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Approfondimento: il sistema dunale di Budelli

All’interfaccia tra le terre sommerse ed emerse esistono piante che riescono a vivere in condizioni estreme, a volte impensabili per il regno vegetale. I fattori che selezionano la vita sulla duna sono: la scarsità di acqua disponibile; la presenza di pochi nutrienti nel terreno, spesso sabbioso; l’esposizione al forte vento ricco di salsedine e le temperature elevate della stagione estiva. Le piante psammofile (psàmmos=sabbia) sono in grado di vivere negli ambienti sabbiosi e ghiaiosi, colonizzando e strutturando gli ecosistemi delle dune costiere. Oltre agli adattamenti già descritti, sono dotate di radici con buona elasticità e resistenza alla trazione meccanica, mentre quelle alofile (halòs=sale), cioè amanti della salinità, hanno adattamenti alla variazione del grado di salinità nel suolo e partecipano alla formazione delle praterie salmastre e lagunari. Le superfici sabbiose e i luoghi più o meno esposti al sale consentono l”insediamento della vegetazione psammofila e alofila e dei cosiddetti alimieti e dei salicomieti. Questi ultimi sono costituiti da una vegetazione bassa (alta 30-40 cm), con piante a foglie grasse che nel tardo autunno assumono una colorazione rosso-violacea. Il vento marino caratterizza anche negli ambienti di duna l’aspetto esterno delle piante, che il più delle volte crescono prostrate, striscianti, a cuscinetto. Essenzialmente, un’area litoranea sabbiosa del Mediterraneo `e costituita da:

– una prima fascia di litorale sabbioso, la spiaggia vera e propria, regolarmente raggiunta dalle onde. L’ambiente è frequentemente rimosso ed ha una consistenza grossolana, col risultato che qui non si sviluppa alcuna forma di vita vegetale. Questa zona della spiaggia viene chiamata afitoíca;

– una seconda fascia, dove il mare non arriva per qualche mese l’anno. Qui il materiale organico trasportato dalle onde si deposita, si decompone ed arricchisce il substrato sabbioso di sostanze che favoriscono l’intrappolamento dell’umidità. In parte, questo materiale organico è costituito dalle foglie morte di Posidonia oceanica accumulate sulle spiagge. Le piante alofile, che colonizzano questa prima porzione di substrato, sono chiamate “piante pioniere” e sono in grado di sopravvivere con un certo grado di salinità e in presenza di nitrati. Sono fanerogame annuali che compaiono nella tarda primavera o all’inizio dell’estate. Tra le più frequenti, si segnalano la Salsola leali e il ravastrello (Cakile maritima), che contrasta l”eccesso di sale attraverso le sue foglie carnose. Le piante di questa fascia creano una vegetazione frammentaria, che ricopre solo qua e là il substrato; una terza fascia, più interna, dove si trovano i primi accumuli di sabbia che sono ancora soggetti all’azione del vento e degli spruzzi di acqua marina. Spesso queste “dune embrionali” si formano per la presenza di piante come la gramigna delle spiagge (Agropyron junceam), provviste di adattamenti particolari che permettono loro di opporsi all’accumulo della sabbia trasportata dal vento. Tali piante hanno infatti una porzione aerea poco voluminosa rispetto a quella che si sviluppa nel substrato, talmente abbondante e ramificata, da creare un groviglio fittissimo di rizomi e radici capace di trattenere solidamente la sabbia. Piante psammofile tipiche come queste, reagiscono al seppellimento producendo porzioni verticali di rizoma che arrestano la loro crescita in prossimità della superficie del substrato, dove emettono nuove e robuste foglie adatte ad opporsi all’eccessiva traspirazione provocata dal vento, sempre intenso in questi ambienti. L’associazione vegetale presente sulle dune embrionali nel Mediterraneo e quasi sempre costituita, tra gli altri, dallo Sporobolus pungens e dall’Agropyron junceum; una quarta fascia, occupata dalle “dune mobili”, raggiunta più difficilmente dagli spruzzi salati. Qui il vento rilascia le particelle più fini e la pioggia porta via maggiori quantità di sale. Queste dune ospitano piante psammofile come la calcatreppola marittima, conosciuta anche come “cardo delle spiagge” (Ermgium maritimum) e il finocchio litorale (Echinophora spinosa) che, per combattere l’aridità, hanno trasformato le foglie in spine; i tipici ammofileti, dei quali un rappresentante è lo sparto pungente (Ammophila arenaria), euforbiacee tra cui l’euforbia delle spiagge (Euphorbia paralias) ed un profumatissimo e candido giglio marino (Pancratium maritimum) che fiorisce proprio d’estate. Le piante di questa zona si sviluppano all’inizio della primavera e sono provviste di radici sufficientemente lunghe per raggiungere la falda freatica prima che il caldo estivo prosciughi le sabbie superficiali.

I nuovi apporti di materiale, sabbia o ghiaia, provocano ogni volta l’elaborato processo di crescita che porta ad un notevole sviluppo dell’apparato sotterraneo della pianta, sia in ampiezza sia in profondità, consentendo quindi di immobilizzare grandi masse di sabbia via via più consistenti. In questo modo le piante contribuiscono all’accrescimento della duna, conferendole anche maggiore stabilità. Dal lato più interno della duna le condizioni di vita cambiano notevolmente, pur restando difficili, perché il substrato è comunque costituito da sabbia che, trattenendo poca acqua, lo rende povero di humus. Tali condizioni sono più favorevoli rispetto a quelle del versante a mare, poiché il microambiente è più protetto dai venti carichi di salsedine; una quinta fascia, dove si osservano sistemi di “dune fisse”. Vi si trovano arbusti e piccoli alberi in condizioni ecologiche diverse, con uno strato superficiale di humus ed una ventosità ridotta. Le tipiche specie delle dune mobili lasciano qui il posto a piante meno specializzate. Nel Mediterraneo, l’ultimo stadio di questa serie di vegetazione a catena è costituito dalla macchia a ginepri, ed il rappresentante naturale di questo stadio nelle isole dell’Arcipelago e il ginepro fenicio (Juniperus phoenicea). In quest’area, si trovano alcune specie arbustive quali il lentisco (Pistacia lentiscus), l’ilatro sottile (Phillyrea angustifolia), la fillirea (Phillyrea latifolia) e lo stracciabrache (Smilax aspera). L’avanzamento del mare può però provocare un’intensa erosione della duna, tanto da trasformarla in una falesia di sabbia. Di conseguenza gli stadi di vegetazione di cui si è parlato, legati tra loro da rapporti di spazio, non sfumano gradualmente l’uno nell’altro sovrapponendosi; al contrario, scompaiono le prime associazioni vegetali della duna, creando un ambiente in cui le piante delle formazioni dunali più stabili, quelle dell’ultimo stadio, si affacciano direttamente sul mare. Le condizioni di erosione di una duna possono strettamente a quella della vegetazione della costa, e proteggere i sistemi dunali significa anche proteggere l’entroterra.

Sulla Spiaggia Rosa si trova un piccolo sistema dunale con la presenza di molte delle piante citate, mentre sulla spiaggia più piccola si affacciano direttamente alcuni ginepri (Juniperus phoenicea) che poggiano su un piano più alto ma che, con le loro radici, arrivano quasi alla zona afitoica. In particolare la parte settentrionale della cala è costituita da una zona dunale, con dune alte fino un paio di metri, sulla cui sommità dominano alcuni ginepri fenici e numerose piante di rosmarino (Rosmarinus ofiìcinalis), pianta che si può trovare anche sulle dune sabbiose a ridosso della spiaggia più piccola. In genere comune lungo le coste di Budelli, il rosmarino è alquanto raro all’interno. Le specie che occupano lo spazio dunale sono talvolta fortemente danneggiate dall’attività umana, anche attraverso l”introduzione di specie esotiche o alloctone, quali ad esempio l’invasivo fico degli Ottentotti (Carpebrotus acinaciformis), essere quindi dedotte dall’analisi di tutte quelle successioni della vegetazione che sono presenti o assenti. Le dune svolgono un importantissimo ruolo di protezione per l’entroterra, soprattutto di tipo indiretto. Le mareggiate sono infatti in grado di muovere grandi quantità di sabbia che, sottratta ad un litorale, viene deposta o rideposta su nuovi litorali. Le dune quindi possono essere formate naturalmente dalla vegetazione che rappresenta, di fatto, un ostacolo al vento che trasporta la sabbia. Quando, infatti, lungo il loro percorso, i sedimenti incontrano un ostacolo, si depositano, costituendo gradatamente una piccola duna in via di sviluppo. Se l’ostacolo è impermeabile non tratterrà i granelli di materiale in movimento, ma se è permeabile ai granuli, come nel caso della vegetazione, riuscirà a trattenere la sabbia creando una zona di accumulo più consistente e stabile. Per tale motivo in questi ambienti la genesi della duna va di pari passo con lo sviluppo della vegetazione. Nel corso del tempo, più dune embrionali si possono fondere, originando strutture importanti per la protezione della costa. La vita della duna è quindi collegata.

Parzialmente tratto da “La spiaggia rosa e l’isola di Budelli. Guida naturalistica e storica” di Marco Leoni, Fabio Presutti, Luca Bittau