Al Centro Velico di Caprera, lupi di mare in pochi giorni
Gli allievi compiono le esercitazioni nell’arcipelago maddalenino e lungo la costa settentrionale dell’isola – Una barca sulla strada del vento. Aperto nel 1967 insieme al villaggio di Punta Cannone.
Il Centro Velico di Caprera, il “CVC”, come lo chiamano più semplicemente gli allievi, è ubicato in una vecchia “batteria” che la Marina Militare ha concesso al Touring Club Italiano per l’istituzione di questa importante disciplina sportiva.
Il centro è stato chiamato, non a caso, “Accademia della Vela”, ma andando a Punta Coda, dove ha sede il CVC, si ha la sensazione di trovarsi in un piacevole eremo. È una località bellissima, disseminata da grigi e modellati graniti e da una lussureggiante e profumata macchia mediterranea. Dominata da un colle “Monte Fico”, è lambita da un azzurro e cristallino mare. Verso est una tranquilla “cala” riparata da tutti i venti, accoglie, nelle ore di pausa, le imbarcazioni che, ormeggiate a “gavitelli”, si pavoneggiano rispecchiandosi sul mare.
Alla scuola, ormai al terzo anno di vita, c’è un’affluenza notevole di persone di ogni età e di ambo i sessi che con un commovente entusiasmo affrontano questo piacevole ma a volte duro sport.
Ogni allievo intercala le ore trascorse alle lezioni teoriche e pratiche con una corvé consistente nella pulizia delle camerate, della mensa, della cucina e di altri servizi attinenti alla logistica. Si notano così belle signore sbucciare – anche se un po’ impacciate – patate o apparecchiare la tavola. Ma ogni lavoro, anche se antipatico e noioso, è qui svolto con entusiasmo e tutto sembra un piacevole gioco.
La scuola si avvale di preparati istruttori, coadiuvati da altri provenienti dalla famosa scuola velica francese di Glenans.
I turni sono quindicinali e gli allievi sono suddivisi in due gruppi: primo e secondo corso. Il primo è un corso di preparazione e accoglie chi di vela e di mare è completamente o quasi a digiuno. Il secondo accoglie persone che hanno già frequentato il corso precedente e che hanno raggiunto una buona preparazione teorico-pratica. Gli allievi di questo secondo corso compiono piccole crociere con le imbarcazioni più grosse, e nell’ambito dell’arcipelago maddalenino e lungo la costa settentrionale sarda.
Il presidente del comitato esecutivo dottor Giovanni Nassi illustra così l’attività del Centro.
“L’idea di creare una scuola di vela è nata quasi per caso ma, come sempre accade quando da lungo tempo si medita di fare qualcosa d’importante, poi a un certo momento un fatto quasi accidentale fa precipitare il tutto e si prende una decisione. Da tempo, con un gruppo di amici, avevamo ravvisato la necessità di creare anche in Italia una scuola di vela sul serio, una scuola che avesse per obiettivo un insegnamento prolungato molto articolato anche nei vari aspetti della navigazione, navigazione nel senso vero e così avevamo già intravisto le diverse possibilità, avevamo preso contatto anche con i Glenans che in un certo senso rappresentavano allora, come oggi sempre, un certo traguardo da raggiungere. L’ ing. Vittorio Di Sambuy e il dottor Piatti si trovavano per un corso di richiamo presso la Base Navale di La Maddalena, e trovarono così per caso questo bellissimo posto. Allora nacque l’idea di fare questa scuola. C’era il luogo, c’era il mare, il posto meraviglioso, mancavano soltanto i soldi, questi benedetti soldi che sempre sono necessari.”
Allora dalla combinazione Lega Navale e Touring nacque il Centro Velico di Caprera.
Quali sono stati i risultati conseguiti nei primi due anni di attività del Centro?
È lo stesso dr. Nassi che ne parla: “Direi che questi due anni sono stati due anni di rodaggio. Il primo anno lo chiamiamo l’anno dello slancio, degli entusiasmi, del pionierismo, dove tutto è andato avanti anche se, in certi campi, abbiamo, per così dire, zoppicato.
I difetti dell’organizzazione si sono fatti sentire, soprattutto all’inizio, abbiamo sbagliato in molte cose, abbiamo avuto anche delle sfortune come quella della mancanza dell’acqua in un certo periodo che ha messo un po’ la gente in difficoltà, la mancanza di imbarcazioni per tutta una serie di incresciosi ritardi nella consegna e direi anche una mancanza di preparazione negli istruttori, perché a Caprera gli istruttori non sono dei professionisti, sono gli stessi allievi che maturando si qualificano come istruttori. Caprera è un insieme di persone, una comunità, nel senso più moderno della parola, dove ciascuno s’impegna a dare non appena ha ricevuto un insegnamento approfondito. I risultati di questi due anni, dal punto di vista, diciamo pubblico, sono stati enormi perché Caprera ha ormai un nome che, per certi aspetti, noi consideriamo anche al di sopra dei suoi reali valori.
Risultati enormi dal punto di vista delle iscrizioni per cui abbiamo avuto sempre corsi pieni ma non siamo ancora completamente soddisfatti. La mancanza degli istruttori è stata una carenza fondamentale oltre, naturalmente, ad una non perfetta messa a punto della didattica. Con questo anno che è il terzo, già gli inizi sono promettenti, abbiamo ravvisato un netto miglioramento.
I risultati sono quindi buoni in senso assoluto; in senso relativo sappiamo che dobbiamo ancora migliorare ma certo la strada è lunga e il nostro programma è un programma decennale che abbiamo fatto e di cui siamo solo appena ad un terzo. I programmi del futuro – conclude il dr. Nassi – prevedono un terzo corso e un quarto corso. Il terzo corso dovrebbe essere un corso della crociera mentre il quarto lo consideriamo il punto d’arrivo dei nostri programmi e cioè crociere d’altura.
Il terzo corso sarà avviato in forma sperimentale nel prossimo anno mentre il quarto corso prevediamo di farlo fra sette anni quando avremo raggiunto una maturità sufficiente negli istruttori. Per ciò che riguarda le imbarcazioni prevediamo anche qui dei sostanziali mutamenti a partire dall’anno prossimo mentre invece il luogo rimarrà sempre questo nel senso che Caprera rimarrà la nostra base per tutte le nostre attività”.
Cronache di un Arcipelago – Pietro Favale – La Maddalena – Ottobre 1989