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Elicriso

(mome scientifico Helichrysum italicum subsp. Microphyllum nome locale Scavvicciu)

È una pianta perenne, con fusti legnosi e pelosi, alta fino a 50 cm. Le foglie sono lunghe circa 1 cm, lineari, con margine rivolto verso il basso, di colore verde-grigiastro e ricoperte da una peluria bianca. Capolini in fitti corimbi peduncolati con fiori tubulosi gialli molto piccoli. Fiorisce da aprile a luglio. Cresce nei luoghi aridi e sassosi, e specie tipica della gariga costiera. Localmente e conosciuta come “scavvicciu“, ed è apprezzata per l’inconfondibile profumo aromatico. Pianta tipica della nostra gariga, che caratterizza il paesaggio delle coste. Nella nostra tradizione popolare, ha svariati utilizzi. Fasci secchi di elicriso, ai quali era stato dato fuoco, venivano passati sopra la pelle del maiale ucciso, per bruciare le setole e per profumare la bestia allontanandone le mosche. I pescatori maddalenini, affumicavano il polpo sul fuoco dell’elicriso, prima di utilizzarlo come esca. Dai fiori fatti bollire nell’acqua, si otteneva un decotto per curare le affezioni epatiche.

La pianta appartiene alla famiglia delle Asteraceae o Compositae, il cui nome scientifico è Helichrysum italicum. Della pianta esistono due sottospecie: subsp. Italicum (sinonimo H. angustifolium ) e subsp. microphyllum. La sottospecie italicum è presente in tutta la nostra penisola e si distingue dall’altra soprattutto per il maggiore sviluppo; la sottospecie microphyllum si ritrova soprattutto sui litorali e nelle aree interne della Sardegna e della Corsica dove sono presenti anche altre minori specie endemiche di elicriso.

In Sardegna, a seconda delle zone, viene chiamata: Archimissa – Erba de Santa Maria – Allu’ e fogu – Frore de Santu Juanne – Bruschiadina/u- Buredda – Uscradina/u, a La Maddalena in isulanu si chiama scavvicciu.

La sua importanza è attribuita al fatto che si trova solo in Sardegna, Corsica, Capraia e Isole Baleari. Pianta suffruticosa, perenne e molto ramificata, forma dei cespugli tondeggianti di 0.3-0.5 mt., rami sottili di colore grigio cenere o verde chiaro. Le foglie sono di forma lanceolata con all’ascella fascetti di foglioline. I fiori sono costituiti da infiorescenze a capolino di colore giallo, che si sviluppano all’apice dei nuovi rami; fiorisce da aprile a luglio in funzione dell’altitudine. I frutti sono degli acheni lisci di colore bruno. La sottospecie presente in Sardegna, Corsica e Baleari risulta eliofila e xerofila, e vegeta dalle zone litoranee fino alle zone d’alta montagna dove è il principale componente di macchie basse e garighe. Questa pianticella spontanea dalla base legnosa, alta mediamente circa 40 cm, è molto resistente sia al vento che alla siccità, per questo ha un portamento leggermente prostrato sul terreno, dove forma fitte macchie odorose nelle assolate e sassose regioni costiere, caratterizzandole per il colore verde-grigio argentato delle foglie e per il colore forte ed intenso dei fiori, di un giallo oro luminoso, che emanano quel particolare profumo aromatico ed intenso che, ormai, caratterizza la Sardegna ai suoi visitatori. L’elicriso, nelle sue numerose specie, è conosciuto anche col nome di “semprevivo”, proprio per la sua natura scagliosa e coriacea delle brattee che avvolgono i fiori, che conferisce loro un aspetto chitinoso, ma soprattutto capace di garantire una lunga durata. La fitta peluria grigio argentea che ricopre i rametti e le foglioline non solo da loro un aspetto vellutato, ma li protegge dalle condizioni avverse del clima, specie dal calore estivo e dalla siccità dei luoghi rocciosi e aridi in cui l’elicriso vegeta. Nelle regioni più interne, lontane dalla costa, e ad un’altitudine maggiore, l’elicriso cresce più rado, ma ugualmente rigoglioso e facile da individuare per il suo intenso profumo: passeggiando nei dintorni dove crescono queste piante, nelle giornate assolate, si avverte il suo intenso profumo prima ancora di intravedere lo splendore dei suoi fiori dorati.Questa pianta è davvero capace di farsi “sentire”, anche a distanza, e nel tempo è riuscita a stregare la gran parte dei visitatori che a vario titolo hanno calpestato il nostro amato suolo sardo. Calpestarla o stropicciarla con le mani equivale a portarsi dietro per ore il suo intenso profumo. E’ ormai cosa nota che uno dei primi profumi che colpiscono le narici di chi arriva in Sardegna è proprio quello dell’elicriso, portato dal vento e che accoglie i visitatori con folate gradevoli ed intense, tanto da far sostenere che, alla fine, è quasi impossibile stabilire se sia la Sardegna a profumare di Elicriso o sia, invece, l’Elicriso a profumare di Sardegna!

Le antiche massaie sarde mettevano mazzi di fiori di questa pianta all’interno delle loro case perché il profumo di questa pianta in quei tempi costituiva un “deodorante” naturale, capace di diffondere un fresco e gradevole profumo di pulito; ma erano soprattutto le sue innumerevoli proprietà balsamiche e curative che avevano maggior valore e che, per molti secoli, hanno costituito un componente essenziale della povera farmacopea popolare.

Il caratteristico profumo di questa pianta, con la sua forza penetrante, impregnava l’abbigliamento e la pelle del pastore sardo, che quell’aroma portava a casa rientrando dalla campagna. Era quasi un profumo di “buon ritorno”, che assommava, sulla sua figura stanca, l’asprezza e la dolcezza dell’ambiente naturale della Sardegna, che, giorno dopo giorno, costruiva e forgiava il carattere orgoglioso e forte del suo popolo.

L’Elicriso è una pianta aurea, dorata, come i capelli di quella bellissima ninfa che, come racconta un’antica leggenda, era follemente innamorata di un Dio ma non corrisposta; la pietà degli Dei fece si che prima di morire fosse trasformata in elicriso. Tra le credenze popolari relative ai poteri di questa pianta officinale, non poteva mancare la qualità di portafortuna. Un antico proverbio dice: “Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso”. Essendo una specie particolarmente aromatica, fino al secolo scorso, in Sardegna si preparavano fasci essiccati di elicriso ai quali si dava fuoco, per poter utilizzare il rapido e profumato falò sull’epidermide del maiale ucciso, al fine di eliminarne le setole e dare, cosi, un aroma intenso alla sua carne. Un altro utilizzo tradizionale è stato quello di posare sopra il formaggio, mazzi di elicriso, per proteggerlo dalle mosche.

L’elicriso era utilizzato anche in cucina. Le sue foglie venivano impiegate per aromatizzare i cibi, mentre in belle composizioni a mazzetto i fiori venivano impiegati a scopo ornamentale, in virtù del fatto che duravano a lungo e si conservano inalterati anche dopo essere stati disidratati. Anche gli antichi rituali ne facevano uso, sia a livello familiare che religioso o scaramantico.

Con i rami ed i fiori della pianta venivano anticamente preparate le corone mortuarie, mentre i mazzetti essiccati di Elicriso custoditi in sacchetti riposti all’interno dei cassetti dei mobili e degli armadi erano considerati un sicuro antidoto contro le tarme.

Il suo profumato fiore simbolizzava la costanza. Un antico rituale scaramantico, previsto per favorire gli incontri matrimoniali, garantiva che preparato e lasciato essiccare un mazzetto di elicriso per tutto l’anno, e poi fatto bruciare in un falò durante la notte di San Giovanni, presto avrebbe fatto incontrare l’anima gemella. Anche i Romani, nell’antichità, lo usavano per ornare le statue e per allontanare, col forte profumo, insetti, tarme e farfalle notturne. Un’usanza ancora in uso è quella di aggiungere i fiori essiccati all’interno dei guanciali sui quali si dorme, per alleviare la respirazione a chi soffre di asma e bronchite. L’arbusto essiccato è anche utilizzato, bruciandolo, per “purificare” e quindi disinfettare le camere e gli altri ambienti della casa, soprattutto dopo il decesso di un componente la famiglia. Questa pianta è molto legata ai rituali “del fuoco” delle feste di San Giovanni. In alcune località della Sardegna ci si lavava le mani, al mattino della festa di San Giovanni, con l’acqua che, dalla sera prima, veniva preparata immergendovi mazzetti di questa pianta (unitamente a quelli di altre piante aromatiche, ugualmente rituali), preferibilmente in numero dispari. In Gallura, durante la festa di San Giovanni, veniva utilizzato l’elicriso per alimentare i fuochi che venivano saltati dai ragazzi in coppia, maschio e femmina, tenendosi per mano, e così diventavano “cumpari e cumari de miccalori“, (compare e comare di fazzoletto). Sempre in Gallura in occasione del parto, prima che nella stanza entrassero gli estranei, la donna gravida si cospargeva un oleolito preparato con erbe aromatiche tra le quali non poteva mancare l’eliscriso. A La Maddalena, anticamente, le mogli dei naviganti mettevano i suoi fiori nelle buste da lettera per ricordare loro il profumo della loro terra lontana.

Le grandi proprietà benefiche di questa pianta sono particolarmente accentuate soprattutto nei luoghi con una buona esposizione al sole, come la Sardegna, dove il sole non manca e le temperature sono ideali; in queste condizioni climatiche particolarmente favorevoli l’Elicriso cresce concentrando i suoi principi attivi, che diventano particolarmente copiosi ed efficaci nel contrastare i numerosi disturbi dell’organismo umano. Ecco alcuni dei tanti modi di utilizzo.

Le parti della pianta dove maggiormente sono concentrati i principi attivi sono quelle costituite dalle ‘sommità fiorite’, che si raccolgono da maggio a settembre, in base all’altitudine. I principi attivi presenti nell’elicriso sono molteplici: i costituenti principali sono flavonoidi, olio essenziale, tannini, acido caffeico, e numerose altre sostanze, alcune non ancora identificate, denominate arenarina, a cui si attribuisce una probabile attività antibiotica. Le proprietà medicinali attribuite all’elicriso sono l’attività antinfiammatoria, antiedemigena, analgesica, decongestionante, antiallergica, anti-eritematosa, foto-protettiva, bechica, balsamica ed espettorante, anti-epatotossica. Queste attività ne fanno un valido ausilio in caso di diverse affezioni, sia per un utilizzo esterno, come per uso interno.

L’Elicriso era impiegato come rimedio contro cefalea, asma e psoriasi, assumendolo come decotto ed infusi. Inoltre era ritenuto efficace e veniva utilizzato per sedare la tosse, in particolare gli attacchi di pertosse, favorire l’eliminazione del catarro bronchiale, attenuare gli eccessi di asma e le infiammazioni di origine allergica della mucosa nasale: contiene infatti l’elicresene, sostanza ad azione diaforetica e pettorale. Per uso esterno sembrerebbe avere un’azione su eczemi, ustioni, eritemi solari e geloni. Recenti ricerche sembrano aver dimostrato un’azione antibiotica verso alcune forme batteriche.

Oggi si utilizza soprattutto “ l’olio essenziale”, ricavato per distillazione in corrente di vapore dei fiori freschi e delle sommità fiorite. Questo prodotto si presenta come un liquido di colore giallo aranciato dal potente profumo. A scopo curativo ben si armonizza con altri olii essenziali: Camomilla matricaria, Chiodo di garofano, Cisto, Geranio, Lavanda, Mimosa, Muschio quercino, Salvia sclarea ed olii agrumari. L’olio essenziale di Elicriso, atossico e non irritante, possiede note virtù antiallergiche, cicatrizzanti, fungicide, espettoranti e antisettiche. La sua straordinaria efficacia si esplica soprattutto nell’azione antinfiammatoria e nella cura di allergie cutanee, dermatiti, eczemi, macchie, epitelizzante in ustioni di lieve entità. Con buoni risultati è utilizzato in caso di psoriasi e dermatiti ostinate.

Il prodotto ha trovato un ottimo utilizzo nel comparto della dermocosmesi funzionale per le proprietà eudermiche ed anti-aging. Tuttavia tale impiego sembra ancora piuttosto limitato, viste anche le continue ricerche scientifiche che ne confermano l’azione antinfiammatoria anche nei casi di patologie respiratorie e allergie cutanee gravi. Le ottime caratteristiche dell’olio essenziale di elicriso sono poi supportate da una certa sicurezza nel suo utilizzo. Non è infatti considerato tossico per ingestione, del tutto assenti manifestazioni di irritazione e sensibilizzazione cutanea e foto tossicità.

Si reputa inoltre che, in casi di stress e/o depressione, rilassarsi in un ambiente nel quale sia stato diffuso quest’olio essenziale procuri apprezzabile lenimento. Trova inoltre impiego come fissativo e componente nelle fragranze che deodorano: saponi, cosmetici e profumi.

Alcuni studiosi sostengono che l’infuso delle sommità fiorite di Elicriso per via interna giova in tutti i casi di dermopatie (dal greco “derma” = pelle e “pathos” = sofferenza) come gli eczemi, e in modo particolare la psoriasi, per le quali può essere associata anche la balneoterapia con il suo decotto, rivelatosi più efficace dell’infuso, e con unguenti o oleoliti, da applicare sulle parti interessate al disturbo.

Gli studi sulle patologie della pelle e sull’apparato respiratorio si devono al dottor L. Santini il quale, avendo notato che i contadini della Garfagnana, in Toscana dove lui operava come medico condotto, curavano le affezioni bronchiali del bestiame con l’Elicriso, volle sperimentarlo sui suoi pazienti, ottenendo una conferma delle sue aspettative, ma in più notò un’azione favorevole nei pazienti con affezioni eczematose e soprattutto psoriasiche, e nel 1949 pubblicò i risultati delle sue osservazioni. Sempre il dott. Santini evidenziò una componente antiallergica dell’Elicriso, che egli utilizzava per mezzo di aerosol, colliri e impacchi palpebrali nelle riniti, congiuntiviti e blefariti allergiche. Egli conseguì risultati degni di attenzione anche nel trattamento delle ustioni e dei geloni, ottenendo una più veloce scomparsa delle manifestazioni dolorose, del prurito e del bruciore.L’uso interno in forma di infusi e sciroppi si è rivelato utile, come coadiuvante, nella pertosse, nelle bronchiti subacute e croniche, anche in presenza di manifestazioni asmatiche o enfisematose, che logicamente necessitano di adeguata terapia, cui l’Elicriso può fare da sostegno.

Un’altra proprietà importante dell’Elicriso è quella antiedemigena, utile in caso di sindrome varicosa emorroidaria (emorroidi interne ed esterne) come decongestionante e analgesico, specie se associato ad altre piante antinfiammatorie come l’Aloe, e vasoattive come il Rusco, la Centella asiatica e il Cipresso; si ottiene così una sinergia di azione che contrasta l’infiammazione e il dolore, tonifica le pareti venose del plesso emorroidario, riduce l’edema e la dilatazione delle vene. In questo caso si utilizzano pomate specifiche, molto utili per ridurre il dolore, il prurito e il bruciore, meglio se accompagnate anche ad un trattamento interno che agisca sulle varie cause del problema, come lo sfiancamento delle pareti venose e la congestione epatica.

Un ostacolo all’utilizzo dell’infuso è costituito dal sapore molto intenso e non a tutti gradito dell’Elicriso, per cui oggi si preferiscono preparati già pronti in capsule, anche in associazione con altre piante che ne rafforzino e ne amplino la sfera d’azione.

L’uso esterno locale contro psoriasi ed eczemi può essere effettuato tramite decotto da utilizzare per abluzioni delle parti interessate (da non risciacquare), o spalmando creme o unguenti, oppure utilizzando semplicemente un buon olio di Mandorle miscelato con olio essenziale di Elicriso (da 3 a 5 ml di olio essenziale per 100 ml di olio di Mandorle). Come olio di base si può utilizzare anche l’olio di Iperico, o quello di Calendula, secondo il disturbo che si intende trattare, per potenziare l’azione dell’Elicriso. Se ad esempio si vuole agire sui geloni, è bene utilizzare come base l’Olio di Calendula, che è indicato anch’esso come coadiuvante per lenire questo fastidioso e talvolta doloroso disturbo: con l’aggiunta dell’olio essenziale di Elicriso se ne esalterà e potenzierà l’azione decongestionante, rigenerante e cicatrizzante della pelle lesionata dai geloni. La base più adatta è invece l’olio di Iperico per gli eczemi e la psoriasi, soprattutto se localizzati su mani o piedi, ginocchia o gomiti, per la pelle soggetta a piaghe e ustioni, o per gli eritemi solari. Si può utilizzare anche un bagnoschiuma che contenga Elicriso, in modo che durante la doccia, o meglio ancora il bagno, si possa trarre beneficio contemporaneamente delle azioni benefiche dell’Elicriso sia sulla pelle sia sull’apparato respiratorio.

Una delle sue qualità-virtù già note che, invece, dimenticavo di ricordarVi è quella del suo utilizzo come ingrediente base di un ottimo liquore: l’amaro di elicriso.

Questo liquore, o amaro di elicriso, è commercializzato col nome di “Khrisos”, ovvero “Oro”, ed è un infuso idroalcolico ottenuto dall’ infusione dell’ elicriso nell’ alcool. Il liquore di elicriso ha un sapore amaro aromatico forte, alla degustazione lascia diversi sentori nel palato, di cui alcuni ricordano i profumi del mare e quelli delle montagne coperte di macchia mediterranea, vicino alla costa. Per questi intensi effluvi è considerato un ottimo digestivo, tanto che molti lo preferiscono al mirto per queste sue caratteristiche uniche, non riscontrabili in altri prodotti simili. Di media gradazione alcolica (vol. 23%) è capace di lasciare nel palato sensazioni uniche ed irripetibili!