Achille Fazzari
Figlio di Annunziato Fazzari e Maria Fulciniti, nacque a Stalettì il 28 marzo 1839. Arruolato da giovane nell’esercito borbonico, nel 1860 disertò per unirsi ai Mille di Garibaldi. Il suo nome è legato soprattutto a due episodi di guerra al seguito di Garibaldi: la battaglia del Volturno nel 1860 che decise le sorti del Regno delle due Sicilie dove, alla testa di quattordici uomini, conquistò un fortilizio che rendeva difficile l’offensiva contro i Borbone, e lo scontro di Montelibretti del 1867 dove si combatteva per risolvere la così detta questione romana che presupponeva la caduta del potere temporale dei papi. Passata l’epopea rivoluzionaria, Garibaldi ritiratosi a Caprera, volle con se Achille Fazzari. Nacque tra i due una grande amicizia che durerà fino alla morte dell’eroe dei due mondi. Molti gli episodi, le circostanze, la corrispondenza, che testimoniano il rapporto intimo e familiare tra i due: dall’interesse di Fazzari per l’annullamento del matrimonio di Garibaldi con la marchesina Raimondi, all’aiuto per risolvere numerosi problemi materiali e pratici nella dimora di Caprera. Garibaldi dimostrò in più circostanze la stima che aveva per lui al punto che lo considerava il suo personale uomo di fiducia. A testimonianza di ciò, nel marzo del 1882 il generale, sebbene malato, volle intraprendere il viaggio che da Napoli lo porterà a Palermo, in occasione del 6° anniversario dei Vespri Siciliani. Garibaldi, volle espressamente che questo viaggio fosse organizzato da Fazzari e che da lui venisse accompagnato. Il viaggio fu inteso da tutti come il completo distacco del Capo della democrazia italiana da quella repubblicana francese e sebbene non mancasse chi lo vedeva come un possibile incentivo di guerra con la Francia, le feste centenarie palermitane di quell’anno ebbero un’intonazione calma e dignitosa, merito che si attribuì all’organizzatore Fazzari. Durante il viaggio Garibaldi volle fermarsi a Copanello per fare visita alla famiglia Fazzari (25 marzo 1882). Fazzari fu anche un abile uomo d’affari ed imprenditore. Nel 1868 si associò in impresa con Luigi Caruso e Menotti Garibaldi, per i lavori della galleria ferroviaria di Stalettì e la strada provinciale Catanzaro Marina-Stalettì nonché per la costruzione della casa di Copanello di sua proprietà. Il 25 agosto 1874 venne eseguita, dall’Intendenza di Finanza di Catanzaro, l’asta per l’alienazione dello stabilimento metallurgico di Mongiana; di una trentina di alloggi, caserme e quartieri di truppa, officine e fabbriche, forni di prima e seconda fusione, boschi e segherie, terreni e miniere disseminati in un territorio vastissimo compreso tra Mongiana, Pazzano, Stilo, Pizzo, Serra S.Bruno e Ferdinandea. La gara venne vinta da Fazzari ed i beni aggiudicati per la cifra di un milione di lire. Iniziò per Fazzari una nuova avventura imprenditoriale che purtroppo non ebbe gli esiti aspettati. Tentò di rilanciare gli impianti di Mongiana per l’estrazione del minerale e la successiva lavorazione del ferro. Acquistò nuovi terreni e boschi ed ebbe in concessione le miniere di Stilo e di Pazzano. Per far fronte alle ingenti spese, avviò operazioni di credito con varie banche, con le quali si trovò ben presto impegnato in cause civili ed in intrighi burocratici. Ottenne un grosso finanziamento dalla Banca Romana di oltre 3 milioni di lire, con il quale eseguì lavori per la costruzione di una ferrovia a scartamento ridotto ed una funicolare per il trasporto del legname da Ferdinandea a Pazzano, Stilo e Bivongi, fino alla stazione di Monasterace. Costruì inoltre alcuni mulini a vento americani in Monasterace; acquedotti; segherie a vapore; nuove gallerie per l’estrazione del carbon fossile ad Agnana e un impianto per l’illuminazione elettrica della Ferdinandea. Nel 1893 scoppiò lo scandalo della Banca Romana, che costrinse alle dimissioni il governo Giolitti, nel quale Fazzari venne coinvolto. Interrogato dichiarò che tutte le operazioni compiute con la banca erano state fatte in perfetta regola e nel rispetto di tutte le altre formalità bancarie. La commissione dei sette, che indagava sullo scandalo, decise “che non trovava luogo a speciale deliberazione per Fazzari” mentre erano da deplorare le intromissioni in suo favore degli uomini politici presso gli Istituti di emissione (tra i quali Chimirri, Nicotera, ed altri). 2 Nel 1903 fece analizzare le acque della Mangiatorella ed in seguito realizzò uno stabilimento che forniva acqua minerale anche all’estero presso le corti di Francesco Giuseppe d’Austria e di Guglielmo II di Prussia. Nella solitaria dimora di Ferdinandea, dotata di ogni comfort e di una interessante collezione di reperti ed oggetti d’arte, nonché di una discreta biblioteca, ospitò uomini politici, giornalisti e scrittori come Luigi Lodi, Giolitti, Matilde Serao, Rocco De Zerbi ed altri. Dotato di un forte intuito politico, Achille Fazzari, si presentò per la prima volta alle elezioni con la destra nel 1874 e venne eletto al parlamento nella 12^ legislatura. Per dare uno sbocco alla grande emigrazione in atto in quel periodo, si interessò di politica estera. Egli vedeva la necessità, per il benessere della Nazione, di assicurare all’Italia nuove colonie. Per questo motivo si fece promotore di una spedizione nella Nuova Guinea insieme a Menotti Garibaldi, con il consenso del Re e del Papa. Ma la proposta comunicata il 7 marzo 1879 all’ambasciatore italiano a Londra, non ebbe l’assenso a causa di difficoltà internazionali. Si interessò anche dell’occupazione di Tunisi e fu molto critico verso la Repubblica e la democrazia francese ma ancor di più verso la politica italiana nella quale tutti, a suo parere, per ambizione personale, si facevano la guerra fra loro. Nel 1886 Fazzari si ricandidò alle elezioni politiche. I punti fondamentali del suo programma elettorale erano due: Conciliazione tra Vaticano e Monarchia e regionalismo affrontato con leggi speciali. La sua candidatura fu appoggiata da oltre 400 sindaci calabresi su 485 interpellati, in particolare dal 2° collegio di Catanzaro di cui facevano parte Nicastro, Monteleone e Soriano Calabro. C’è chi vide nel suo programma l’ipotesi di un nuovo soggetto politico clericoliberale. Ma molti giornali di area Depretis non lo approvarono, ed anche i giornali clericali che avevano capito, fra le righe, che così avrebbero perso quei poteri temporali garantiti dalle “leggi delle guarantige”. Con questo programma, Fazzari venne eletto deputato della 16^ legislatura battendo Giusuè Carducci, ma, avendo in Parlamento un’opposizione radicale e repubblicana molto forte, decise di rassegnare le dimissioni il 12 giugno 1887. Per risolvere la questione romana, secondo Fazzari, non bastava cambiare uomini o capi di governo bensì indirizzo politico. La Conciliazione tra Stato Unitario e Chiesa sarebbe stata possibile, solo se il Papa avesse ordinato alle autorità ecclesiastiche di sostenere, nelle future elezioni politiche, quei candidati che volevano la conciliazione tra Chiesa e Stato. Per ravvivare la questione della conciliazione, nel primo giorno dell’anno 1889, Fazzari pensò di indirizzare due telegrammi di auguri al Re Umberto e a S.S. Leone 13° auspicando la conciliazione. Il Papa gli rispose con una speciale benedizione. Il giornale “Fanfulla” commentò l’avvenimento facendo notare le attenzioni del Papa verso colui che impugnò le armi contro lo Stato Pontificio. Su questa questione, nel discorso per i patti lateranensi, il 13 maggio 1929, Mussolini ebbe parole di lode per la sapiente opera di Fazzari antesignano di quell’evento. Durante il suo mandato parlamentare Fazzari propose la costruzione della linea ferroviaria Reggio-Eboli con priorità per i tratti internati di Catanzaro-Cosenza e Spezzano-Potenza, la costruzione di un canale navigabile nell’istimo di Catanzaro e la costruzione di un porto a Squillace da parte di privati. In età matura, deluso dalla politica della destra e dai mancati aiuti governativi alla sua azienda, comincia ad avere simpatie per il cooperativismo e le idee della sinistra a tutela dei diritti dei lavoratori. In alcune lettere al deputato di sinistra Andrea Costa tra il 1901 e il 1908 egli scrive: «…tu sei uno di quei socialisti che io apprezzo e stimo perché a te piace, come a me, la gente che lavora … volendo io essere il padre dei lavoratori e non il padrone….» ed ancora «…oggi coi progressi fatti dalla civiltà, tanto la coltura agraria come quella industriale, non possono avere vita sana, se la mano d’opera non è associata al capitale. Invito quindi te, … di venire sopra luogo per vedere se è il 3 caso di fare diverse Cooperative per lo sviluppo economico, industriale e civile di questa abbandonata parte d’Italia, e dar principio ad un socialismo pratico, e laborioso….». Nel dicembre del 1901 scrisse all’ex presidente del Consiglio Marchese Antonio Di Rudinì dicendo «… Il partito di Destra …è vecchio ed impopolare ed ha fatto di tutto per inasprire gli animi col suo feroce fiscalismo… è ora di rivolgere maggiori cure alle province ed ai comuni per far sì che le nostre terre non restino incolte a causa della grande emigrazione; ….si metta dunque all’opera nell’interesse delle classi meno abbienti sostenendone i sacrosanti diritti …. Sarebbe veramente una cosa strana, vivere in un paese ove il Governo nazionale è ricco ed il popolo povero… » Nel 1900 Fazzari pubblicò “La Costituente”. Un testo in cui auspica la nascita di una Assemblea Costituente, dotata di piena autonomia e pieni poteri, non condizionata dal Governo e assoggettata solo alla autorità del Re, che abbia come proposito l’attuazione delle riforme da apportare allo Statuto per risolvere i problemi del neonato Regno Italiano Nella “Costituente” troviamo considerazioni su argomenti amministrativi e questioni politiche che ancora oggi sono fortemente dibattute: limitazione del numero di parlamentari, limitazione e abolizione di uffici inutili, leggi speciali per il meridione, amministrazione e tassazione delle province, lavori pubblici e viabilità, giustizia e magistratura, scuola e istruzione, leva e sacerdozio. Fazzari scrive: “…. l’Italia, specialmente nelle province meridionali, soffre di un male gravissimo, che assai difficilmente potrebbe essere rimediato senza l’autorità di una Costituente che imponga e applichi il principio delle leggi diverse a seconda della diversità delle province…….Confondendo l’unità con l’uniformità, che sono due cose affatto diverse, si è voluto applicare a tutta l’Italia lo stesso sistema per tutte le cose che dipendono dall’Amministrazione, senza tener conto che la differenza d’indole degli abitanti, le condizioni topografiche dei luoghi abitati, la varietà del clima e la stessa figura lunga lunga del paese consigliavano un trattamento diverso per bisogni diversi……” Una delle cause maggiori del malcontento nell’Italia meridionale, secondo Fazzari, è stata l’applicazione, in queste province, di metodi inopportuni per il prelievo fiscale; egli vedeva la soluzione a questo problema applicando un sistema fiscale differenziato dalle esigenze particolari delle diverse regioni senza però intaccare l’Unità Nazionale, infatti egli aggiunge: “…a nessuno, per quanto malcontento, viene in testa che disfacendo l’unità d’Italia le cose andrebbero meglio”. Vivendo gli ambienti culturali romani e fiorentini Fazzari potè confrontarsi con personalità di grandissimo rilievo: Garibaldi; Vittorio Emanuele II; Papa Leone 13°; Papa Pio 10°; l’on. Depretis ed altri, stimolando il dibattito politico e sociale e rendendo sempre pubbliche le sue idee ed opinioni su giornali come “L’Avanguardia” di Torino, la “Nazione”, “Il Fanfulla”, “il Corriere di Roma”, il “Piccolo”, ed altri. Per affetto al Nicotera, che gli fu molto amico, diresse per qualche tempo il Bersagliere; più tardi fondò lui stesso un giornale, che intitolò il Torneo. Una considerazione emblematica su Fazzari la diede il Ministro della Pubblica Istruzione di allora Ferdinando Martini : “se il Fazzari avesse studiato quel poco e quel tanto che abbiamo studiato noi, sarebbe stato capace di rovesciare il mondo”. Morì nella sua casa a Copanello il 19 novembre 1910 e qui volle essere sepolto sulla scogliera vicino al mare nella terra che fu, molti secoli prima, possedimento del grande Cassiodoro.