18 febbraio 1869: muore Daniel Roberts
Articolo dello scrittore Antonio Ciotta.
Nei primi decenni dell’800 il romanticismo che percorse l’Europa gravitò sentimentalmente verso il mezzogiorno riaccendendo ovunque l’amore verso il mondo classico. L’Italia e la Grecia divennero per tutti gli artisti e letterati europei una patria comune e fu certamente sulla scia dell’assidua presenza fisica nelle nostre contrade di poeti, scrittori, pensatori, musicisti e archeologi, calati dal nord sulle orme di Wagner, Shiller, Goethe, Byron, Shelley e tanti altri, che giunsero anche nell’arcipelago alcuni inglesi alla ricerca di un mondo arcadico nel quale ritrovare se stessi e le fonti della vita. Queste lontane isolette, che avevano già innamorato Nelson, parvero loro rispondere “…appieno alla realizzazione dei più elevati ideali emergenti”. Vi fu fra loro chi rimase appartato e chiuso in se stesso, come a nascondere il proprio passato, e chi si inserì positivamente nella comunità che lo ospitava condividendone i bisogni e le aspettative.
La più bella di queste figure fu certamente quella del capitano di vascello della marina inglese Daniel Roberts che dopo aver navigato i sette mari, affascinato dalla selvaggia bellezza dell’Arcipelago e della generosità della sua gente, gettò definitivamente l’ancora del suo yacht nella acque di Cala Gavetta. Non sappiamo esattamente la data del suo arrivo, ma giunse certamente qualche anno dopo i coniugi Collins che si erano stabilitì nell’isola nel 1832. Da alcune annotazioni sul suo passapporto si può però rilevare che fece scalo a La Maddalena per la prima volta nel 1834. Arrivarono con lui il baronetto Hyde Parker e l’avvocato Edward West. Divenne subito amico dei Susini tanto da farli poi suoi eredi e ai quali diede l’incarico di contrattare l’acquisto di alcuni terreni. Recatosi in Inghilterra per vendere tutte le sue proprietà, fece ritorno nell’isola ove acquistò gli appezzamenti di terreno propostigli dai Susini e trasformò quei fondi brulli in orti e vigneti. Per qualche tempo visse a bordo della sua imbarcazione fino a quando non fu completo il bel palazzotto di Cala Gavetta che fu per decenni sede della Pretura e che ospita oggi il Banco di Sardegna.
Di lui scrive la Racheli: “…era un uomo dai vastissimi interessi sociali economici e culturali; fu amico dei maggiori poeti inglesi Shelley e Byron: era presente la notte in cui, nei pressi di Lerici, Shelley morì in mare, e partecipò alle sue esequie” e ancora “…era un anfitrione generoso e signore con tutti i visitatori che dall’esterno giungevano sull’isola e numerosi furono i suoi pranzi, le scampagnate nelle sue ottime vigne, le battute di caccia da lui organizzate. Passava le ore in solitudine leggendo molto e suonando: il suo fu per molti anni l’unico pianoforte dell’Arcipelago”.
Intrattenne da La Maddalena intensa corrispondenza con i maggiori intellettuali inglesi fra cui Mary Shelley, autrice di Frankenstein, alla quale rimase legato dopo la morte del fratello. Purtroppo il suo archivio è andato disperso e solo di tanto in tanto si ha notizia di apparizione di lettere a lui dirette in alcune aste londinesi.
Avvalendosi della collaborazione dell’avvocato West, che per anni curò i suoi interessi, aprì un’agenzia della compagnia di navigazione Rubattino, di cui pare fosse anche socio, e per almeno tre decenni tutto il traffico marittimo di La Maddalena venne da lui gestito; fu una florida attività che gli dette agiatezza e sicurezza economica. Divenne amico di Garibaldi e anche se non è storicamente provato, e sempre circolata voce che sia stato lui, su sollecitazione delle “intelligences” britanniche, a intervenire presso Giovan Battista Fouchè, amministratore della Rubattino, per il ”noleggio” dei piroscafi Piemonte e Lombardo con i quali doveva essere compiuta l’impresa dei Mille. Il sospetto è adombrato da molti autori e riproposto anche dalla Racheli, ma forse non sapremo mai se Rubattino fu veramente l’armatore di Garibaldi o se fu tradito dal suo amministratore con la complicità di Roberts.
A differenza degli altri inglesi giunti nell’arcipelago, Roberts partecipò attivamente alla vita comunitaria al punto da essere talvolta convocato dal consiglio comunale per dare il suo parere su importanti decisioni. Prese a cuore i problemi della collettività e delle singole persone non lesinando aiuti e sussidi ai bisognosi che a lui facevano ricorso. La sua casa, a differenza di quella del sanguigno Collins, sempre in lite con tutti, e di quella del malvisto Webber, alla quale ancora oggi i maddalenini si sentono estranei, era sempre aperta a tutti e a ogni ora. A lui, in riconoscimento delle sue capacità di mediazione e delle sue doti di equilibrio, ci si rivolgeva per dirimere controversie e per far da paciere; e più volte dovette intervenire per placare le accese liti fra Garibaldi e il suo connazionale Collins sorte quasi sempre per problemi di confini o per danni che il bestiame di quest’ultimo arrecava alle colture del Generale.
Ma se la generosità e l’altruismo del Roberts sono rimasti vivi nelle memorie isolane, tuttavia si è perso il ricordo di fatti concreti, forse quotidiani, e di episodi dei suoi interventi in soccorso dei bisognosi. L’opportunità di ricordare almeno una di queste occasioni ci viene ora offerta da una lettera a lui diretta il 10 marzo 1853 dall’Ammiragliato della Marina Sarda in Genova.
Poche settimane prima, il piroscafo Malfatano in rotta dalla capitale ligure a Porto Torres con un carico di truppe destinate in Sardegna, colto da un fortunale durante la navigazione, nell’impossibilità di superare le Bocche di Bonifacio, era stato costretto a riparare nelle tranquille acque dell’arcipelago dove aveva sbarcato i soldati sfiniti dal sofferto viaggio. Roberts aprì le porte della sua casa e gran parte di quei militari furono da lui accolti e rifocillati.
Ed ecco come l’Ammiragliato sardo, venuto a conoscenza dell’episodio, lo ringraziava: “Ill.o Sig. Roberts, Capitano di Vascello nella Marina Militare Inglese, stabilito alla Maddalena, il Comandante del Regio Piroscafo ”Malfatano”, reduce dalla Sardegna, nel riferire a quest’Ammiragliato che essendo stato costretto per forza di tempo, di sbarcare in codesta isola le truppe che avea al suo bordo, dirette per Porto Torres, accennava come una parte di esse venne, di motu proprio della S.V.Ill.ma, ricoverata nella di lei casa. Un simil tratto di generosià e di filantropia, il quale ha raddoppiato il valore nella circostanza predetta, in cui affranti que’ poveri soldati da penosissima navigazione, sentivano il bisogno di un benefico e immediato ristoro, fu tenuto in si alto conto dal Regio Governo, che, per dispaccio del Ministero della Marina in data 7 volgente, ha commesso a questo Ammiragliato di esprimere alla S.V.Ill.ma i più vivi ringraziamenti. Quindi è compiendo io, col presente, sì pregevole uffizio, l’onore mi procuro di profferire alla S.V.Ill.ma gli atti dell’ossequio mio distintissimo”.
La lettera, proveniente dall’archivio di Roberts, passato poi ai Susini e, come abbiano detto, successivamente disperso, ci fornisce dunque la prova documentale della grande generosità di questo maddalenino d’adozione.
Pochi anni prima della sua morte, essendo senza figli, Roberts aveva fatto testamento in favore di sir Hide Parker, al quale lasciava le sue proprietà, e dell’avvocato West al quale aveva destinato la biblioteca ed una somma di denaro. Entrambi i destinatari dei suoi beni morirono però prima di lui ed egli, non avendo altri eredi inglesi, con l’ultimo testamento lasciò tutti i suoi beni a un figlioletto di Pietro Susini, un ragazzo al quale si era particolarmente affezionato e che in suo onore era stato battezzato col nome di Daniele.
Roberts si spense a La Maddalena nel 1869, nel giorno del suo compleanno. La data della sua morte, la sua età e il cordoglio della popolazione per la sua scomparsa sono lapidariamente ricordate da un appunto che Pietro Susini stese sul suo diario: “Morte del mio caro amico capitano Daniel Roberts addì 18 febbraio 1869 ha ori 2 1/2 dopo mezzo giorno di lui natalizio. Morì nell’età di anni 80 che fu compianto da tutta l’Isola della Maddalena”.
Di lui si è sempre scritto che aveva conosciuto l’isola nel 1803, essendovi venuto al seguito di Nelson, e che aveva partecipato alla battaglia di Trafalgar. La Racheli, inoltre, dice che Speranza von Schwartz era stata sua ospite nel 1857, quand’egli aveva 75 anni. Stando a questa affermazione Roberts sarebbe nato nel 1872 e quindi, all’epoca di Trafalgar averebbe avuto 23 anni; stando invece all’annotazione riportata nel diario del Susini la sua esatta data di nascita dovrebbe essere quella del 18 febbraio 1879, e, sebbene nella marina inglese ci si arruolasse giovanissimi, appare poco probabile che egli abbia conosciuto per la prima volta La Maddalena a 13 anni e che poco più che sedicenne abbia combattuto a Trafalgar.
Significativa però l’annotazione del Susini sul cordoglio della popolazione per questo amato concittadino che fu “…compianto da tutta l’Isola della Maddalena”. I maddalenini perdevano con la sua scomparsa un benefattore tanto generoso da essersi meritato l’appellativo, rimasto nella memoria popolare ed ancora oggi ricordato, di “padre dei poverelli”.