Il Battaglione di Real Marina
Con regio viglietto del 15 aprile 1809 la compagnie leggera di marina fu incorporata nella reale, elevata a sua volta a Battaglione di Real Marina. Il preambolo sottolineava che doveva considerarsi una mera “diramazione” del corpo della marina, com’erano state in passato le 4 compagnie delle galere e poi la successiva compagnia granatieri delle fregate. Il Battaglione restava però provvisoriamente a carico dell’ufficio del soldo, in attesa di dotare la cassa di marina dei fondi necessari, e aveva la stessa «tenuta e disciplina» della fanteria di terra, con un consiglio d’amministrazione presieduto dal colonnello e composto dai capitani delle compagnie e da uno scrivano segretario.
Il colonnello era lo stesso comandante in capo della marina, supplito in caso di assenza dal 1° capitano di vascello. Anche gli altri incarichi di stato maggiore e di inquadramento della compagnia d’artiglieria erano riservati ad ufficiali di vascello, «senza che ciò li esenti dal loro servizio nella qualità di ufficiali di marina». Gli artt. 13 e 33-36 del regolamento stabilivano le equiparazioni tra i gradi di truppa e di marina, nonché la precedenza gerarchica degli ufficiali di vascello e sottufficiali marinai nei servizi a bordo e in arsenale, e dei sottufficiali di truppa negli altri servizi a terra.
Incidentalmente, l’art. 26 aggiungeva all’organico della marina un 2° chirurgo maggiore, che insieme al 1° doveva formare una società per la somministrazione di medicinali all’ospedale di marina, alle tariffe stabilite per le truppe (con quote di 2/3 per il 1° chirurgo e di 1/3 per il 2°).
L’organico era di 543 teste, su SM di 8 (colonnello, aiutante maggiore, quartiermastro, cappellano, chirurgo, sergente e tambur maggiore, arciere), 1 compagnia di 85 artiglieri e 3 di 150 fucilieri (con 13 ufficiali, incluso un sottotenente soprannumerario). Gli ufficiali d’artiglieria erano 2 tenenti di vascello (uno con funzioni di capitano in 2° e l’altro di luogotenente) e il 1° capo cannoniere della marina (come sottotenente). La compagnia d’artiglieria aveva 72 cannonieri (24 capi pezzo e 48 di 2a classe), in ragione di 2 per ogni pezzo da ventiquattro o da sedici e 1 per quelli di calibro minore, più 2 tamburi, 6 caporali, 1 sergente ordinario e 2 primi sergenti: uno di questi ultimi, e metà dei caporali, erano addetti all’inquadramento dei marinai di grazia. Tra i cannonieri erano inclusi anche alcuni operai di forgia, maestri d’ascia, falegnami e altri mestieri utili alla marina. A bordo i sergenti erano subordinati ai capi cannonieri contabili che facevano parte degli equipaggi delle tre unità maggiori, mentre sulle minori tali funzioni erano esercitate dai cannonieri capi pezzo dell’artiglieria. I sergenti potevano concorrere ai posti vacanti di capo cannoniere.
Essendo la compagnia scelta del Battaglione, quella dell’artiglieria era formata da un nucleo di 30 soldati di marina di non oltre 30 anni, di robusta costituzione, «inclinati al mestiere del mare e di condotta irreprensibile», e dai migliori elementi delle compagnie reale e leggera. Oltre al servizio dei pezzi svolgeva anche quello di guarnigione a bordo, sempre a disposizione del capo della squadra o del comandante pro tempore della marina a Cagliari. L’uniforme era la stessa della fanteria, salvo il bottone, che oltre all’ancora recava un cannone.
Formata con gli scarti dell’artiglieria, la fanteria doveva contare due terzi di esteri e un terzo di sardi: proporzione da raggiungere una volta ristabilite le comunicazioni con il continente, eventualmente formando anche una quarta compagnia fucilieri. Le compagnie erano su 3 ufficiali, 3 sergenti, 6 caporali, 1 vivandiere, 2 tamburi, 1 piffero e 134 soldati. Dovevano essere istruite anche alle manovre dell’artiglieria di marina e da costa, completare le guarnigioni a bordo (con distaccamenti rilevati per un terzo ogni anno), somministrare i distaccamenti alle Isole di S. Pietro e Maddalena (rilevati annualmente via mare) e fare servizio all’arsenale quando l’artiglieria era imbarcata