Chiese contro
Fin dal 1855 è stata presente a La Maddalena, per circa novant’anni, una Congregazione Evangelica Valdese. Il periodo di maggiore sviluppo si ebbe nei primi vent’anni del nostro secolo, favorita anche dal marcato anticlericalismo dell’epoca.
La Chiesa cattolica, fortemente preoccupata che l’isola di La Maddalena, da poco attrezzata a piazzaforte militare e in forte sviluppo demografico, potesse diventare protestante, organizzò in quegli stessi anni ben quattro Missioni Popolari (due delle quali condotte da Padre Manzella in persona). Si costruì una chiesa nel rione operaio di Moneta e soprattutto organizzò l’Istituto San Vincenzo, formidabile centro caritativo ed educativo, a dirigere il quale venne inviata l’energica Suor Elisa Gotteland , di ricca e nobile famiglia piemontese.
I principali artefici dell’espansione della comunità evangelica valdese a La Maddalena furono l’evangelista Virginio Clerico e sua moglie Lisa Deisenseer, giunti nell’isola a continuare il lavoro impostato un paio di decenni prima dal pastore elbano Giuseppe Quattrini. Clerico era nato a Genova nel 1855, figlio del cavalier Giorgio, proprietario e originario di Brugliasco e di Teresa Campora, casalinga. Per alcuni anni fu frate domenicano poi, tolto il saio, divenne evangelista della chiesa valdese.
Nel 1895, a quarant’anni, si sposò con la graziosa e colta diciottenne Elisa Deisenseer, fiorentina. Non ebbero figli. I primi due anni di matrimonio li trascorsero a Roma poi nel 1897 vennero trasferiti a Poggio Mirteto e poi ancora a Forano Sabina, Napoli, Benevento, Campobasso. Nel 1901 si stabilirono a Orsara di Puglia “dove lavorai per tre anni e fui, con l’aiuto di Dio, il fondatore di quelle ancor fiorente chiese“.
A La Maddalena giunsero la prima volta pochi giorni prima del Natale 1903, accolti dall’entusiasmo e dal calore dai non pochi simpatizzanti della piccola congregazione. Il Grande albero di Natale che allestirono nella sala di Culto fu adornato con le arance che Donna Francesca Garibaldi mandò in regalo dal suo frutteto di Caprera.
Forte dell’esperienza di 14 anni di evangelizzazione e consapevole quindi delle difficoltà notevoli a cui andava incontro, Clerico si rese subito conto, al di là degli entusiasmi e dell’ottimismo iniziale, che non sarebbe stato facile lo sviluppo e il consolidamento della Stazione Evangelica di La Maddalena. Una cosa era infatti la partecipazione, spesso massiccia, dei maddalenini alle conferenze, l’altra cosa era l’adesione alla fede evangelica e la frequentazione dei culti. “Senza un maggior decoro del locale che farebbe un buon magazzino ma non è ancora una chiesa e senza altra opera, scuola, asilo. scuola serale, colla sola opera religiosa…… considerato anche l’ambiente di La Maddalena….. c’è poco da sperare” scrisse Clerico nel 1905, nella sua relazione annua.
La riflessione era fondata, considerato che la chiesa cattolica, proprio in quegli anni, stesse ponendo massicciamente le proprie basi, con la presenza delle suore vincenziane e proprio attraverso quelle stesse attività che Clerico riteneva indispensabili per lo sviluppo della Congregazione.
Tuttavia Clerico si gettò nel lavoro, riuscendo con la sua parola calda, vibrante e persuasiva ad attirare la simpatia dei fratelli e di un buon numero di maddalenini.”. Essendo in quegli anni in Sardegna l’unico evangelista valdese, nella primavera del 1904, su richiesta del Comitato di Evangelizzazione, fece un lungo e disagiato viaggio nell’isola madre a visitare i “fratelli della Diaspora“.
Si recò a Cagliari e Iglesias, poi a Sassari, ad Alghero e Tempio. Poco tempo prima, durante la quaresima, ignoti avevano divelto le due croci di bronzo poste sulla facciata della chiesa Sala di Culto di via Garibaldi. Nel novembre del 1904 il Comitato di Evangelizzazione chiese a Clerico la disponibilità per un trasferimento in Sicilia. La notizia destò malumore tra gli evangelici maddalenini. Alla “Piccola Parigi” tornarono il 2 giugno 1908, giusto in tempo per una grandiosa commemorazione a Caprera della morte di Garibaldi. Non sapevano ancora se si sarebbero trattenuti per molto a La Maddalena.
Presero infatti la residenza solo due anni dopo. Lui aveva allora 53 anni e la moglie 32. Con loro era giunta a La Maddalena anche la sessantacinquenne suocera Anna Maria Deisenseer. Andarono ad abitare al secondo piano di via Garibaldi al numero 39, sopra la Sala di Culto, inquilini del fotografo Alfonso Sabella.
La cittadina di La Maddalena presentava ai loro occhi un aspetto urbanisticamente più completo rispetto a tre anni prima e la Congregazione Evangelica la ritrovarono più o meno come l’avevano lasciata. Piccola grande novità della modesta sala fu l’armonium (eredità dell’evangelista Melani che lo aveva sostituito) che migliorava sensibilmente tono, qualità ed intensità spirituale dei culti. Questi si svolgevano generalmente la domenica: al mattino la scuola domenicale per fanciulli e ragazzi: nel pomeriggio l’adunanza. Inoltre il giovedì sera, per lunghi periodi dell’anno, si teneva lo studio biblico. “La vita spirituale è in continuo progresso, le adunanze furono ben frequentate e talvolta anche affollate tanto dai migliori fratelli quanto da parecchi estranei assetati della Parola della Vita“, scriveva Clerico nella sua relazione del 1910. Fra i frequentatori vi erano, oltre ad alcune famiglie maddalenine, militari della Marina e dell’Esercito, “membri di altre chiese, qualche forestiero, persone di servizio, istituitrici nelle famiglie degli alti ufficiali della Marina e dell’Esercito, una nurse dell’ospedale Garibaldi“.
Ciò che limitava molto erano tuttavia le ristrettezze finanziarie nelle quali versava la chiesa, che in primo luogo si evidenziarono nella modesta sala di culto. “Urge far qualcosa in più per quest’opera. La nostra sala è indecorosa, quasi scura. Non abbiamo pulpito né bussola, né sedie decenti. La parte signorile della Chiesa, triste a dirsi, si allontana forse un po’ per l’assoluta mancanza di decoro…. che l’elemento militare ed impiegato rende aristocratico quanto una città” scriveva Clerico. Economicamente la chiesa si reggeva sul modesto contributo del Comitato di Evangelizzazione che in buona parte copriva la pigione mensile e soprattutto sulle contribuzioni dei fedeli.
L’attività di Clerico si sviluppò anche esternamente alla chiesa. Se stranamente non abbiamo trovato mai riferimenti ad alcuna attività svolta nel polo operaio-estrattivo delle cave di Cala Francese, lo abbiamo invece per quanto riguarda il quartiere di Moneta gia località di interventi negli anni precedenti. “Al cantiere non ebbi mai meno di 250 uditori e talvolta raggiunsero anche i 500. Gli argomenti furono apologetici, polemici e sociali come si conviene all’ambiente operaio e anche militare. Notai molto rispetto, stima ed attenzione anche nell’evangelizzazione individuale che proseguo sempre…”. Clerico Teneva spesso conferenze. Nel 1910 ne tenne una su Giovanna D’Arco e, al teatro Verdi, una sul pensatore e pedagogista anarchico spagnolo Francisco Ferrer. “Accettai di tenere queste conferenze che talvolta come nel caso di Ferrer, avevano carattere sociale e di protesta contro atti tirannici, ma da sempre ebbi di mira principalmente l’annuncio del Vangelo e colsi l’occasione per poter così indennizzarmi al maggior numero di uditori“.
Nel 1903 si erano insediate a La Maddalena le suore vincenziane le quali in pochi anni costruirono un ampio ed accogliente convento, organizzando la loro attività soprattutto in funzione dell’educazione e dell’assistenza. Scrisse Clerico nella relazione del 1911: “La caratteristica speciale della lotta qui e quella improntata dall’istituzione di un convento delle suore della Carità, un vasto e bel fabbricato, con scuole infantili, scuole superiori, scuola di musica, ricamo, lingue…. e soprattutto asilo d’infanzia. Queste suore con le loro istituzioni hanno ottenuto un predominio su tutta la popolazione, liberali e massoni compresi, ed arrestano di molto anche il lento progresso della nostra opera. Sono aiutate da tutte le autorità militari, marittime e civili… Di recente una figlia di Ricciotti Garibaldi, protestante nata come la madre e le sorelle, incominciò a frequentare l’Istituto delle suore per apprendere la musica; e ciò per espressa volontà di entrambi i genitori…. mentre in paese vi sono due ottime maestre di musica, una delle quali sorella della nostra chiesa, madre di quattro bimbi e che versa nella ristrettezza. E ancora Clerico scrisse nella relazione del 1913: “Io ho insistito spesso presso il Comitato per avere una scuola qui, specialmente dopo la venuta delle suore, ma non ho nulla ottenuto. Allora, tanto allo scopo di migliorare la nostra sempre più ristretta condizione economica, quanto a quello di aiutare il progresso dell’Opera, mia moglie e mia suocera istituirono corsi di lingua italiana, francese, tedesco ed inglese, in casa nostra naturalmente. La guerra mossa dai clericali a queste nostre scuole private fu violenta, tanto che abbassarono a prezzi ridicoli le loro tariffe e noi dovevamo imitarli, per non perdere tutto. Nondimeno abbiamo avuto ben cento e trenta alunni che hanno, in questi ultimi anni, frequentato questi nostri corsi, ad intervalli naturalmente, ora più, ora meno, e talvolta nessuno; alcuni perduti subito, per manovre clericali, altri molto perseveranti e generalmente con ottimi risultati negli esami che dovettero poi subire, anche in Istituti superiori del Regno”. Il rapporto tra Clerico ed il clero fu sempre difficile, a volte ostile, dall’una come dall’altra parte. Nel novembre del 1912 Clerico registrò la presenza di un missionario “….venuto a svegliare maggiore clericalismo. Nelle sue prediche prese di mira, soprattutto gli evangelici ed in particolare me e la mia famiglia. Fu quasi una lotta personale…. Gli insulti per le strade e durante le funzioni, sulla porta della nostra dalla da parte degli alunni ed alunne delle suore e del catechismo non mancano mai. Mi meraviglia tanta ostinazione da parte degli avversari; nemmeno ad Orsara paese poco civile dove lavorai per tre anni… non vidi tanto durare gli insulti e le vie di fatto, diciamo così, da parte degli avversari“.
Per quanto riguarda le vie di fatto, il tredici maggio 1913, Clerico battezzò la piccola Margherita Pere, nata qualche mese prima. “al ritorno dal battesimo, affollatissimo, fummo presi a sassate dalla marmaglia clericale“.
Il clima era questo e ciò evidentemente consigliò, il 3 giugno 1913, la massima riservatezza per il matrimonio “il primo evangelico nell’isola“, tra il dottor Renzo Larco, giornalista del Corriere della Sera e Alma Bemporad, poetessa e pittrice. La cerimonia si svolse a casa dello sposo, nel corso Vittorio Emanuele, al primo piano. Testimoni furono Pietro Sabatini e Lisa Clerico. Il matrimonio “per varie ragioni fu benedetto privatamente, ma la testimonianza fu resa ugualmente, tutti sapendo nel paese, ove la famiglia Larco è stimata fra le prime….“.
Una mattina del giugno 1914 Virginio Clerico venne improvvisamente colpito da un’attacco isterico epilettico ed entrò in coma. Al suo capezzale accorsero alcuni medici militari e quello dell’ospedale Garibaldi. Si spense senza riprendere conoscenza, alle ore 21,00. Non aveva aveva ancora 60 anni. A rendergli omaggio andò, amica dei Clerico, tra gli altri, Francesca Armosino, vedova Garibaldi, la quale depose sulla bara una ghirlanda di fiori rossi. I fiori di Garibaldi.
I funerali furono assai affollati, officiati dal pastore di Roma Bertinat. Poco dopo la moglie Lisa acquistò nel civico cimitero di La Maddalena un piccolo pezzo di terreno ove fece costruire la tomba di famiglia e li lo fece tumulare. Gli sopravvisse per circa vent’anni ed è sepolta accanto a lui. Virginio Clerico venne sostituito qualche mese dopo dal maestro Enrico Robutti.
C. Ronchi