CronologiaMillesettecento

Correva l’anno 1781

La Maddalena conta 320 abitanti.

Il delegato viceregio e baronale Antonio Vincenzo Mameli provvede alla delimitazione dei confini delle diverse ville e della Gallura nel suo complesso. Ne nascono controversie fra le ville.

Il bailo Foassa promuove una colletta tra i capifamiglia e avvia il trasporto delle prime pietre per la costruzione della chiesa alla Marina. A questo punto è possibile l’inizio dei lavori, ma non trovando l’elaborato tecnico redatto dall’ingegner Cochis né a Cagliari né a La Maddalena, il viceré è costretto a incaricare il tenente ingegnere Marciot (o Marciotti), affinché predisponga un nuovo progetto (il progetto Cochis è attualmente conservato nell’Archivio di Stato di Torino: appare quindi probabile che, mandato a suo tempo nella capitale sabauda, non sia rientrato in Sardegna e se ne siano perse le tracce). Nel settembre dello stesso anno il lavoro di Marciot è pronto, come si desume da un promemoria inviato al vescovo. I lavori sono affidati a Domenico Porra, della Compagnia Franca di Artiglieria, che da molti anni vive a La Maddalena. Le operazioni sono finanziate in gran parte dalla popolazione locale.

9 agosto

Il bailo Foassa promuove una colletta tra i capifamiglia e avvia il trasporto delle prime pietre per la costruzione della chiesa alla Marina. A questo punto è possibile l’inizio dei lavori, ma non trovando l’elaborato tecnico redatto dall’ingegner Cochis né a Cagliari né a La Maddalena, il viceré è costretto a incaricare il tenente ingegnere Marciot (o Marciotti), affinché predisponga un nuovo progetto (il progetto Cochis è attualmente conservato nell’Archivio di Stato di Torino: appare quindi probabile che, mandato a suo tempo nella capitale sabauda, non sia rientrato in Sardegna e ne siano perse le tracce). Nel settembre dello stesso anno il lavoro di Marciot è pronto, come si desume da un promemoria inviato al vescovo.
I lavori sono affidati a Domenico Porra, della Compagnia Franca di Artiglieria, che da molti anni vive a La Maddalena. Le operazioni sono finanziate in gran parte dalla popolazione locale.

Alle leggende di santi venuti dal mare è spesso legata, non solo nel Mediterraneo, ma in quasi tutti i mari del mondo, la presenza materiale del simulacro che le onde hanno deposto sul lido in una notte di tempesta o che è stato recuperato da un naufragio. E la nostra isola non si sottrae neppure a questa regola: la tradizione popolare vuole che una statua di Santa Maria Maddalena, rivenuta dopo un fortunale, sia stata trasportata dai pastori corsi nel vecchio villaggio al centro dell’isola e che di notte, per ben tre volte, la stessa sia scomparsa per essere ritrovata al mattino successivo in riva al mare nel sito ove poi venne definitivamente eretta la chiesa parrocchiale. Si tratta ovviamente di leggende alle quali le credenze popolari hanno dato corpo, anche se, in effetti, prima della costruzione della nuova chiesa, gli isolani possedevano già un simulacro del quale si fa cenno in una relazione del 1779 nella quale il bailo Fravega, perorando le esigenze spirituali della popolazione, parla già di una statua “…che presentemente hanno l’isolani”. Tuttavia, qualcosa venuta dal mare a seguito di un naufragio, come ci rivela una lettera dell’Intendente generale del 9 agosto 1781 diretta al viceré di Sardegna, esistette davvero nella prima chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena. In quell’anno, divenuta insufficiente e malagevole la chiesetta sorta sulle alture del Collo Piano, si stavano per iniziare i lavori per la costruzione del nuovo tempio al centro dell’abitato e si era pensato di utilizzare per il tetto quattro grosse travi che qualche tempo prima le Regie Gondole della Marina Sarda di stanza a La Maddalena avevano recuperato da un naufragio. Per legge i relitti recuperati dal mare spettavano per un terzo del loro valore ai ritrovatori, per un quarto al Regio Fisco e per la restante parte alla Reale Azienda, cioè alle casse viceregie. Poiché le travi erano rimaste inutilizzate e si presentava ora l’occasione di farne uso per il tetto dell’erigenda chiesa, il consiglio comunitativo aveva chiesto di poterne disporre, previo misuramento e stima. Eseguita tale operazione, il Bailo, aveva inoltrato la pratica all’intendente generale in Cagliari che a sua volta la rimetteva al viceré di Sardegna con la seguente missiva: “Con lettera del 2 corrente il Sig. Foassa, Bailo delle Isole intermedie, ha trasmesso l’unito verbale di ritrovamento ed estimo dei travi tempo fa salvati dalle Regie Gondole, che il Consiglio Comunitativo dell’Isola della Maddalena desidera di avere per la costruzione di una nuova Cappella, come ne ha già fatto rappresentanza a S.E. in seguito alla quale si ordinò di procedere al suaccennato atto. Da detto verbale risulta che due dei summenzionati travi sono della lunghezza di palmi quaranta circa ed altri due di palmi tredici cadauno, e della larghezza di un palmo ed once otto, e che tutto il valore di esse ascende alla somma di scudi tredici ossia lire 34.7.6 (somma esposta in moneta sarda composta di lire, soldi e denari); come si è detto in altro promemoria di questa somma spetta il terzo alle suddette Regie Gondole ed il quarto al Tribunale del Regio Patrimonio, rilevante il primo alla somma di £.11.9.2 ed il secondo a quella di £.6.17.6, onde ove V.E. voglia degnarsi di accordare a quella Comunità la grazia implorata da detto Consiglio per la consegna delle dette travi rilasciando, atteso singolarmente l’uso cui si vogliono destinare, il tanto che ne spetta alla Reale Azienda, potrà compiacersi di dare a quest’Uffizio un ordine per iscritto, affinché si faccia detta consegna, previo però il pagamento delle surriferite somme da farsi dalla Comunità. alle Regie Gondole ed a detto Tribunale rispettivamente”. Le travi venute dal mare, concesse dal viceré che rinunciò alla sua quota, furono dunque collocate nel tetto della nuova chiesa, ma previo pagamento della quota spettante al Regio Patrimonio, cioè al fisco, anche se le stesse erano destinate all’edificazione della chiesa di Santa Maria Maddalena. Di altra donazione troviamo traccia in una lettera del viceré indirizzata al comandante dei regi legni, che avendo catturato una galeotta tunisina aveva deciso con tutti gli equipaggi di far dono alla chiesa delle quote loro spettanti. Nella lettera, infatti, si comunica: “…significherà al comandante Riccio che gli perverrà l’assegno per l’importare del prodotto della preda barbaresca seguito il 9 giugno 1792, stato ceduto dal comandante ed equipaggi a favor di essa chiesa, acciò egli lo converta nelle occorrenti spese per essa”. A Santa Maria Maddalena anche del ricavato della preda barbaresca fu dunque destinata la quota spettante agli equipaggi che ne avevano fatto dono, ovviamente sempre al netto delle quote dovute al fisco e di quelle spettanti alla reale azienda. Allora come oggi l’erario non rinuncia a nulla e le tasse, comunque, bisogna sempre pagarle: ….non ci sono santi che tengano! Vedi anche: Travi venute dal mare, ma le tasse bisogna comunque pagarle

12 ottobre

Il Monte nummario di Cagliari (poi Monte di pietà) riceve un nuovo regolamento modellato sul Monte San Paolo di Torino.

17 ottobre

Nel Regno di Napoli Ferdinando di Borbone riordina i Monti granatici e istituisce la Colonna frumentaria o Monte frumentario generale.