Correva l’anno 1732
Il piloto francese Ayrouard delinea diverse carte delle Bocche di Bonifacio: quelle del canale della Maddalena, dell’area costiera e insulare corsa, del fiordo di Bonifacio e del porto di Longonsardo. Queste ultime due sono le più precise e puntuali.
Durante la metà del XVIII secolo, dal 1729 al 1768, la Repubblica di Genova dovette affrontare quarant’anni di guerre civili quasi ininterrotte e ribellioni nell’isola dell’annesso della sua tenuta, il Regno di Corsica. Queste cosiddette “guerre di Corsica” rappresentavano dal punto di vista militare un conflitto essenzialmente terrestre, in cui il teatro marittimo, poco studiato, svolgeva un ruolo fondamentale. Dall’inizio della rivolta gli insorti sono stati molto attivi sul mare, non tanto dalla prospettiva di un’azione militare, ma come un’attività commerciale. Il mare, come puoi intuire, era l’unico mezzo con cui potevano ottenere le risorse materiali e finanziarie necessarie per alimentare la lotta armata contro Genova. Il contrabbando di guerra corso rappresenta una delle interessanti opportunità di profitto per una diversa costellazione di mercanti, finanziatori, intermediari, armatori, clienti della nostra nave, diplomatici stranieri e dipendenti pubblici. Una rete che ha il suo centro di gravità nel porto di Livorno e si estende dal sud della Francia alle coste dei regni di Napoli e della Sicilia, coinvolgendo – a diversi livelli e in momenti diversi – persone provenienti da tutto il mondo. Europa: non solo toscani, napoletani, siciliani, veneziani, sabaudi, liguri e sudditi del Papa, ma anche inglesi, olandesi, francesi, spagnoli, ragusani, greci e barbari. Durante tutto il periodo della guerra, il compito principale affidato alle forze navali che operavano nel teatro corso era proprio quello di pattugliare le acque per contrastare le attività dei contrabbandieri. Dall’inizio degli anni Trenta, il governo genovese si era reso conto che doveva fermare la “cassetto” che ha alimentato lo sforzo bellico dei ribelli e in poco tempo, questo obiettivo è diventato una priorità assoluta. Ogni primavera, le galee venivano da Genova per seguire i pirati barbareschi e, dal 1729, per sostenere le operazioni militari in Corsica, compresa la lotta al contrabbando. Tuttavia, queste navi, nel tempo, hanno cominciato a essere viste come poco utili per le operazioni di caccia alle piccole imbarcazioni spesso utilizzate dai contrabbandieri. Tendono durante i mesi più caldi erano armati leggeri navi remi, agile, maneggevole e adatto per il funzionamento in estate tranquilla: galeone brigantino, e feluca. D’inverno, invece, viene data preferenza a navi di medie dimensioni in grado di mantenere meglio il mare in presenza di condizioni meteorologiche avverse. Nelle rare occasioni in cui il governo sereno è stato in grado di mobilitare grandi flotte, fino ad un massimo di 20-25 unità. Queste unità, individualmente o in piccoli squadroni, erano destinate a pattugliare le aree costiere tra la Toscana e la Corsica nord-orientale. A causa di vincoli di bilancio, Genova fu costretta a utilizzare per il controllo dei mari corsi un numero insufficiente di unità. In queste circostanze, le risorse disponibili erano concentrate nelle aree in cui l’attività dei contrabbandieri era più intensa. Il possesso dell’isola di Capraia, essenziale per Genova, è la sentinella situata a metà strada tra l’est della Corsica e Livorno.
15 dicembre
Una carta reale promulga il regolamento del Supremo Consiglio di Sardegna.