Correva l’anno 1683
Viceré di Sardegna, è Antonio Lopez de Ayala Velasco, conte de Fuensalida.
18 aprile
Dal punto di vista politico l’arcipelago è terra di nessuno, e vi esercitano indipendenti diritti amministrativi sia sardi che corsi. In realtà le isole sono date per deserte o disabitate; siamo però sicuri che, almeno dalla seconda metà del secolo XVII, dall’anno 1683, sono stati battezzati a Bonifacio bambini nati nelle isole di La Maddalena e di Caprera. Apprendiamo ai registri di Santa Maria Maggiore, parrocchia di Bonifacio, di 100 atti di battesimo di nati nelle isole, di cui il primo atto era stato redatto il 18 aprile 1683 e l’ultimo il 15 gennaio 1760, con leggera prevalenza dei maschi (54) rispetto alle femmine (46). Oltre il dato assoluto e quello di genere, è significativo il dato relativo alla dinamica demografica che viene innescata in quello stesso periodo nelle isole dall’operazione di colonizzazione diretta da Bonifacio. Dividendo gli 80 anni della rilevazione in 4 classi generazionali di 20 anni si registrano i seguenti dati quantitativi:
1° ventennio (1683-1702) 10 nati;
2° ventennio (1703-1722) 23 nati;
3° ventennio (1723-1742) 28 nati;
4° ventennio (1743-1760) 39 nati.
Siamo di fronte ad un movimento positivo di crescita demografica continua e costante, che appare il segno di una ricerca di stabilizzazione e di un “investimento” sulle isole da parte dei coloni, che iniziarono a “credere” in esse, quale territorio in cui far crescere la propria famiglia. Da mero terreno da sfruttare, le isole stavano diventando luogo degli affetti e delle relazioni. In esse si stava strutturando un aggregato umano avviato a costituire una comunità. Questa avrà possibilità di sorgere solo quando le esclusive esigenze di semplice sfruttamento del terreno per sopravvivenza, saranno superate dalle ragioni più complesse di voler vivere quello stesso territorio, che da spazio fisico sarebbe diventato spazio umano di vita. La mobilità delle famiglie e delle persone tra le isole e Bonifacio, porta d’entrata per la Corsica sottana, favoriva, nondimeno, la possibilità che i figli delle coppie che avevano scelto Maddalena e Caprera nascessero sia nelle isole che in Corsica, a secondo della necessità e del caso. Saggi di ricerca fatti negli stessi registri battesimali hanno individuato figli delle nostre coppie, per così dire isolane, partoriti in Corsica, per cui si deve tener presente che le stesse famiglie erano più prolifiche di quanto non appaia dai soli certificati di battesimo dei nati nelle isole. Evidentemente anche i nati in Corsica vivevano poi con le proprie famiglie nelle isole, formando una popolazione residente, pressoché continuativamente, di quasi 150/200 unità e un complesso di 30/35 famiglie (o fuochi), nel periodo di massima presenza. I nati nei villaggi o nel sobborgo bonifacino ricevevano il battesimo nell’immediatezza del parto, mentre quelli nati nelle isole venivano battezzati nella stessa parrocchiale di S. Maria Maggiore nei mesi estivi da luglio a settembre, con rare eccezioni negli altri mesi. Dai dati relativi ai nati in Corsica da coppie maddalenine e da coppie provenienti dagli stessi villaggi di montagna che rimasero nell’isola madre, si ricavano le notizie necessarie per riscontrare la correttezza dell’analisi dei flussi migratori di cui s’è detto. Da questi dati si conosce, cioè, da quale albergo della piaghja provenivano i nostri coloni-pastori originariamente discesi dalla montagna, e in cui ritornavano dalle isole in occasione dei loro rientri stagionali. Dalle annotazioni delle località del parto vengono confermate le destinazioni degli sfollamenti dalla montagna delle nostre famiglie, che andarono a sistemarsi a Figari, nella “piaggia di S. Martino”, a Sartene, nella Serra de Oro, a Sotta e Chera. Ritornando ai nati nelle isole, le indicazioni esplicite della località di provenienza del genitore maschio sono rilevate in 60 atti sui 100. Per una trentina di casi il dato è facilmente, anche se indirettamente, desumibile dai nomi dei genitori o da altri elementi, e solo una dozzina di situazioni rimangono senza indicazione d’origine certa. I villaggi muntagnoli di provenienza più remota vengono indicati esplicitamente nei registri parrocchiali, a significare da una parte il riconoscimento delle radici, dall’altro per specificare la estraneità da Bonifacio. In questi atti si ritrovano 24 nuclei familiari provenienti da Sorbollà, 16 da Zicavo, 13 da Ornano, 7 da Zerubia, 6 da Levie, 6 da Quenza, 4 da Serra di Scopamene, 3 da Zonza e infine 2 da Tallà e 2 da Petretto.