Il blocco continentale e il riavvicinamento all’Inghilterra
Le relazioni furono ristabilite in agosto, con l’arrivo del nuovo commissario francese d’Oriol, ma già alla fine del 1806 il re di Napoli Giuseppe Bonaparte estese arbitrariamente alla Sardegna il blocco continentale proclamato dalla Francia, mentre d’Oriol accusò il governo sardo di aver consentito ai corsari inglesi di predare navi francesi e neutrali nelle sue acque territoriali e violato la corrispondenza a lui indirizzata, denunciando inoltre le dichiarazioni antifrancesi del cavalier d’Ofral, un maggiore irlandese scudiero del re. D’Oriol riuscì infine ad imporre l’umiliante convenzione del 19 novembre 1807 che impegnava il governo sardo ad un risarcimento di 219.332 franchi in 4 rate per 4 navi genovesi predate dagl’inglesi il 17 giugno sulla costa occidentale della Sardegna e a nuove misure per conservare una perfetta neutralità che furono poi stabilite col regio editto del 31 dicembre 1807. In particolare si vietava ai sardi di armare legni corsari sotto bandiera estera e si limitava la sosta dei corsari esteri ai soli porti di Cagliari e Alghero e per soli 2 giorni, con divieto di cattura nelle acque territoriali e di rimorchio delle prede nei porti sardi.
Ciononostante, con decreto da Milano del 17 dicembre, Napoleone estese il blocco continentale alla Sardegna, ordinando il sequestro dei bastimenti sardi ancorati nei porti dell’impero. In particolare tre liuti e un brigantino furono sequestrati a Livorno e molti piccoli trasporti in Corsica.
Il governo sardo reagì sospendendo il pagamento della seconda rata, inviò un agente segreto in Corsica per verificare la situazione e il 21 gennaio 1808 ordinò il fermo con piantonamento di tutte le navi estere e nazionali presenti nei porti sardi, almeno una quarantina (15 francesi e napoletane a Cagliari, 4 francesi, 2 inglesi e 3 sarde alla Maddalena, 5 genovesi, 2 francesi, 1 sarda e 1 inglese ad Alghero e Porto Conte, altre a Carloforte). Lo sciabecco corsaro Stin (di padron Dessori), con patente inglese, sfuggì al fermo aprendo il fuoco. Ricevuta conferma del sequestro delle navi sarde in Corsica, il 28 fu disposto il sequestro delle navi francesi e il rilascio delle altre. Il governo sardo sperava così di arrivare ad un accomodamento, ma la crisi fu aggravata dal corsaro genovese Nicolò Monici, il quale predò a tiro di cannone dalla costa due legni di Carloforte e di Bosa e, presentatosi sotto bandiera spagnola, tentò di sbarcare a Perdas Nieddas contravvenendo alle disposizioni sanitarie. Alle proteste sarde, d’Oriol lasciò Cagliari e il 20 aprile 1808 Napoleone confermò l’estensione del blocco alla Sardegna, chiudendole i porti di Napoli, Livorno, Genova e Marsiglia.
L’interruzione dei collegamenti con il continente spinse la Sardegna a chiedere la protezione dell’Inghilterra. Incoraggiato dall’arrivo in giugno di un inviato britannico (William Hill), il 6 luglio 1808 il re chiuse a sua volta i porti alla Francia, decretando l’arresto dei corsari e mercantili francesi e il sequestro cautelare delle navi e del carico. Con manifesto del 15 dicembre 1809 i sudditi e gli stranieri residenti nel regno furono invitati a denunciare i beni e i capitali loro confiscati dal governo imperiale e dai suoi satelliti, allo scopo di avere elementi di compenso. Nel marzo 1810 si ordinò l’arresto dei bastimenti neutrali diretti in porti soggetti alla Francia o con carichi di merci francesi, e il sequestro del carico.
Con editto addizionale del 3 gennaio 1808 al regolamento marittimo del 26 dicembre 1806 la concessione delle patenti di corsa (lettere di marca o di rappresaglia) era stata limitata a navi di portata superiore alle 1.600 cantaia, armate con almeno 6 cannoni e 35 uomini d’equipaggio, per campagne di almeno 4-6 mesi e con cauzione per danni di 3.000 scudi, riservando alla cassa di marina 1/5 della preda. Nel 1808 il lancione Benvenuto (Giuseppe Albini) catturò un bovo corsaro sotto Capo Bon. Secondo Manno, seguito da Pinelli, nel 1810 il padre di Albini, Giambattista, predò a sua volta nel golfo di Cagliari un corsaro italiano (Gemma, del capitano Scarpa) e il giorno dopo uno “francese”, ossia ligure (Aquila del Mediterraneo). In realtà il Gemma era un semplice mercantile con salvacondotto inglese e dovette essere subito rilasciato con scuse formali. Il 10 settembre 1810 il sergente Paolo Navelli, addetto ai marinai di grazia, fu promosso sottotenente del Battaglione per le «replicate prove di probità e d’intrepido valore da lui date nella passata guerra» e per avere, il 25 agosto presso l’Isola dei Cavalli, predato un corsaro che aveva attaccato la gondola da lui comandata. Nonostante il riavvicinamento politico e nuove istruzioni ai torrieri di appoggiare le navi inglesi, la cattura di navi in acque sarde continuò a sollevare incidenti diplomatici: ancora nel 1813 l’incaricato d’affari a Londra si occupò della cattura da parte inglese del brick genovese Domator delle onde sulla spiaggia di Quartu e dell’americano Violet da parte della fregata Alcmene, nonché dei danni subiti dallo sciabecco genovese SS. Concezione.