Fortificazioni

Abbandono delle vecchie fortificazioni

II 14 ottobre 1851 il comandante generale del Corpo del Genio Militare domandava alla Direzione di Sardegna un circostanziato rapporto sullo stato delle fortificazioni e dei fabbricati militari della Maddalena, prescrivendo, allo stesso tempo, di proporre quei lavori che la Direzione ritenesse opportuno introdurre per ripararli. Furono cosi eseguiti i rilievi e i calcoli, e le relazioni relative furono inviate poi a Torino perché si decidesse il da farsi. Il Ministero della Guerra, il 24 gennaio 1853, rispose che si doveva provvedere ai lavori più urgenti ed agli indispensabili: ”restauri onde le medesime non abbiano a degradarsi maggiormente e ciò sino a che questo ministero abbia fatto conoscere le definitive sue intenzioni sulla convenienza o non, sotto l’aspetto strategico, della loro conservazione o abbandono“.

Nel 1856 il cav. Maggiore Generale del Genio Militare Verani venne quindi incaricato di ispezionare le fortificazioni e di stendere un dettagliato rapporto in merito al loro possibile utilizzo. Nel documento che compilò egli tracciò prima un quadro sulle convenienze marittime e civili che si sarebbero avute nel potenziare le fortificazioni e poi passo a descrivere quelle esclusivamente militari rilevando che “..Se il governo intende mantenere la facoltà di conservare e disporre di tale stazi0ne., diventa inutile studiare nel passato il modo di provvedere al presente.. La sicurezza e la facilita delle comunicazioni mi fanno credere che convenga preferibilmente stabilire i mezzi di difesa sul lido dell’isola madre anziché su qualsivoglia di quelle intermedie, purché si ottenga lo scopo principale di battere gli accessi e l’interno della rada fra il capo dell’Orso e quello di Tres Montes, compreso il golfo di Arzachena….. e per conseguire questo scopo e necessario di non tener conto delle attuali fortificazioni, incapaci di resistere a qualsivoglia attacco, e che quindi si dovranno ideare e costruire interamente nuove, od almeno circondarle di controscarpe o simili per riparare dalle offese le deboli murature e provvederle di locali interni e che quindi, senza variare la spesa, si e perfettamente liberi di scegliere la giacitura più conveniente“.

E’ significativo notare come, già nel 1856, un ufficiale del Genio Militare individuasse lucidamente le cause dell’insufficiente difesa che i vecchi forti potevano offrire e, pensando al loro eventuale potenziamento, indicasse quei punti del litorale, poi prescelti dalla Commissione per la difesa delle coste nominata fin dal 1880 e che il Parlamento deliberò di fortificare nel luglio del 1887.

Documento inviato dal Ministero della Guerra al Comando Generale del Genio Militare di Torino il 23 ottobre 1856.

Nell’anno scorso, all’epoca del giro d’ispezione, che imprendevasi dal Maggiore generale cav. Verani, membro del consiglio del Genio Militare, fra gli incarichi che questo ministero ammetteva al medesimo, comprendevasi quello di esaminare i lavori eseguiti negli anni precedenti e formarsi una giusta idea di quanto concerne la convenienza o no di conservare le fortificazioni di La Maddalena. Dall’analogo rapporto d’ispezione n.11 in data 1 luglio passato, si riassume: che le fortificazioni di La Maddalena furono erette con lo scopo di respingere l’aggressione dei barbareschi e proteggere il materiale della Marina Militare; che avvi deficienza di locali per alloggi e magazzini; deboli ne furono le mura e difettosi nel rilievo, segnatamente i forti Balbiano e Carlo Felice, e perciò facili a superarsi; che le attuali 44 bocche a fuoco non sono atte alla difesa di quelle fortificazioni; che furono le medesime per lunga pezza neglette e solo nel 1854-1855 si provvide per la loro restituzione; che il valore delle fortificazioni in discorso e complessivamente calcolato in lire 31.000; che la rada della Maddalena offre un utile sussidio alle navi da 200 a 300 tonnellate: Nelson vi fece lunga stanza; che dal capo dell’Orso a quello dei Tre Monti compreso il golfo di Arzachena la rada può dar sicuro ricovero a navi di qualunque grossezza sennonché l’aria vi è malsana; che gli abitanti dell’isola della Maddalena mancano di risorse interne. La sistemazione della rada loro sarebbe di sommo vantaggio perché vi attirerebbe più frequentemente qualche legno; che il litorale dell’isola madre in quel distretto non é alto allo sbarco di truppe, attesa la difficoltà degli accessi all’interno: le fortificazioni potrebbero avere per iscopo di conservare la rada come posto di ricetto ad una lotta per mantenere la facoltà di (illeggibile)”. ma non mai di impedirne uno sbarco. Là onde il prefato uffiziale generale pose in campo due ipotesi: la prima nel caso che il governo intenda di conservarsi la facoltà sopra espressa come posizione eminentemente strategico marittima; nella seconda per caso di intenzione contraria. Per compiere la prima delle siffatte ipotesi dovrebbesi anzitutto tenere in nessun conto le attuali fortificazioni ed erigerne delle nuove; la giacitura proposta ad un tale scopo sarebbe la posizione del capo dell’Orso, del capo dell’imboccatura del golfo di Arzachena in prospetto al porto dell’Azzaraccinolo, dal punto della Sardegna, della penisola dei Cavalli fra i porti di Pullo e Liscia Grande, dal punto di Tres Montes. Siffatte posizioni offrono bensì vantaggi in linea militare, ma inconvenienti attesa l’insalubrità dell’aria. Nella seconda ipotesi, volendo cioè prescindere dalla facoltà di serbare e disporre delle stazioni marittime fra le isole intermedie e la Sardegna, converrebbe sempre di utilizzare le attuali fortificazioni restrittivamente a quelle controcitate, per non abbandonare La Maddalena in linea militare, checché non si ottenga con ciò la facoltà di disporre in quel golfo, ed in questo caso sarebbe inoltre indispensabile di provvedere quelle fortificazioni di qualche distaccamento oppure di consegnarle temporaneamente all’amministrazione delle Dogane al fine di ovviare ai guasti e predamenti. Considerate le circostanze tutte sovraesposte questo ministero sarebbe in pensiero di abbandonare le fortificazioni di cui e parola e di cederle alla predetta amministrazione con l’obbligo della loro manutenzione e di restituirle all’amministrazione militare nel caso che ragioni politiche fossero per esigerlo…“.

Seguirono mesi di attesa durante i quali vi fu uno scambio di dispacci e relazioni fra il ministero della Guerra, il comando generale del genio militare, la direzione di Sardegna e la Sottodirezione di Sassari, finché, il 1.7.1857, il Ministero della Guerra promosse “l’emanazione di un decreto reale per cui (le fortificazioni) vengono radiate dal novero delle difese dello Stato… Le fortificazioni in discorso debbono essere tosto disarmate e sgombrate pienamente per essere quindi consegnate dall’Amministrazione Militare alla Demaniale con le solite formalità…“.

Pierluigi Cianchetti