirazione per un grande segno di riconoscenza verso tutti quelli che, seppur sotto un diverso progetto politico, si erano adoperati per il comune ideale dell’unità nazionale. Infatti, trascorsi sei mesi, si sanzionava l’estensione anche all’esercito meridionale di Garibaldi della legge sulla ricompensa al valor militare.
Garibaldi, apprese le intenzioni del governo, volle occuparsi in prima persona della compilazione degli elenchi dei meritevoli della ricompensa al valor militare, coadiuvato in questo dal generale garibaldino Giuseppe Sirtori;  dopo un laborioso lavoro con aggiunte ed esclusioni di nominativi dei volontari, sul quale comunque il Ministero della Guerra volle metterci il naso, furono insigniti, con annessa ricompensa, con la medaglia d’oro Rosalino Pilo, morto nello scontro di S. Martino di Monreale in Sicilia il 20 maggio 1860 e Giuseppe Missori comandante delle Guide (la cavalleria dei Mille), distintosi in tutte le fasi dei combattimenti della Spedizione; inoltre, vennero decorati con la medaglia d’argento al valor militare ben 745 garibaldini o volontari, in gran parte sottufficiali e soldati semplici, distintisi negli scontri o periti in battaglia; molte furono anche le menzioni d’onore.

Medaglia Commemorativa della Spedizione dei Mille in Sicilia (1860).

Istituita dal Consiglio Civile del Municipio di Palermo, per i titoli acquisiti dai volontari che, imbarcatisi da Quarto tra il 5 ed il 6 maggio 1860, sulle navi Lombardo e Piemonte, sbarcarono a Marsala l’11 maggio 1860. Sull’autorizzazione a fregiarsi di tale medaglia in argento, venne costituita nel novembre del 1862 un’apposita commissione nominata dal Ministero della Guerra e presieduta dal generale Stefano Türr, dello Stato maggiore garibaldino, che fissava gli aventi diritto a 1084, inizialmente convenuti nel numero di 1328; come già precisato nel testo, nel gennaio del 1864 un giurì d’onore, presieduto dal generale Nino Bixio, braccio destro di Garibaldi, diminuì ulteriormente tale numero riconoscendo soltanto a 1072 volontari il diritto di fregiarsi della medaglia cosiddetta dei “Mille”.
Tali inconvenienti probabilmente furono in parte da addebitare alla distribuzione che venne fatta di tale decorazione; infatti, parte delle medaglie vennero consegnate a Palermo il 24 ottobre 1860 dal Prodittatore in Sicilia Antonio Mordini, mentre in un’altra occasione una parte di esse fu appuntata al petto delle camicie rosse dallo stesso generale Garibaldi il 4 novembre a Napoli, al momento della rassegna definitiva del suo esercito.

Medaglia Commemorativa delle Guerre per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia 1848/1870.

Istituita da Vittorio Emanuele II per i titoli acquisiti nelle campagne di guerra dal 12 gennaio 1848, data dello scoppio dei moti popolari in Sicilia, al 20 settembre 1870, data della conclusione della campagna del 1870 con la presa di Roma (Breccia di Porta Pia). Un regio decreto prevedeva che la Medaglia Commemorativa delle guerre per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia anni 1848-1870, non potesse cumularsi con qualsiasi altra medaglia nazionale commemorativa istituita allo stesso titolo, eccezion fatta per la medaglia dei Mille di Marsala, se non in commutazione delle medaglie dette; tale medaglia, decisamente la più importante e nota fra quelle commemorative del Risorgimento, ad esempio, non poteva essere esibita con un’altra medaglia significativa, quale era la Medaglia celebrativa della liberazione della Sicilia. Sul nastrino della medaglia potevano essere applicate delle fascette metalliche d’argento, sino ad un massimo di otto, ad attestare la relativa partecipazione a ciascuna delle campagne di guerra per l’Indipendenza.

Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia

Si riferisce alle campagne di guerra negli anni dal 1848 al 1870 e fu istituita da Umberto I con regio decreto; fu concessa per i medesimi titoli acquisiti per potersi fregiare della precedente decorazione. In particolare, il Ministero della Guerra determinò che tutti coloro che già avevano ottenuto l’autorizzazione a esibire la medaglia commemorativa delle guerre combattute per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia, nonché della medaglia inglese o sarda per la Campagna di Crimea negli anni 1855/1856, erano senz’altro autorizzarti a fregiarsi pure della nuova, istituita a ricordo dell’unità d’Italia.

Antonello Tedde e Gianluca Moro